L'obiettivo è garantire un reddito minimo pari a 500 euro al mese (400 euro nel 2016 e nel 2017) senza vincolo di durata a tutti i nuclei familiari (intesi come famiglia che condivide la stessa abitazione) in cui vi sia almeno un componente con più di 55 anni. Con una maggiorazione di 250 euro per ciascun componente adulto (150 euro se il componente ha meno di 14 anni di età) oltre all’ultra55enne. In questo modo ad esempio sarebbe possibile arrivare a 750 euro al mese con due soggetti adulti, a 900 euro al mese nel caso sia presente, oltre ad entrambi i genitori, anche un figlio minore e a 1.050 euro se i figli minori sono due (si veda tabella per ulteriori dettagli).
Il meccanismo pensato da Boeri, che prende il nome di Sostegno di Inclusione Attiva per gli ultracinquantacinquenni (SIA55), funziona in modo simile all'attuale integrazione al trattamento minimo, che oggi interessa le pensioni più basse, integrando, per l'appunto, il reddito del nucleo sino al raggiungimento della soglia minima indicata, reddito necessario per la conduzione di una vita dignitosa. Ciò significa che se una famiglia con 2 soggetti adulti, di cui uno con più di 55 anni, avesse una somma dei redditi pari a 500 euro al mese, il Sia55 porterebbe in tasca la restante quota di reddito necessaria a raggiungere i 750 euro al mese (cioè 250 euro in tutto).
Secondo l'Inps si tratterebbe del primo passo verso l’introduzione di "quella rete di assistenza di base, di quel reddito minimo garantito, che oggi manca nel nostro Paese. Al di sopra dei 55 anni è molto difficile trovare un impiego alternativo, dunque si sente molto meno il bisogno di avere un’amministrazione che imponga forme di attivazione ai beneficiari. Al tempo stesso è proprio per via della lunghissima durata della disoccupazione fra gli over 55 rispetto alle altre fasce di età, e dell’allontanamento dell’età della pensione di vecchiaia che la povertà in questa fascia di età è aumentata così tanto durante la recessione".
Lo strumento - ricorda l'Inps - consentirebbe anche di superare un vizio d’origine del sistema contributivo introdotto a partire dalla seconda metà degli anni ’90: quello di non fornire uno zoccolo minimo, integrazioni ai minimi pensionistici, per chi non ha altri redditi e ha accumulato un montante contributivo troppo basso per garantirsi una pensione al di sopra della soglia di povertà.
Per rendere il trasferimento maggiormente in grado di raggiungere le persone con maggiore bisogno di aiuto, e solo loro, l’accesso alla prestazione viene condizionato al soddisfacimento di tre vincoli sul patrimonio. In primo luogo è richiesto che il valore catastale della casa adibita ad abitazione principale, rivalutato ai fini IMU e al netto degli interessi passivi residui sull’eventuale mutuo, non deve essere superiore a 150.000€. La famiglia, inoltre, non deve essere titolare di altri diritti reali di godimento oltre l’unità immobiliare adibita ad abitazione principale. Infine, il valore del patrimonio mobiliare del nucleo familiare, così come definito ai fini Isee, non deve essere superiore all’ammontare massimo equivalente del SIA55 per un totale di tre mensilità. Ad esempio, per una famiglia di 2 componenti adulti, il valore soglia del patrimonio mobiliare non può essere superiore a 3x500x1.5=2.250€.
Un tratto distintivo della proposta dell'Inps è l’attivazione di meccanismi che favoriscono la partecipazione ad iniziative di attivazione lavorativa: l’erogazione del sussidio è condizionata alla stipula di un patto da parte dei membri del nucleo familiare beneficiario con l’amministrazione che eroga il trasferimento, patto finalizzato all’inserimento lavorativo (dal patto sono comunque esenti i soggetti in età pensionabile, gli studenti, gli invalidi, i caregiver e le donne in gravidanza). Al contempo, il reddito aggiuntivo che deriva da un’eventuale nuovo impiego viene conteggiato ai fini dell’assegno del SIA55 solo gradualmente (30% i primi 3 mesi, 60% dal quarto al sesto mese, 80% successivamente per arrivare al 100% dal decimo mese). Questo per non scoraggiare l’accettazione di lavori anche quando questi lavori hanno retribuzioni relativamente basse.
Per ora, come detto, si tratta solo di una proposta presentata dall'Inps per dare una risposta al problema dei disoccupati senior il cui numero è ampiamente cresciuto nel corso degli ultimi anni sia per la crisi economica, che ha travolto centinaia di migliaia di posti di lavoro, sia per il continuo e graduale innalzamento dell'età pensionabile determinato dalla Riforma Fornero. Il Governo però ha deciso di rimandare ancora un riesame della normativa.