Pensioni

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La legge Fornero del 2011 ha avuto effetti molto incisivi e pesanti sulla vita del cittadino, ma allo stesso tempo ha permesso il risanamento dei conti pubblici e ha contribuito in modo altrettanto positivo alla stabilità finanziaria.

Kamsin Come messo in evidenza dal numero uno dell'Inps Tito Boeri, oggi c'è un problema molto serio, le persone nella fascia di età tra i 55 e i 65 anni che una volta perso il lavoro si trovano progressivamente in condizioni di povertà.

Alcune soluzioni potrebbero essere individuate dalla istituzione di una sorta di banca delle ore che percorra tutta la vita lavorativa del lavoratore che potrebbe rinunciare al pagamento della contribuzione previdenziale per attività straordinarie o per accumulo di ferie e di permessi non goduti per accumularli tutti allorquando si avvicina l'età pensionistica accorciandone il godimento; oppure il lavoratore potrebbe essere indirizzato verso attività meno onerose dal punto di vista dell'impegno fisico per attività che sfruttino le sue competenze accumulate nell'arco di vita e, con opportuni percorsi formativi, per dedicarsi ad attività più di servizio o di utilità sociale; o ancora si può pensare a utilizzare il tempo parziale negli ultimi anni della vita lavorativa, parttime non solo verticale, ma anche periodi di lavoro intervallati da periodi di non lavoro.

Altrettanto, a livello aziendale, potrebbero essere sperimentati occasioni di job sharing, o, meglio ancora, alternanza al lavoro tra padre/figlio. Proprio per far fronte a queste problematiche, si è molto sentito parlare della necessità di introdurre più elasticità nella previdenza e della flessibilità in uscita. La proposta avanzata sarebbe quella di intervenire sulla legge Fornero permettendo il pensionamento anticipato in cambio però di una riduzione dell'assegno.

Anche un consigliere economico di Renzi e commissario alla spending review, ritiene che l'idea di intervenire sulla legge Fornero sia «buona e condivisibile», ma il processo non è al momento consentito dalle regole dettate dalla contabilità Europea in quanto suddetta manovra creerebbe un incremento del deficit. Di sicuro il nostro Paese, ma tutto l'Occidente non potrà non pensare a misure straordinarie per fare fronte a un declino che sembra inevitabile, stretto nella morsa di una finanza pubblica sempre più asfittica e priva di respiro e un allungamento della possibilità di vita che comporterebbe, se non si interviene, un invecchiamento della popolazione attiva e un allungamento peri giovani nel trovare un primo impiego che rischia di saltare l'occasione lavorativa per intere generazioni.

A nostro avviso si dovrà pensare a un insieme di misure, a un mix di interventi che coinvolga sia il pubblico che il privato, al fine di trovare delle ricette in grado di superare questo drammatico impasse.

Ma qualcosa è stato fortunatamente già introdotto dalla legge di Stabilità 2015, infatti è stata di recente pubblicata dall'Inps la circolare numero 74 che prevede il pensionamento anticipato senza penalizzazioni. La legge di Stabilità ha eliminato fino a tutto il 2017 le penalizzazioni per chi lascia il lavoro con 42 anni e 6 mesi di contributi (41 anni e 6 mesi per le donne), prima di aver raggiunto i 62 anni di età.

Con questa correzione si cancella la così detta prestazione effettiva di lavoro, al netto cioè di forme di permessi o sospensioni del lavoro accumulate nell'arco dell'intera carriera lavorativa. Pertanto alle suddette pensioni non vengono applicate le seguenti riduzioni: la riduzione dell'1% per ogni anno di anticipo della pensione rispetto ai 62 anni di età e la riduzione del 2% per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto ai 60 anni. La legge di Stabilità 2015 ha quindi previsto che le riduzioni non si applicano a prescindere dall'anzianità contributiva derivante esclusivamente da prestazione effettiva dí lavoro.

Un piccolo passo in avanti questo che di certo toglierà qualche preoccupazione a tutti quei lavoratori che, avendo raggiunto i requisiti, procederanno con la richiesta di pensionamento. Infine si spera al momento nella discussione intrapresa in sede governativa riguardante la quota 100 per le pensioni e sulla possibilità invece di estendere l'accesso dell'Opzione Donna, a tutti, con il passaggio però al sistema contributivo in modo efficace e tutelando i lavoratori.

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Zedde

A cura della Fismic - Sindacato Autonomo dei Lavoratori Metalmeccanici

Non ci sarà alcun taglio sulle pensioni d'oro ma appositi strumenti per tutelare chi ha perso il posto di lavoro e non hanno i requisiti per la pensione con la Legge Fornero.

Kamsin Non ci saranno tagli delle cosiddette pensioni d'oro. Lo ha detto l'altro giorno Carlotta De Franceschi, consigliere economico del premier Matteo Renzi, durante una tavola rotonda al convegno della cassa dí previdenza dei commercialisti. Parlando dopo il presidente dell'Inps, Tito Boeri, che aveva indicato la cassa come un esempio da seguire per il contributo di solidarietà che da anni ha previsto a carico dei pensionati con l'assegno calcolato col generoso metodo retributivo, De Franceschi ha fatto capire che la linea di Palazzo Chigi è diversa.

E alla domanda se il governo interverrà sulle pensioni, ha risposto: «Apprezzo il lavoro di Tito, ma non vedo interventi sulle pensioni . Se si ragionerà sulle pensioni sarà non per togliere, ma per dare. In particolare, per i lavoratori anziani in difficoltà. Stiamo studiando varie proposte, ma come è noto bisogna rispettare gli equilibri di bilancio». Quindi, nonostante Boeri porti avanti l'«operazione trasparenza», cominciata con i dossier sui fondi speciali (volo, dirigenti d'azienda, ferrovieri, telefonici), tesa a dimostrare come le pensioni in pagamento siano molto più generose rispetto ai contributi versati e che quindi si potrebbe prevedere un prelievo di solidarietà su quelle più alte (tesi che Boeri ha sostenuto da economista), il governo si tiene alla larga da simili ipotesi, anche perché la Corte costituzionale ha più volte bocciato provvedimenti a danno dei «diritti acquisiti».

La presidenza del Consiglio e il ministro dell'Economia stanno invece lavorando su ipotesi che hanno un altro obiettivo: non quello di riequilibrare il trattamento previdenziale tra vecchi e giovani (penalizzati dal calcolo contributivo) ma quello di evitare che i lavoratori più anziani, se licenziati, non restino senza stipendio e senza pensione perché non hanno ancora raggiunto i requisiti previsti dalla riforma Fornero. Rispetto a questo problema si possono ipotizzare diversi interventi.

Reintrodurre elementi di flessibilità sull'età pensionabile a partire dai 62 anni di età, ma costa molto. Prevedere un mini-assegno anticipato per chi perde il lavoro a 2-3 anni dalla pensione, che poi lo stesso lavoratore restituirebbe a piccole rate mensili da quando comincerebbe a prendere la pensione piena. Potenziare l'Asdi, l'assegno aggiuntivo di disoccupazione per chi è vicino alla pensione e ha un basso reddito.

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Fonte: Corriere della Sera

Il disegno di legge Gnecchi numero 2958 sulla settima salvaguardia è stato depositato in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.

Kamsin Pubblichiamo di seguito il ddl 2958 di cui sono firmatari gli Onorevoli Gnecchi e Damiano (Pd). Il disegno di legge intende estendere gli attuali profili di tutela della sesta salvaguardia sino al 6 gennaio 2017 ricomprendendo anche i lavoratori destinatari del trattamento speciale edile, coloro che non hanno potuto fruire della mobilità a causa del fallimento dell'impresa, i quota 96 della scuola, i lavoratori ferrovieri e lo stop alle penalizzazioni per gli assegni liquitati ante 2015.

Il ddl sarà assegnato alla Commissione Lavoro della Camera per l'avvio dell'istruttoria legislativa.

Il testo del DDl 2958

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Nel provvedimento ci sono 26 mila nuovi posti per gli esodati ante 2011 e si risolvono anche le questioni dei quota 96 della scuola e dei ferrovieri addetti alla condotta dei treni.

Kamsin Una salvaguardia per ulteriori 26mila lavoratori che hanno cessato l'attività lavorativa entro il 2011, la soluzione della vicenda dei cd. quota 96 della scuola, una nuova armonizzazione dei requisiti previdenziali per i lavoratori ferrovieri addetti alla condotta dei treni e fine alla penalità sugli assegni liquidati ante 2015. Sono le principali novità nel disegno di legge depositato ieri in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati dai Dem sulla cd. settima salvaguardia (ddl 2958) che pensioniooggi.it è in grado di anticipare. Ma andiamo con ordine.

Per quanto riguarda i cd. esodati il provvedimento estende al 6 gennaio 2017 (dall'attuale 6 gennaio 2016) i termini di decorrenza delle prestazioni pensionistiche nei confronti di tutti i profili di tutela individuati nella sesta salvaguardia. Si tratta cioè dei lavoratori in mobilità, licenziati, autorizzati alla prosecuzione volontaria o in congedo per assistenza di familiari disabili, entro il mese di dicembre 2011.

Con una ripartizione che vede protagonisti gli autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione (12mila nuovi posti) e i lavoratori che hanno firmato accordi individuali o collettivi con il datore o che sono stati licenziati (6.000 posti). 2mila sono invece i posti assegnati ai lavoratori in congedo al 2011 per assistere disabili e 1.000 quelli per i lavoratori cessati con contratti a tempo determinato (tra cui vengono però espressamente ricompresi gli agricoli a tempo determinato e i somministrati con contratto a tempo determinato).

A questi si aggiungono ulteriori 3.300 posti per i lavoratori in mobilità che vedono sostanzialmente sparire il paletto della cessazione dell'attività lavorativa al 30 settembre 2012. Altri 1.700 posti vengono poi "prudenzialmente" assegnati ad un nuovo gruppo di lavoratori esclusi dalle precedenti salvaguardie. Si tratta dei lavoratori che non hanno potuto siglare accordi per la mobilità a causa del fallimento delle rispettive aziende e quelli provenienti dalle eccedenze occupazionali delle imprese del settore edile. Questi lavoratori non hanno trovato infatti posto nei sei provvedimenti di salvaguardia varati sino ad oggi dal Parlamento.

Non solo. Nel provvedimento tornano alla ribalta i quota 96 della scuola con l'indicazione che il personale scolastico che ha maturato un diritto a pensione, con le vecchie regole, entro l'anno scolastico 2011/2012 viene sostanzialmente escluso dalla Riforma Fornero. Novità anche per i ferrovieri, altro tema oggetto di un ampio dibattito presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Il disegno di legge chiede poi al Governo l'adozione di un regolamento di armonizzazione dei requisiti per l'accesso alla pensione diversi da quelli attualmente vigenti nell'AGO (a cui attualmente i ferrovieri sono ancorati) per il personale addetto alla condotta dei treni ed assimilati.

Nel progetto c'è anche la cd. depenalizzazione degli assegni liquidati prima del 2015 nei confronti dei lavoratori che sono usciti prima del compimento del 62° anno di età con una modifica sull'articolo 1, comma 113 della legge di stabilità (legge 190/2014).

I benefìci, per quanto riguarda le nuove 26mila salvaguardie, prevedono un costo di 1 miliardo e 326 milioni di euro dal 2015 al 2023. Non sono stati quantificati invece i costi per la soluzione della vicenda dei quota 96 della scuola nè per i ferrovieri dato che sarà il Governo a stabilire le modalità di intervento. Risibili i costi per la depenalizzazione degli assegni. 

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Zedde

Lo ha detto il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti nel corso di un'interrogazione alla Camera dei Deputati

Kamsin Il ministero del Lavoro non è in grado di definire la platea dei soggetti che hanno sottoscritto accordi di esodo individuale con le società Poste Italiane, Enel, Eni, Telecom ai fini di predisporre una settima salvaguardia previdenziale.

Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Gnecchi ed altri inerente alla salvaguardia pensionistica per i lavoratori dipendenti di ex aziende monopoliste di Stato - ha detto il Ministro - che hanno sottoscritto accordi individuali di esodo prima del 31 dicembre 2011, preliminarmente occorre evidenziare che il tema della salvaguardia riveste assoluta centralità nell'agenda del Governo che è intervenuto più volte in favore di quei lavoratori che – a seguito degli interventi introdotti con il decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto Salva Italia) — si sono trovati privi di reddito e di pensione.

Com’è noto, infatti, è stata riconosciuta di recente la sesta salvaguardia (articolo 2 della legge n. 147 del 2014) in favore, tra gli altri, dei lavoratori cessati a seguito di accordo individuale di incentivo all'esodo con cessazione del rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2012, a condizione che la decorrenza del trattamento pensionistico sulla base della normativa previgente alla riforma Monti-Fornero si collochi entro il 6 gennaio 2016.

Per quanto concerne la richiesta contenuta nell'atto parlamentare in oggetto, faccio presente che non ci sono norme che impongono ai contraenti del rapporto di lavoro di dare comunicazione degli accordi di esodo individuali che possono essere siglati in diverse sedi e che ciò non consente al Ministero che rappresento, di definire la platea dei soggetti che hanno sottoscritto accordi di esodo individuale con le società Poste Italiane, Enel, Eni, Telecom ed altre, entro il 31 dicembre 2011 e che non risultano ancora salvaguardati.

Tanto premesso, ritengo, in conclusione, che il quadro normativo testé illustrato offra strumenti diversificati ai fini delle necessarie verifiche in materia evidenziando al riguardo l'attenzione e l'importanza che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali attribuisce alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

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Zedde

Io sono molto contento dalla trasparenza dell’Inps ma spero si risolva la famosa questione non risolta: quanti sono i cosiddetti lavoratori esodati?”. Lo ricorda Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. Kamsin “Va bene che l’Inps cerchi di fornire ai cittadini previsioni” sulle pensioni ma è la riforma Dini che ha segnato “un cambiamento epocale con il passaggio dal sistema retributivo al quello contributivo ed è questo che ha comportato un calcolo meno vantaggioso”.

Tornando sulla questione degli esodati Damiano ha ricordato che i salvaguardati finora sono circa 170 mila ma c’e’ ancora poca chiarezza sull’intera platea da salvaguardare. “Visto che si riesce a prevedere quando si andra’ in pensione – ha aggiunto – questi 170 mila salvaguardati quando ci potranno andare? Spero che questa trasparenza ci aiuti a spendere meglio i soldi, l’obiettivo e’ mandare in pensione i cosiddetti nuovi poveri”.

"Se vogliamo risolvere il problema del disagio sociale e della poverta’ cominciamo poi ad anticipare il momento della pensione. Sul come fare abbiamo gia’ presentato le nostre proposte: la prima e’ quella di consentire di andare in pensione a partire dai 62 anni di eta’ avendo 35 anni di contributi e con un massimo di penalizzazione dell’8%”.

 “In secondo luogo – spiega Damiano – occorrerebbe migliorare l’assegno pensionistico degli “incapienti”, cioe’ di coloro che arrivano al massimo ad avere 600 euro al mese, come e’ stato fatto con gli 80 euro per i lavoratori dipendenti. Infine, sono ancora d’accordo con Landini a proposito della cassa integrazione ordinaria e straordinaria da estendere  a tutti i settori se pagata dalle imprese e dai lavoratori, come accade nel settore industriale. Introdurre un reddito minimo garantito per coloro che hanno un’eta’ compresa tra i 55 ed i 65 anni, come proposto da Boeri, ci sembra un palliativo che corre il rischio di far ricadere nell’area dell’assistenza lavoratori che possono giustamente aspirare ad andare in pensione prima dei 65 anni” conclude il deputato PD.

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