Le suddette precisazioni consentono, quindi, di delimitare con maggiore precisione le platee dei lavoratori interessati. In primo luogo la facoltà non è attivabile da coloro che stanno cercando di aumentare l'anzianità contributiva per uscire con la quota 100 da qui al 2021. E' naturale, infatti, che se la norma chiede un'età non superiore a 45 anni le coorti dei lavoratori interessati alla quota 100 è tagliata fuori perchè non riuscirebbero a centrare i 62 anni entro il triennio 2019-2021. Sono fuori però anche quei lavoratori che hanno conseguito il diploma universitario prima del 31.12.1995 e che, pertanto, l'eventuale riscatto del periodo di studi ricadrebbe nel sistema retributivo. Dovrebbe essere, invece, possibile per coloro che hanno frequentato l'università a cavallo degli anni 1995/1996 conseguendo il relativo diploma dopo il 31.12.1995 riscattare solo gli anni successivi al 31.12.1995. Sul punto l'Inps ed il Ministero dovranno fornire specifiche istruzioni.
Il riscatto servirà anche ai fini della misura della pensione
Fortunatamente il Governo con la pubblicazione in GU del decreto legge ha corretto una svista presente nella prima versione della norma che, come anticipato su PensioniOggi, avrebbe rischiato di limitare l'efficacia del riscatto agevolato ai soli fini del diritto a pensione. Nella bozza anticipata la settimana scorsa il riscatto agevolato avrebbe avuto efficacia, infatti, solo ai fini dell'aumento dell'anzianità contributiva e non ai fini della determinazione della misura dell'assegno.
La versione pubblicata ieri, invece, non contiene traccia di tale passaggio e, pertanto, si può ritenere che la contribuzione versata per il riscatto del periodo di studio, ancorchè agevolata, concorrerà non solo ai fini del raggiungimento del diritto a pensione ma anche ai fini della sua misura. Del resto non poteva essere diversamente: la maggior parte dei giovani ha problemi più dal punto di vista della misura della pensione dato che il sistema contributivo prevede il raggiungimento di importi soglia minimi da soddisfare per ottenere la pensione.
Gli oneri
Per quanto riguarda i costi la disposizione è analoga a quella introdotta dalla legge 247/07 dal 1° gennaio 2008 che consente il riscatto agevolato della laurea per i soggetti non iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza che non abbiano iniziato l'attività lavorativa. In tale ipotesi l'onere finanziario è determinato dal versamento di un contributivo, per ogni anno da riscattare, pari al livello minimo imponibile annuo previsto dall'articolo 1, comma 3 della legge 233/1990 per le gestioni dei lavoratori artigiani e commercianti (15.710 euro al valore 2018) moltiplicato per l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell'assicurazione generale obbligatoria per i lavoratori dipendenti (33%) vigente nell'anno di presentazione della domanda. In definitiva il riscatto di un anno costa 5.184,3 euro. Da ricordare: la rivalutazione della contribuzione versata ha effetto dalla data della domanda di riscatto e non dall'anno a cui si riferisce il riscatto.
I lavoratori esclusi dal perimetro di applicazione del beneficio possono riscattare la laurea con le normali regole: se i periodi si collocano nel sistema retributivo, si utilizza il metodo della riserva matematica; se i periodi si collocano nel sistema contributivo si utilizza il criterio dell'aliquota percentuale ma prendendo, in questo caso, a riferimento la retribuzione versata nelle ultime 52 settimane di lavoro.