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Primo passo per pistola elettrica alle forze dell'ordine
Lavoro: Camusso boccia documento Pd, proposta molto confusa
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Pistola elettrica alla polizia, ok Garante per le telecamere
- Roma, 30 set. - Le Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei Deputati, che esaminavano l'A.C. 2616, hanno accolto l'emendamento con la proposta di avviare la sperimentazione, presso il ministero dell'Interno, della pistola elettrica Taser quale strumento di contrasto in dotazione alle nostre Forze dell'ordine, a condizione che cio' avvenga di concerto con il ministero della Salute.
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La polizia potra' inoltra fare uso di piccole telecamere nel corso di manifestazioni pubbliche, "ma solo in caso di effettiva necessita'". Lo ha stabilito il Garante privacy che ha fornito il suo parere sul nuovo sistema di ripresa avviato in via sperimentale dal Dipartimento di pubblica sicurezza in quattro citta', Torino, Milano, Roma e Napoli.
La notizia della possibilita' di usare la pistola elettrica arriva direttamente dal promotore dell'emendamento, Gregorio Fontana (FI), che ha espresso la propria soddisfazione perche' "e' stato fatto un primo passo vero l'introduzione del Taser come strumento in dotazione alle Forze dell'Ordine". "La Prima Commissione - riprende il deputato FI - ha infatti approvato l'emendamento, anche se riformulato dal Governo.
C'e' da augurarsi che tale condizione non si trasformi in una manovra ostativa, verso un'operazione di ammodernamento tecnologico, di estrema utilita' per gli operatori della sicurezza e per tutti i cittadini". "La pistola elettrica Taser, come e' noto, e' un'arma di dissuasione non letale: essa produce una scarica elettrica che rende la persona colpita inoffensiva per alcuni secondi, sufficienti alle forze dell'ordine per arrestarla. Il suo utilizzo, pertanto, contribuisce sia a ridurre i rischi per l'incolumita' personale degli agenti sia - osserva ancora Fontana - a ridimensionare drasticamente il numero delle vittime nelle operazioni di pubblica sicurezza, come dimostra l'esperienza di molti Paesi avanzati, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Svizzera".
Mentre per quanto riguarda le telecamere, il sistema prevede l'assegnazione agli agenti di polizia di piccoli strumenti di registrazione video indossabili, da attivare nei casi in cui si verifichino situazioni di criticita' in occasione di manifestazioni pubbliche. Il sistema prospettato al Garante dal Dipartimento di pubblica sicurezza prevede che le telecamere individuali vengano applicate al gilet tattico e attivate in base alle indicazioni del funzionario che dirige il reparto di polizia. Le videocamere e le schede di memoria sono dotate di un numero seriale che viene annotato in un apposito registro con l'indicazione di giorno, orario, servizio svolto, qualifica e nominativo dell'agente che firma la presa di incarico e la restituzione. La scheda di memoria, al momento della consegna agli agenti, non dovra' contenere nessuna immagine registrata in precedenza. Spetta al funzionario che impiega il reparto impartire l'ordine di attivazione dei dispositivi cosi' come quello di cessazione delle riprese.
Al termine del servizio gli agenti, previa compilazione di un foglio di consegna, affideranno tutta la documentazione video realizzata al funzionario che la consegnera' alla locale Polizia scientifica. Nel suo parere il Garante sottolinea come "il sistema, per quanto finalizzato alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, alla prevenzione, all'accertamento o alla repressione dei reati, e' pur sempre soggetto al rispetto dei principi del Codice privacy sul trattamento dei dati personali".
Renzi sfida sindacati, La gente e' con me
- Roma, 30 set. - Guarda fuori del Palazzo e si dice convinto che "la gente e' con noi e non con i sindacati". Guarda dentro il Palazzo e assicura che "non c' e' alcun timore di franchi tiratori al Senato, anche perche' ieri c'e' stata una discussione seria, lunga, al termine della quale il partito si e' espresso chiaramente".
Matteo Renzi affida alle risposte ai cronisti al suo arrivo al Pd per la segreteria del partito e a un'intervista al Washington Post le sue valutazioni all'indomani della direzione che ha segnato la sua vittoria sulla minoranza sul fronte della riforma del lavoro. "Ora si tratta di definire il documento nelle varie fattispecie", riconosce il presidente del Consiglio ribadendo che "noi possiamo e dobbiamo cambiare".
"Dopo anni di stagnazione, io penso che sia il momento che l'Italia realizzi le cose che stiamo aspettando da anni", aggiunge il premier. Anche oggi Renzi ribadisce che "il mercato del lavoro e' fermo da anni a causa di una legislazione vecchia. Se sei giovane, e' impossibile capire perche' si tratta di un sistema focalizzato sul passato. Nell'era digitale non si puo' continuare con i vecchi schemi". E dunque "il sistema futuro in Italia richiedera' una forte riduzione delle leggi.
In secondo luogo e' importante permettere a un imprenditore di scegliere un lavoratore e, se necessario, licenziarlo", torna a dire il segretario Pd. "Il governo - assicura - sosterra' il lavoratore licenziato con un programma di formazione e, al termine del programma, trovare un lavoro con una agenzia nazionale". FI resta sulle barricate. "In che direzione stiamo andando? Non e' ancora chiaro - lamenta Paolo Romani - se Renzi voglia fare passi avanti o indietro rispetto all'attuale normativa sui licenziamenti disciplinari: la legge Fornero dispone, infatti, in casi diversi dall'insussistenza del fatto, soltanto il risarcimento e non anche il reintegro.
Fino a quando non avremo un testo chiaro su cui discutere la legge delega resta, a nostro avviso, confusa e imprecisa". "Sara' l'ennesimo imbroglio, l'ennesimo trucco, e non ce lo meritavamo", concorda Renato Brunetta. Sulla legge delega che contiene la riforma del lavoro, l'aula del Senato potrebbe iniziare a votare da martedi' mentre il governo potrebbe presentare un emendamento che contenga l'ordine del giorno approvato dalla direzione Pd di ieri.
Non cede le armi Stefano Fassina: "La minoranza del partito non e' divisa", assicura. "Ci sara' da parte dei senatori la volonta' di portare avanti gli emendamenti", ricorda. "I numeri in direzione - rileva ancora l'esponente della minoranza Pd - erano scontati e il risultato era scontato. I voti di chi ha detto no e gli astenuti faranno lo stesso percorso". Insomma, conclude, "il passaggio di ieri e' solo una tappa".
Altro...
Csm, Bene non eleggibile Legnini, priorita' efficienza
- Roma, 30 set. - Accettare "la sfida delle riforme", attraverso un "costruttivo dialogo" "con il ministro della Giustizia, tenendo al centro il "ruolo del Plenum" e la funzione "autonoma, indipendente ed imparziale" delle toghe; queste le linee programmatiche tracciate in Plenum da Giovanni Legnini, eletto oggi vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. "Il pieno recupero dell'efficienza delle giustizia italiana - ha detto Legnini - e' un obiettivo prioritario ". Il numero due di Palazzo dei Marescialli si rivolge anche al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che oggi ha presieduto il Plenum, "riferimento sicuro - ha detto Legnini - per il duro e appassionante lavoro che ci attende". Tra gli impegni piu' evidenti, quello del rinnovo di incarichi direttivi e semidirettivi: "sara' centrale - sottolinea il nuovo vicepresidente - il criterio del metodo".
Il presidente della Repubblica, da parte sua, chiede ora a Palazzo dei Marescialli di "recuperare il tempo perduto", dato il lungo periodo speso per l'elezione del nuovo Consiglio. E rivolto a Legnini, Napolitano ha osservato che "l'ampio consenso" registrato sul suo nome (il nuovo vicepresidente e' stato eletto a larga maggioranza, con 20 voti a favore) "accresce il prestigio della carica e da' maggiore slancio a questo nuovo inizio dell'organo di autogoverno della Magistratura". L'avvio dei lavori del nuovo Csm, e' pero' anche segnato dalla mancanza di un componente laico: la professoressa Teresa Bene, eletta dal Parlamento in quota Pd nelle scorse settimane, e' sta infatti dichiarata "ineleggibile" questa mattina dal Plenum. La commissione verifica titoli ha infatti accertato la mancanza dei requisiti di Bene per accedere a Palazzo dei Marescialli: la professoressa, infatti, non ha raggiunto i 15 anni richiesti dal regolamento di effettivo esercizio della professione forense ed e' docente associato e non ordinario. "E' una decisione errata, sia nel merito che sul piano procedurale - ha detto Bene, prima di lasciare il Plenum - i miei diritti di partecipazione sono stati platealmente violati". Sulla vicenda e' intervenuto anche il Presidente della Repubblica che si e' detto "rammaricato" per la "frettolosita' e disattenzione nel pur cosi' laborioso processo di selezione da parte del Parlamento. Legnini, inoltre, ha definito la vicenda Bene "dolorosa" ma ha sottolineato che quanto accaduto "non appanna il prestigio dell'istituzione". Il Parlamento, dunque, dovra' riunirsi di nuovo in seduta comune per eleggere il componente laico mancante; nel frattempo il nuovo Consiglio potra' portare avanti i suoi lavori. .
Jobs Act, governo verso una stretta sulle collaborazioni a progetto
La legge delega incentiva il ricorso al contratto a tempo indeterminato temperando l'articolo 18 per i neoassunti. In arrivo anche una stretta sulle collaborazioni a progetto e sulle false partite Iva.
Kamsin Una completa revisione delle forme contrattuali attualmente esistenti con la sostanziale abolizione dell'articolo 18 per i nuovi assunti. E' questa la sintesi del contenuto dell'articolo 4 del disegno di legge delega sulla Riforma del Mercato del Lavoro (il cd. Jobs Act), provvedimento che a breve inizierà il suo iter in Senato.
Nelle linee guida della delega spicca soprattutto "la revisione di tutte le forme contrattuali esistenti, ai fini di poterne valutare l’effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo, nazionale ed internazionale, anche in funzione di eventuali interventi di semplificazione delle medesime tipologie contrattuali". Che tradotto significa che il governo punta a ridurre a 4-5 le forme contrattuali disponibili tra lavoratore e datore. Nel mirino del premier ci sono soprattutto le collaborazioni a progetto sulle quali dovrebbe esserci una pesante stretta: "nell'esercizio della delega saranno lasciate solo le vere collaborazioni fatte per le esigenze professionali dei lavoratori e le esigenze produttive delle imprese" ha indicato ieri Renzi al congresso del Pd.
Novità anche con i riferimento ai contratti di lavoro accessorio: nel ddl si precisa infatti circa la possibilità di ampliamento della concreta applicazione dell'istituto in tutti i settori produttivi, per le attività lavorative discontinue e occasionali, attraverso l'elevazione dei limiti annui di importo dei relativi compensi ed assicurando la piena tracciabilità dei buoni lavoro acquistati, con contestuale rideterminazione delle relative aliquote previdenziali.
Con la Riforma dovrebbe esserci poi l'introduzione, anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, ed ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, previa consultazione delle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Il compenso minimo riguarderà i anche i settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Com'è noto, nell'attuale ordinamento, non esiste un livello minimo di retribuzione fissato in via legislativa, mentre trovano applicazione, per i relativi settori, i livelli minimi di retribuzione stabiliti dai singoli contratti collettivi per ciascuna qualifica e mansione.
Il nodo vero tuttavia sta nella previsione voluta dal governo, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. Una precisazione che mira, in sostanza, ad abolire o comuque a temperare, l'operatività dell'articolo 18 per i lavoratori neoassunti.
Com'è noto, nell'attuale ordinamento, la tutela del lavoratore a tempo indeterminato, sotto il profilo dei licenziamenti individuali, non varia a seconda dell'anzianità aziendale, ma esclusivamente in base alla tipologia del datore di lavoro ed al numero di soggetti alle dipendenze del medesimo (oltre che, naturalmente, in relazione alla tipologia della fattispecie sottostante al licenziamento). Ora invece, se per i vecchi lavoratori non cambierà nulla, per i nuovi l'articolo 18 sarà probabilmente "congelato" per un periodo di tempo variabile tra 2 e 3 anni o completamente abolito in cambio di un idennizzo crescente, in caso di illegittimo licenziamento, sulla base dell'anzianità di servizio dell'interessato.
Zedde
Consulta: Napolitano, posso solo auspicare sblocco e aspettare
Csm: Bindi, caso Bene? Umiliante. E l'avevo anche segnalato...
Csm: Teresa Bene (laica Pd) ineleggibile
- Roma, 30 set. - Teresa Bene, componente laico del nuovo Csm eletto in quota Pd, non possiede i requisiti per far parte dell'organo di autogoverno della magistratura e dunque e' ineleggibile. Lo ha deciso il plenum del Csm all'unanimita' alla luce degli approfondimenti eseguiti dalla Commissione verifica titoli di Palazzo dei marescialli.
Bene non ha raggiunto i 15 anni, richiesti dal regolamento, di esercizio effettivo della professione di avvocato ed e' docente associato e non ordinario. Ora il Parlamento dovra' procedere con l'elezione di un nuovo membro laico, ma nel frattempo il nuovo Consiglio potra' lavorare anche in assenza di un consigliere.
Teresa Bene, decisione sbagliata; violati miei diritti Una decisione "errata sia nel merito che sul piano procedurale". Cosi' Teresa Bene definisce quella presa dal plenum del Csm sulla sua ineleggibilita'. "I miei diritti di partecipazione - ha detto Bene prima di lasciare l'aula Bachelet - sono stati palesemente violati".