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Notizie
Pensioni, per gli esodati spunta anche lo scivolo con un anno di anticipo
Si susseguono le ipotesi per risolvere in via strutturale il problema. Il Ministro Poletti lancia l'idea di un congedo anticipato di un anno rispetto all'età pensionabile.
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L'idea del prestito pensionistico dell'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini è stata rispolverata dal suo successore, Giuliano Poletti. Parliamo del tentativo di rimediare ai guasti della riforma previdenziale della Fornero approvata in fretta e furia nel Dicembre 2011 ed entrata in vigore il 1° Gennaio 2012. L'ipotesi è quella di realizzare uno scivolo per mandare in pensione i disoccupati e gli esodandi a cui mancano pochi anni al conseguimento dei requisiti previsti dalla Riforma Fornero.
Sono diverse le proposte che saranno discusse nei prossimi giorni tra Palazzo Chigi, Via Veneto ed Inps. Ma l'idea è sempre quella di consentire al lavoratore di accedere ad una sorta di pensione anticipata, con oneri a carico delle aziende esodanti e/o dello Stato, con la promessa che, una volta conseguita l'età pensionabile, il lavoratore restituirà con una decurtazione entro i 50-60 euro al mese, le somme percepite in anticipo. I tecnici per esempio hanno già delineato i potenziali beneficiari: persone che hanno raggiunto almeno 62 anni e 3 mesi di età e 37 anni di contributi. Potenzialmente, sono 700 mila i lavoratori prossimi al riposo che potrebbero essere coinvolti in questa operazione. Si tratta di esodati, esodandi e disoccupati di lunga durata colpiti in pieno dalla crisi che non riescono piu' a essere reinseriti nel mondo del lavoro. Da alcune simulazioni, emerge che un piano di questa portata costerebbe circa 2,2 miliardi all'anno allo Stato.
Ma al dossier a cui si lavora a Palazzo Chigi contempla anche un'ipotesi piu' soft, destinata a tutelare solo i lavoratori in attività. Le aziende e i lavoratori potrebbero raggiungere un accordo sui generis, con l'adesione dell'Inps, attraverso il quale si potrebbero collocare in pensione i dipendenti a cui manca un anno al compimento dell'età pensionabile. Con oneri solo a carico delle aziende esodanti e dei lavoratori interessati. L'azienda verserebbe circa 5mila di contributi per i 12 mesi mancanti alla pensione; l'Inps erogherebbe subito la prestazione pensionistica e il lavoratore restituirebbe all'Inps tale importo nel tempo con una decurtazione di circa 20 euro al mese. "Ci sono tante imprese che sarebbero disponibili ad anticipare una buonuscita perché hanno bisogno di ricambio" ha spiegato Poletti nelle scorse settimane.
Inail, pronta la riduzione del 14% sui premi e contributi
La riduzione del premio Inail, prevista dalla legge 147/2013, si applica a tutti i premi e contributi previsti dal Testo unico delle norme per l'Assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Entro il 16 maggio le Aziende sono chiamate all'autoliquidazione 2013-2014
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Parte la riduzione dei premi Inail prevista con la legge 147/2013; il 16 maggio scadono i termini dell'autoliquidazione e del pagamento degli altri premi speciali anticipati. L'Inail ha definito di recente le modalità di fruizione della riduzione che ammonta al 14,17% ed interessa i premi ordinari delle polizze dipendenti, i premi speciali unitari delle polizze artigiani e i premi relativi all'assicurazione raggi X e sostanze radioattive per l'anno 2014.
Per la verifica da parte dell'Inail della sussistenza dei requisiti per lo sconto, la determina 67/2014 ha individuato criteri diversi in base all'inizio delle lavorazioni.
Nello specifico i soggetti assicurati da oltre un biennio, beneficiano della riduzione per quelle lavorazioni per le quali nell’anno di riferimento l’Inail ha comunicato tassi applicabili di tariffa inferiori o almeno pari rispetto ai tassi medi delle Tariffe vigenti. Invece ai soggetti non assicurati da oltre un biennio, lo sconto spetta se dimostrano l'osservanza delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
I soggetti tenuti al pagamento del premio supplementare per la silicosi e l’asbestosi, beneficiano anche della riduzione sul premio supplementare, qualora siano destinatari della riduzione sul premio ordinario connesso al premio supplementare e nella stessa misura fissata per il predetto premio ordinario.
I soggetti che assolvono l'obbligo assicurativo tramite premi speciali unitari, imprese della navigazione, assicurati nella gestione agricoltura e assicurati nella gestione medici radiologi e soggetti esposti alle sostanze radioattive, con lavorazioni iniziate da oltre un biennio, hanno lo sconto nel 2014, se l'Inail ha calcolato un indice di gravità aziendale inferiore o uguale all'indice di gravità medio di categoria.
Il taglio del premio Inail pari al 14,17%, si applica a tutti i premi e contributi previsti dal Testo unico delle norme per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali tra cui anche ai premi per l'assicurazione contro le malattie e le lesioni causate dall'azione di raggi X e sostanze radioattive. Sono esclusi i premi e i contributi dovuti per colf e badanti, apprendisti, lavoro accessorio e casalinghe.
La riduzione opera sul premio finale dovuto al netto di tutti gli altri sconti ed agevolazioni di cui il soggetto già beneficia e si cumula alle altre riduzioni e/o agevolazioni già previste dalla normativa vigente per specifici settori. Sull’importo del premio o contributo determinato, a seguito della riduzione, operano infine le eventuali addizionali stabilite dalle vigenti disposizioni.
La percentuale di riduzione fissata per ciascun anno si applica nella stessa misura sia alla rata anticipata che alla relativa regolazione o conguaglio dovuto in relazione all’anno di riferimento.
La percentuale di riduzione del 14,17%, sarà aggiornata sulla base delle elaborazioni della Consulenza Statistico Attuariale dell’Istituto, per ciascuno degli esercizi successivi al 2014, con determina del Presidente dell’Inail comunicata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Decreto Irpef, pagamenti in 60 giorni oppure stop alle assunzioni
Nessuna assunzione, nemmeno per co.co.co o tramite contratti di servizio. Non sarà possibile per le Amministrazioni Pubbliche che registreranno, nei pagamenti delle fatture, tempi superiori ai 90 giorni nel 2014 e 60 giorni nel 2015.
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Fatture pagate entro 60 giorni a partire dal 2015 con il blocco delle assunzioni - anche di Co.Co.Co - per chi sfora. Ma anche l'arrivo di un registro unico delle fatture per evitare che nuovi debiti possano accumularsi, senza averne nemmeno coscienza.
Sono queste le principali misure contenute nel decreto Irpef dedicate allo sblocco ed all'accelerazione dello smaltimento dei debiti arretrati delle PA nei confronti delle imprese creditrici.
Per il 2014, complici i vincoli del Patto di stabilità interno, i pagamenti reali saranno però all'incirca solo 5 miliardi a fronte di anticipi di liquidità agli enti debitori per 8,77 miliardi. La sorpresa per le imprese creditrici è nei numeri della relazione tecnica che purtroppo abbassa i numeri circolati in un primo momento.
Non è calcolato invece quanto potrà essere mobilitato con la Cessione dei Crediti a Banche e Cdp (stime ufficiose parlano di un intervento che potrà coprire 3-5 miliardi di debiti, con un tasso di interesse limitato a carico delle imprese). Anche le banche entrano in gioco con la cessione in modalità pro soluto agli Istituti di Crediti certificati: potranno applicare un tasso di sconto sulle fatture la cui misura sarà determinata da un decreto attuativo.
Oltre allo sblocco dei fondi vengono introdotte norme per velocizzare, nel rispetto anche dei vincoli europei, i pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche. Con il rischio di penalizzazioni: nessuna assunzione, nemmeno per co.co.co o tramite contratti di servizio; è infatti prevista per le Amministrazioni Pubbliche che registreranno, nei pagamenti delle fatture, tempi superiori ai 90 giorni nel 2014 e 60 nel 2015. La norma del decreto però, è meno stringente di quella prevista in una bozza di un ipotizzato disegno di legge per il pagamento dei debiti che non ha mai visto la luce: in quel testo il governo ipotizzava limiti di 60 e 30 giorni rispettivamente per il 2014 e il 2015.
Sempre sul capitolo PA il decreto irpef predispone un ''registro unico delle fatture'' che dovrà essere tenuto da tutte le Amministrazioni Pubbliche a partire dal primo luglio. Le fatture dovranno essere registrate entro 10 giorni e non saranno ammessi sotterfugi (come registri per singoli settori); si prevede anche la ristrutturazione dei debiti contratti dalle regioni con la possibilità per il tesoro di emettere nuovi titoli di Stato.
Il decreto consente anche di liberarsi di strumenti derivati sottoscritti in passato dalle regioni. Con un solo limite: l'operazione non sarà possibile se comporta un aumento del debito pubblico dello Stato.
Riforma del Catasto, al via il primo decreto attuativo
Il ministero dell'Economia ci lavora da settimane: il testo del primo dei decreti legislativi, previsti dall'articolo due della delega fiscale, è a buon punto. Il nuovo catasto si baserà sui metri quadri e non più sui vani, ridisegnando il panorama immobiliare italiano.
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La riforma del catasto è pronta a decollare anche se per i proprietari di 63 milioni di case il pericolo è un aumento della tassazione collegata ai valori catastali degli immobili. Se non calibrata con attenzione, la riforma rischia di generare il caos, visto che in alcuni casi i valori potrebbero raddoppiare dall'oggi al domani e con essi le tasse.
Il ministero dell'Economia ci lavora da settimane, il testo del primo dei decreti legislativi, previsti dall'articolo due della delega fiscale, è a buon punto. Al centro, la rifondazione delle commissioni censuarie, oggi praticamente sconosciute e non operative. Le commissioni dovranno studiare ed approvare i nuovi algoritmi che consentiranno di calcolare le rendite catastali ed il valore dell'immobile, base sulla quale si determina poi la tassazione.
A breve dunque il decreto sarà valutato dalle Commissioni di Camera e Senato. Scopo del provvedimento è di rendere operative le attuali commissioni censuarie provinciali (più quella centrale) per ridefinirne le competenze e il funzionamento. La composizione muterà con l'ingresso di tecnici e docenti qualificati, esperti di statistica e di econometria, rappresentanti di Agenzia delle entrate e degli enti locali, magistrati. Le commissioni dovranno determinare una funzione statistica in grado di stimare il valore medio degli immobili attraverso l'introduzione di specifici coefficienti che prenderanno in considerazione il valore di mercato della casa al metro quadro nell'ultimo triennio. Dovrebbero entrare nella valutazione anche l'ubicazione dell'immobile e la presenza di servizi nel quartiere, l'esposizione, l'affaccio, l'ascensore, lo stato di manutenzione, l'efficienza energetica.
"È impensabile che con la riforma si possa azzerare l'iniquità attuale, ma la ridurremo di molto", assicura Gianni Guerrieri, direttore centrale dell'Osservatorio del mercato immobiliare. "Il nuovo catasto sarà non solo più equo dal punto di vista fiscale, ma più dettagliato, preciso, efficace, trasparente. E dunque potrà migliorare nel tempo, fino ad eliminare del tutto anche l'iniquità residua". Questo perché l'algoritmo può essere corretto e aggiornato. Pensare però che i futuri valori delle case replicheranno quelli di mercato, sembra errato. "Lo scopo non è quello", spiega ancora Guerrieri, a capo di un'équipe di lavoro presso l'Agenzia delle entrate. "Ma far sì che quel rapporto sperequato oggi esistente - in media il valore di mercato è tre volte quello catastale - sia quantomeno uguale per tutti. Al contrario, oggi per alcuni è dieci volte, per altri uno. E la conseguenza è che nel primo caso le tasse sono assai basse e magari si vive nei centri storici, nel secondo alte e si sta in periferia".
I cinque anni previsti dall'Agenzia delle entrate per riformare il catasto potrebbero però essere ridotti a tre. "Abbiamo fatto delle simulazioni, presentate in audizione anche alla Camera, il nostro Consiglio nazionale dei geometri ha aperto un tavolo di studio e siamo convinti di farcela in un triennio", insiste Mirco Mion, presidente Agefis, l'associazione dei geometri fiscalisti. "Il 70% delle vecchie abitazioni è accatastato con vani. In questi casi occorrono stime dirette per valutare i metri quadri, cardine della riforma. E i 107 mila geometri italiani potrebbero essere assai utili alla causa, come tecnici esperti interlocutori di Comuni e commissioni censuarie. Tra l'altro mi auguro che queste commissioni siano davvero indipendenti. Dare l'ok a funzioni statistiche male impostate, produrrà solo caos e ricorsi".
Rendite Finanziarie, l'aumento al 26% coinvolge anche le casse di previdenza
Cambia il regime fiscale applicabile a partire dal prossimo 1° luglio 2014 ai redditi di capitale e diversi percepiti dalle Casse di previdenza dei professionisti. La tassazione passerà al 26%.
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Il decreto Irpef colpisce anche la tassazione dei rendimenti di natura finanziaria dei fondi pensione. Se infatti fino al 30 giugno 2014 i redditi di capitale e diversi percepiti dagli enti previdenziali dei professionisti saranno tassati nella misura del 12,5% se riferiti a titoli di Stato, e al 20% negli altri casi, dal 1° luglio, le plusvalenze e i redditi di capitale relativi a tale categoria di titoli subiranno un prelievo pari al 26% del loro ammontare.
«Le Casse previdenziali – spiega un comunicato dell'Adepp, l'associazione nazionale degli enti previdenziali privati – vengono trattate alla stregua di fondi speculativi, quando invece il nostro compito è quello di creare e far rendere la pensione di due milioni di professionisti. L’attuale tassazione delle rendite del 20% costa alla previdenza privata circa 450 milioni di euro, che si traduce in una riduzione delle future pensioni, già molto basse, di circa l’8%, con l’aliquota al 26% si sale a circa il 12% delle prestazioni attese”.
“Con la tassazione al 26% anche per le Casse, si mette in atto una gravissima lesione del diritto, per gli iscritti, a essere considerati uguali agli altri cittadini italiani ed europei, dato che chi versa all’Inps non è soggetto ad alcuna tassazione, mentre in Europa chi è iscritto alle Casse private ha una tassazione compresa tra lo zero e il tre per cento”.
L'aggravio secondo l'Adepp inciderà ovviamente sia sulla sostenibilità delle prestazioni attualmente erogate dalle Casse, che sulle future pensioni che verranno erogate ai professionisti in attività. Sul fronte delle prestazioni pensionistiche erogate, continua a essere agevolata la tassazione delle prestazioni erogate dai fondi pensione appartenenti alla previdenza complementare in quanto alla rendita erogata agli iscritti viene applicata un'aliquota massima del 15% al netto della parte derivante dai rendimenti già tassati in capo al Fondo. Nel caso delle prestazioni erogate dagli enti previdenziali dei professionisti, le prestazioni sono totalmente assoggettate a Irpef, senza tener conto dei rendimenti già tassati in capo alle Casse.
Agli iscritti agli enti previdenziali dei professionisti resta il fatto che non vi è alcun limite alla deducibilità Irpef dei contributi ivi versati, mentre per quelli versati alle forme di previdenza complementare è in vigore un limite massimo di deducibilità pari a 5.164,57 euro.
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Dipendenti Pa, dalla Riforma più merito e mobilità
Il Premier: "Più merito, più mobilità, più qualità sono le parole chiave. Studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi".
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Si susseguono gli incontri tra Matteo Renzi, i ministri Marianna Madia e Maria Elena Boschi, il sottosegretario Graziano Delrio e diversi tecnici per mettere a punto i dettagli dell'intervento di riforma della Pa che il premier vuole varare entro questa settimana. Un nuovo intervento questa volta dedicato alla Pubblica Amministrazione che sicuramente riguarderà la dirigenza, ha fatto intendere lo stesso premier Matteo Renzi nei giorni scorsi.
Su questo fronte non dovrebbero essere introdotti nuovi scaglioni retributivi, come si era ipotizzato i un primo momento, ma dovrebbe ancorarsi parte della retribuzione alle performance del Paese. Che tradotto significa predisporre una prima mini-riforma dei criteri di premialità della dirigenza legando parte dell'ammontare dei riconoscimenti economici al realizzarsi di indicatori macro come in primo luogo l'andamento del Pil, forse anche la disoccupazione o comunque un indice soppesato di benessere economico.
Il nuovo governo vuole anche introdurre il ruolo unico e procedere al ridisegno del sistema dei concorsi e dei corsi di formazione con una rivisitazione e razionalizzazione dell'attuale sistema delle scuole di formazione. Le cinque scuole in questo settore, la Scuola superiore di economia e finanze, la Scuola superiore della pubblica amministrazione, quella dell'amministrazione locale, quella dell'Interno e l'istituto diplomatico Mario Toscano potrebbero essere riorganizzate in quanto trattasi di strutture simili che quintuplicano i costi per il bilancio dello stato.
L'obiettivo secondo Renzi è realizzare un modello di reclutamento capace di garantire una maggiore mobilità tra i dirigenti da accompagnare con un ulteriore intervento sulle retribuzioni, probabilmente ripensando l'indennità di posizione.
Poi c'è il fronte della "staffetta generazionale", annunciata nelle scorse settimane dal Ministro Madia che potrebbe preludere ad uno sblocco del turn over associato anche ad un ripensamento del pensionamento nel pubblico impiego. Il numero di partenza è quello indicato dal commissario straordinario, Carlo Cottarelli, 85mila dipendenti, una cifra «non molto elevata in rapporto all'occupazione nella Pa» ha ripetuto davanti alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato.
Garanzia giovani, dal 1° maggio parte il piano per gli inattivi
Particolare attenzione agli 'under 25'. Coinvolte le Regioni: alcune hanno già firmato la convenzione con il ministero. Obiettivo del piano, garantire un’offerta valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione. Stage retribuito di 500 euro al mese
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Il 1° maggio partirà il progetto garanzia per i giovani. Un piano ambizioso, che servirà a dare un'opportunità in più ai ragazzi dai 15 ai 29 anni che non studiano né lavorano. L'avvio è in una data simbolica, cioè la festa dei lavoratori. Un lavoro che purtroppo da anni scarseggia, soprattutto per i giovani. Sarà un segnale. In una nota il ministero ha chiarito alcuni contenuti. Un ruolo importante per la sua attuazione è quello delle Regioni cui spetta la gestione della quasi totalità delle risorse disponibili (1.413 milioni su 1.513).
"Il lavoro di programmazione che ha avuto luogo nei mesi scorsi si è svolto in un clima di leale collaborazione con gli enti - riferisce la nota - come pur nella comprensibile dialettica che sempre accompagna il confronto tra ruoli diversi. È stato, a giudizio del Ministro, un lavoro proficuo, che ha consentito di introdurre nella tematica dei servizi per il lavoro numerosi elementi di novità, in un quadro di rafforzata collaborazione".
Le convenzioni con le Regioni
E proprio su questo punto il ministero chiarisce: "Quanto alle convenzioni, che costituiscono lo strumento amministrativo per regolare i rapporti tra Ministero del Lavoro (titolare del Programma) e Regioni (che del Programma saranno i soggetti attuatori), ad oggi sono state firmate quelle con Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Sardegna, mentre sono già pervenute quelle di Toscana e Veneto, che saranno firmate nei prossimi giorni".
Piano rivolto a giovani tra i 15 e i 29 anni
Il piano si rivolge ai giovani che non studiano, né lavorano o sono coinvolti in attività di formazione, tra i 15 ed i 29 anni. Forte sarà l'attenzione per gli “under 25”. Lo scopo principale è garantire loro - spiega la nota del ministero del Welfare- "un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione".
Il portale web
Chi chiamerà materialmente il giovane - ha detto Giuliano Poletti al Corriere della Sera - sarà "il centro per l'impiego o la struttura anche privata accreditata presso la Regione. Sarà quest'ultima a scegliere l'agenzia e a compensarla in base a un tariffario nazionale già pronto. Per ora diciamo che funziona il portale nazionale - rassicura -, che nel frattempo sta contattando anche le cosidette controparti, imprese in testa, perché si iscrivano al portale e depositino le loro offerte".
500 euro al mese per lo stage
Quanto alla retribuzione per gli stage - continua il Corriere - il tariffario nazionale "fissa in 500 euro il compenso mensile a carico della Regione". Per gli altri contratti che siano di apprendistato, a tempo determinato o indeterminato, valgono le regole contrattuali del settore in cui si lavorerà e le leggi nazionali. "Noi non promettiamo lavoro - dice nell'intervista Poletti - L'operazione potrà coinvolgere 900 mila giovani cui verrà offerta un'opportunità".
Decreto Irpef in Gazzetta, ecco le novità in arrivo a maggio
Il decreto Renzi è legge. Conferma il bonus a 10 milioni di lavoratori dipendenti e provvedere al taglio lineare dell'Irap. Ma il beneficio rischia di essere assorbito dall'aumento di altre voci. Per le imprese niente più rateazione sul pagamento dell'imposta sulla rivalutazione dei beni.
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Il testo definitivo del decreto Irpef (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 95/14) conferma quasi tutte le anticipazioni, con diverse novità. Destinatari del nuovo credito introdotto dal comma 1 bis dell'articolo 13 del Tuir, sono, con riferimento alla tipologia del reddito, tutti coloro che percepiranno nel 2014 redditi di lavoro dipendente e alcune categorie di redditi assimilati al lavoratore dipendente. Ne rimangono esclusi i pensionati e le partite Iva. Un beneficio che pesa 640 euro all'anno per i redditi sino a 24 mila euro per poi azzerarsi a quota 26 mila. Il testo, infatti, non indica un valore mensile, ma un valore annuo pari a 640 euro, per l'appunto, riferito all'intero periodo d'imposta. Questo significa che un lavoratore che lavora da gennaio a dicembre riceverà, con riferimento a ciascuno dei dodici mesi in cui ha prodotto reddito di lavoro dipendente 53,33 euro (640 / 12).
L'intervento è coperto inoltre solo per i prossimi mesi del 2014 anche se il governo si è impegnato a renderlo strutturale per il futuro con la prossima legge di stabilità.
Bene anche l'intervento sull'Irap che, seppur timido, è comunque un buon segnale. Qui il taglio è a due velocità per le cinque aliquote Irap: per quest'anno imprese e autonomi dovranno calcolare gli acconti con il metodo previsionale utilizzando le aliquote Irap oggi in vigore ridotte del 4%. L'aliquota ordinaria che dovranno utilizzare a fine novembre imprese e autonomi sarà pari al 3,75%. L'aliquota si riduce poi del 10% (sarà pari al 3,5%) a partire dai versamenti 2015.
Le famiglie tuttavia si troveranno dal prossimo 1° luglio una brutta sorpresa: l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. L'incremento dell'aliquota passa infatti dal 20 al 26%, e colpirà, ad eccezione dei titoli di Stato, gli investimenti in titoli azionari e obbligazioni e, soprattutto, gli interessi su conti correnti postali e/o bancari e depositi. Secondo le elaborazioni del MEF emerge che l'aumento del prelievo su conti correnti, depositi, titoli, obbligazioni e altri strumenti finanziari alla fine peserà per non più di 200 milioni su circa il 45% delle famiglie con redditi bassi.
Per i contribuenti alle prese con il monitoraggio fiscale dei beni posseduti oltre confine (quadro RW di Unico) il decreto irpef cancella inoltre la ritenuta di acconto del 20% applicata direttamente dagli intermediari sui bonifici esteri. Viene meno quindi anche l'obbligo dell'autocertificazione che il contribuente era tenuto a presentare nel caso in cui la ritenuta del 20% non era dovuta.
Sul lato imprese il decreto inserisce il pagamento in unica soluzione (non più in tre rate) dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni delle società. La nuova norma sulla rivalutazione dei beni d'impresa prevede il versamento delle imposte sostitutive (al 16% per i beni ammortizzabili e al 12% per i beni non ammortizzabili) in un'unica soluzione entro il 16 giugno 2014 anziché in tre rate annuali.
Ancora una stretta poi per l'Imu. L'articolo 22 del decreto chiede ai ministeri dell'Economia e dell'Agricoltura di rivedere la mappa dei terreni agricoli di collina e di montagna che potranno beneficiare dell'esenzione dall'imposta municipale propria. L'obiettivo della nuova revisione dell'area di esenzione dovrà assicurare comunque ai comuni un maggior gettito Imu pari a 350 milioni di euro.
Statali, " no " a tagli lineari sugli stipendi del pubblico impiego
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, hanno fatto il punto della situazione, in vista della riforma che potrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri la prossima settimana.
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Le fasce intermedie con i tetti alla retribuzione ai dipendenti pubblici, comparse nelle bozze preparatorie del decreto Irpef, non saranno inserite nel decreto sul riordino della Pubblica Amministrazione.
E' quanto hanno stabilito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro delle Funzione Pubblica Marianna Madia in un vertice per fare il punto della situazione.
La Madia ha ribadito la propria contrarietà a tagli lineari ai dipendenti del Pubblico Impiego dopo l'entrata in vigore del tetto ai top manager a 240mila euro; i tecnici lavorano tuttavia a una ridefinizione della parte variabile della retribuzione per evitare che, come è accaduto finora, i premi vengano distribuiti a pioggia.
Secondo quanto anticipato dallo stesso Renzi - « studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi » e « una parte della retribuzione sarà legata alle performance del Paese » (per esempio al prodotto interno lordo). Obiettivo della Riforma sarà la semplificazione attraverso le nuove tecnologie.
Pratiche Online e svecchiamento delle PA - Tra gli elementi salienti della Riforma c'è l'idea di fornire ai cittadini un codice PIN per sbrigare online le pratiche.
La Riforma dovrà prevedere anche l’avvio di un percorso di svecchiamento del personale, che oggi vanta un’età media tra le più alte in Europa. Per questo sono allo studio meccanismi di «staffetta generazionale» come illustrato dalla stessa Madia in Parlamento: sblocco del turn over, favorendo contemporaneamente il pensionamento dei dipendenti più anziani in esubero. Il commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, ha ribadito che la stima di ridurre di 85 mila dipendenti l’organico della Pubblica Amministrazione nei prossimi anni è realistica.
Esodati, ecco il progetto Poletti per i pensionamenti flessibili
Un assegno anticipato di tredici mensilità pari a 760 euro al mese per accompagnare i lavoratori disoccupati con almeno 62 anni fino alla pensione di vecchiaia.
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Giuliano Poletti, come anticipato sulle pagine di questo giornale nei giorni scorsi, ha ripetuto la necessità di intervento strutturale sugli esodati: «Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per gli esodati». Insomma in ballo c'è una vera e propria modifica dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011, destinata a introdurre un meccanismo di flessibilità necessaria per limitare quegli effetti distorsivi prodotti dalla Riforma Fornero. Almeno in parte ci si prova.
Un intervento orientato in primis a risolvere il problema di coloro che sono rimasti bloccati nelle maglie restrittive della Riforma su cui non si potrà, secondo Poletti, continuare ad approvare "provvedimenti specifici" ma che dovrà anche introdurre un meccanismo in grado di tutelare chi resterà senza lavoro nei prossimi anni a fronte della piu' grave crisi economica dal dopoguerra.
Il nuovo pensionamento anticipato - Il tavolo di confronto partirà tra pochi giorni ma l'Inps ha già ipotizzato i contenuti della Riforma che dovranno essere vagliati dalle parti sociali e dal ministero di Via Veneto. La soluzione ipotizzata si chiama, Apa, acronimo di assegno di pensione anticipata. Prevede che in via sperimentale fino al 31 dicembre 2017, per i lavoratori dipendenti del settore privato sia possibile percepire un sostegno economico temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con i nuovi requisiti con successiva restituzione della somma complessivamente percepita.
L'assegno sarebbe concesso a condizione che il lavoratore sia in stato di disoccupazione e non sia titolare di trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità oppure di altre indennità come ad esempio gli assegni straordinari a carico dei fondi di solidarietà di settore. In aggiunta il richiedente dovrà aver raggiunto quota 99 cioè almeno 63 anni e 3 mesi di età e 36 anni di contribuzione oppure 62 anni e 3 mesi e 37 di contributi. Un meccanismo che ricorda i requisiti della vecchia pensione di anzianità.
L'importo della pensione conseguibile alla data di presentazione della domanda non dovrà inoltre essere inferiore a 2 volte l'importo del trattamento minimo Inps (circa mille euro per il 2014.) Il vantaggio per i beneficiari sarebbe quello di poter accedere ad un sostegno economico con un anticipo di circa 3 o 4 anni rispetto all'età per la pensione di vecchiaia.
L'importo dell'assegno - L'assegno oscillerebbe, secondo le proiezioni Inps, intorno a 1,7 volte l'importo dell'assegno sociale che si tradurrebbe quindi in circa 765 euro mensili per tredici mensilità. Che si trasformerebbe automaticamente in pensione di vecchiaia al perfezionamento dei requisiti generali previsti dalla Riforma Fornero. Ecco quindi che una volta conseguita la pensione scatterebbe quindi il meccanismo di compensazione che prevede un taglio dell'assegno pensionistico oscillante tra il 2 e il 5%, decurtazione che servirebbe a compensare il prestito ottenuto negli anni precedenti. In soldoni la trattenuta sull'assegno di vecchiaia, secondo l'Inps, si aggirerebbe intorno ai 50-75 euro mensili in media, un valore che secondo Poletti sarebbe accettabile.
Gli oneri per le casse dello stato sarebbero in buona parte recuperati dal minor ricorso alle prestazioni di sostegno al reddito e dalla partecipazione una tantum delle aziende esodanti che sarebbero chiamate a versare all'Inps un contributo fisso pari a 18 mensilità di assegno pensionistico. Aziende che tuttavia sarebbero ricompensate con minori contributi per gli ammortizzatori sociali e con un importante risparmio sugli incentivi all'esodo.