A parità di montante, ogni anno in meno di lavoro comporta una riduzione di questi pagamenti mensili, tenendo conto della demografia e dell’andamento dell’economia. Posto che le pensioni siano sufficienti a garantire una vita dignitosa, senza comportare l’intervento dell’assistenza sociale, questa è una flessibilità sostenibile, che non grava sulle generazioni future, in quanto non porta ad aumentare il debito pensionistico.
Si può così permettere a chi ha in mente di dedicare meno tempo al lavoro verso la fine della propria carriera di farlo, senza per questo gravare sulle generazioni future. Questa flessibilità può anche essere molto utile durante le recessioni perché permette che parte dell’aggiustamento del mercato del lavoro agli shock macroeconomici avvenga attraverso riduzioni dell’offerta di lavoro anziché generando disoccupazione, come avvenuto negli ultimi 7 anni.
Un principio simile può essere applicato anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni con regimi diversi dal sistema contributivo