La proposta
In primo luogo, a differenza di quanto si pensava in un primo tempo, la proposta non è un ricalcolo con il sistema contributivo. Si tratta piuttosto di un meccanismo di riduzione attuariale, basato non su una valutazione dell'entità della contribuzione accreditata quanto dell'età in possesso al momento del pensionamento dall'assicurato nonchè al valore dell'assegno pensionistico lordo. Il principio è che quanto minore è l'età di pensionamento maggiore è la riduzione del trattamento pensionistico. Per intenderci si tratta di un criterio differente rispetto alla recente delibera con la quale sono stati tagliati i vitalizi ai Deputati nella quale, invece, si valutava la contribuzione versata e si procedeva ad un ricalcolo del trattamento con il sistema contributivo.
La proposta di legge colpisce in particolare coloro che, indipendentemente dagli anni di carriera, hanno smesso di lavorare relativamente presto, anche in virtù delle norme esistenti come, ad esempio, le donne raggiungendo un trattamento pensionistico elevato (oltre 80mila euro lordi annui). Questi due fattori - bassa età di pensionamento e pensione alta - sono la spia di essere nel mirino del taglio del Governo Giallo-Verde. Risparmiati coloro che - pur avendo maturato un assegno succulento - hanno conseguito la pensione ad un'età anagrafica elevata.
Le modalità
Da un punto di vista tecnico l'entità della riduzione - che si riferirebbe alle sole quote retributive dell'assegno - è pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione vigente all'età di decorrenza della pensione e quello previsto all'età per la pensione di vecchiaia (67 anni dal 2019). Per le pensioni aventi decorrenza anteriore al 1° gennaio 2019 - data in cui dovrebbe entrare in vigore il progetto di legge - si utilizza come divisore un coefficiente minore rimodulato ad un'età anagrafica variabile a seconda dell'anno di decorrenza della pensione secondo una apposita tabella fornita con il DDL. Quest'ultimo congegno consente di scomputare gli effetti della speranza di vita per coloro che sono andati in pensione sin dalla metà degli anni '70 riducendo quindi l'erosione del trattamento in corrispondenza della medesima età anagrafica. Per chi è andato in pensione prima del 1996 i raffronti si effettueranno, invece, sui coefficienti di trasformazione forniti in origine con la legge 335/1995. In definitiva la proposta è molto simile a quella formulata dall'Inps nel 2015 che, quindi, Lega e Cinque Stelle stanno riprendendo in considerazione. Secondo gli estensori il taglio interesserà 158 mila pensionati, con un effetto positivo per il bilancio dello Stato di circa 500 milioni l’anno, quindi 5 miliardi nei 10 anni dello scenario ipotizzato.
La tavola sottostante - elaborata da PensioniOggi - consente di visualizzare la riduzione del trattamento pensionistico a cui si andrebbe incontro a seconda dell'età dell'assicurato al momento della decorrenza della pensione e dell'anno di decorrenza della stessa. Come si nota quanto maggiore è l'anticipo (rispetto alla data della pensione di vecchiaia ricalcolata a ritroso sin dagli anni '70) maggiore è la riduzione della pensione, che in taluni casi può superare anche il 20%, mediamente il taglio per ogni anno di anticipo è intorno al 2-3%.
Quando scatta il taglio
Il taglio coinvolge solo le pensioni di importo lordo pari o superiore ad 80 mila euro l’anno, che corrispondono a circa 4 mila euro netti al mese (anche un pò meno a seconda delle addizionali applicate). Ed in ogni caso è prevista una salvaguardia in base alla quale il trattamento all'esito della decurtazione non possa, comunque, terminare al di sotto degli 80 mila euro comprensivi delle quote di perequazione.
Il taglio, inoltre, coinvolge le sole anzianità maturate con il sistema retributivo (cioè le anzianità sino al 2011 o sino al 1995 a seconda rispettivamente se l'assicurato aveva o meno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995); ai fini del raggiungimento dell'importo soglia degli 80mila euro però si prenderà in considerazione anche l'eventuale parte contributiva dell'assegno. La decurtazione, inoltre, avrebbe natura definitiva a differenza di quanto accaduto con alcuni contributi di solidarietà introdotti dai passati governi e coinvolgerebbe l'intera cifra della pensione retributiva e non solo la quota eccedente gli 80 mila euro.
Trattamenti esclusi
Il disegno di legge esclude espressamente dalla decurtazione i trattamenti di invalidità, di reversibilità e quelli riconosciuti alle vittime del terrorismo o del dovere. Il meccanismo coinvolge i pensionati assicurati presso le gestioni Inps (lavoratori dipendenti, anche del pubblico impiego e fondi speciali, e lavoratori autonomi) e, quindi, non riguarda gli assicurati presso le Casse Privatizzate (es. avvocati, notai eccetera); gli organi costituzionali dovranno adeguarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del DDL.
Più pensioni
In caso di più pensioni (dirette) il taglio dovrebbe interessare la sommatoria delle quote retributive delle pensioni cumulate (anche se, in questo caso, resta da comprendere come effettuare il rapporto tra coefficienti in caso di decorrenza delle pensioni in anni diversi). Ma su questo aspetto occorreranno chiarimenti.
I risparmi per misure sociali
E' prevista, infine, l'introduzione di un Fondo ad hoc in cui saranno incamerati i risparmi che dovranno essere destinati ad un incremento delle pensioni minime e delle pensioni sociali.
Documenti: Il Disegno di Legge di Lega e CinqueStelle