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La Commissione Lavoro del Senato ha completato l’esame, in sede referente, del DDL 1428, meglio noto come “Jobs Act”, ossia il disegno di legge delega attraverso il quale il Governo intende intervenire per la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali.

Kamsin E' iniziato oggi, in Aula al Senato, l'esame del Disegno di legge in materia di lavoro (il cosiddetto Jobs Act), dopo le modifiche apportate al testo in Commissione Lavoro. La partita sul provvedimento è tutt'altro che chiusa in quanto si registra uno scontro all'interno del Partito Democratico sulle misure in tema di licenziabilità del lavoratore e sulle modifiche da apportare all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Al netto delle varie discussioni politiche vediamo quali sono le novità con cui il governo punta a riformare il mercato di lavoro.

Contratti - Prima di tutto ci sarà una modifica sui contratti di lavoro. L'esecutivo punta ad introdurre un contratto a tutele crescenti con il superamento dell'articolo 18 per i neoassunti (la tutela rimarrebbe invece per chi ha già un contratto a tempo indeterminato) o comunque ci saranno forti disincentivi per un suo utilizzo in sede giudiziaria. Prevista la semplificazione delle tante forme di contratti flessibili introdotti dalla Riforma Biagi del 2003. L'intezione è quella di ridurre il numero a quattro-cinque rapporti lavorativi che potranno essere utilizzati dai datori di lavoro. Ci saranno anche diverse semplificazioni con un taglio agli adempimenti per la gestione dei rapporti di lavoro e in materia di sicurezza. L'obiettivo è dimezzare il numero di atti necessari.

Controlli - Con la delega dovrebbe vedere la luce una Agenzia unica per le ispezioni del lavoro che integri i servizi ispettivi di Ministero del lavoro, Inps, Inail e con forme di coordinamento con i servizi ispettivi di Asl e Arpa, e ci sarà una nuova stretta al fenomeno delle dimissioni in bianco e al contrasto del lavoro sommerso.

Ammortizzatori Sociali - L'altra zona calda è quella della Riforma degli ammortizzatori sociali. L'esecutivo vuole infatti concedere tutele uniformi e legate alla storia contributiva del lavoratore in caso di disoccupazione superando l'integrazione salariale e mobilità in deroga. Cambierà la normativa sui servizi e le politiche attive per il lavoro con un riordino degli incentivi per assunzioni e autoimprenditorialità. Un'Agenzia nazionale gestirà servizi per l'impiego, politiche attive e Aspi.

Incentivi - Sarà poi estesa la "maternità" con una indennità di maternità e diritto per le lavoratrici madri parasubordinate all'assistenza anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte dell'azienda. Ci sarà un tax credit come incentivo al lavoro femminile. Arriva poi il compenso orario minimo, applicabile ai rapporti di lavoro subordinato nonché nei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.

Solidarietà - Via libera anche alla facoltà di cessione fra lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro di tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al con tratto in favore del genitore lavoratore di figlio minore che necessita di cure.

Zedde

- Roma, 23 set. - Disco verde dal Parlamento in seduta comune, a quanto si apprende in ambienti parlamentari, mentre e' ancora in corso lo scrutinio ufficiale, per Paola Balducci Pierantonio Zanettin come membri 'laici' del Csm.

Consulta-Csm: su Corte pesa 'nodo' Bruno

I due erano i mancanti al pacchetto necessario perche' sia ricostituito il plenum dell'organo di autogoverno dei magistrati. I voti, sempre a quanto si apprende in attesa della proclamazione ufficiale, sarebbero 525 per Zanettin e 521 per la Balducci.

- Roma, 23 set. - Forza Italia guarda al braccio di ferro tra minoranza Pd e Matteo Renzi, osserva che "Napolitano gli da' manforte, davanti a un pubblico di studenti, scandendo 'anatemi contro conservatorismi, corporativismi e ingiustizie'" e si domanda: "Puo' il Presidente della Repubblica esternare fino a entrare di fatto in una contesa del suo partito di appartenenza?" E' il Mattinale FI a far seguire la risposta all'interrogativo: "Noi ne dubitiamo". "Perche' - incalza la nota politica, redatta dallo staff del gruppo Forza Italia alla Camera dei deputati, intitolata "Napolitano ora difende Renzi, ma eccede nei suoi compiti ed esercita doppiopesismo" - il Capo dello Stato non si comporto' identicamente dinanzi alle riforme modernizzatrici della pubblica amministrazione e della scuola volute dal governo Berlusconi? Ora difende Renzi. Perche' nel 2011 ostacolo' invece, certo in buona fede, la volonta' di Berlusconi di portare al G8 di Cannes un decreto legge che avrebbe tolto ragioni al complotto ordito contro il nostro governo legittimamente eletto? No, due pesi e due misure - e' l'affondo degli 'azzurri' - non vanno bene". Nella medesima nota, il Mattinale FI aggiunge: "Benvenuta sinistra! Bene arrivati, presidenti Renzi e Napolitano dove noi ci eravamo accampati circa dodici anni fa. Logico che noi siamo d'accordo con noi stessi. E accettiamo di votare e sostenere le proposte del governo. Non ci importa se giovano a Renzi, ne' che conseguenze politiche possano avere. Ci interessa che salvino l'Italia, o almeno fermino lo scivolamento inesorabile verso l'abisso". "Constatiamo che esistono ormai due Pd. Uno maggioritario (?) guidato da Renzi. Un altro avversario del primo, e non su questioni marginali, ma sulla stessa idea di che cosa sia diritto inalienabile del lavoratore e che cosa no. Su questo punto Renzi dice di essere disposto ad arrivare a realizzare il suo disegno di riforma del lavoro, con l'abrogazione dell'art. 18, anche 'in modo quasi violento'", si legge ancora. Quando si torna al 'dossier 2011', gli spin doctor FI segnalano che "ci piace notare che a Trani si fa largo, con carte e testi di email che il pm ritiene incontrovertibili, la conclusione che le agenzie di rating si mossero in malafede e con un disegno concertato decisero di declassare l'Italia sulla base di una volonta' punitiva, senza riscontri nei fondamentali economici dell'Italia". "La prima modernizzazione istituzionale e' la trasparenza. Vale per i documenti della Commissione Mitrokhin, che il Presidente Grasso tiene sigillati chissa' perche', e per l'istituzione di una Commissione che per brevita' chiameremo Geithner e che chiarisca gli avvenimenti dell'estate-autunno del 2011, e che portarono alle dimissioni del governo Berlusconi", conclude 'Il Mattinale'. .
- Roma, 23 set. - Il Pd votera' si' scheda bianca alla Corte Costituzionale, oggi, anche se e' chiaro, si sottolinea, che conferma 'in pieno' Luciano Violante come candidato dei Democratici alla Consulta. Il capogruppo Pd a Palazzo Madama, Luigi Zanda, oggi ha interrotto l'assemblea del gruppo, secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari, per sottolineare l'assoluta urgenza di completare il plenum del Csm e per evidenziare il pericolo che la sovrapposizione delle votazioni con la Corte Costituzionale possa far prolungare lo stallo istituzionale. E' troppo pesante, avrebbe detto Zanda, il rischio di un insuccesso per il Csm e c'e' l'obbligo a votare subito per Palazzo dei Marescialli. I candidati indicati sono Zanettin (FI) e Balducci, espressione di Sel. .
I giudici dichiarano legittimo il recesso ad nutum dal rapporto di lavoro intimato dopo il conseguimento dell'età per il pensionamento di vecchiaia. La permanenza in servizio sino al settantesimo anno di età, come prevista dalla riforma Fornero del 2011, è subordinata al consenso del datore di lavoro.

Kamsin Sarà più difficile per i lavoratori dipendenti del settore privato fruire dell'incentivazione prevista dall'articolo 24 del DL 201/2011 e restare in servizio sino al compimento del settantesimo anno di età al fine di maturare una pensione più succulenta. Dopo il recente altolà imposto ai lavoratori del pubblico impiego per i quali è stato ribadito il collocamento a riposo d'ufficio al perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (66 anni e 3 mesi) o anche prima, al perfezionamento dei 65 anni, qualora abbiano raggiunto un diritto a pensione anticipata entro tale età, il diritto viene compresso anche nei confronti dei settore privato. 

Il Tribunale di Roma con sentenza del 30 Aprile scorso ha infatti deciso che la normativa in questione contenga unicamente la previsione di un incentivo alla permanenza in servizio fino al settantesimo anno di età, in coerenza con l’impianto della riforma del sistema pensionistico che tende all’innalzamento dell’età pensionabile, e un invito alle parti a consentire la prosecuzione del rapporto.  In altri termini, il tenore letterale della norma, nella parte in cui recita “il proseguimento dell’attività lavorativa è incentivato … fino all’età di settant’anni …”, non consente, quindi, di affermare che la norma sancisca un vero e proprio diritto potestativo del lavoratore di scegliere se rimanere in servizio fino all’età di settant’anni, né un correlativo obbligo dal datore di lavoro di consentire la prosecuzione del rapporto fino a tale limite massimo di età.

La circostanza che la norma non preveda che, ai fini dell’esercizio del presunto diritto, il lavoratore debba presentare una domanda e che la domanda debba essere presentata entro un determinato arco temporale induce ulteriormente ad escludere, ad avviso del Tribunale, che la stessa possa configurare un diritto potestativo in favore del lavoratore. 

Il Giudice del Lavoro ha, quindi, concluso che la possibilità per il lavoratore di rimanere in servizio fino al compimento del settantesimo anno di età, in assenza della previsione di un diritto suo potestativo, resti subordinata al consenso del datore di lavoro.

La Questione - La Riforma Fornero ha previsto un sistema di flessibilità per il quale i lavoratori, dopo la maturazione dei requisiti di età e di contribuzione, possono scegliere di posticipare il momento di ritiro dal mercato del lavoro. La prosecuzione dell’attività lavorativa oltre il conseguimento dei requisiti minimi viene, infatti, incentivata fino all’età di 70 anni, fatti salvi gli adeguamenti alla speranza di vita.

 

Con queste regole si è posta la questione se, quale corollario del progressivo innalzamento dell’età pensionabile e della flessibilità a 70 anni (ulteriormente adeguata agli incrementi della speranza di vita), la legge differisca l’esercizio del potere di recesso ad nutum da parte del datore di lavoro dall'età pensionabile di vecchiaia sino al compimento del limite massimo di flessibilità (70 anni, via via aggiornati agli incrementi dell’attesa di vita). 

 

L’art. 24 prevede, infatti, anche che nei confronti dei lavoratori dipendenti l’efficacia delle disposizioni di cui all’art. 18 della legge n. 300/1970 e successive modificazioni, cioè delle norme che recano la disciplina limitativa dei licenziamenti, “è differita fino al predetto limite massimo di flessibilità”. Ma tale possibilità non opera nel settore pubblico, ad eccezione delle categorie per le quali i limiti ordinamentali sono fissati a 70 anni (ad esempio magistratura, avvocati dello stato, professori universitari).

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