In arrivo dall’anno prossimo una nuova stretta sui pensionamenti anticipati. In luogo dell’attuale combinazione 62 anni e 41 anni di contributi i requisiti saliranno a 63 anni e 41 anni di contributi (quindi «Quota 104») salvo si tratti di caregiver, disoccupati, gravosi e disabili nel qual caso saranno sufficienti 36 anni di contributi. Per le donne, invece, il requisito contributivo sarà di 35 anni. Le novità fanno parte del pacchetto di misure della manovra 2024 approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, insieme a un decreto legge che anticipa a novembre il conguaglio della rivalutazione 2023.
Il nuovo mix
L’obiettivo del Governo sarebbe quello di assorbire i canali di uscita anticipata (Ape sociale, Opzione Donna e Quota 103) in un unico strumento di flessibilità in uscita con età anagrafica fissa, 63 anni, e anzianità contributiva variabile a seconda dei casi: per le donne 35 anni di contributi; 36 anni per i lavoratori uomini caregivers, disoccupati, invalidi e gravosi; 41 anni in tutti gli altri casi. Il meccanismo sarà accompagnato da un sistema di «premialità» per chi rimane al lavoro tipo quello attuale vigente per quota 103 (che lascia in busta paga ai lavoratori la trattenuta del 9,19%) e di «penalizzazioni» per chi esce in anticipo (che dovrebbe consistere in un «tetto» alla misura massima della pensione erogabile sino al compimento dell’età di vecchiaia). I dettagli delle misure saranno diffusi nelle prossime settimane quando il Governo consegnerà ufficialmente il testo della manovra in Parlamento.
Non ci sono novità per quanto riguarda i canali di pensionamento Fornero. Per intenderci si continuerà ad uscire, oltre che con le combinazioni sopra indicate, con 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) o con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica (41 anni e 10 mesi le donne) con la pensione anticipata. Per i precoci resta confermata l’uscita a 41 anni di contributi.
Giovani
Per i lavoratori privi di contribuzione al 31 dicembre 1995 scomparirà il requisito relativo all'importo minimo della pensione maturata (il cd. «importo soglia»), pari a 1,5 volte l'assegno sociale, per il diritto alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni. Resta, invece, quello di 2,8 volte l’assegno sociale per i lavoratori, sempre privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, che decidono di pensionari all’età di 64 anni.
Perequazione
Alcune novità riguardano il meccanismo di perequazione delle pensioni. In primo luogo il Governo ha dato il via libera ad un decreto legge che anche quest’anno erogherà in anticipo, nel prossimo mese di novembre, la rivalutazione definitiva per l'anno 2023. In pratica i pensionati riceveranno il conguaglio dello 0,8% che spetta per effetto della rivalutazione Istat definitiva pari all'8,1% rispetto alla provvisoria stimata nel 2022 al 7,3%. Anche nel 2024, inoltre, dovrebbe essere confermata la rivalutazione eccezionale delle pensioni minime per gli over-75 (per tutte le minime è già prevista la rivalutazione eccezionale del 2,7%). Il modulo perequativo non subisce comunque modifiche: resta confermata la rivalutazione su fasce complessive di importo con le stesse aliquote del 2023.
Campagna Red
Sempre nel decreto legge si prevede, infine, che il recupero delle prestazioni indebite correlate alla campagna di verifica reddituale dei pensionati relative al periodo d’imposta 2021 e alle verifiche reddituali del personale degli enti di ricerca relative al periodo di imposta 2020 sia avviato entro il 31 dicembre 2024.