Notizie
Decreto Irpef in Gazzetta, ecco le novità in arrivo a maggio
Il decreto Renzi è legge. Conferma il bonus a 10 milioni di lavoratori dipendenti e provvedere al taglio lineare dell'Irap. Ma il beneficio rischia di essere assorbito dall'aumento di altre voci. Per le imprese niente più rateazione sul pagamento dell'imposta sulla rivalutazione dei beni.
{div class:article-banner-left}{/div}
Il testo definitivo del decreto Irpef (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 95/14) conferma quasi tutte le anticipazioni, con diverse novità. Destinatari del nuovo credito introdotto dal comma 1 bis dell'articolo 13 del Tuir, sono, con riferimento alla tipologia del reddito, tutti coloro che percepiranno nel 2014 redditi di lavoro dipendente e alcune categorie di redditi assimilati al lavoratore dipendente. Ne rimangono esclusi i pensionati e le partite Iva. Un beneficio che pesa 640 euro all'anno per i redditi sino a 24 mila euro per poi azzerarsi a quota 26 mila. Il testo, infatti, non indica un valore mensile, ma un valore annuo pari a 640 euro, per l'appunto, riferito all'intero periodo d'imposta. Questo significa che un lavoratore che lavora da gennaio a dicembre riceverà, con riferimento a ciascuno dei dodici mesi in cui ha prodotto reddito di lavoro dipendente 53,33 euro (640 / 12).
L'intervento è coperto inoltre solo per i prossimi mesi del 2014 anche se il governo si è impegnato a renderlo strutturale per il futuro con la prossima legge di stabilità.
Bene anche l'intervento sull'Irap che, seppur timido, è comunque un buon segnale. Qui il taglio è a due velocità per le cinque aliquote Irap: per quest'anno imprese e autonomi dovranno calcolare gli acconti con il metodo previsionale utilizzando le aliquote Irap oggi in vigore ridotte del 4%. L'aliquota ordinaria che dovranno utilizzare a fine novembre imprese e autonomi sarà pari al 3,75%. L'aliquota si riduce poi del 10% (sarà pari al 3,5%) a partire dai versamenti 2015.
Le famiglie tuttavia si troveranno dal prossimo 1° luglio una brutta sorpresa: l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. L'incremento dell'aliquota passa infatti dal 20 al 26%, e colpirà, ad eccezione dei titoli di Stato, gli investimenti in titoli azionari e obbligazioni e, soprattutto, gli interessi su conti correnti postali e/o bancari e depositi. Secondo le elaborazioni del MEF emerge che l'aumento del prelievo su conti correnti, depositi, titoli, obbligazioni e altri strumenti finanziari alla fine peserà per non più di 200 milioni su circa il 45% delle famiglie con redditi bassi.
Per i contribuenti alle prese con il monitoraggio fiscale dei beni posseduti oltre confine (quadro RW di Unico) il decreto irpef cancella inoltre la ritenuta di acconto del 20% applicata direttamente dagli intermediari sui bonifici esteri. Viene meno quindi anche l'obbligo dell'autocertificazione che il contribuente era tenuto a presentare nel caso in cui la ritenuta del 20% non era dovuta.
Sul lato imprese il decreto inserisce il pagamento in unica soluzione (non più in tre rate) dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni delle società. La nuova norma sulla rivalutazione dei beni d'impresa prevede il versamento delle imposte sostitutive (al 16% per i beni ammortizzabili e al 12% per i beni non ammortizzabili) in un'unica soluzione entro il 16 giugno 2014 anziché in tre rate annuali.
Ancora una stretta poi per l'Imu. L'articolo 22 del decreto chiede ai ministeri dell'Economia e dell'Agricoltura di rivedere la mappa dei terreni agricoli di collina e di montagna che potranno beneficiare dell'esenzione dall'imposta municipale propria. L'obiettivo della nuova revisione dell'area di esenzione dovrà assicurare comunque ai comuni un maggior gettito Imu pari a 350 milioni di euro.
Statali, " no " a tagli lineari sugli stipendi del pubblico impiego
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, hanno fatto il punto della situazione, in vista della riforma che potrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri la prossima settimana.
{div class:article-banner-left}{/div}
Le fasce intermedie con i tetti alla retribuzione ai dipendenti pubblici, comparse nelle bozze preparatorie del decreto Irpef, non saranno inserite nel decreto sul riordino della Pubblica Amministrazione.
E' quanto hanno stabilito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro delle Funzione Pubblica Marianna Madia in un vertice per fare il punto della situazione.
La Madia ha ribadito la propria contrarietà a tagli lineari ai dipendenti del Pubblico Impiego dopo l'entrata in vigore del tetto ai top manager a 240mila euro; i tecnici lavorano tuttavia a una ridefinizione della parte variabile della retribuzione per evitare che, come è accaduto finora, i premi vengano distribuiti a pioggia.
Secondo quanto anticipato dallo stesso Renzi - « studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi » e « una parte della retribuzione sarà legata alle performance del Paese » (per esempio al prodotto interno lordo). Obiettivo della Riforma sarà la semplificazione attraverso le nuove tecnologie.
Pratiche Online e svecchiamento delle PA - Tra gli elementi salienti della Riforma c'è l'idea di fornire ai cittadini un codice PIN per sbrigare online le pratiche.
La Riforma dovrà prevedere anche l’avvio di un percorso di svecchiamento del personale, che oggi vanta un’età media tra le più alte in Europa. Per questo sono allo studio meccanismi di «staffetta generazionale» come illustrato dalla stessa Madia in Parlamento: sblocco del turn over, favorendo contemporaneamente il pensionamento dei dipendenti più anziani in esubero. Il commissario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli, ha ribadito che la stima di ridurre di 85 mila dipendenti l’organico della Pubblica Amministrazione nei prossimi anni è realistica.
Esodati, ecco il progetto Poletti per i pensionamenti flessibili
Un assegno anticipato di tredici mensilità pari a 760 euro al mese per accompagnare i lavoratori disoccupati con almeno 62 anni fino alla pensione di vecchiaia.
{div class:article-banner-left}{/div}
Giuliano Poletti, come anticipato sulle pagine di questo giornale nei giorni scorsi, ha ripetuto la necessità di intervento strutturale sugli esodati: «Stiamo lavorando a una soluzione strutturale per gli esodati». Insomma in ballo c'è una vera e propria modifica dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011, destinata a introdurre un meccanismo di flessibilità necessaria per limitare quegli effetti distorsivi prodotti dalla Riforma Fornero. Almeno in parte ci si prova.
Un intervento orientato in primis a risolvere il problema di coloro che sono rimasti bloccati nelle maglie restrittive della Riforma su cui non si potrà, secondo Poletti, continuare ad approvare "provvedimenti specifici" ma che dovrà anche introdurre un meccanismo in grado di tutelare chi resterà senza lavoro nei prossimi anni a fronte della piu' grave crisi economica dal dopoguerra.
Il nuovo pensionamento anticipato - Il tavolo di confronto partirà tra pochi giorni ma l'Inps ha già ipotizzato i contenuti della Riforma che dovranno essere vagliati dalle parti sociali e dal ministero di Via Veneto. La soluzione ipotizzata si chiama, Apa, acronimo di assegno di pensione anticipata. Prevede che in via sperimentale fino al 31 dicembre 2017, per i lavoratori dipendenti del settore privato sia possibile percepire un sostegno economico temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con i nuovi requisiti con successiva restituzione della somma complessivamente percepita.
L'assegno sarebbe concesso a condizione che il lavoratore sia in stato di disoccupazione e non sia titolare di trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità oppure di altre indennità come ad esempio gli assegni straordinari a carico dei fondi di solidarietà di settore. In aggiunta il richiedente dovrà aver raggiunto quota 99 cioè almeno 63 anni e 3 mesi di età e 36 anni di contribuzione oppure 62 anni e 3 mesi e 37 di contributi. Un meccanismo che ricorda i requisiti della vecchia pensione di anzianità.
L'importo della pensione conseguibile alla data di presentazione della domanda non dovrà inoltre essere inferiore a 2 volte l'importo del trattamento minimo Inps (circa mille euro per il 2014.) Il vantaggio per i beneficiari sarebbe quello di poter accedere ad un sostegno economico con un anticipo di circa 3 o 4 anni rispetto all'età per la pensione di vecchiaia.
L'importo dell'assegno - L'assegno oscillerebbe, secondo le proiezioni Inps, intorno a 1,7 volte l'importo dell'assegno sociale che si tradurrebbe quindi in circa 765 euro mensili per tredici mensilità. Che si trasformerebbe automaticamente in pensione di vecchiaia al perfezionamento dei requisiti generali previsti dalla Riforma Fornero. Ecco quindi che una volta conseguita la pensione scatterebbe quindi il meccanismo di compensazione che prevede un taglio dell'assegno pensionistico oscillante tra il 2 e il 5%, decurtazione che servirebbe a compensare il prestito ottenuto negli anni precedenti. In soldoni la trattenuta sull'assegno di vecchiaia, secondo l'Inps, si aggirerebbe intorno ai 50-75 euro mensili in media, un valore che secondo Poletti sarebbe accettabile.
Gli oneri per le casse dello stato sarebbero in buona parte recuperati dal minor ricorso alle prestazioni di sostegno al reddito e dalla partecipazione una tantum delle aziende esodanti che sarebbero chiamate a versare all'Inps un contributo fisso pari a 18 mensilità di assegno pensionistico. Aziende che tuttavia sarebbero ricompensate con minori contributi per gli ammortizzatori sociali e con un importante risparmio sugli incentivi all'esodo.
L'agenzia delle entrate fissa i codici tributo per Tari e Tasi
L'Agenzia delle Entrate fissa i nuovi codici tributo per Tasi e Tari per il pagamento degli acconti da effettuarsi entro il prossimo 16 Giugno.
{div class:article-banner-left}{/div}
L'agenzia delle entrate ha diffuso i codici tributo per Tari e Tasi, che consentiranno il pagamento degli acconti in programma per il prossimo 16 giugno.
Per quanto riguarda la Tari ai Comuni che non decidono in tempo valori e regolamenti viene concessa la possibilità di chiedere acconti calcolati in percentuale in base alle regole applicate per Tares, Tarsu o Tia nel 2013. Per i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti conferiti al servizio pubblico possono prevedere l'applicazione di una tariffa corrispettiva in luogo della Tari (articolo 1, comma 668 legge 147/2013).
Per la Tasi, nei Comuni che non approveranno le aliquote entro fine maggio gli acconti dovranno essere richiesti sulla base dei parametri standard (aliquota all'1 per mille) con il rischio di dover restituire il tributo per tutti gli immobili che con le regole locali saranno esentati dal tributo. Ciò dovrebbe incentivare i comuni a determinare in tempo utile le aliquote sulla Tasi.
Codici tributo per la Tari
Codice per il tributo: 3944
Codice per gli interessi: 3945
Codice per le sanzioni: 3946
Codici della Tariffa corrispettiva (comma 668)
Codice per il tributo: 3950
Codice per gli interessi: 3951
Codice per le sanzioni: 3952
Codici della Tasi
Codice per il tributo sull'abitazione principale e le pertinenze: 3958
Codice per il tributo sui fabbricati rurali strumentali: 3959
Codice per il tributo sulle aree fabbricabili: 3960
Codice per il tributo sugli altri fabbricati 3961
Codice per gli interessi: 3962
Codice per le sanzioni: 3963
La Camera approva il decreto Lavoro. Il testo ora all'esame del Senato
La Camera approva in prima lettura il decreto lavoro con 283 sì e 161 no. Il testo ora passa al Senato dove la maggioranza però si presenta divisa.
{div class:article-banner-left}{/div}
L'aula della Camera Venerdì ha confermato la fiducia al governo dando il semaforo verde al dl 34/2014. I sì sono stati 283, compresi quelli di Ncd e Scelta civica (oltre ai deputati Pd), 161 i no, un astenuto. Il dl 34 inizierà quindi il prossimo martedì 29 aprile il suo percorso in Senato, in commissione Lavoro, con un iter piuttosto veloce dato che il provvedimento scade il 19 maggio.
A Palazzo Madama la maggioranza si presenta però divisa, visto che il testo uscito dalla Camera, è molto diverso rispetto al dl originario approvato dal governo a metà marzo, che cercava di correggere in modo piu' incisivo le rigidità introdotte dalla legge Fornero.
In attesa di conoscere cosa deciderà il Senato le modifiche approvate da Montecitorio prevedono che l'acausalità dei contratti a termine sale da 12 a 36 mesi, comprensivi di un massimo di cinque proroghe (contro le 8 previste dal decreto originario). Viene quindi introdotto un tetto del 20% di utilizzo del lavoro a termine calcolato sui dipendenti a tempo indeterminato (e non più sull'organico complessivo come previsto nel testo originario). Si precisa che la formazione pubblica per gli apprendisti torna obbligatoria anche se la disposizione viene temperata dal possibilità di esonero dell'impresa qualora la Regione non si attivi entro 45 giorni. Viene ripristinato il piano formativo individuale, ma con modalità semplificate di redazione. Viene reintrodotta una quota legale di stabilizzazione di apprendisti (pari al 20% per le aziende con almeno 30 dipendenti) necessaria per consentire al datore di lavoro di poter sottoscrivere nuovi contratti di apprendistato.
Viene ampliato e rafforzato anche il diritto di precedenza delle donne in congedo maternità per le assunzioni da parte del datore di lavoro, nei 12 mesi successivi e in riferimento alle stesse mansioni oggetto del contratto a termine. Al fine di integrare il limite minimo di 6 mesi di durata del contratto a termine (che la normativa in vigore richiede per il riconoscimento del diritto di precedenza) devono calcolarsi anche i periodi di astensione obbligatoria per le lavoratrici in congedo di maternità.
Altro...
Rendite finanziarie, così gli aumenti al 26% dal 1° luglio
Il Decreto Irpef dispone anche l'abrogazione definitiva della nuova ritenuta d'ingresso del 20% sui flussi finanziari provenienti dall'estero, la cui entrata in vigore era stata sospesa e contestualmente differita al 1° luglio 2014.
{div class:article-banner-left}{/div}
Il decreto Irpef conferma l'aumento dell'aliquota sui redditi di natura finanziaria. Le aliquote attualmente fissate al 20% saliranno dal 1° luglio al 26%, ferme restando le aliquote diverse attualmente in essere per gli interessi e i capital gain sui titoli pubblici italiani ed esteri white list (12,5%) e su alcune altre tipologie di redditi. E passa dal 20% al 12,5% l'aliquota sugli interessi e sui capital gain dei titoli degli enti territoriali di Stati esteri white list.
L'articolo 4 del decreto Irpef prevede anche l'abrogazione definitiva della nuova ritenuta d'ingresso del 20% sui flussi finanziari provenienti dall'estero, la cui entrata in vigore era stata sospesa e differita al 1° luglio 2014. Il provvedimento rappresenta una semplificazione sia per gli intermediari finanziari che per i contribuenti, che non dovranno più compilare alcuna autocertificazione per evitare l'applicazione della ritenuta. La ritenuta era ormai considerata superata dal mutato contesto internazionale caratterizzato da una rete sempre più fitta di strumenti multilaterali che prevedono lo scambio automatico di informazioni.
In tabella sono esposte le variazioni che avranno effetto dal prossimo 1° luglio
Fino al 30 Giugno 2014 | Dal 1° Luglio 2014 | |
Interessi su conti correnti, certificati deposito | Ritenuta 20% | Ritenuta 26% |
Interessi su titoli di stato ed equiparati, titoli di stato white list | Imposta sostitutiva 12,5% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Interessi su titoli di enti territoriali di stati esteri white-list | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Interessi su titoli obbligazionari italiani ed esteri | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 26% |
Dividendi non qualificati non provenienti da società localizzate in paradisi fiscali | Ritenuta / Imposta Sostitutiva 20% | Ritenuta / Imposta Sostitutiva 26% |
Proventi dei fondi comuni di investimento italiani o Ue | Ritenuta Imposta 20% | Ritenuta Imposta 26% |
Altri proventi da fondi comuni diversi | Ritenuta Acconto 20% | Ritenuta Acconto 26% |
Fondi Pensione | Imposta sostitutiva 11% | Imposta sostitutiva 11% |
Polizze Vita | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 26% |
Capital Gain su titoli di Stato ed equiparati, sui titoli di stati esteri white list | Imposta sostitutiva 12,5% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Capital Gain sui titoli di enti territoriali di stati esteri white list | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 12,5% |
Capital Gain su altri strumenti finanziari diversi da partecipazioni qualificate | Imposta sostitutiva 20% | Imposta sostitutiva 26% |
Proventi dal Risparmio Gestito | Imposta sostitutiva 12,5% | Imposta sostitutiva 26% |
Pensioni, i tagli di Renzi minacciano gli alti magistrati
L'inchiesta di Panorama svela il diffondersi dei timori nell'alta dirigenza della Magistratura contabile. 12 alti Magistrati hanno già chiesto il collocamento a riposo in vista di una possibile decurtazione dello stipendio.
{div class:article-banner-left}{/div}
Secondo quanto spiegato dal settimanale Panorama, alla Corte dei Conti e nelle alte Magistrature c'è un diffuso senso di preoccupazione, celata ma percepibile.
Sono infatti già sette i Magistrati contabili che hanno scelto di andare in pensione prima che i tanto attesi tagli alle retribuzioni pubbliche limino i loro stipendi e incidano sui relativi trattamenti pensionistici; altri cinque sono pronti a seguire i colleghi entro maggio.
Il timore è di percepire un vitalizio inferiore alle aspettative, magari decurtato in base a qualche norma o dettaglio ministeriale ancora oggi non chiaro. Naturalmente la domanda l'avevano presentata in precedenza e nessuno dichiara che siano stati i tagli a determinarla, ma il clima che si respira è di grande preoccupazione.
«Questa e una vera rivoluzione - commenta furioso, un presidente di sezione - vogliono far fuori l'alta dirigenza pubblica e prendersi tutto il potere. Altro che risparmi e crisi! Si parla di circa 200 persone e non è certo così che si risanano i conti».
Tra i 460 Magistrati contabili in questi giorni la domanda più ricorrente era: i tagli di Renzi toccheranno la buonuscita?
Voce importante della busta paga quando si lascia il lavoro, pari a centinaia di migliaia di euro, una somma accantonata in media in 40-50 anni. «Ci siamo convinti - dice un alto Magistrato contabile - che i tagli non incidano sulla buonuscita. Meno male, sarebbe stato un disastro».
I timori si estendono anche ai piani bassi delle toghe. «Assicurano che i nostri stipendi - spiega un consigliere - non verranno toccati perche non arrivano alle cifre di cui si parla. Ma temiamo che al governo non si fermino qui. Come potremmo avere dei presidenti che guadagnano poco di piu' di quelli un gradino più sotto? Arriverà un ritocco in basso, sicuro».
Bonus Irpef, ecco i destinatari del beneficio per fasce di reddito
Bonus pieno per i redditi compresi tra 8 e 24 mila euro. Cala progressivamente sopra i 24 mila per azzerarsi a 26mila. Esclusi gli incapienti. La distribuzione del bonus è articolata in otto mesi, da maggio a dicembre, ma il diritto si matura in dodici.
{div class:article-banner-left}{/div}
Il decreto Irpef conferma un «bonus» di 640 euro per tutti i lavoratori dipendenti e i collaboratori «assimilati» che hanno un reddito compreso fra 8mila e 24mila euro all'anno; una piccola somma discendente viene anche corrisposta al crescere del reddito a chi si attesta nella fascia 24-26mila euro.
In pratica al di sopra della soglia dei 24mila euro, calano progressivamente gli sconti fino ad azzerarsi a quota 26mila. Esclusi quindi dal beneficio gli incapienti, cioè quei lavoratori con redditi fino a 8mila euro che non pagano l'Irpef grazie alle detrazioni già in vigore.
Qualora invece il lavoratore abbia un reddito superiore agli 8mila euro ma riesca ad abbattere l'Irpef grazie alle detrazioni per lavoro dipendente (come ad esempio coniuge a carico), godrà comunque dei 640 euro annui.
Il bonus inoltre sarà rapportato al periodo di lavoro nell'anno. Ciò significa che il bonus sarà "massimo" per chi lavora per tutto il periodo Maggio/Dicembre 2014 (640 euro) mentre, dovrà essere rapportato al numero di mesi lavorati negli altri casi (es. chi lavora 6 mesi avrà diritto al 50% del bonus, cioè 320 euro). In pratica, la distribuzione del bonus è articolata in otto mesi da maggio a dicembre, ma il diritto si matura in dodici.
Ecco come funziona il bonus previsto dal decreto Irpef approvato dal governo di Matteo Renzi.
Fascia di Reddito |
Bonus |
Aumento del reddito Disponibile |
9.000 | 640 euro |
7,3% |
10.000 | 6,7% | |
11.000 | 6.3% | |
12.000 | 5,9% | |
13.000 | 5,5% | |
14.000 | 5,2% | |
15.000 | 4,9% | |
16.000 | 4,6% | |
17.000 | 4,4% | |
18.000 | 4,2% | |
19.000 | 4,0% | |
20.000 | 3,9% | |
21.000 | 3,7% | |
22.000 | 3,6% | |
23.000 | 3,4% | |
24.000 | 640 euro | 3,3% |
24.500 | 480 euro | 2,4% |
25.000 | 320 euro | 1,6% |
25.500 | 160 euro | 0,8% |
26.000 | 0 | 0% |
Esodati, Poletti pronto ad promuovere i pensionamenti flessibili
Il Ministro annuncia «misure strutturali per evitare ogni volta aspettative e ingiustizie». Al piano servirà la partecipazione di tutti i soggetti comprese imprese e lavoratori, per sostenere i costi di una simile operazione.
{div class:article-banner-left}{/div}
Flessibilità in uscita, si riparte. Il Ministero del Lavoro accende i riflettori sul capitolo esodati, le persone vicine alla pensione che hanno perso il lavoro, per le quali intende studiare soluzioni strutturali; proprio mentre Palazzo Chigi annuncia l'ampliamento della platea dei benefici fiscali questa volta anche ai pensionati.
Una misura nei prossimi tempi per tamponare la perdita del potere d'acquisto che hanno lasciato sul terreno le pensioni in questi ultimi cinque anni.
Sugli «esodati» servono soluzioni strutturali «per evitare di alimentare ad ogni round aspettative ed ingiustizie», ha spiegato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti annunciando «tra una settimana» il confronto con Inps, parti Sociali,Commissioni Lavoro di Camera e Senato; un tavolo cui il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano (Pd), vuole anche il Ministero dell'Economia.
Poletti afferma che «bisogna lavorare a soluzioni dinamiche, che producano delle condizioni strutturali, con un meccanismo mobile in grado di tenere tutti dentro».
Il Ministro ne aveva parlato qualche giorno fa: «Stiamo costruendo uno scivolo che consenta di collegare la condizione di queste persone al pensionamento». Senza ricorrere però a tutele parziali. «Bisogna fare una regola generale che dica che tutti quelli che arrivano a questa condizione possono avere questo tipo di trattamento. Naturalmente questa è un'operazione che ha dei costi» ha detto, ma va costruita tecnicamente bene per evitare di riprodurre problemi, trovando «un bilanciamento che consenta di fare quest'operazione in maniera efficace».
E' l'idea di quel prestito pensionistico che era stata già studiata da Giovannini, l'ex Ministro del lavoro del Governo Letta che tiene banco al Dicastero di Via Veneto. Poletti non ne ha fatto un mistero la scorsa settimana in una intervista a Repubblica Tv, in cui ha anticipato i binari della riforma che intende presentare a sindacati e imprese.
Un piano a cui servirà la partecipazione (soprattutto economica) di tutti i soggetti, anche dello Stato che non si può però piu' permettere di sostenere tutti i costi di una simile operazione.
L'ex presidente di Lega Coop, ha fatto l'esempio di un lavoratore che si accorda con l'azienda per andare in pensione un anno prima: «II datore paga tutti i contributi di quell'anno e poi il lavoratore glieli restituisce con la pensione».
«Ti manca un anno al pensionamento? Ti dò un assegno per fare i 12 mesi, quando arrivi al 30 dicembre vai in pensione; per questo anno l'impresa ti paga i contributi previdenziali e il costo dell'assegno una parte la restituisci tu e una parte la paga lo Stato».
E visto che gli "esodanti" (che stanno per diventare esodati) sono ancora tanti, potrebbe essere proprio questa la soluzione strutturale. Insomma la soluzione prevede che queste persone dovranno probabilmente pagarsi almeno in parte, il privilegio di andarsene in pensione e probabilmente con un debito per agguantare l'assegno.
Imu, verso l'abolizione dell'esenzione sui terreni in collina
Un decreto ridefinirà la mappa dei terreni con esenzione Imu. Nel mirino ci sono i terreni agricoli di collina e di montagna che saranno tassati per recuperare un maggior gettito di imposta municipale a favore dei comuni.
{div class:article-banner-left}{/div}
L'articolo 22 del decreto Irpef, attribuisce una delega ad un decreto del Ministero dell'Economia, di concerto con le Politiche Agricole e l'Interno per delimitare i comuni montani nei quali si applica l'esclusione dall'Imu per i terreni agricoli. La norma chiede che l'elenco dei comuni esenti da Imu deve essere predisposto a decorrere dal periodo di imposta 2014 e che la delimitazione dei territori esenti deve generare un maggior gettito non inferiore a 350 milioni di euro.
L'individuazione dei comuni dovrà essere effettuata sulla base dell'altitudine riportata nell'elenco predisposto dall'Istat. Ciò comporterà verosimilmente, la perdita dell'esenzione da Imu dal 2014 per i terreni di collina che finora usufruivano invece dell'agevolazione e che non potranno risultare nell'elenco.
Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi, di beni produttivi adibiti a coltivazioni di vigneti che rischiano quindi di dover contribuire al bilancio dei comuni.
La norma tuttavia conferma il trattamento di riguardo per i terreni agricoli posseduti e coltivati da coltivatori diretti ed imprenditori agricoli professionali (Iap) iscritti nella gestione Inps; soggetti, questi, che beneficiano già oggi di due disposizioni di favore: un coefficiente di determinazione della base imponibile Imu per i terreni pari a 75 volte il reddito dominicale rivalutato, in luogo di 135; un diverso sistema di calcolo della base imponibile che, in presenza di aree edificabili destinate alla coltivazione agricola, viene assunta in base al valore catastale e non di mercato come avviene per gli altri contribuenti.
In sostanza quindi il Ministero dell'Economia, sulla base dei territori montani rilevati dagli elenchi Istat, dovrà stabilire quelli per i quali continuerà ad applicarsi l'esenzione da Imu. Si ritiene che l'asticella verrà alzata o abbassata in relazione al raggiungimento del gettito fissato dalla norma.