Pensioni

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Le pensioni ricomprese tra i 2300 e i 2800 euro lordi al mese nel 2011 potrebbero avere un saldo negativo rispetto agli attuali importi liquidati.

Kamsin Il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni (Dl 65/2015) inizierà dalla Camera il percorso per la conversione in legge che dovrà avvenire, a pena di decadenza, entro il 20 luglio.  Il provvedimento governativo, com'è noto, interviene sul comma 25 dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011 introducendo, retroattivamente, un diverso sistema di indicizzazione degli assegni superiori a 3 volte il trattamento minimo inps e sino a 6 volte il minimo. La misura si è resa necessaria per rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale 70/2015 con la quale la Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco totale dell'indicizzazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo inps nel biennio 2012-2013.

I pensionati interessati dalla misura sono coloro che avevano un assegno, a carico della previdenza obbligatoria, ricompreso tra i 1405 euro e i 2.810 euro lordi al 31 dicembre 2011 (con fascia di garanzia sino a 2.818 euro). Questi assegni infatti nel biennio 2012-2013 non hanno ottenuto alcuna rivalutazione e si sono trascinati una perdita nel corso degli anni.

Nello specifico il provvedimento riconosce per il biennio 2012-2013 una rivalutazione, sull'intero importo del trattamento, pari al 100% sugli assegni sino a 3 volte il minimo (confermando sostanzialmente la normativa in vigore); al 40% sino a 4 volte il trattamento minimo; al 20% sino a 5 volte il minimo e del 10% sino a 6 volte il minimo. Non è corrisposta alcuna rivalutazione per gli importi superiori a 6 volte il minimo. Nel biennio 2014-2015 la rivalutazione di tali trattamenti passa al 20% di quella riconosciuta nel biennio precedente per tutte le fasce sopra menzionate (cioè da 3 a 6 volte il minimo) e dal 1° gennaio 2016 la rivalutazione sale al 50% di quella riconosciuta nel biennio 2012-2013.

A partire dal 2014 e fino al 2016 questo sistema di calcolo, che andrà a sostituire il sistema introdotto dal governo Letta, ridurrà praticamente a zero l'indicizzazione in modo da contenere (per non dire annullare) l'aumento mensile dovuto alla perequazione 2012 e 2013. L'obiettivo del governo, infatti, è di garantire entro il 2016 il medesimo importo lordo di pensione erogato attualmente senza riconoscere un aumento strutturale (se non in misura minima) dell'assegno nel tempo (qui è possibile simulare gli effetti sugli assegni).

Questo obiettivo, se sostanzialmente viene centrato per gli assegni piu' bassi, rischia però di danneggiare i pensionati con trattamenti ricompresi tra 5 e 6 volte il minimo che potrebbero addirittura vedersi corrispondere, dopo il piccolo ristoro sul biennio 2012-2013, un importo minore rispetto a quanto erogato attualmente. Per questi pensionati sarebbe utile inserire, in sede di conversione in legge del provvedimento, una regola secondo la quale l'importo ricalcolato con le nuove regole non possa essere inferiore a quanto attualmente erogato. Dal 2017 la rivalutazione di tali trattamenti tornerà poi ancorata alle regole generali che potrebbero essere riviste anche in senso piu' favorevole.

Nel provvedimento ci sono anche altre misure sul sistema previdenziale. La data di pagamento di tutte le prestazioni previdenziali viene spostata al primo di ogni mese a partire dal 1° giugno; si sterilizzano gli effetti negativi dell'andamento quinquennale del Pil (il cd. tasso di capitalizzazione) sul montante contributivo; si rifinanzia di un miliardo il Fondo Sociale per l'Occupazione per garantire gli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2015 e i contratti di solidarietà.

Documenti: decreto legge 65/2015

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Zedde

Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti: pronti a concedere maggiore flessibilità in uscita a partire dalla prossima legge di stabilità. Sono le aziende che, in primis, ci chiedono la staffetta generazionale.

Kamsin "In quattro mesi c'è stato un significativo incremento dei contratti a tempo indeterminato mentre si sono ridotte le tipologie di lavoro precario. Un fatto positivo perché la precarietà crea svantaggi non solo alle persone, ma a tutto il sistema economico". Lo afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un'intervista al Corriere della Sera.

"Premesso che i nuovi contratti a tempo indeterminato garantiscono tutte le tutele che i contratti precari non prevedono, sette punti sono già un grande passo in avanti - prosegue -. Credo che arrivare entro l'anno al 25% dei contratti a tempo indeterminato sarebbe un ottimo risultato. Significherebbe un contratto stabile ogni quattro attivati. Prima era uno su sei". Quanto al Jobs Act, "sono già attivi i nuovi ammortizzatori per chi perde il lavoro, che durano più a lungo e coprono più persone. Dopo i 4 decreti legislativi gia' approvati, il governo varerà entro i primi di giugno altri 4 decreti, completando così l'attuazione del Jobs act. Uno riguarderà l'Agenzia unica sulle ispezioni, perché non è possibile che un'azienda subisca, magari in momenti diversi, i controlli degli ispettori del ministero, di quelli dell'Inps e di quelli dell'Inail. Un altro decreto avrà come obiettivo l'universalizzazione degli ammortizzatori sociali. A regime vorremmo estendere i sostegni ai lavoratori delle imprese con almeno 5 dipendenti".

Sul tema delle pensioni, "la flessibilità in uscita è importante non solo per rimuovere alcuni elementi di rigidità del sistema previdenziale, ma anche per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in questi ultimi anni oggettivamente limitato anche dall'allungamento dell'età pensionabile - sottolinea il ministro -. Sono le stesse aziende che ci richiedono questa sorta di staffetta generazionale. Quanto alle proposte ne parleremo a settembre con la legge di Stabilità, in base alle risorse disponibili".

Per Poletti "la lotta alla povertà è una priorità, perché con la crisi le diseguaglianze sono aumentate. Metteremo a disposizione tutte le risorse del ministero più i fondi dei piani europei per l'inclusione, ma so già che non basteranno. Su questo dovremo concentrare gli sforzi nella legge di Stabilità".

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Zedde

I Comitati degli esodati chiedono un rapido sblocco dell'approvazione della settima salvaguardia, un provvedimento che consentirebbe di estendere il vecchio regime previdenziale nei confronti di ulteriori migliaia di lavoratori bloccati dalla Riforma Fornero

Kamsin Scenderanno in piazza giovedì prossimo sotto la sede dell'Inps per chiedere una celere approvazione della settima salvaguardia, le due proposte di legge presentate lo scorso mese di Aprile dalla minoranza dem e dalla Lega Nord alla Camera per estendere le tutele offerte dalla legge 147/2014.

«Esclusi dalle 6 salvaguardie finora approvate - ricorda un comunicato diffuso dalla Rete - restano almeno 49.500 cittadini, come certificato dal Governo e comunicato dal Sottosegretario Bobba in Parlamento lo scorso ottobre in risposta  ad interrogazione parlamentare n. 5-03439 dell’On. Gnecchi».

I rappresentati dei Comitati intendono riportare al centro dell'attenzione del Governo il problema dei lavoratori esodati dopo la sentenza della Consulta sul blocco biennale dell'indicizzazione delle pensioni e della recente apertura del Governo verso l'introduzione delle pensioni flessibili e del reddito minimo per gli ultra 55enni. Tali provvedimenti, per quanto urgenti, non devono pregiudicare l'iter legislativo delle salvaguardie per chiudere i "danni" determinati dalla legge Fornero del Dicembre 2011 nei confronti di quei lavoratori che, all'epoca, avevano già siglato accordi che prevedevano la cessazione del rapporto entro pochi anni.

«Stante il blocco dei lavori inerenti le due proposte di legge per una settima salvaguardia depositate in Commissione Lavoro della Camera - ricordano -, la cui “calendarizzazione” è impedita  dall’irragionevole ritardo dell’INPS nelle verifiche tecniche atte a quantificare e rendicontare i risparmi certi realizzati nei sei provvedimenti finora attuati e  che per legge devono essere adoperati per nuovi interventi di salvaguardia, la Rete dei Comitati ha deciso di indire una nuova manifestazione per giovedì 28 maggio, che inizierà il mattino davanti alla sede dell’INPS e proseguirà nel pomeriggio davanti ad altre sedi istituzionali e di quotidiani nazionali».

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L'Inps conferma che dal primo giugno tutti i trattamenti pensionistici erogati dall'istituto saranno pagati il primo giorno bancabile di ciascun mese.

Kamsin Dal 1° giugno tutti i pensionati vedranno spostarsi al primo giorno di ciascun mese la data di liquidazione delle prestazioni previdenziali. Lo comunica ufficialmente l'Inps con il messaggio 3519/2015 con il quale l'istituto coordina le novità introdotte di recente dal decreto legge 65/2015.

L’articolo 6 del decreto legge 21 maggio 2015, n. 65 ha stabilito, infatti, che “a decorrere dal 1º giugno 2015, al fine di razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'INPS, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate  agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell'INAIL sono posti in pagamento il primo giorno di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico mandato di pagamento ove non esistano cause ostative, eccezion fatta per il mese di  gennaio  2016 in cui il pagamento avviene il secondo giorno bancabile. A decorrere dall'anno 2017, detti pagamenti sono effettuati il secondo giorno bancabile di ciascun mese".

L'isituto precisa pertanto che a decorrere dalla mensilità di giugno 2015, viene unificata al primo giorno del mese la data di pagamento per tutte le gestioni dell’Istituto, anticipando i pagamenti anche dei trattamenti pensionistici delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti che erano effettuati il 10 del mese, e delle gestioni pubbliche che erano effettuati il 16 del mese. La novità, quindi, interesserà anche i titolari delle prestazioni pagate in via "inframensile" che vedranno, nei fatti, allineata la data di pagamento del rateo a quella vigente nelle gestioni Inps dei lavoratori dipendenti. L'effetto armonizzazione è di non poco conto.

A partire dal 1° luglio, poi, i titolari di piu' trattamenti pensionistici facenti carico a gestioni private, gestioni pubbliche e gestioni spettacolo e sport riceveranno un pagamento unico, sempre al primo di ogni mese, comprendente tutti i trattamenti corrisposti dall'Inps. Ad esempio, quindi, una pensione diretta a carico della gestione Inps sarà pagata assieme ad eventuali ulteriori trattamenti erogati dall'Inps ad altro titolo nei confronti dello stesso beneficiario da altre gestioni (es. pensione di reversibilità).

Nel caso in cui il giorno 1 cada in giorno festivo o non bancabile, il pagamento viene posticipato al primo giorno bancabile successivo. Il pagamento al giorno 1° sarà effettuato sia per le pensioni in pagamento in Italia che per le pensioni in pagamento all’estero, ferma restando la cadenza bimestrale con pagamento posticipato per le pensioni delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti corrisposte a beneficiari residenti all’estero. Per le pensioni in pagamento all’estero è stata parificata la sola data di pagamento, in attesa di completare a breve l’unificazione del processo di pagamento delle pensioni estere delle gestioni  pubbliche, dello spettacolo e degli sportivi.

Documenti: Messaggio inps 3519/2015

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Zedde

"Ora speriamo di passare ai fatti. Anche perche’ lo stesso Premier Renzi ha ammesso la necessita’ di correggere la legge Monti introducendo un criterio di flessibilita’ nel sistema previdenziale".

Kamsin La mia proposta di legge, che Salvini vuole sostenere, che consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione a partire dai 62 anni, con 35 di contributi e con l’8% massimo di penalizzazione, e’ attualmente all’esame della Commissione lavoro della Camera.” Lo dichiara in una nota il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano.” 

“Il 3 giugno prossimo – prosegue – avremo in audizione il ministro Poletti e successivamente il Presidente dell’Inps Boeri e le parti sociali. Se si registrasse una convergenza sull’obiettivo sarebbe piu’ facile trovare nella legge di Stabilita’ la soluzione, coperture finanziarie comprese. Dalle dichiarazioni di Salvini speriamo di passare ai fatti, anche perche’ lo stesso Premier Renzi ha ammesso la necessita’ di correggere la legge Monti introducendo un criterio di flessibilita’ nel sistema previdenziale. Noi siamo pronti” ha concluso Damiano.

Il provvedimento promosso da Damiano-Baretta consentirebbe l'accesso alla pensione, per i lavoratori dipendenti, autonomi e del pubblico impiego, al perfezionamento di un'età pari a 62 anni in presenza di almeno 35 anni di contributi con un taglio dell'assegno di circa l'8%. E' prevista anche un'uscita anticipata a 41 anni di contributi e senza decurtazioni, una norma che dovrebbe aiutare il pensionamento dei cd. lavoratori precoci (cioè coloro che hanno iniziato a lavorare in età molto giovani). Tra le altre misure che potrebbero entrare nel provvedimento c'è un aumento piu' graduale dell'età per il pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici (con l'attenuazione dello "scalone fornero"), una revisione delle norme relative all'adeguamento della stima di vita, una piu' agevole "riunificazione" dei contributi sparsi in diverse gestioni previdenziali.  

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Il testo del disegno di legge preparato Damiano e da Baretta prevede un'uscita dal lavoro anticipata di 4 anni ma lasciando nelle casse dell'erario alcuni denari.

Kamsin Il Governo e l'Inps stanno continuando a studiare i meccanismi per introdurre una qualche forma di flessibilità in uscita a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. L'ipotesi che sostanzialmente registra i maggiori consensi a livello politico (soprattutto all'interno della maggioranza) è la proposta Damiano-Baretta che prevede uscite a partire da 62 anni e 35 di contributi con penalizzazioni man mano decrescenti a partire da una soglia pari all'8% (vedi pensionamenti flessibili per ulteriori dettagli).

Il meccanismo mira sostanzialmente a concedere un anticipo di almeno 4 anni rispetto agli attuali requisiti previsti per il trattamento di vecchiaia agevolando in questo modo la cd. staffetta generazionale. Secondo fonti vicine all'esecutivo il Governo potrebbe accettare questo schema di massima aumentando però la penalità di un ulteriore 3% per far quadrare i conti. In tal modo chi uscirà a 62 anni e 35 anni potrebbe "beccarsi" una decurtazione non piu' dell'8% bensì dell'11%.

C'è poi un'altra condizione: l'importo dell'assegno così decurtato non potrà risultare inferiore a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale. Vale a dire che il rateo dovrà essere superiore almeno a 672 euro lordi al mese.

Per quanto riguarda la decurtazione nella proposta si precisa che questa interesserà comunque le sole quote retributive dell'assegno e quindi intaccherà maggiormente l'importo della rendita dei lavoratori anziani rispetto a quelli piu' giovani (che, com'è noto, hanno una minore parte dell'assegno determinato con il calcolo retributivo). La penalità risulterebbe pertanto assente nei confronti dei lavoratori il cui primo accredito contributivo è successivo al 31 dicembre 1995: costoro hanno infatti l'intero assegno determinato con il sistema contributivo e quindi sostanzialmente non potrà darsi l'applicazione della penalità in parola. 

L'altra ipotesi pur sul tavolo dell'esecutivo, quella del ricalcolo tutto con il contributivo, riscontra una maggiore divisione a livello politico. Fonti di Governo fanno tuttavia osservare come tale ipotesi, oltre a comportare minori oneri per le casse pubbliche, sarebbe piu' equa in quanto legherebbe l'importo dell'assegno alla reale consistenza dei contributi versati. Gli assegni in questo caso, però, si ridurrebbero di un importo maggiore rispetto a quanto indicato da Damiano-Baretta. 

Il confronto si riattiverà comunque a giugno, dopo le elezioni regionali. Entro la fine del prossimo mese infatti l'Inps presenterà la propria proposta per la flessibilità in uscita e per introdurre un ammortizzatore sociale per gli ultra 55enni senza lavoro. In parallelo la Commissione Lavoro della Camera continuerà l'esame delle proposte sulla flessibilità in uscita a cui si dovranno aggiungere i disegni di legge depositati lo scorso mese di Aprile sulla settima salvaguardia dal Partito Democratico e dalla Lega Nord.

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