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L'Agenzia delle Entrate fissa i nuovi codici tributo per Tasi e Tari per il pagamento degli acconti da effettuarsi entro il prossimo 16 Giugno.

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L'agenzia delle entrate ha diffuso i codici tributo per Tari e Tasi, che consentiranno il pagamento degli acconti in programma per il prossimo 16 giugno.
Per quanto riguarda la Tari  ai Comuni che non decidono in tempo valori e regolamenti viene concessa la possibilità di chiedere acconti calcolati in percentuale in base alle regole applicate per Tares, Tarsu o Tia nel 2013. Per i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti conferiti al servizio pubblico possono prevedere l'applicazione di una tariffa corrispettiva in luogo della Tari (articolo 1, comma 668 legge 147/2013). 

Per la Tasi, nei Comuni che non approveranno le aliquote entro fine maggio gli acconti dovranno essere richiesti sulla base dei parametri standard (aliquota all'1 per mille) con il rischio di dover restituire il tributo per tutti gli immobili che con le regole locali saranno esentati dal tributo. Ciò dovrebbe incentivare i comuni a determinare in tempo utile le aliquote sulla Tasi.

Codici tributo per la Tari
Codice per il tributo: 3944
Codice per gli interessi: 3945
Codice per le sanzioni: 3946

Codici della Tariffa corrispettiva (comma 668)
Codice per il tributo: 3950
Codice per gli interessi: 3951
Codice per le sanzioni: 3952

Codici della Tasi
Codice per il tributo sull'abitazione principale e le pertinenze: 3958
Codice per il tributo sui fabbricati rurali strumentali: 3959
Codice per il tributo sulle aree fabbricabili: 3960
Codice per il tributo sugli altri fabbricati 3961
Codice per gli interessi: 3962
Codice per le sanzioni: 3963

La Camera approva in prima lettura il decreto lavoro con 283 sì e 161 no. Il testo ora passa al Senato dove la maggioranza però si presenta divisa.

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L'aula della Camera Venerdì ha confermato la fiducia al governo dando il semaforo verde al dl 34/2014. I sì sono stati 283, compresi quelli di Ncd e Scelta civica (oltre ai deputati Pd), 161 i no, un astenuto.  Il dl 34 inizierà quindi il prossimo martedì 29 aprile il suo percorso in Senato, in commissione Lavoro, con un iter piuttosto veloce dato che il provvedimento scade il 19 maggio.

A Palazzo Madama la maggioranza si presenta però divisa, visto che il testo uscito dalla Camera, è molto diverso rispetto al dl originario approvato dal governo a metà marzo, che cercava di correggere in modo piu' incisivo le rigidità introdotte dalla legge Fornero.

In attesa di conoscere cosa deciderà il Senato le modifiche approvate da Montecitorio prevedono che l'acausalità dei contratti a termine sale da 12 a 36 mesi, comprensivi di un massimo di cinque proroghe (contro le 8 previste dal decreto originario). Viene quindi introdotto un tetto del 20% di utilizzo del lavoro a termine calcolato sui dipendenti a tempo indeterminato (e non più sull'organico complessivo come previsto nel testo originario). Si precisa che la formazione pubblica per gli apprendisti torna obbligatoria anche se la disposizione viene temperata dal possibilità di esonero dell'impresa qualora la Regione non si attivi entro 45 giorni. Viene ripristinato il piano formativo individuale, ma con modalità semplificate di redazione. Viene reintrodotta una quota legale di stabilizzazione di apprendisti (pari al 20% per le aziende con almeno 30 dipendenti) necessaria per consentire al datore di lavoro di poter sottoscrivere nuovi contratti di apprendistato.

Viene ampliato e rafforzato anche il diritto di precedenza delle donne in congedo maternità per le assunzioni da parte del datore di lavoro, nei 12 mesi successivi e in riferimento alle stesse mansioni oggetto del contratto a termine. Al fine di integrare il limite minimo di 6 mesi di durata del contratto a termine (che la normativa in vigore richiede per il riconoscimento del diritto di precedenza) devono calcolarsi anche i periodi di astensione obbligatoria per le lavoratrici in congedo di maternità.

Il Decreto Irpef dispone anche l'abrogazione definitiva della nuova ritenuta d'ingresso del 20% sui flussi finanziari provenienti dall'estero, la cui entrata in vigore era stata sospesa e contestualmente differita al 1° luglio 2014.

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Il decreto Irpef conferma l'aumento dell'aliquota sui redditi di natura finanziaria. Le aliquote attualmente fissate al 20% saliranno dal 1° luglio al 26%, ferme restando le aliquote diverse attualmente in essere per gli interessi e i capital gain sui titoli pubblici italiani ed esteri white list (12,5%) e su alcune altre tipologie di redditi. E passa dal 20% al 12,5% l'aliquota sugli interessi e sui capital gain dei titoli degli enti territoriali di Stati esteri white list.

L'articolo 4 del decreto Irpef prevede anche l'abrogazione definitiva della nuova ritenuta d'ingresso del 20% sui flussi finanziari provenienti dall'estero, la cui entrata in vigore era stata sospesa e differita al 1° luglio 2014. Il provvedimento rappresenta una semplificazione sia per gli intermediari finanziari che per i contribuenti, che non dovranno più compilare alcuna autocertificazione per evitare l'applicazione della ritenuta. La ritenuta era ormai considerata superata dal mutato contesto internazionale caratterizzato da una rete sempre più fitta di strumenti multilaterali che prevedono lo scambio automatico di informazioni. 

In tabella sono esposte le variazioni che avranno effetto dal prossimo 1° luglio

  Fino al 30 Giugno 2014 Dal 1° Luglio 2014
Interessi su conti correnti, certificati deposito Ritenuta 20% Ritenuta 26%
Interessi su titoli di stato ed equiparati, titoli di stato white list Imposta sostitutiva 12,5% Imposta sostitutiva 12,5%
Interessi su titoli di enti territoriali di stati esteri white-list Imposta sostitutiva 20% Imposta sostitutiva 12,5%
Interessi su titoli obbligazionari italiani ed esteri Imposta sostitutiva 20%  Imposta sostitutiva 26% 
Dividendi non qualificati non provenienti da società localizzate in paradisi fiscali Ritenuta / Imposta Sostitutiva 20% Ritenuta / Imposta Sostitutiva 26% 
Proventi dei fondi comuni di investimento italiani o Ue  Ritenuta Imposta 20% Ritenuta Imposta 26%
Altri proventi da fondi comuni diversi  Ritenuta Acconto 20% Ritenuta Acconto 26%
Fondi Pensione Imposta sostitutiva 11%  Imposta sostitutiva 11% 
Polizze Vita  Imposta sostitutiva 20%  Imposta sostitutiva 26% 
Capital Gain su titoli di Stato ed equiparati, sui titoli di stati esteri white list Imposta sostitutiva 12,5%  Imposta sostitutiva 12,5% 
Capital Gain sui titoli di enti territoriali di stati esteri white list Imposta sostitutiva 20%   Imposta sostitutiva 12,5%
Capital Gain su altri strumenti finanziari diversi da partecipazioni qualificate Imposta sostitutiva 20%  Imposta sostitutiva 26%
Proventi dal Risparmio Gestito Imposta sostitutiva 12,5% Imposta sostitutiva 26%
L'inchiesta di Panorama svela il diffondersi dei timori nell'alta dirigenza della Magistratura contabile. 12 alti Magistrati hanno già chiesto il collocamento a riposo in vista di una possibile decurtazione dello stipendio.

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Secondo quanto spiegato dal settimanale Panorama, alla Corte dei Conti e nelle alte Magistrature c'è un diffuso senso di preoccupazione, celata ma percepibile.

Sono infatti già sette i Magistrati  contabili che hanno scelto di andare in pensione prima che i tanto attesi tagli alle retribuzioni pubbliche limino i loro stipendi e incidano sui relativi trattamenti pensionistici; altri cinque sono pronti a seguire i colleghi entro maggio.

Il timore è di percepire un vitalizio inferiore alle aspettative, magari decurtato in base a qualche norma o dettaglio ministeriale ancora oggi non chiaro. Naturalmente la domanda l'avevano presentata in precedenza e nessuno dichiara che siano stati i tagli a determinarla, ma il clima che si respira è di grande preoccupazione. 

«Questa e una vera rivoluzione - commenta furioso, un presidente di sezione - vogliono far fuori l'alta dirigenza pubblica e prendersi tutto il potere. Altro che risparmi e crisi! Si parla di circa 200 persone e non è certo così che si risanano i conti».

Tra i 460 Magistrati contabili in questi giorni la domanda più ricorrente era: i tagli di Renzi toccheranno la buonuscita?

Voce importante della busta paga quando si lascia il lavoro, pari a centinaia di migliaia di euro, una somma accantonata in media in 40-50 anni. «Ci siamo convinti - dice un alto Magistrato contabile - che i tagli non incidano sulla buonuscita. Meno male, sarebbe stato un disastro».

I timori si estendono anche ai piani bassi delle toghe. «Assicurano che i nostri stipendi - spiega un consigliere - non verranno toccati perche non arrivano alle cifre di cui si parla. Ma temiamo che al governo non si fermino qui. Come potremmo avere dei presidenti che guadagnano poco di piu' di quelli un gradino più sotto? Arriverà un ritocco in basso, sicuro».

Bonus pieno per i redditi compresi tra 8 e 24 mila euro. Cala progressivamente sopra i 24 mila per azzerarsi a 26mila. Esclusi gli incapienti. La distribuzione del bonus è articolata in otto mesi, da maggio a dicembre, ma il diritto si matura in dodici.

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Il decreto Irpef conferma un «bonus» di 640 euro per tutti i lavoratori dipendenti e i collaboratori «assimilati» che hanno un reddito compreso fra 8mila e 24mila euro all'anno; una piccola somma discendente viene anche corrisposta al crescere del reddito a chi si attesta nella fascia 24-26mila euro.

In pratica al di sopra della soglia dei 24mila euro, calano progressivamente gli sconti fino ad azzerarsi a quota 26mila. Esclusi quindi dal beneficio gli incapienti, cioè quei lavoratori con redditi fino a 8mila euro che non pagano l'Irpef grazie alle detrazioni già in vigore.

Qualora invece il lavoratore abbia un reddito superiore agli 8mila euro ma riesca ad abbattere l'Irpef grazie alle detrazioni per lavoro dipendente (come ad esempio coniuge a carico), godrà comunque dei 640 euro annui.  

Il bonus inoltre sarà rapportato al periodo di lavoro nell'anno. Ciò significa che il bonus sarà "massimo" per chi lavora per tutto il periodo  Maggio/Dicembre 2014 (640 euro) mentre, dovrà essere rapportato al numero di mesi lavorati negli altri casi (es. chi lavora 6 mesi avrà diritto al 50% del bonus, cioè 320 euro). In pratica, la distribuzione del bonus è articolata in otto mesi da maggio a dicembre, ma il diritto si matura in dodici.

Ecco come funziona il bonus previsto dal decreto Irpef approvato dal governo di Matteo Renzi.

Fascia di Reddito
Bonus
Aumento del reddito Disponibile
9.000


640 euro










7,3%
10.000 6,7%
11.000 6.3%
12.000 5,9%
13.000 5,5%
14.000 5,2%
15.000 4,9%
16.000 4,6%
17.000 4,4%
18.000 4,2%
19.000 4,0%
20.000 3,9%
21.000 3,7%
22.000 3,6%
23.000 3,4%
24.000 640 euro 3,3%
24.500 480 euro 2,4%
25.000 320 euro 1,6%
25.500 160 euro 0,8%
26.000 0 0%
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