Sarà quindi messo da parte il congegno delineato nel disegno di legge D'Uva-Molinari che sanciva un taglio della pensione sulla base dell'età alla decorrenza della pensione. Il criterio era stato bocciato da autorevoli costituzionalisti nelle audizioni tenute nelle scorse settimane in Commissione Lavoro alla Camera che aveva iniziato a vagliare il progetto di legge gialloverde. La maggioranza, quindi, avrebbe cambiato idea con l'obiettivo di mettere al sicuro l'intervento da un possibile intervento demolitore della Consulta. Una scelta prudente e responsabile ma che deve essere ancora messa a punto.
Il contributo potrebbe essere modulato in diversi scaglioni in base al reddito pensionistico. L'ipotesi di partenza è la griglia introdotta dal governo Letta per il triennio 2014-2016 che aveva tre aliquote (6, 12 e 18%), che si applicavano alla parte eccedente gli assegni a partire da 14 volte il minimo fino a 30 volte il minimo. Il contributo come quello del 2014 avrebbe natura temporanea. «Si tratta di intervenire sui trattamenti pensionistici più elevati e renderli più equi in considerazione dei contributi versati» spiega una fonte politica della Lega. La soluzione del contributo di solidarietà lascia comunque sul tavolo l'altra ipotesi, quella di intervenire sull'indicizzazione sul modello, destinato a finire al termine del 2018, adottato dal governo Letta che prevede una riduzione della perequazione delle pensioni di importo più elevato. Un meccanismo occulto che nel lungo termine erode il potere d'acquisto delle pensioni elevate facendo risparmiare allo Stato diversi denari. Complessivamente il Governo punta a racimolare un miliardo di euro nell'arco di tre anni dalle pensioni cd. d'oro per finanziare parte delle altre misure contenute nella Legge di Bilancio, ad iniziare dal Reddito di Cittadinanza; l'obiettivo resta comunque molto ambizioso.