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- New York, 24 set. - "No, non lo leggo normalmente": con queste parole l'ad di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, ha risposto alle domande dei cronisti che gli chiedevano se avesse letto l'editoriale di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera critico verso il premier Matteo Renzi. "Spero per il bene dell'Italia che lo si lasci lavorare", dice Marchionne esprimendo tutto il suo apprezzamento per Matteo Renzi, dopo averne ascoltato l'intervento davanti al Council on Foreign Relations a New York. Marchionne ha definito il premier un uomo "dal coraggio enorme" che "guarda al futuro", quello che ci vuole per riformare l'Italia dove "bisogna spaccare tutti gli schemi". Marchionne ha definito "eccezionale" il discorso pronunciato da Renzi, affermando che "oggi e' stata una bella giornata per essere italiani". Poi, attorniato dai giornalisti all'uscita dal think tank newyorkese, ha espresso la sua "grandissima convinzione" che Renzi "ce la fara' perche' sta uscendo a grandi passi dal sistema che deve tecnicamente resistere al cambiamento". In particolare, Marchionne ha definito "importantissimo" l'impegno del presidente del Consiglio sulla riforma del lavoro e per la modifica di un articolo 18 che "sta creando disagi sociali e disuguaglianze, questa non e' giustizia", ha sottolineato l'ad di Fiat Chrysler. "Credo che il Paese sia pronto per accettare la sfida", ha aggiunto, "sappiamo benissimo che l'approccio di cui sta parlando Renzi e' l'unica soluzione che abbiamo. Lo possono accusare di essere inesperto e giovane, ma la verita' e' che ha un coraggio enorme e quindi bisogna appoggiarlo e dargli tutto lo spazio possibile", ha proseguito l'ad di Fiat Chrysler. "Spero per il bene dell'Italia che lo si lasci in pace e lo si lasci lavorare". Quanto alla visita che Renzi fara' venerdi' alla sede di Fiat Chrysler a Detroit, Marchionne si e' limitato a una battuta: "Cerchero' di vendergli una macchina, quella che vuole lui...". .

- Roma, 24 set. - Cade l'obbligo del cognome paterno, arriva la liberta' di scelta. L'aula della Camera ha approvato il testo sul doppio cognome, che ora deve passare all'esame del Senato per l'approvazione definitiva. La proposta di legge adegua il nostro ordinamento alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 7 gennaio scorso.

Ecco, in sintesi, le novita':

- Liberta' di scelta. Piena liberta' nell'attribuire il cognome. Alla nascita il figlio potra' avere il cognome del padre o della madre o i due cognomi, secondo quanto decidono insieme i genitori. Se pero' non vi e' accordo, il figlio avra' il cognome di entrambi in ordine alfabetico. Stessa regola per i figli nati fuori del matrimonio e riconosciuti dai due genitori. Ma in caso di riconoscimento tardivo da parte di un genitore, il cognome si aggiunge solo se vi e' il consenso dell'altro genitore e dello stesso minore se quattordicenne.

- Figli adottivi. Il principio della liberta' di scelta, con qualche aggiustamento, vale anche per i figli adottati. Il cognome (uno soltanto) da anteporre a quello originario e' deciso concordemente dai coniugi, ma se manca l'accordo si segue l'ordine alfabetico. Trasmissibilita' del cognome. Chi ha due cognomi puo' trasmetterne al figlio soltanto uno, a sua scelta.

- Cognome del maggiorenne. Il maggiorenne che ha il solo cognome paterno o materno, con una semplice dichiarazione all'ufficiale di stato civile, puo' aggiungere il cognome dell'altro genitore. Se pero' nato fuori del matrimonio, non puo' prendere il cognome del genitore che non l'ha riconosciuto.

- Entrata in vigore differita. Le nuove norme non saranno immediatamente operative. L'applicazione e' infatti subordinata all'entrata in vigore del regolamento (il governo dovra' adottarlo al massimo entro un anno) che deve adeguare l'ordinamento dello stato civile. Nell'attesa del regolamento, sara' pero' possibile (se entrambi i genitori acconsentono) aggiungere il cognome materno.

- New York, 24 set. - "Per favore cancellate la registrazione, il mio inglese e' terribile...": cosi' Matteo Renzi ha scherzato con la platea del Council on Foreign Relations, a New York, al termine di un intervento nella lingua di Shakespeare in cui e' dovuto occasionalmente ricorrere a qualche parola in italiano. "Togliete l'audio della registrazione e mettete dei sottotitoli", ha aggiunto il premier fra le risate dei presenti nella sala del think tank di politica estera. .
- Roma, 24 set. - Via libera dell'aula della Camera alla proposta di legge sulla libera scelta nell'attribuzione del cognome ai figli. I si' sono stati 239, i no 92, astenuti 69. Il voto e' stato segreto. Adesso il provvedimento deve passare al Senato per l'approvazione definitiva. Hanno votato a favore Pd, Sel, Led e Scelta Civica. Hanno votato contro Lega, Fdi, Per l'Italia e Ncd; Dorina Bianchi del Nuovo centrodestra ha votato a favore in dissenso dal suo gruppo. Forza Italia ha dato ai suoi liberta' di voto. M5S si e' astenuto. .
- Roma, 24 set. - Una riforma del mercato del lavoro in Italia "non e' piu' rinviabile, si discute ma poi si decide e si va avanti tutti insieme": e' categorico il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Parlando con i giornalisti a New York, il premier avverte: "Lunedi' presentero' le mie idee in direzione, ci sara' un dibattito e si discutera'", "ma poi si decide e si va avanti tutti insieme". Insomma, "c'e' una discussione nel partito che rispetto e che puo' aiutare a uscire con posizioni piu' forti". Comunque "quello che e' chiaro e' che non e' pensabile che ci siano momenti in cui ci si fermi e ci si tiri indietro". In altre parole il presidente del Consiglio manda a dire a Roma, dove una parte del suo partito appronta il testo degli emendamenti alla riforma dell'Articolo 18, che non intende deflettere. "Ci sono alcune cose in Italia che vanno fatte: riforma della Costituzione, legge elettorale, riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, e la riforma del lavoro che e' irrinviabile", sottolinea, citando anche l'importanza di riformare la P.A., un passo "fondamentale per scardinare i veti". Tutti allineati e coperti? In realta' Grillo tenta il gioco di sponda con la minoranza Pd cui offre una 'tregua' pur di "mandare a casa" il governo. I Dem, pero', rispondono picche. "Caro Grillo e' il tuo populismo il vero nemico della sinistra", dice Roberto Speranza. "Grillo e' un piccolo Ayatollah e non sa cosa sia un partito e il valore prezioso del dibattito interno", rincara Miguel Gotor. Cosa aveva detto, anzi scritto, via post del costituzionalista Giannuli sul blog, il comico genovese?: "Lo scontro che si sta profilando impone che abbiamo tutti molta generosita', mettendo da parte recriminazioni pur giuste, per realizzare la massima efficacia dell'azione da cui non ci attendiamo solo il ritiro di questa infame 'riforma', quanto l'occasione per mandare definitivamente a casa Renzi". Un contrasto frontale, articolato "con l'azione parlamentare e con l'azione di piazza, con gli scioperi, spingendo la minoranza Pd a trarre le dovute conseguenze di quanto accade". Non che il M5S sia isolato, su questo fronte. "Renzi lo ha detto: bisogna uscire dal Novecento. Loro rischiano di portarci fuori dal Novecento, solo che ci portano nell'800", ammonisce Nichi Vendola. "Se Renzi diventa l'alfiere delle battaglie storiche della destra e' un problema suo. Io credo - chiarisce il leader Sel - che non si tratti di difendere le ragioni della sinistra, si tratta di difendere l'idea del lavoro, altrimenti avremo sempre piu' lavoro sporco e povero e poco competitivo". Ad ogni modo e' l'esponente di Area riformista Miguel Gotor a ribattere a Grillo che "la minoranza del Pd e' impegnata a migliorare la delega lavoro per rafforzare l'azione del governo, con una discussione seria sul merito di singoli punti qualificanti che interessano la vita concreta di milioni di persone. Rispediamo quindi al mittente la sua provocazione, che ha l'unico obiettivo di indebolire il Pd e, come al solito, di creare confusione". "Non credo che dobbiamo rispondere a stupide provocazioni. Far cadere Renzi sarebbe da irresponsabili", conviene Gianni Cuperlo, deputato Pd e leader di Sinistradem. Peraltro, e' Stefano Fassina a osservare che "spazi per mediare ci sono: la delega sul lavoro va riempita di contenuti. E' solo che non mi pare ci sia tutta questa disponibilita' a mediare" da parte del governo. D'altro canto, parlamentari vicini al presidente del Consiglio hanno rassicurato i 'colleghi' dell'opposizione dem sulla volonta' di arrivare a un punto di caduta. Resta pero' difficile arrivare entro lunedi', giorno in cui si riunira' la direzione, un documento unitario sulla riforma del lavoro. Facile prevedere, invece, che la direzione voti un documento con un mandato largo sulla delega, cosi' da poter lavorare nei giorni seguenti ai contenuti. Intanto la leader della Cgil Susanna Camusso appare piu' possibilista rispetto ai giorni scorsi. "Se si parla di allungare il periodo di prova, sono per discutere dei tempi", fa sapere. Il dibattito, in fondo, e' ancora all'inizio. .
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