Pensioni

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Il Presidente dell'Inps, Tito Boeri: a giugno faremo le nostre proposte su reddito minimo garantito e riforma della legge Fornero. Inevitabile un intervento per attenuare le rigidità di chi è nel sistema retributivo.

Kamsin Lo ha ribadito ieri sera a Porta a Porta. L'impegno del governo è chiaro: dobbiamo liberare dalla Fornero quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po' più di flessibilità. L'Inps deve dare a tutti la libertà di scelta". Il presidente del Consiglio, torna a parlare del progetto di revisione della riforma delle pensioni precisando che "chi si è versato i contributi e ha la pensione alta è un conto. I parlamentari che hanno due o tre pensioni è un altro. Su questo tema bisogna avere chiarezza: se hai messo da parte soldi è giusto che tu li tenga".

Ma i segnali che avvertono come il dossier pensioni si dovrà riaprire entro fine anno sono molteplici. Ieri anche il Presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha ribadito che a Giugno l'Inps elaborerà una propria proposta organica di riforma della previdenza e dell'assistenza all'interno della quale ci saranno meccanismi per flessibilizzare le uscite e per introdurre il reddito minimo. L'obiettivo di Boeri è, tra l'altro, quello di attenuare le differenze tra il sistema retributivo e quello contributivo. Il secondo infatti consente uscite ad età anagrafiche minori con un assegno piu' basso, proprio perchè questo, essendo calcolato sulla base dei contributi versati, è sostenibile per le casse dello stato. Mentre chi è nel retributivo (o meglio nel regime misto in quanto dal 2012 tutti i lavoratori sono passati pro rata a questo sistema di calcolo) è rimasto "bloccato" sino a 67 anni indipendentemente dal fatto di avere o meno un lavoro. Una stortura che deve essere corretta ha indicato Boeri, soprattutto in questo periodo che ha visto moltissimi lavoratori perdere il posto di lavoro.

Boeri apre anche ad un reddito minimo (non di cittadinanza perchè costerebbe troppo), un sussidio assistenziale, cioè a prescindere dai contributi previdenziali versati, da erogare a chi si trova in condizione di bisogno. Per il Presidente dell'Inps occorre garantire a questi soggetti un trasferimento per superare la soglia di povertà in cui attualmente si trovano.  

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Sottoscrivo le parole di Matteo Renzi: ‘Se ad esempio a 61 anni vuoi andare in pensione e accetti di prendere 30 euro in meno vogliamo darti la possibilita’ di farlo’. Parole sante, che abbiamo ripetuto, inascoltati, per anni. Adesso si apre una prospettiva nuova nella legge di Stabilita’, come ha anche affermato il ministro Poletti”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“Noi – prosegue Damiano – abbiamo gia’ incardinato alla Commissione lavoro della Camera alcune proposte di legge di tutti i partiti che convergono su un punto: dare flessibilita’ al sistema pensionistico. Fra poche settimane avremo in audizione, su questo argomento, il ministro del Lavoro, il presidente dell’Inps e le parti sociali. Vorremmo che il Governo, in questa occasione, tenesse conto del lavoro del Parlamento e non facesse soltanto di testa sua”.    “La nostra proposta, come Pd, e’ quella di consentire di andare in pensione a partire dai 62 anni con 35 anni di contributi e con l’8% di penalizzazione”, conclude Damiano

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«Per la legge Fornero, ci sono donne sopra i sessanta anni che vorrebbero andare in pensione, stare con i nipoti. Senza stare a fare promesse: con la legge di stabilità stiamo studiando un meccanismo per dare un pochino di libertà in più».

Kamsin Dal 2016 si potrebbe andare in pensione prima al prezzo di un assegno più basso. Dopo mesi di discussione sotto traccia ieri Renzi ha confermato che con la prossima legge di Stabilità cambierà di nuovo l'età per andare in pensione per attenuare alcune rigidità della legge Fornero con forme di flessibilità con penalizzazioni crescenti dell'assegno quanto più ci si allontana dall'età standard per la vecchiaia.

Oggi l'età per la pensione di vecchiaia è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne tranne che per le lavoratrici del settore privato per le quali servono 63 e 9 mesi e per il settore autonomo per il quale sono chiesti 64 anni e 9 mesi, oppure indipendentemente dall'età anagrafica servono 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini. Ma dal prossimo anno questi requisiti sono destinati ad aumentare se non si interverrà in tempo utile.

Le opzioni allo studio sono diverse anche se l'esecutivo non ha effettivamente ancora scelto. Il punto di partenza sarà però il disegno di legge Damiano (ddl 857) quello che prevede il "raffreddamento" della quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione dell'età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un'uscita a partire dai 62 anni e 35 di contributi.

La riduzione parte da un massimo dell'8% in corrispondenza dei 62 anni e 35 di contributi e, come indicato, interessa le sole quote dell'assegno calcolate con il sistema retributivo, cioè quello piu' generoso. La riduzione decresce poi gradualmente al crescere dell'età anagrafica e/o di quella contributiva sino ad azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni di età. Ecco quindi che un lavoratore con 62 anni e 40 anni di contributi vedrebbe una riduzione del 3% oppure uno con 63 anni e 35 di contributi prenderebbe una decurtazione del 6%.

Nello stesso ddl c'è anche la proposta di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire indipendentemente dall'età anagrafica, una misura particolarmente apprezzata dai lavoratori precoci che maggiormente hanno sofferto la Riforma Fornero.   

Sul tappeto c'è anche la proposta di applicare il metodo contributivo a chi decida di anticipare la pensione. Si tratterebbe di una sorta di estensione dell' opzione donna che già oggi permette alle lavoratrici con 57 anni di età e 35 di versamenti di lasciare il lavoro con il trattamento pensionistico calcolato interamente sulla base dei contributi versati. Tale progetto potrebbe essere esteso anche agli uomini magari con un requisito anagrafico piu' elevato. Piu' complessa invece la quota 100, provvedimento chiesto soprattutto dalla Lega, a meno che non si converga per l'introduzione di specifiche penalità.

L'obiettivo comunque è chiaro. Rendere neutra dal punto di vista attuariale la nuova flessibilità in uscita. E questo potrebbe permettere il via libera della Commissione di Bruxelles ad un allentamento dei vincoli della Fornero. Perché in un primo tempo la modifica dell'età pensionabile produrrà deficit destinato a rientrare però nel lungo termine.

Entro giugno, poi, come annunciato dal presidente dell' istituto Tito Boeri, l'Inps presenterà una sua proposta organica al governo e al Parlamento che riguarderà anche la flessibilità in uscita. I tecnici dell'Inps stanno simulando diverse ipotesi, soprattutto per concedere un sostegno al reddito agli ultra55enni che hanno perso il lavoro e si trovano in condizioni economiche di bisogno. Rimane tra le opzioni possibili anche quella avanzata dall'ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, di introdurre il prestito pensionistico a favore dei lavoratori vicini alle pensione, ma senza aver maturato ancora i requisiti, che perdano l'occupazione.

Da sciogliere anche il nodo esodati nonchè quello relativo alle ricongiunzioni onerose e alla Riforma della gestione separata, capitoli tutti rimasti irrisolti dalla Riforma Fornero, a cui si aggiunge ora la partita sulla rivalutazione degli assegni che, come annunciato da Padoan, dal 1° gennaio 2016 cambierà di nuovo.

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I trattamenti superiori a sei volte il trattamento minimo inps non avranno alcun recupero dell'indicizzazione all'inflazione durante il biennio 2012-2013. Il testo del comunicato stampa di Palazzo Chigi.

Kamsin Su proposta del Presidente Renzi e dei Ministri del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e dell’economia e delle finanze Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge in materia di ammortizzatori sociali e di pensioni che dà, tra l’altro, attuazione alla recente sentenza della Corte costituzionale in materia di indicizzazione delle pensioni.

Questi i punti salienti del decreto legge diffusi nel comunicato stampa ufficiale del Governo:

  • al fine di dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza n.70 del 2015 della Corte costituzionale e nel rispetto dei principi di equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza  pubblica, assicurando al tempo stesso la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni  per garantire i diritti civili e sociali, il provvedimento riconosce, per il 2012-13, ai trattamenti pensionistici superiori a tre volte i trattamenti minimi, una parziale rivalutazione in base all’inflazione, graduata in funzione decrescente per fasce di importi pensionistici fino a sei volte il trattamento minimo, con decorrenza primo settembre 2015; gli arretrati invece saranno pagati in un’unica soluzione il 1° agosto prossimo, per un ammontare medio di oltre 500 euro a pensionato, importo che sarà maggiore per le pensioni comprese tra 3 e 4 volte il minimo e inferiore per le pensioni comprese tra 4 e 6 volte il minimo stesso. L’onere è pari, per il bilancio pubblico, per effetto degli arretrati, a 2 miliardi e 180 milioni di euro per il 2015 e, a regime, a 500 milioni dal 2016 in poi. La platea dei destinatari, con pensioni superiori a tre volte il minimo e non superiori a sei, è di 3,7 milioni di pensionati;
  • in materia pensionistica sono anche previsti un intervento che consente all’INPS di anticipare al 1° giorno del mese il pagamento delle pensioni e un ulteriore intervento che protegge il montante contributivo, per il calcolo delle future pensioni, dalla caduta del PIL che si è verificata negli anni passati.

In materia di ammortizzatori sociali sono poi previsti il rifinanziamento per 1 miliardo di euro degli ammortizzatori in deroga  per il 2015 (mobilità e cassa integrazione) e il rifinanziamento dei contratti di solidarietà per 70 milioni di euro.

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Nel Corso del Cdm Renzi ha annunciato altre novità in arrivo con la legge di Stabilità: "Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido", ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e "dare un pò più di spazio" a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell'assegno.

Kamsin Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi intende rimettere mano alla Legge Fornero in occasione della prossima legge di stabilità per garantire maggiore flessibilità in uscita. Da settembre dunque si tornerà a parlare seriamente di rivedere l'età pensionabile per lavoratori e lavoratrici iscritti alla previdenza pubblica. «La grande questione delle pensioni va affrontata» ha detto Renzi in occasione della conclusione del Cdm che ha adottato il decreto legge che contiene le misure per rispondere ai rilievi della Consulta sulla mancata rivalutazione dei trattamenti superiori a tre volte il minimo nel biennio 2012-2013.

«Diciamo la verità: se io sono una donna di 62 anni, per me le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido. Se una donna a 61, 62, 63 anni, vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità perché glielo si possa permettere» ha detto il premier. 

Il regime di uscita flessibile a cui sta pensando il Governo lo ha indicato la scorsa settimana proprio il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti in Commissione Lavoro alla Camera. Due le macro misure che potrebbero essere adottate: un sistema di uscita anticipata dal mondo del lavoro accompagnato da un sistema di penalizzazioni, a partire dal compimento di una determinata età ed in presenza di una certa anzianità contributiva (l'ipotesi piu' probabile prevede un minimo di 62 anni e 35 anni di contributi con taglio dell'8% sulle quote retributive dell'assegno ma anche la possibilità di prorogare il regime sperimentale donna oltre il 2015); un prestito pensionistico per chi ha perso il posto di lavoro ma non ha ancora compiuto l'età pensionabile con obbligo di restituzione delle somme una volta conseguita la pensione. 

Su questo fronte il Ministro ha indicato che si intende «consentire ai lavoratori dipendenti la possibilità di percepire un assegno temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente percepita». Per il reperimento delle risorse necessarie a finanziare tali interventi il Ministro ha indicato che si può anche valutare di reintrodurre il divieto  di cumulo fra redditi da pensione e redditi da lavoro.

Secondo il Premier la riapertura del capitolo pensioni non è dettata comunque dalle imminenti elezioni Regionali. «Sulle pensioni non si scherza. Non abbiamo fatto le corse per non sentirci dire che lo facciamo in vista delle elezioni, è una follia». Il premier ha comunque sottolineato che «lo abbiamo appreso dalle agenzie, come è giusto che sia" e "in due settimane abbiamo trovato la soluzione. Non c'è nessuna tensione pre-elettorale, vera o presunta, che ci fa essere timidi sulle pensioni». La soluzione al nodo pensioni «l'abbiamo data subito perché vogliamo dare un messagio forte ai nostri partner europei».

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Il Governo ha discusso il decreto legge sulle rivalutazioni delle pensioni interessate dal blocco biennale dell'indicizzazione. Gli assegni superiori a 3200 euro lordi non vedranno alcun effetto mentre quelli inferiori otterrano una mancia una tantum sino ad un massimo di 750 euro.

Kamsin Un "bonus" una tantum di 750 euro per i pensionati con assegni fino a 1.700 euro lordi, di 450 euro per quelli da 2.200 euro, infine di 278 euro per quelli da 2.700 euro. E' quanto ha indicato il Premier al termine del Consiglio dei ministri nel quale è stato discussa la misura per rispondere ai rilievi della Consulta sul blocco dell'indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013. L'asticella oltre la quale non sarà garantito alcun rimborso passa però da 3000mila a 3200 euro lordi al mese.

Al rimborso una tantum inoltre si dovranno sommare gli incrementi degli assegni di nuovo rivalutati in base al costo della vita: 180 euro all'anno in più per gli assegni da 1.700 euro, 99 per quelli da 2.200 euro e 60 per quelli da 2.700 euro e nulla in piu' per gli assegni superiori a 3200 euro. Incrementi che cambieranno ancora una volta con la prossima legge di stabilità. Il Ministro dell'economia PierCarlo Padoan ha indicato che queste fasce saranno infatti poi oggetto di una re-indicizzazione dal 2016, anche in questo caso con livelli differenziati.

In ogni caso dunque si conferma che tutti i pensionati coinvolti vedranno molto meno rispetto a quanto spetterebbe loro dopo la decisione Consulta. Nessun vantaggio per chi aveva un assegno lordo superiore a 3200 euro al mese mentre chi ha un assegno ricompreso tra i 1450 euro e 3200 euro avrà una restituzione in pratica oscillante tra il 20% ed il 5% del dovuto (si veda tabella a lato per una prima analisi della misura).Per ulteriori dettagli rimandiamo a successivi approfondimenti.

C'è tuttavia una forte apertura del Premier a riaprire il capitolo previdenza a partire da fine anno con la legge di stabilità. "Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido", ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e "dare un pò più di spazio" a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell'assegno.

All'interno del provvedimento, da quanto si apprende, c'è anche l'avvio del pagamento delle pensioni dal 1° del mese, a cominciare da giugno, e la sterilizzazione dell'effetto recessione sul calcolo del montante: questo è infatti rivalutato annualmente con un coefficiente legato alla dinamica del Pil e vista la recente situazione economica italiana è matematicamente sotto zero. Una situazione da correggere, perché significherebbe l'erosione di quanto fin qui versato dai contribuenti.

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