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Opzione Donna, il Comitato Avvia la Class Action al Tar
Finirà davanti al Tar del Lazio, con una class action il nodo dell'«opzione donna». Si tratta della possibilità concessa dalla legge 243 del 2004 per le donne con almeno 57 anni d'età e 35 anni di contributi di andare in pensione ma con l'assegno calcolato con il sistema contributivo.
Kamsin Parte la class action per ottenere la pensione a 57 anni. Il Comitato guidato da Daniella Maroni ha dato ufficialmente il via libera alla raccolta delle firme per la promozione del ricorso innanzi al Tar del Lazio contro l'Inps volto ad ottenere la revoca o la modifica delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 che impediscono alle lavoratrici che maturano i requisiti nel 2015 di accedere alla cd. opzione donna.
L'Inps è intervenuta il 2 dicembre scorso con un messaggio interno ai propri uffici (messaggio inps 9304/2014) con il quale ha riaperto i termini per la domanda in attesa di ricevere istruzioni dai ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), che non risulta siano ancora arrivate. In sostanza gli sportelli lnps devono continuare ad accettare le domande anche nel 2015, ma non si sa se esse poi verranno accolte. Il comitato opzione donna ha ritenuto insufficiente il messaggio Inps e ha quindi deciso di avviare il ricorso collettivo, che, una volta raccolte tutte le adesioni, sarà depositato al Tribunale amministrativo del Lazio.
Per l'avvio dell'azione giudiziaria, guidata dagli avvocati Maestri e Sacco, è richiesto il raggiungimento di un numero minimo di adesioni pari a 200 ricorrenti ed il pagamento di un contributo di 300 euro (quota che ricomprende tutte le tasse e le spese). Il contributo - scrivono dal Comitato - dovrà essere versata esclusivamente a mezzo bonifico sul conto corrente dedicato alla class action di cui saranno comunicate le coordinate a partire dal 16 febbraio.
Per partecipare le aderenti devono altresì stampare ed inviare agli avvocati che seguono la causa un mandato difensivo (un fac-simile è qui disponibile). La firma del mandato deve essere autenticata, precisano dal Comitato, innanzi al pubblico ufficiale dell'anagrafe del Comune di residenza, ad un notaio, o presso gli studi degli avvocati Sacco e Maestri. Il mandato originale deve essere quindi spedito ai legali per posta o consegnato agli avvocati in occasione della sottoscrizione. I legali hanno dato disponibilità anche ad organizzare trasferte in altre città per raccogliere le adesioni delle lavoratrici che non riuscissero ad ottenere l'autenticazione della firma presso il Comune o presso un notaio.
Al mandato occorre sempre allegare una fotocopia della carta di identità, del codice fiscale e della distinta del bonifico effettuato (anche quando viene consegnato personalmente presso lo studio dei legali).
I tempi del ricorso. L'obiettivo del Comitato è di raggiungere la soglia minima di adesioni e di notificare e depositare il ricorso collettivo entro il 31 Marzo 2015 presso il Tar del Lazio. Una volta depositato il ricorso, il TAR dovrà fissare l'udienza d'ufficio in una data compresa tra il 90mo e il 120mo giorno dal deposito. Pertanto, ricordano dal Comitato, già entro l'estate il Tar potrebbe, se non ci saranno intoppi, esprimersi sul ricorso.
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Zedde
Pensioni, la stima di vita allontana la pensione anche per i salvaguardati
L'aumento della stima di vita interesserà anche quei lavoratori che, in virtu' di speciali disposizioni di legge, mantengono tutt'oggi in vigore le regole di pensionamento antecedenti alla Riforma Fornero.
Kamsin Il recente Decreto 16 Dicembre 2014 ha ufficialmente fissato in 4 mesi l'incremento dell'età pensionabile nel triennio 2016-2018. E' così dal prossimo 1° gennaio 2016 si dovrà lavorare 4 mesi in piu' di quest'anno. Almeno. L'incremento tuttavia non interessa solo i lavoratori che accedono alla pensione con le regole individuate dalla Riforma Fornero del 2011 ma anche quei lavoratori che, sulla base di specifici provvedimenti legislativi possono continuare a godere delle regole ante-Fornero.
Si tratta dei 170mila esodati salvaguardati, soggetti per i quali il legislatore ha approvato ben sei provvedimenti legislativi ad hoc per dargli la pensione con le precedenti regole, l'ultimo con la legge 147/2014. Restando, eccezionalmente, in vigore nei loro confronti la disciplina ante-fornero appare utile riassumere le regole di pensionamento.
La maggior parte dei lavoratori salvaguardati consegue la pensione attraverso la pensione di anzianità con il sistema delle quote o con i vecchi 40 anni di contributi.
Pensione Anzianità con Quote - Ebbene, come si evince dalle tabelle, se sino al 31 Dicembre 2015 questi lavoratori possono accedere con 61 anni e 3 mesi di età unitamente al quorum 97,3 (con almeno 35 anni di contributi), dal 2016 serviranno 61 anni e 7 mesi di età unitamente ad quorum di 97,6 (e sempre un minimo di 35 anni di contributi). Va peggio per gli autonomi per i quali si passa da 62 anni e 3 mesi a 62 anni e 7 mesi ed un quorum di 98,6.
Per questi lavoratori restano sempre in vigore le finestre mobili di 12 mesi per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi.
Pensione Anzianità con 40 anni - L'adeguamento, invece, non interessa coloro che accedono alla pensione di anzianità indipendentemente dall'età anagrafica, cioè con i vecchi 40 anni di contributi. Come indicato nel messaggio inps 20600/2012 il requisito contributivo in parola non si adegua alla speranza di vita e, pertanto, nulla cambia rispetto al triennio 2013-2015. Per questi lavoratori restano tuttavia in vigore finestre mobili un pò piu' lunghe: 15 mesi per i dipendenti e 21 per gli autonomi.
Pensione Vecchiaia - In via residuale si riassumono anche i requisiti per la pensione di vecchiaia. Sino al 31 Dicembre 2015 per i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego bastano 65 anni e 3 mesi di età. Dal 2016 il requisito anagrafico passa a 65 anni e 7 mesi. Piu' ripido invece l'incremento per le lavoratrici private. Secondo la vecchia normativa sino al 31 Dicembre 2014 bastavano 60 anni e 4 mesi che diventano, per effetto della legge 111/2011, 60 anni e 6 mesi dal 1° gennaio 2015 e schizzano, considerando anche la stima di vita di 4 mesi, a 61 anni e 1 mese dal 1° gennaio 2016.
Anche in tale ipotesi restano le finestre mobili di 12 mesi per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi.
I salvaguardati interessati. L'adeguamento tuttavia interesserà concretamente solo i lavoratori nei profili di tutela che non prevedono il termine di decorrenza della prestazione del 6 gennaio 2016 (legge 147/2014) ai fini della fruizione della salvaguardia. Si pensi soprattutto ai lavoratori nei fondi di solidarietà di settore o a coloro in mobilità. Negli altri profili (es. prosecutori volontari, cessati dal servizio, in congedo, eccetera), invece, per centrare la decorrenza del 6 gennaio 2016 è necessario che i requisiti anagrafici siano perfezionati entro il 31 Dicembre 2014, prima dello scatto dell'ADV. Nei loro confronti, quindi, la stima di vita non può produrre effetti.
Seguifb
Zedde
Inps, Cisl: Boeri interlocutore autorevole per riformare la Previdenza
"Sarà interlocutore autorevole del sindacato sui temi della previdenza, della tutela delle prestazioni sociali ed assistenziali dei lavoratori e dei pensionati italiani" sottolinea il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan
Kamsin Congratulazioni e auguri di buon lavoro al professore Tito Boeri, che si e' insediato in questo giorni alla Presidenza dell'Inps". Lo sottolinea il Segretario Generale della Cisl. Annamaria Furlan.
" Il professore Tito Boeri, non solo per la sua riconosciuta competenza in materia economica, ma anche per il suo bagaglio culturale e le sue doti professionali, sarà certamente per la Cisl e per tutto il sindacato un interlocutore autorevole sui temi della previdenza, della tutela delle prestazioni sociali ed assistenziali dei lavoratori e dei pensionati italiani, nel quadro di una riforma equilibrata della governance che salvaguardi il ruolo di indirizzo e controllo delle parti sociali negli istituti di previdenza del nostro paese".
Nel frattempo da domani, scaduta anche la prorogatio, l'lnps è senza direttore generale. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha infatti sciolto il nodo circa la conferma dell'attuale capo della tecno-struttura, Mauro Nori, oppure la scelta di un altro manager. Formalmente si aspetta la proposta del nuovo presidente, Tito Boeri. ln realtà, valutazioni sono in corso tra Palazzo Cingi e il Lavoro. Si è sbloccata, invece, l'altra nomina, quella del direttore generale dell'inail Giuseppe Lucibello, che è stato confermato, ma con una sorta di clausola di dissolvenza legata alla riforma della governance allo studio sia per Inps sia per Inail.
seguifb
Zedde
Pensioni, Damiano: è un errore non inserire modifiche nel milleproroghe
Se il Governo non blocca l’aumento dei contributi previdenziali delle Partite Iva, in attesa della riforma piu’ complessiva del settore promessa da Renzi, compie un errore nei confronti di questi lavoratori autonomi, la gran parte dei quali e’ costituito da giovani”. Kamsin Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.
“Nel dicembre 2014 – spiega Damiano – si sono aperte oltre 76.000 nuove partite IVA, con un balzo del 200% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un exploit dovuto alla scelta di mantenere il vecchio regime dei minimi, piu’ favorevole rispetto a quanto stabilito dall’attuale Governo. Una risposta chiara e inequivocabile che viene da questi lavoratori e che l’Esecutivo deve ascoltare”.
“Il Premier – continua il presidente della Commissione Lavoro – scelga la strada della saggezza e dia un segnale immediato accogliendo gli emendamenti presentati da tutti i partiti al Milleproroghe che si propongono di bloccare, intanto, l’attuale aliquota previdenziale al 27%”. “Il Governo pare intenzionato a prorogare per un anno, agli under 35, il vecchio regime che prevedeva una aliquota del 5%: un segnale, ma ancora troppo timido e che per questo deve essere accompagnato dal blocco dei contributi”, conclude Cesare Damiano.
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Bonus Assunzioni 2015, ecco le regole per fruire del beneficio
Lo sgravio contributivo fino ad 8mila euro l'anno riguarda tutti i nuovi assunti con contratti a tempo indeterminato tra il 1° gennaio ed il 31 Dicembre 2015. Ammessi anche i soggetti non imprenditori.
Kamsin L'Inps ha diramato con la Circolare 17/2015 le istruzioni per ottenere i benefici relativi alle assunzioni a tempo indeterminato di cui alla legge 190/2014. Il beneficio, ricorda l'Inps, si applica a tutti i datori di lavoro privati e, in questo ambito, ancorché con misure, condizioni e modalità di finanziamento specifiche,anche ai datori di lavoro agricoli. Ai fini del diritto all'esonero, non assume rilevanza la sussistenza della natura imprenditoriale in capo al datore di lavoro, pertanto il beneficio e esteso anche ai soggetti non imprenditori ( ad esempio associazioni culturali, politiche, sindacali o di volontariato, studi professionali).
I rapporti di lavoro interessati. L'esonero contributivo riguarda tutti i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, anche se part-time, con l'eccezione dei contratti di apprendistato e di lavoro domestico. Nelle tipologie contrattuali incentivate rientra anche il lavoro ripartito a tempo indeterminato (job sharing), purché le condizioni per l'applicazione siano possedute da ambedue i lavoratori coinvolti. Le nuove norme valgono anche per assumere personale con qualifica dirigenziale e per le assunzioni a tempo indeterminato a scopo di somministrazione. Ancora, è possibile fruire del bonus per i rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato instaurati dalle cooperative di produzione e lavoro (legge 112/2001).
Da segnalare, inoltre, che si potranno assumere a tempo indeterminato o stabilizzare anche lavoratori già occupati in azienda con contratti a termine. L'Inps ha chiarito, infatti, che può fruire dell'esonero contributivo il datore di lavoro privato, che adempie all'obbligo (previsto dall'articolo 5, comma 4quater del Dlgs 368/2001), di dare precedenza, nell'assunzione a tempo indeterminato, al lavoratore con il quale, nei 12 mesi precedenti, ha avuto uno o più rapporti di lavoro a termine per un periodo complessivo di attività superiore a sei mesi. Lo stesso vale per i casi di trasformazione di un rapporto di lavoro a termine in un rapporto a tempo indeterminato. In ogni caso, l'incentivo può ritenersi valido anche nel caso dell'assunzione di lavoratori disabili.
Restano esclusi dal beneficio i contratti di apprendistato e i contratti di lavoro domestico. Parimenti sono esclusi dal bonus quei lavoratori che, nei sei mesi precedenti l'assunzione, erano occupati, presso qualsiasi datore di lavoro, con contratto a tempo indeterminato. Da segnalare, inoltre, che non possono fruire del bonus quei lavoratori che, nei tre mesi dal 1° ottobre al 31 dicembre 2014, hanno avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il datore di lavoro che chiede l'incentivo (o con società da questi controllate o facenti capo allo stesso datore anche per interposta persona) così come quei lavoratori che hanno avuto un precedente rapporto di lavoro agevolato, in base alla legge di stabilità 2015, con lo stesso datore di lavoro
Il Bonus. L'esonero contributivo consiste, per il datore di lavoro, nella possibilità di non versare i contributi (sia l'aliquota Ivs al Fondo pensioni sia le aliquote minori) fino a un tetto massimo di 8.060 euro all'anno e riguarda le nuove assunzioni effettuate dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015. La durata del bonus è di 36 mesi dalla data di assunzione. Per i rapporti di lavoro part-time, la misura della soglia massima va adeguata in diminuzione in base alla durata dell'orario ridotto di lavoro, in rapporto a quella ordinaria stabilita dalla legge o dai contratti collettivi.
Per la gestione del bonus l'Inps ha deciso di adottare un particolare criterio, introducendo un contatore mensile che aumenta progressivamente. Infatti, per agevolare l'applicazione dell'incentivo, la soglia massima di esonero contributivo è riferita al periodo di paga mensile ed è pari a 671,66 euro (8.060/12) e, per rapporti di lavoro instaurati o risolti nel corso del mese, la soglia va riproporzionata assumendo come riferimento la misura di 22,08 euro (8.060/365 giorni) per ogni giorno di fruizione dell'esonero contributivo.
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Esodati / Sesta Salvaguardia, cessazioni al Miur entro il 2 marzo
Una nota del ministero dell'Istruzione e della Ricerca comunica le modalità di presentazione delle domande di cessazione dal servizio per il personale docente destinatario della sesta salvaguardia.
Kamsin Il Miur ha sciolto questa settimana la riserva circa il termine per la presentazione delle domande di cessazione dal servizio da parte del personale docente e Ata della scuola che aveva presentato domanda alla DTL per l'inserimento nella cd. sesta salvaguardia in quanto fruitore dei permessi e dei congedi per l'assistenza ai disabili nel corso del 2011.
Come si ricorderà il Miur aveva rimandato ad ulteriori istruzioni la presentazione della domanda di cessazione (la data standard era il 17 Gennaio 2014). Ebbene la nota 4441 del 9 febbraio 2015 del Miur ha indicato che il personale in parola che ha ricevuto dall'Inps comunicazione di poter beneficiare delle previgenti regole pensionistiche potrà presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 2 marzo 2015. Gli interessati possono presentare domanda di cessazione dal servizio in modalità cartacea utilizzando l'allegato diffuso con la nota; i docenti saranno collocati in pensione dal 1° Settembre 2015 previa presentazione della domanda di pensione all'Inps.
I destinatari. Si tratta, come è noto, del personale che ha maturato un diritto a pensione (di anzianità), con le vecchie regole, entro il 31 Dicembre 2014 (cioè con i 40 anni di contributi oppure con la quota 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi) ed è risultato (o risulterà) incluso nella graduatoria stilata dall'Inps in funzione della data di maturazione del diritto a pensione.
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Partite Iva, piu' vicina la revisione della stretta sui minimi
Molti parlamentari sia di maggioranza che di opposizione chiedono al Governo di mantenere gli impegni assunti dal presidente del Consiglio e di intervenire.
Kamsin Settimane chiave per la soluzione della stangata sulle partite Iva arrivata con la legge di stabilità con l'anno nuovo. Il provvedimento che ha elevato dal 5% al 15% l'aliquota forfettaria per il regime agevolato «dei minimi» riducendo il tetto di fatturato per l'accesso al meccanismo da 30 mila a 15 mila euro è stata una vera batosta per centinaia di migliaia di professionisti che si affacciano sul mercato quest'anno.
I relatori al decreto milleproroghe hanno annunciato la presentazione di alcuni emendamenti al provvedimento all'esame della Camera dei Deputati. I relatori Marchi e Sisto hanno avvertito che sul versante fiscale si sia ragionando su due ipotesi di aggiustamento: «O prorogare la normativa precedente o consentire la scelta» tra vecchio regime (al 5%) e il nuovo (al 15% ma senza limiti, né di durata né di età).
Caccia anche alle risorse per evitare o almeno limitare l'aumento dei contributi per professionisti e freelance iscritti alla gestione separata Inps. Servono non meno di 180 milioni di euro per riuscire a coprire il congelamento del rincaro dal 27% al 30% (a cui va aggiunto lo 0,72% di quota maternità). Alla fine potrebbe anche spuntare una situazione di compromesso, che consentirebbe non di impedire del tutto l'aumento ma almeno di contenerlo in un solo punto percentuale. In realtà, non bisogna dimenticare che la progressività dei rincari dovrebbe portare a raggiungere addirittura quota 33% nel 2018.
Tra le altre misure che potrebbero vedere la luce nel milleproroghe c'è la riapertura dei termini per il pagamento rateale dei debiti con Equitalia: il piano di rientro rateale potrà durare fino a 72 mesi e essere chiesto fino a luglio 2015 da tutti i contribuenti decaduti entro fine 2014. Sempre i relatori hanno annunciato un emendamento per la proroga di tre mesi degli sfratti. Ma è subito intervenuto il Ministro Lupi che ha chiarito: «Nessuna proroga o miniproroga degli sfratti. Si sta studiando una norma che tuteli i nuclei familiari che rientrano in quei casi di sfratto per fine locazione di particolari categorie di inquilini».
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Zedde
Pensioni, Il Censis lancia l'allarme sugli assegni
A causa del sistema contributivo circa il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti.
Kamsin La 'generazione mille euro' avrà ancora meno a fine carriera. Oggi il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile fino a mille euro. E in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis.
Il Censis stima che il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti, considerando l'abbassamento dei tassi di sostituzione.
E la previsione riguarda i più 'fortunati', cioè i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. Poi ci sono 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Se continua così, sottolinea il Censis, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani.
Dall'indagine emerge inoltre che solo il 35% degli italiani ha paura di invecchiare: il 15% combatte gli effetti dell'invecchiamento e il 20% si rassegna. Il 65% invece non teme l'invecchiamento: perché lo considera un fatto naturale (53%) o perché pensa che invecchiando si migliora (12%).
A far paura è la perdita di autonomia. Pensando alla propria vecchiaia, il 43% degli italiani giovani e adulti teme l'insorgere di malattie, il 41% la non autosufficienza. E il 54% degli anziani fa coincidere la soglia di accesso alla vecchiaia proprio con la perdita dell'autosufficienza, il 29% con la morte del coniuge e il 24% con il pensionamento.
La fragilità legata all'invecchiamento terrorizza i giovani. Pensando a quando saranno anziani e bisognosi di cure, il 32% di giovani e adulti si preoccupa perché non sa bene che cosa accadrà, il 22% è incerto e disorientato, e solo il 16% si sente tranquillo, perché si sta preparando a quel momento con risparmi e polizze assicurative, o semplicemente conta sul supporto della propria famiglia.
In casa propria, accuditi dai familiari o da una badante: è questo oggi il modello di assistenza agli anziani non autosufficienti, sottolinea il Censis nella ricerca. Le badanti sono più di 700.000 (di cui 361.500 regolarmente registrate presso l'Inps con almeno un contributo versato nell'anno) e costano 9 miliardi di euro all'anno alle famiglie. Finora il modello ha funzionato, per il futuro però potrebbe non essere più così.
Sono 120.000 le persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche. Il 78% degli italiani pensa che sta crescendo la pressione delle badanti per avere stipendi più alti e maggiori tutele, con un conseguente rialzo dei costi a carico delle famiglie. Per tanti l'impegno economico diventa insostenibile: 333.000 famiglie hanno utilizzato tutti i risparmi per pagare l'assistenza a un anziano non autosufficiente, 190.000 famiglie hanno dovuto vendere l'abitazione (spesso la nuda proprietà) per trovare le risorse necessarie, 152.000 famiglie si sono indebitate per pagare l'assistenza.
E sono oltre 909.000 le reti familiari che si 'autotassano' per pagare l'assistenza del familiare non autosufficiente. E anche quando si ricorre alla badante, l'85% degli italiani sottolinea che è comunque necessario un massiccio impegno dei familiari per coprire giorni di riposo, festivi, ferie, e altro.
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Pensioni Scuola, M5S: il Governo prenda misure per le lavoratrici revocate
Il M5S denuncia come le lavoratrici del comparto scuola che hanno fatto causa contro l'abolizione del trattenimento in servizio ancora non siano state reintegrate in servizio dal Miur.
Kamsin "Attendiamo una risposta da parte del Ministro Poletti sulle cd. lavoratrici della scuola collocate in pensione d'ufficio dallo scorso primo settembre per via dell'abolizione del trattenimento in servizio". E' quanto recita un comunicato diffuso ieri da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle.
La vicenda, ricordano i parlamentari Tripiedi e Cominardi, ha comportato l'abolizione della possibilità, per il personale della pubblica amministrazione e quindi anche per il personale della scuola, fra cui gli insegnanti che abbiano compiuto i 65 anni di età, di avvalersi di una proroga biennale del rapporto di lavoro previa istanza da presentare all'amministrazione di appartenenza. L'abrograzione ha travolto, peraltro, anche i provvedimenti di trattenimento già concessi dalle amministrazioni pubbliche, con effetti quindi retroattivi.
Alcuni di questi «revocati» - ricordano dal M5S - hanno proposto azioni giudiziarie, proprio con riferimento alla portata retroattiva della norma, che si presta a profili di incostituzionalità, in quanto incide su un diritto già riconosciuto e determina pregiudizi, anche gravi, di natura patrimoniale e non patrimoniale. È questo il caso di cinque insegnanti di scuole statali che hanno prestato servizio sino al giorno 1o settembre 2014, data in cui sono state costrette al collocamento in pensione, e che proprio per tale motivo hanno intentato ricorso presso il tribunale di Avezzano che ha riconosciuto loro il diritto ad essere riammesse sul posto di lavoro.
Per questa ragione abbiamo chiesto al Ministro del Lavoro, tramite un'interrogazione a risposta scritta presso la Commissione Lavoro delle Camera dei deputati (4-07147) come mai nonostante la sentenza emessa, le insegnanti non sono ancora state riammesse in servizio e se il Governo intende rivedere la propria posizione sul trattenimento in servizio.
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Jobs Act, estese le tutele del contratto di ricollocazione
Non sarà più istituito presso l'Inps, ma presso il ministero del Lavoro, il Fondo per i contratti d ricollocazione, che ha una dote complessiva di 50 milioni per quest'anno e di 20 milioni per il 2016.
Kamsin Il Contratto di ricollocazione sarà esteso verso tutti i disoccupati, e non più solo ai lavoratori licenziati illegittimamente, come prevede lo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri. Sono queste le modifiche concordate dal Governo e dalla Conferenza Stato Regioni, che ieri ha espresso il parere sullo schema di Dlgs di riordino degli ammortizzatori, istitutivo della Naspi (la nuova assicurazione sociale per l'impiego), che passa all'esame della Ragioneria, per andare alle commissioni Lavoro di Camera e Senato per il parere (non vincolante per il governo). Immutato il meccanismo. Il voucher sarà dato al lavoratore a condizione che si ponga a disposizione e cooperi con l'Agenzia per il lavoro (pubblica o privata accreditata), che sarà pagata solo a risultato ottenuto, cioè a ricollocazione avvenuta.
Intanto la commissione lavoro di Montecitorio dovrà esprimersi prima della prossima settimana sul decreto attuativo del nuovo modello di inserimento a tutele crescenti. E, fra le osservazioni e le integrazioni che finiscono nel testo stilato dal presidente e relatore Maurizio Sacconi (Ap), quella più rilevante stabilisce come con riferimento ai licenziamenti collettivi, il governo sia chiamato a valutare «l'opportunità di rivedere il regime sanzionatorio» (fissato nell'articolo 10, in cui si introduce una nuova forma di tutela) mediante il reintegro del posto di lavoro per i dipendenti «in caso di violazione dei criteri previsti dai contratti collettivi».
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