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- Roma, 27 mag. - Il Movimento 5 stelle cerca di 'smaltire' la delusione del flop alle Europee anche se la resa dei conti e' dietro l'angolo. L'assemblea congiunta, di deputati e senatori, per fare un'analisi del voto e' stata rinviata alla prossima settimana. Un po' di tempo, viene spiegato, per metabolizzare quello che e' stato comunque uno choc, un risultato al di sotto di ogni aspettativa. Ma gia' oggi una nota dell'ufficio stampa di M5S della Camera tiene a precisare che non c'e' stata alcuna emorragia di voti: "Dobbiamo smentire alcune leggende metropolitane" dicono i 5 stelle perche' "e' sbagliato affermare che abbiamo perso quasi 3 milioni di voto". L'analisi e' questa: "Considerando un'affluenza alle Europee attorno al 58% contro il 75% delle politiche dell'anno scorso e' come se avessimo perso poco meno di un milione di voti. Comunque e' un calo, ma non l'emorragia di cui si favoleggia in queste ore. Ricordiamo che abbiamo comunque consolidato un ampio consenso" e che, viene sottolineato, "siamo passati da zero a 17 eurodeputati". Una delle voci piu' fedeli alla linea del Movimento, Roberto Fico, sostiene di aver visto i dati con attenzione e di essere piu' confortato: "Perche' - spiega - alle Europee, rispetto alle politiche, la gente va meno a votare. Si', per carita', il Pd e' anche stato bravo a motivare il suo elettorato evidentemente, ma ci sono stati anche tanti astenuti e molti di questi erano nostri elettori". E quindi, questo e' il ragionamento, bisognera' capire perche' gli elettori M5S questa volta sono rimasti a casa. Altri deputati ortodossi come Manlio Di Stefano e Carlo Sibilia sottolineano che "il voto e' volatile, cosi' come lo perdi poi lo riconquisti anche facilmente". Di certo, la parola che oggi riecheggia di piu' e' 'autocritica'. A chiedere di fare una "doverosa autocritica" e' Federico Pizzarotti, sindaco grillino di Parma, gia' piu' volte a rischio espulsione in passato e in rotta con il duo Grillo-Casaleggio. Pizzarotti va giu' duro: "Il Movimento e' stato sconfitto, ed e' da qui che ripartiremo con maggiore slancio e piu' forti di prima. Ma dobbiamo dircelo e dobbiamo riconoscerlo. C'e' il tempo delle vittorie e dei successi, ma c'e' anche il tempo della sconfitta e di una doverosa autocritica". E soprattutto sostiene che "non dobbiamo essere quelli che "danno la colpa agli altri", ma quelli che "possono fare diversamente". O facciamo autocritica per crescere o rimarremo relegati all'opposizione". Parole dure arrivano anche da Tommaso Curro', altro deputato che nei mesi scorsi ha corso il rischio di essere espulso. Oggi chiede uno stop a quello che battezza "cerchio magico in cui i fedeli servitori di Grillo sono in malafede". E sollecita Grillo e Casaleggio a "legittimare ad esistere chi manifesta un'indole un po' piu' mite, un po' piu' calata sulla materia lavorativa per iniziare ad avere un dialogo interno: non e' possibile che Grillo porti sul palco soltanto cinque o sei persone, i fedeli servitori, in una manifestazione plastica di come lui intende un gruppo parlamentare". Anche se Curro' nega oggi di voler lasciare il Movimento. "Anzi, assolutamente no" risponde, anche se un disagio c'e'. Anche Walter Rizzetto, altro deputato gia' inserito tra le voci critiche al Movimento, osserva caustico su twitter: "'Dobbiamo sorridere di piu' e abbassare i toni'. Quando lo diceva qualcun altro era additato come dissidente" dice riferendosi implicitamente al suggerimento che arriverebbe dai vertici. Insomma, per i 5 stelle in Parlamento il momento della resa dei conti e' vicino e il dibattito potrebbe non essere indolore. I vecchi 'dissidenti' chiedono che si faccia al piu' presto un'assemblea congiunta che pero' dovrebbe tenersi solo la prossima settimana. Prima pero', deputati e senatori potrebbero riunirsi separatamente per iniziare un esame del voto. Gli integralisti sostengono che servira' semplicemente a fare un'analisi ma senza nessuna resa dei conti. I dissidenti, invece, pensano che si andra' allo scontro perche' il risultato delle Europee dimostrerebbe, sostengono alcuni di loro, che "i toni vanno abbassati" per riuscire ad ampliare il consenso e che insomma "avevamo ragione noi". E inoltre, e questo e' il punto essenziale, la richiesta e' che cambino gli equilibri e che ci sia spazio anche per le critiche mettendo al bando i cosiddetti 'yes man'. Ma i fedelissimi pur sostenendo la necessita' di fare autocritica, insistono nel prendersela con l'informazione, con i media "che hanno dato troppo spazio a Renzi che prometteva e prometteva e gli italiani ancora ci credono", con un sistema che definiscono marcio e anche con gli elettori che "continuano a votare indagati e condannati". E poi, confidano sul fatto che "il Pd dal 40% non potra' far altr che scendere...". In ogni caso, e' la conclusione di chi ancora crede nel progetto, "ci vuole tempo. Anche perche' noi siamo diversi da tutti, non abbiamo le lobbies dietro e quindi quando diciamo 'No all'Expo' sappiamo che e' una posizione impopolare..". Ma non e' stato un altro autogol quello di Grillo di prendersela con i pensionati? "Ma e' vero - dice un deputato integralista - erano tutti vecchi ai seggi, non esiste piu' una fascia giovane 20-40 anni..". E Grillo? Grillo non dovrebbe venire a Roma per l'assemblea, stanco dopo un'intensa campagna elettorale in camper attraversando l'Italia; si prendera' un momento di vacanza, viene riferito, per poter recuperare e decidere eventuali nuove strategie future. Anche se sui toni, secondo quanto si apprende, Grillo insiste nel dire che lui si esprime cosi'; e anche i deputati piu' integralisti non si lasciano impressionare e non pensano di tornare indietro. "Si', forse i toni in campagna elettorale sono stati troppo violenti - osserva Di Stefano - ma il problema e' anche il sistema dell'informazione che si limita a estrapolare parole, quelle su Hitler o su Dudu' senza capire che era una battuta, ed era evidente...". .

- Roma, 27 mag. - "Affronteremo con decisione tutte le scelte della Ue" anche perche' "l'Europa deve parlare il linguaggio dei cittadini". Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio al suo arrivo a Bruxelles. Riguardo alla partita delle nomine comunitarie sollecitata dalle domande dei cronisti il premier ha replicato che "tutte le discussioni sui nomi vengono dopo le discussioni e le scelte su cio' che l'Europa deve fare". "Io sono qui a rappresentare l'Italia - ha esordito Renzi al suo ingresso al Consiglio - quindi uno dei piu' grandi paesi dell'Unione, un paese che intende affrontare le tante questioni sul tappeto con determinazione: credo sia necessario portare l'Europa a parlare il linguaggio concreto dei cittadini".

E questo, ha aggiunto, e' cio' che "noi italiani faremo sentire con grande determinazione in questo percorso che inizia con il vertice informale di oggi e proseguira' con l'appuntamento del 26 e 27". Quindi, ha aggiunto, "tutte le discussioni sui nomi per quel che ci riguarda vengono dopo rispetto all'accordo su che cosa dobbiamo fare". Ecco perche', secondo Renzi, "i nomi sono la conseguenza degli impegni presi".

- Roma, 27 mag. - Dopo il terremoto che ha portato all'Europarlamento un centinaio di deputati euroscettici, nell'Ue si e' aperta la battaglia per conquistare i posti chiave alla guida dell'Unione. Stasera i capi di Stato e di governo dei Ventotto si incontrano a Bruxelles per una cena informale a partire dalle 19 in cui analizzeranno i dati del voto, parleranno ovviamente di Ucraina, ma soprattutto avvieranno il 'risiko' delle poltrone. Prima di partire per la capitale belga, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e' stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui si e' parlato anche dell'imminente semestre di presidenza Ue. I dati definitivi delle elezioni europee hanno confermato la vittoria del Ppe e del suo candidato alla presidenza della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, che ha ottenuto 213 seggi. Al secondo posto i socialisti di Martin Schulz, che hanno ottenuto 190 deputati, seguiti dai liberali dell'Alde con 64 e dai Verdi con 52. Oggi, in una riunione che ha preceduto l'inizio dei negoziati, il presidente dell'Europarlamento, Schulz, e i leader dei gruppi politici si sono riuniti e hanno incaricato Juncker di cercare l'appoggio della maggioranza necessaria per presiedere la Commissione. Juncker rivendica la poltrona, ma lunedi' pomeriggio il premier britannico, David Cameron (i cui Tories porteranno a Strasburgo 19 deputati, uno in meno dei laburisti e 5 in meno del trionfante Ukip di Nigel Farage) ha telefonato ai colleghi europei per invitarli a trarre lezione dall'ondata populista. Il processo di nomina del capo dell'esecutivo comunitario e' definito dai Trattati in termini molto generici (spetta ai leader dell'Ue proporre un candidato, tenendo conto del risultato delle urne), il che lascia spazio alle diverse interpretazioni. Secondo Cameron, i leader europei dovrebbero prima individuare le riforme necessarie e poi scegliere il candidato piu' adatto per attuarle: il premier britannico -che ha promesso un referendum sull'appartenenza del Regno Unito all'Ue nel 2017 in caso i Tories vincano le elezioni del maggio 2015- ritiene che la visione troppo federalisti di Juncker rischia di danneggiare il suo progetto di riformare i rapporti tra Gb e Ue. Nelle ultime ore per la successione a Jose' Manuel Barroso era circolato anche il nome di un tecnico come Chrisine Lagarde, ma il presidente francese, Francois Hollande, avrebbe gia' messo un veto sul nome della direttrice dell'Fmi. Intanto Marine Le Pen ha annunciato che se arrivera' a governare la Francia proporra' un referendum per l'uscita dall'Ue simile a quello che vuole Cameron. .

- Roma, 27 mag. - Per Scelta Civica e' il giorno della resa dei conti. Dopo la cocente sconfitta alle Europee con il deludente 0,71% dei voti, questa sera nella sede di via Poli si riunira' l'assemblea dei parlamentari del partito. Al centro del dibattito l'azzeramento delle cariche interne ma soprattutto il percorso strategico da intraprendere. Il clima e' quanto mai teso con una raccolta di firme che chiede apertamente le dimissioni dei capigruppo di Camera e Senato, Romano e Susta, e chiedere un passo indietro a Stefania Giannini, ministro dell'Istruzione, dal ruolo di segretario nazionale.

I tre - a cui viene addebitata la responsabilita' della corsa elettorale che in molti avrebbero preferito evitare - ancora non hanno deciso se presentarsi, per giocare d'anticipo, con in mano le dimissioni in modo da facilitare il confronto o andare allo scontro frontale. Certo i rapporti di forza interni non giocano a loro favore. La loro tesi verso una graduale confluenza nel Pd e' nettamente in minoranza rispetto alla stragrande maggioranza, circa l'80%, che guarda invece con simpatia nella direzione opposta cioe' crede in una affinita' elettiva con il Nuovo centro destra di Angelino Alfano.

- Roma, 27 mag. - Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale Matteo Renzi. A quanto si apprende l'incontro, durato circa un'ora, si e' tenuto in vista del vertice di questa sera a Bruxelles dell'Unione Europea e per uno scambio di idee sull'imminente semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea. Dopo il terremoto che ha portato all'Europarlamento un massiccio drappello di deputati euroscettici, nell'Ue si e' aperta la battaglia per conquistare i posti chiave alla guida dell'Ue. Stasera i capi di Stato e di governo dei Ventotto si incontrano a Bruxelles per una cena informale a partire dalle 19 in cui analizzeranno i dati del voto, parleranno ovviamente di Ucraina, ma soprattutto avvieranno il 'risiko' delle poltrone. I dati definitivi hanno confermato che a vincere le eiropee e' stato il Ppe e il suo candidato alla presidenza della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, che ha ottenuto 213 seggi. Al secondo posto i socialisti di Martin Schulz, che hanno ottenuto 190 deputati, seguiti dai liberali dell'Alde con 64 e dai Verdi con 52. Oggi, in una riunione che ha preceduto l'inizio dei negoziati, il presidente dell'Europarlamento, Schulz, e i leader dei gruppi politici si sono riuniti e hanno incaricato Juncker di cercare l'appoggio della maggioranza necessaria per presiedere la Commissione. Junker, candidato naturale a sostituire l'attuale presidente Jose Durao Manuel Barroso, rivendica la poltrona, ma lunedi' pomeriggio, incassata la batosta elettorale, il premier britannico, David Cameron, incassata la batosta elettorale (portera' a Strasburgo 19 deputati, uno in meno dei laburisti e 5 in meno del trionfante Ukip di Nigel Farage) si e' imbarcato in una serie di telefonate ai colleghi europei per invitarli a trarre lezione dall'ondata populista. Il processo di nomina del capo dell'esecutivo comunitario e' definito dai Trattati in termini molto generici (spetta ai leader dell'Ue proporre un candidato, tenendo conto del risultato delle urne), il che lascia spazio alle diverse interpretazioni. Secondo Cameron, i leader europei dovrebbero prima individuare le riforme necessarie e poi scegliere il candidato piu' adatto per attuarle: il premier britannico -che ha promesso un referendum sull'appartenenza del Regno Unito all'Ue nel 2017 in caso i Tories vincano le elezioni del maggio 2015- ritiene che la visione troppo federalisti di Juncker rischia di danneggiare il suo progetto di riformare i rapporti tra Gb e Ue. Insomma, una partita delicatissima su cui si gioca il futuro dell'Ue. Tra l'altro, stamane anche Marine Le Pen ha annunciato che, se arrivera' a governare la Francia, proporra' un referendum per l'uscita dall'Ue simile a quello che vuole Cameron.
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