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- New York, 26 set. - "Per tornare a fare l'Italia siamo pronti, se servira', a fare battaglie in Parlamento e a sfidare i poteri forti, anche se piu' dei poteri forti temo i pensieri deboli": e' l'assicurazione che Matteo Renzi ha voluto dare alla comunita' italiana di New York, nel corso di un ricevimento al consolato. Il premier ha chiesto l'aiuto degli italiani d'America per realizzare il progetto di "cambiare davvero il Paese", riformando "la burocrazia, le regole del gioco sul lavoro, le istituzioni, dando tempi certi alla giustizia". "Se si vuole restare a galla si deve correre", ha avvertito, "stando fermi si cade". Renzi ha invitato gli italiani a "non rassegnarsi alla rassegnazione" facendo leva sui punti di forza, che ci sono al di la' di qualche "numero che non va": "La ricchezza privata, aziende che crescono nonostante la politica e la straordinaria capacita' di essere innovatori e curiosi". Renzi ha poi assicurato che sulla riforma del lavoro non ci saranno pasticci. "Non ci sara' alcun pasticcio, condivido alla lettera le parole del ministro Poletti", ha dichiarato il premier, "faremo una riforma fatta bene che sara' degna di questo nome". Dopo l'endorsement' di Bill Clinton, per Matteo Renzi e' arrivato l'incoraggiamento di un altro pezzo grosso del Partito democratico, il sindaco di New York, Bill De Blasio. "Renzi e' un esempio di leadership", ha dichiarato il primo cittadino della Grande mela al termine di un incontro fra i due in consolato, "una voce fondamentale per le riforme in Italia. Il suo successo in Italia e' necessario. Forza Renzi". "Grazie Bill, basta che non dici Forza Italia", e' stata la replica scherzosa del premier. Le origine italiane di De Blasio hanno reso il colloquio particolarmente informale e caloroso. "Sono orgoglioso che il sindaco della citta' piu' importante del mondo sia italiano", ha detto Renzi, rivolgendogli "un grande in bocca al lupo" e un invito a lavorare "insieme per le sfide future". "E' un grande piacere incontrare Matteo, soprattutto perche' siamo 'paesani'", ha detto De Blasio. .
- Roma, 25 set. - Tre piu' tre: e' la formula 'magica' alla quale la minoranza Pd si affida per portare il governo alla mediazione sulla riforma del lavoro. Si tratta, spiegano alcuni esponenti, di prevedere tre anni in cui i neoassunti non hanno diritto a reintegro o risarcimento in caso di licenziamento; a questi dovrebbero seguire altri tre anni in cui il lavoratore avrebbe diritto al solo risarcimento. Dal settimo anno, poi, l'articolo 18 sarebbe valido in tutte le sue parti. Non e' certo l'unico schema sul tavolo: un altra ipotesi e' quella di prevedere tre anni con il solo indennizzo in caso di licenziamento e far scattare l'articolo 18, nella sua pienezza, a partire dal quarto anno. Su queste proposte starebbero lavorando i 'pontieri' della sinistra dem, da Roberto Speranza a Guglielmo Epifani. Alfredo D'Attore torna a chiedere, a nome di tutta la minoranza del partito, un incontro "con Renzi o con un suo delegato" per verificare "prima della direzione di lunedi' prossimo le possibilita' di un mandato unitario ai gruppi parlamentari". Non solo: la componente democratica ha chiesto oggi al presidente del partito, Matteo Orfini, di inserire tra i punti all'ordine del giorno della direzione anche la legge di stabilita', perche' "e' indispensabile avere un'indicazione sulle risorse disponibili, visto che si parla di riformare gli ammortizzatori sociali". Il rischio, per il governo, e' di vedere mancare "almeno dieci senatori all'appello", parlamentari dem che si assenterebbero dall'Aula al momento della votazione - il che, a Palazzo Madama, equivale a voto contrario - rendendo inevitabile il ricorso al 'soccorso azzurro', ovvero ai voti di Forza Italia. Per molti, tuttavia, lo scenario di una riforma del lavoro adottata con i voti di Forza Italia determinerebbe per forza di cose una operazione di maquillage sul governo che, a quel punto, dovrebbe aprire le porte anche al partito azzurro. I renziani, tuttavia, non credono a uno scenario del genere: "Il problema non e' il soccorso azzurro che non ci serve e non ci servira', ne' sul lavoro ne' sulla giustizia", spiega David Ermini, responsabile giustizia del Pd: "Il problema sono quelli che vogliono fare mancare i voti alla linea del partito", aggiunge riferendosi alle parole di Rosy Bindi che, ieri, aveva invitato la maggioranza a prestare attenzione ai sette emendamenti presentati dalla minoranza dem e sottoscritti da 40 parlamentari. "Perche' su temi come la giustizia, la legge di stabilita' e la riforma del lavoro i voti hanno colore politico", aveva sottolineato Bindi. Matteo Renzi dagli Stati Uniti non fa arrivare segnali di apertura. In molti continuano a ripetere che "finche' non torna Matteo" tutto resta in bilico. "Se un segretario del partito, vuole trovare una sintesi, come penso dovrebbe, non solo secondo me e' possibile ma anche abbastanza agevole: basta volerlo", spiega Pierluigi Bersani. Un esponente renziano di primo piano sembra sottoscrivere: "Renzi non e' un ragazzo in gita scolastica, sa bene cosa sta succedendo e non fa mancare il suo apporto al dibattito anche in queste ore. Se c'e' la possibilita' di trattare, certo, si tratta. Anche prima di lunedi'". E' lunedi', infatti, che davanti alla segreteria del Pd il presidente del consiglio e segretario del partito sciogliera' la sua riserva sulla delega. Parlamentari renziani scommettono sul fatto che il premier chiedera' un voto della direzione sul testo della delega, per poi demandare alle Camere il compito di riempirla di contenuti. "Il giorno del giudizio non e' lunedi', ma giovedi'", sottoscritte un esponente della minoranza, con riferimento al giorno in cui il testo sara' sottoposto all'Aula del Senato. In quell'occasione si conteranno le forze in campo. E non e' detto che, se dovessero venire a mancare voti dal pd, potrebbero essere compensati da quelli di Forza Italia: in casa azzurra, infatti, la partita si e' riaperta anche sul fronte della riforma del lavoro, con una quarantina di parlamentari dell'area che fa riferimento a Raffaele Fitto che si sono riuniti ieri, convenendo sull'idea di dare un "segnale forte". Per il momento non si tratterebbe di sottoscrivere un documento vero e proprio, ma di dare un segnale forte per fermare la riforma del lavoro e non solo quella. Che il clima non sia dei piu' sereni lo testimonia anche 'l'incidente' sfiorato oggi in commissione Lavoro dove, riferiscono fonti parlamentari del Pd, sarebbe stato preparato un documento da un gruppo di componenti della commissione lavoro, alcuni dei quali provenienti dalla Cgil, con l'obiettivo di bloccare la riforma Renzi. Il pericolo per il governo e' stato scongiurato dall'intervento di Carlo Dell'Aringa che avrebbe, riferiscono le stesse fonti, convinto i sottoscrittori del documento a desistere. .

- Roma, 25 set. - "Io rispetto tutte le idee, rispetto le idee del sindacato, compromesso non e' una parola cattiva ma in questo caso il compromesso non e' la strada. Questo non e' il momento del compromesso ma e' il tempo del coraggio". Matteo Renzi tiene il punto e, intervistato da Bloomberg tv nel corso della sua missione negli Usa, torna a mettere sul piatto il suo stesso destino politico: "Se non saro' capace di cambiare l'Italia allora non potro' continuare la mia carriera politica".

Minoranza Pd prepara offerta a Renzi su art. 18

Il presidente del Consiglio spiega di aver deciso "di investire nell'unica strategia possibile: una radicale rivoluzione per il mio Paese. Ho avuto il 41% alle ultime elezioni, e - avverte - usero' assolutamente tutto il mio consenso per cambiare il mio Paese". A stretto giro, arriva la replica di Pier Luigi Bersani. "Se un segretario del partito, vuole trovare una sintesi, come penso dovrebbe, non solo secondo me e' possibile ma anche abbastanza agevole: basta volerlo", dice a Montecitorio ai giornalisti l'ex segretario Pd.

"Non sono venuto a New York per spendere troppe parole sul futuro: io ho iniziato una rivoluzione su mercato del lavoro, sulla Costituzione, sulla Pubblica Amministrazione e se non saro' capace di usare il 41% per cambiare l'Italia vuol dire che non saro' capace di continuare la mia carriera politica". A chi ipotizza sviluppi che portino alle urne, Renzi manda a dire che "non e' il momento delle elezioni in Italia. Dobbiamo assolutamente rispettare i tempi indicati dalla Costituzione e le prossime elezioni ci saranno nel 2018: sono assolutamente impegnato a raggiungere questo traguardo".

Tornando alle ricette per l'uscita dalla crisi, Renzi considera che "le decisioni di Draghi sono buone, ma per il futuro credo che la prima cosa necessaria sia fare le riforme strutturali in ogni paese e questo e' nelle mani dei paesi non della Bce". Resta il dissenso nel Pd. "Lunedi' avremo un altro sbrego alla Costituzione. Si chiede che i nuovi equilibri del Pd mettano a tacere, senza neanche un dibattito, io credo che sia dovere del Pd discutere per trovare una

Il leader di Sinistradem ritiene che "anche sulla questione dell'articolo 18 si possa trovare una soluzione di buon senso. Viviamo una crisi economica pesantissima e penso si possa discutere dell'allungamento del periodo di prova del contratto a tutele crescenti. Ma in ogni caso - ribadisce - terminato il periodo di prova non si puo' escludere in via di principio la possibilita' per il giudice di valutare l'opzione della reintegra. Sostenere che una norma del genere bloccherebbe la ripresa del paese appare una tesi stellare rispetto al mondo reale".

Non mancano anche oggi le bordate di Grillo a Ue, "l'Europa, con rispetto parlando, puo' andarsene a fanculo", e a Napolitano, "ci prende per il culo parlando di 'conservatorismi' dopo che e' stato mantenuto dagli italiani a fare il 'politico' come deputato dal 1953". .

- Palermo, 25 set. - Per Giovanni Falcone Salvo Lima non era un mafioso. E' quanto riferisce nel processo Stato-mafia, l'ex premier Dc Ciriaco De Mita, aggiungendo altri dettagli sull'incontro che sarebbe stato richiesto dal magistrato dopo l'omicidio Lima, attraverso un comune amico giudice. Incontro che avvenne a Roma, il 15 marzo del '92, poche settimane prima della strage di Capaci. Durante quel colloquio, avvenuto in macchina lungo il tragitto tra l'hotel Hilton e l'Eur, "Falcone mi disse anche - ha detto De Mita - che Lima non era mafioso". .
- Roma, 25 set. - "Prendo atto dell'odierna ordinanza della Corte d'Assise di Palermo. Non ho alcuna difficolta' a rendere al piu' presto testimonianza, secondo modalita' da definire, sulle circostanze oggetto del capitolo di prova ammesso". Lo fa sapere il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in una nota diramata nel pomeriggio.
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