Notizie

Notizie

Si susseguono le ipotesi per risolvere in via strutturale il problema. Il Ministro Poletti lancia l'idea di un congedo anticipato di un anno rispetto all'età pensionabile.

{div class:article-banner-left}{/div}

L'idea del prestito pensionistico dell'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini è stata rispolverata dal suo successore, Giuliano Poletti. Parliamo del tentativo di rimediare ai guasti della riforma previdenziale della Fornero approvata in fretta e furia nel Dicembre 2011 ed entrata in vigore il 1° Gennaio 2012. L'ipotesi è quella di realizzare uno scivolo per mandare in pensione i disoccupati e gli esodandi a cui mancano pochi anni al conseguimento dei requisiti previsti dalla Riforma Fornero. 

Sono diverse le proposte che saranno discusse nei prossimi giorni tra Palazzo Chigi, Via Veneto ed Inps. Ma l'idea è sempre quella di consentire al lavoratore di accedere ad una sorta di pensione anticipata, con oneri a carico delle aziende esodanti e/o dello Stato, con la promessa che, una volta conseguita l'età pensionabile, il lavoratore restituirà con una decurtazione entro i 50-60 euro al mese, le somme percepite in anticipo. I tecnici per esempio hanno già delineato i potenziali beneficiari: persone che hanno raggiunto almeno 62 anni e 3 mesi di età e 37 anni di contributi. Potenzialmente, sono 700 mila i lavoratori prossimi al riposo che potrebbero essere coinvolti in questa operazione. Si tratta di esodati, esodandi e disoccupati di lunga durata colpiti in pieno dalla crisi che non riescono piu' a essere reinseriti nel mondo del lavoro. Da alcune simulazioni, emerge che un piano di questa portata costerebbe circa 2,2 miliardi all'anno allo Stato.

Ma al dossier a cui si lavora a Palazzo Chigi contempla anche un'ipotesi piu' soft, destinata a tutelare solo i lavoratori in attività. Le aziende e i lavoratori potrebbero raggiungere un accordo sui generis, con l'adesione dell'Inps, attraverso il quale si potrebbero collocare in pensione i dipendenti a cui manca un anno al compimento dell'età pensionabile. Con oneri solo a carico delle aziende esodanti e dei lavoratori interessati. L'azienda verserebbe circa 5mila di contributi per i 12 mesi mancanti alla pensione; l'Inps erogherebbe subito la prestazione pensionistica e il lavoratore restituirebbe all'Inps tale importo nel tempo con una decurtazione di circa 20 euro al mese.  "Ci sono tante imprese che sarebbero disponibili ad anticipare una buonuscita perché hanno bisogno di ricambio" ha spiegato Poletti nelle scorse settimane.

La riduzione del premio Inail, prevista dalla legge 147/2013, si applica a tutti i premi e contributi previsti dal Testo unico delle norme per l'Assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Entro il 16 maggio le Aziende sono chiamate all'autoliquidazione 2013-2014

{div class:article-banner-left}{/div}

Parte la riduzione dei premi Inail prevista con la legge 147/2013; il 16 maggio scadono i termini dell'autoliquidazione e del pagamento degli altri premi speciali anticipati. L'Inail ha definito di recente le modalità di fruizione della riduzione che ammonta al 14,17% ed interessa i premi ordinari delle polizze dipendenti, i premi speciali unitari delle polizze artigiani e i premi relativi all'assicurazione raggi X e sostanze radioattive per l'anno 2014.

Per la verifica da parte dell'Inail della sussistenza dei requisiti per lo sconto, la determina 67/2014 ha individuato criteri diversi in base all'inizio delle lavorazioni. 

Nello specifico i soggetti assicurati da oltre un biennio, beneficiano della riduzione per quelle lavorazioni per le quali nell’anno di riferimento l’Inail ha comunicato tassi applicabili di tariffa inferiori o almeno pari rispetto ai tassi medi delle Tariffe vigenti. Invece ai soggetti non assicurati da oltre un biennio, lo sconto spetta se dimostrano l'osservanza delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

I soggetti tenuti al pagamento del premio supplementare per la silicosi e l’asbestosi, beneficiano anche della riduzione sul premio supplementare, qualora siano destinatari della riduzione sul premio ordinario connesso al premio supplementare e nella stessa misura fissata per il predetto premio ordinario.

I soggetti che assolvono l'obbligo assicurativo tramite premi speciali unitari, imprese della navigazione, assicurati nella gestione agricoltura e assicurati nella gestione medici radiologi e soggetti esposti alle sostanze radioattive, con lavorazioni iniziate da oltre un biennio, hanno lo sconto nel 2014, se l'Inail ha calcolato un indice di gravità aziendale inferiore o uguale all'indice di gravità medio di categoria.

Il taglio del premio Inail pari al 14,17%, si applica a tutti i premi e contributi previsti dal Testo unico delle norme per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali tra cui anche ai premi per l'assicurazione contro le malattie e le lesioni causate dall'azione di raggi X e sostanze radioattive. Sono esclusi i premi e i contributi dovuti per colf e badanti, apprendisti, lavoro accessorio e casalinghe.

La riduzione opera sul premio finale dovuto al netto di tutti gli altri sconti ed agevolazioni di cui il soggetto già beneficia e si cumula alle altre riduzioni e/o agevolazioni già previste dalla normativa vigente per specifici settori. Sull’importo del premio o contributo determinato, a seguito della riduzione, operano infine le eventuali addizionali stabilite dalle vigenti disposizioni.

La percentuale di riduzione fissata per ciascun anno si applica nella stessa misura sia alla rata anticipata che alla relativa regolazione o conguaglio dovuto in relazione all’anno di riferimento.

La percentuale di riduzione del 14,17%, sarà aggiornata sulla base delle elaborazioni della Consulenza Statistico Attuariale dell’Istituto, per ciascuno degli esercizi successivi al 2014, con determina del Presidente dell’Inail comunicata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed al Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Nessuna assunzione, nemmeno per co.co.co o tramite contratti di servizio. Non sarà possibile per le Amministrazioni Pubbliche che registreranno, nei pagamenti delle fatture, tempi superiori ai 90 giorni nel 2014 e 60 giorni nel 2015.

{div class:article-banner-left}{/div}

Fatture pagate entro 60 giorni a partire dal 2015 con il blocco delle assunzioni - anche di Co.Co.Co - per chi sfora. Ma anche l'arrivo di un registro unico delle fatture per evitare che nuovi debiti possano accumularsi, senza averne nemmeno coscienza.

Sono queste le principali misure contenute nel decreto Irpef dedicate allo sblocco ed all'accelerazione dello smaltimento dei debiti arretrati delle PA nei confronti delle imprese creditrici.

Per il 2014, complici i vincoli del Patto di stabilità interno, i pagamenti reali saranno però all'incirca solo 5 miliardi a fronte di anticipi di liquidità agli enti debitori per 8,77 miliardi. La sorpresa per le imprese creditrici è nei numeri della relazione tecnica che purtroppo abbassa i numeri circolati in un primo momento.

Non è calcolato invece quanto potrà essere mobilitato con la Cessione dei Crediti a Banche e Cdp (stime ufficiose parlano di un intervento che potrà coprire 3-5 miliardi di debiti, con un tasso di interesse limitato a carico delle imprese). Anche le banche entrano in gioco con la cessione in modalità pro soluto agli Istituti di Crediti certificati: potranno applicare un tasso di sconto sulle fatture la cui misura sarà determinata da un decreto attuativo.

Oltre allo sblocco dei fondi vengono introdotte norme per velocizzare, nel rispetto anche dei vincoli europei, i pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche. Con il rischio di penalizzazioni: nessuna assunzione, nemmeno per co.co.co o tramite contratti di servizio; è infatti prevista per le Amministrazioni Pubbliche che registreranno, nei pagamenti delle fatture, tempi superiori ai 90 giorni nel 2014 e 60 nel 2015. La norma del decreto però, è meno stringente di quella prevista in una bozza di un ipotizzato disegno di legge per il pagamento dei debiti che non ha mai visto la luce: in quel testo il governo ipotizzava limiti di 60 e 30 giorni rispettivamente per il 2014 e il 2015.

Sempre sul capitolo PA il decreto irpef predispone un ''registro unico delle fatture'' che dovrà essere tenuto da tutte le Amministrazioni Pubbliche a partire dal primo luglio. Le fatture dovranno essere registrate entro 10 giorni e non saranno ammessi sotterfugi (come registri per singoli settori); si prevede anche la ristrutturazione dei debiti contratti dalle regioni con la possibilità per il tesoro di emettere nuovi titoli di Stato.

Il decreto consente anche di liberarsi di strumenti derivati sottoscritti in passato dalle regioni. Con un solo limite: l'operazione non sarà possibile se comporta un aumento del debito pubblico dello Stato.

Il ministero dell'Economia ci lavora da settimane: il testo del primo dei decreti legislativi, previsti dall'articolo due della delega fiscale, è a buon punto. Il nuovo catasto si baserà sui metri quadri e non più sui vani, ridisegnando il panorama immobiliare italiano.

{div class:article-banner-left}{/div}

La riforma del catasto è pronta a decollare anche se per i proprietari di 63 milioni di case il pericolo è un aumento della tassazione collegata ai valori catastali degli immobili. Se non calibrata con attenzione, la riforma rischia di generare il caos, visto che in alcuni casi i valori potrebbero raddoppiare dall'oggi al domani e con essi le tasse.

Il ministero dell'Economia ci lavora da settimane, il testo del primo dei decreti legislativi, previsti dall'articolo due della delega fiscale, è a buon punto. Al centro, la rifondazione delle commissioni censuarie, oggi praticamente sconosciute e non operative. Le commissioni dovranno studiare ed approvare i nuovi algoritmi che consentiranno di calcolare le rendite catastali ed il valore dell'immobile, base sulla quale si determina poi la tassazione.

A breve dunque il decreto sarà valutato dalle Commissioni di Camera e Senato. Scopo del provvedimento è di rendere operative le attuali commissioni censuarie provinciali (più quella centrale) per ridefinirne le competenze e il funzionamento. La composizione muterà con l'ingresso di tecnici e docenti qualificati, esperti di statistica e di econometria, rappresentanti di Agenzia delle entrate e degli enti locali, magistrati. Le commissioni dovranno determinare una funzione statistica in grado di stimare il valore medio degli immobili attraverso l'introduzione di specifici coefficienti che prenderanno in considerazione il valore di mercato della casa al metro quadro nell'ultimo triennio. Dovrebbero entrare nella valutazione anche l'ubicazione dell'immobile e la presenza di servizi nel quartiere, l'esposizione, l'affaccio, l'ascensore, lo stato di manutenzione, l'efficienza energetica.

"È impensabile che con la riforma si possa azzerare l'iniquità attuale, ma la ridurremo di molto", assicura Gianni Guerrieri, direttore centrale dell'Osservatorio del mercato immobiliare. "Il nuovo catasto sarà non solo più equo dal punto di vista fiscale, ma più dettagliato, preciso, efficace, trasparente. E dunque potrà migliorare nel tempo, fino ad eliminare del tutto anche l'iniquità residua". Questo perché l'algoritmo può essere corretto e aggiornato. Pensare però che i futuri valori delle case replicheranno quelli di mercato, sembra errato. "Lo scopo non è quello", spiega ancora Guerrieri, a capo di un'équipe di lavoro presso l'Agenzia delle entrate. "Ma far sì che quel rapporto sperequato oggi esistente - in media il valore di mercato è tre volte quello catastale - sia quantomeno uguale per tutti. Al contrario, oggi per alcuni è dieci volte, per altri uno. E la conseguenza è che nel primo caso le tasse sono assai basse e magari si vive nei centri storici, nel secondo alte e si sta in periferia".

I cinque anni previsti dall'Agenzia delle entrate per riformare il catasto potrebbero però essere ridotti a tre. "Abbiamo fatto delle simulazioni, presentate in audizione anche alla Camera, il nostro Consiglio nazionale dei geometri ha aperto un tavolo di studio e siamo convinti di farcela in un triennio", insiste Mirco Mion, presidente Agefis, l'associazione dei geometri fiscalisti. "Il 70% delle vecchie abitazioni è accatastato con vani. In questi casi occorrono stime dirette per valutare i metri quadri, cardine della riforma. E i 107 mila geometri italiani potrebbero essere assai utili alla causa, come tecnici esperti interlocutori di Comuni e commissioni censuarie. Tra l'altro mi auguro che queste commissioni siano davvero indipendenti. Dare l'ok a funzioni statistiche male impostate, produrrà solo caos e ricorsi".

Cambia il regime fiscale applicabile a partire dal prossimo 1° luglio 2014 ai redditi di capitale e diversi percepiti dalle Casse di previdenza dei professionisti. La tassazione passerà al 26%.

{div class:article-banner-left}{/div}

Il decreto Irpef colpisce anche la tassazione dei rendimenti di natura finanziaria dei fondi pensione. Se infatti fino al 30 giugno 2014 i redditi di capitale e diversi percepiti dagli enti previdenziali dei professionisti saranno tassati nella misura del 12,5% se riferiti a titoli di Stato, e al  20% negli altri casi, dal 1° luglio, le plusvalenze e i redditi di capitale relativi a tale categoria di titoli subiranno un prelievo pari al 26% del loro ammontare.

«Le Casse previdenziali – spiega un comunicato dell'Adepp, l'associazione nazionale degli enti previdenziali privati – vengono trattate alla stregua di fondi speculativi, quando invece il nostro compito è quello di creare e far rendere la pensione di due milioni di professionisti. L’attuale tassazione delle rendite del 20% costa alla previdenza privata circa 450 milioni di euro, che si traduce in una riduzione delle future pensioni, già molto basse, di circa l’8%, con l’aliquota al 26% si sale a circa il 12% delle prestazioni attese”.

“Con la  tassazione al 26% anche per le Casse, si mette in atto una gravissima lesione del diritto, per gli iscritti, a essere considerati uguali agli altri cittadini italiani ed europei, dato che chi versa all’Inps non è soggetto ad alcuna tassazione, mentre in Europa chi è iscritto alle Casse private ha una tassazione compresa tra lo zero e il tre per cento”.

L'aggravio secondo l'Adepp inciderà ovviamente sia sulla sostenibilità delle prestazioni attualmente erogate dalle Casse, che sulle future pensioni che verranno erogate ai professionisti in attività. Sul fronte delle prestazioni pensionistiche erogate, continua a essere agevolata la tassazione delle prestazioni erogate dai fondi pensione appartenenti alla previdenza complementare in quanto alla rendita erogata agli iscritti viene applicata un'aliquota massima del 15% al netto della parte derivante dai rendimenti già tassati in capo al Fondo. Nel caso delle prestazioni erogate dagli enti previdenziali dei professionisti, le prestazioni sono totalmente assoggettate a Irpef, senza tener conto dei rendimenti già tassati in capo alle Casse.

Agli iscritti agli enti previdenziali dei professionisti resta il fatto che non vi è alcun limite alla deducibilità Irpef dei contributi ivi versati, mentre per quelli versati alle forme di previdenza complementare è in vigore un limite massimo di deducibilità pari a 5.164,57 euro.

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati