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La Circolare Inps 120 ha spiegato le regole per avvalersi delle novità contenute nella legge di stabilità 2013 in materia di cumulo contributivo.

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L'Inps con la circolare numero 120 del 6 Agosto 2013 ha spiegato le modalità attraverso cui i lavoratori possono esercitare le innovazioni in materia di cumulo e di ricongiunzioni gratuite introdotte con la legge di stabilità 2013 (legge 228/2012). Com'è noto a seguito dei numerosi problemi emersi dopo dell'adozione delle nuove norme in materia di ricongiunzione onerosa il legislatore è stato costretto ad intervenire sulla materia attraverso la legge 228/2012.

Le modifiche introdotte sono intervenute in materia di totalizzazione e ricongiunzione di contributi previdenziali, introducendo, in particolare, una nuova modalità (gratuita) di cumulo (alternativa alle discipline esistenti) volta a conseguire un’unica pensione sulla base dei periodi assicurativi non coincidenti posseduti presso più forme di assicurazione obbligatorie, esclusivamente per la liquidazione del trattamento pensionistico di vecchiaia, secondo le regole di calcolo previste da ciascun ordinamento e sulla base delle rispettive retribuzioni di riferimento.

Costituzione della posizione assicurativa (art. 1, comma 238, legge 228/2012) - L'intervento della legge di stabilità ha reintrodotto esclusivamente per gli iscritti alla Cpdel, Cps, Cpi e Cpug per i quali sia venuta a cessare, entro il 30 luglio 2010, l'iscrizione alle predette casse senza diritto a pensione, la facoltà di presentare istanza di costituzione della posizione assicurativa nel fondo pensione lavoratori dipendenti Ago (assicurazione generale obbligatoria). In tal caso, il trasferimento della contribuzione tra le diverse gestione avviene senza oneri a carico degli interessati, cioè gratuitamente.

Prima di tale modifica i lavoratori in questione con periodi contributivi accreditati presso diverse casse previdenziali avevano infatti solo due possibilità, entrambe piuttosto penalizzanti, per valorizzarli: ricongiungere i contributi sborsando cifre molto elevate oppure scegliere la totalizzazione nazionale. La totalizzazione, lo si ricorda, a differenza della ricongiunzione che consente di avere una pensione «retributiva» cioè calcolata con il vecchio e più conveniente sistema commisurato allo stipendio, impone il calcolo «contributivo» cioè in base ai contributi versati e, dunque, molto meno conveniente. L'intervento della legge di stabilità ha dunque in parte attutito questa penalizzazione solo per i lavoratori del pubblico impiego. 

L'Inps precisa che il nuovo cumulo contributivo gratuito non dà comunque diritto alla corresponsione di ratei arretrati di pensione. Quindi, sia in sede di prima liquidazione che di ricostituzione della pensione, non potranno essere riconosciuti arretrati riferiti a periodi anteriori alla data della domanda per la costituzione della posizione assicurativa. Inoltre in caso di decesso degli interessati, la facoltà può essere esercitata dai superstiti ai fini del diritto e della misura della pensione di reversibilità o indiretta loro spettante. 

La legge ha dato un anno di tempo (31 dicembre 2013) a coloro che dal 1° luglio 2010 avessero già richiesto la ricongiunzione, per richiedere il recesso e la restituzione di quanto già versato, a condizione di non aver già ottenuto la liquidazione della pensione. La facoltà, spiega l'Inps, è rivolta a coloro che hanno presentato domanda fra il 1° luglio e l'entrata in vigore della legge Stabilità (1° gennaio 2013) ed è esercitabile anche dai familiari superstiti. 

Cumulo dei periodi assicurativi non coincidenti (art. 1, commi 239-246, legge 228/2012) - Fermo restando la disciplina vigente in materia di ricongiunzione e totalizzazione dei periodi assicurativi la legge ha consentito la facoltà di conseguire un’unica pensione cumulando i periodi assicurativi non coincidenti posseduti presso due (o più) forme di assicurazione obbligatorie (compresa le Gestione separata INPS) che non siano già titolari di trattamento pensionistico autonomo presso una delle suddette gestioni, qualora non siano in possesso dei requisiti per il trattamento pensionistico.

Tale facoltà può essere esercitata esclusivamente per la liquidazione del trattamento pensionistico di vecchiaia con i requisiti previsti per tale trattamento nonché dei trattamenti per inabilità e ai superstiti di assicurato deceduto prima di aver acquisito il diritto a pensione.

Il pagamento dei trattamenti liquidati avviene secondo le norme sulla totalizzazione. Le gestioni interessate, ciascuna per la parte di propria competenza, determinano il trattamento pro quota in rapporto i rispettivi periodi di iscrizione maturati, secondo le regole di calcolo previste da ciascun ordinamento e sulla base delle rispettive retribuzioni di riferimento (il che implica un trattamento previdenziale inferiore a quello che sarebbe risultato dalla ricongiunzione).

Facolta di recesso (art. 1, comma 247 legge 228/2012) - Al fine di tutelare i soggetti che hanno presentato domanda di ricongiunzione (onerosa) a decorrere dal 1° luglio 2010, garantendogli la possibilità di accedere al nuovo regime di cumulo, si prevede che essi  (sempre che la domanda non abbia già dato titolo alla liquidazione del trattamento pensionistico) possono recedere entro un anno e chiedere la restituzione di quanto già versato. Analoga possibilità è riconosciuta ai soggetti che abbiano presentato domanda di totalizzazione anteriormente alla data di entrata in vigore della legge, previa rinuncia alla domanda e a condizione che il procedimento amministrativo non si sia già concluso.

La fotografia scattata dall’Istat sul meccanismo di distribuzione del sistema previdenziale rende l’immagine di un Paese a schema piramidale. Alla base, milioni di trattamenti di lieve entità. In cima pochi fortunati.

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Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,8% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,0%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l'1,7%. Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.569 euro (contro i 19.395 degli uomini); oltre la metà delle donne (52%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (32,2%) degli uomini. Il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,7% nel Mezzogiorno.
E' quanto emerge dai dati Istat sul 2012 diffusi nei giorni scorsi.

Ma molti pensionati vivono con meno di mille euro al mese. E' questa la realtà per circa 7 milioni di pensionati italiani, pari al 42,7% del totale. E quelli sotto i 500 euro sono oltre 2,2 milioni. Cifre che fanno impallidire e che evidenziano sempre piu' come mai molti pensionati sono costretti a continuare a lavorare, anche in nero, anche dopo la pensione.  Infatti l’importo medio annuo delle pensioni riferito al 2012 è pari a 11.482 euro, 253 euro in più rispetto all’anno precedente(+ 2,3%), un modesto incremento. Tuttavia occorre considerare che, su 16,6 milioni di pensionati, ciascuno ha percepito in media 16.314 euro all’anno (358 euro in più del 2011) tenuto conto che, in alcuni casi, un individuo può cumulare più di una pensione.

La Riforma Fornero produce i primi effetti - Alla rilevazione annuale sui trattamenti pensionistici condotta dall'Istat e dall'Inps emerge infine che nel 2012 i pensionati sono 16,6 milioni, «circa 75 mila in meno rispetto all'anno prima». Sul ribasso, con tutta probabilità, ha pesato la riforma Fornero, entrata in vigore proprio nel 2012: le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2012 (i nuovi pensionati) sono stati 626 mila, mentre sono 701 mila le persone che dal 2012 non figurano più tra i beneficiari. Inoltre, cala anche il reddito medio dei nuovi pensionati (14.068 euro) che diventa inferiore a quello dei cessati (15.261 euro) e a quello dei pensionati sopravviventi (16.403 euro), che già nel 2011 percepivano almeno una pensione.
Quanto alla spesa complessiva, lo Stato nel 2012 ha pagato 270.7 miliardi, con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, mentre l’incidenza sul Pil è cresciuta dello 0,45% passando dal 16,8 al 17,2%.

Poi ci sono gli squilibri. Secondo l'Istat, sono 211mila i pensionati che percepiscono un assegno che va oltre i 5 mila euro, ed oltre 11 mila pensionati d’oro, lo 0,1% del totale, che a fine mese si vedono un bonifico superiore a 10 mila euro. E dato che questi trattamenti non corrispondono a reali contributi versati il governo potrebbe nei prossimi mesi introdurre un nuovo prelievo di solidarietà. Secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan: "dobbiamo ancora discutere i dettagli".

Poletti apre alla sinistra Pd: possibile abbassare le proroghe da 8 a 6. Ma il governo vuole confermare i 36 mesi dei contratti a termine acausali, la sinistra punta a 24 mesi. Aperture pure sull'apprendistato.

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Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è pronto a modificare, senza stravolgerlo, il decreto sui contratti a termine e l'apprendistato, all'esame della Camera per la conversione in legge. Per i contratti a termine il Ministro si è detto disponibile a far scendere da otto a sei il numero delle possibili proroghe, in pratica i rinnovi senza interruzione che posticipano la scadenza del contratto originario.

L'apertura viene per accontentare quella minoranza del Pd che sta presentando numerosi emendamenti.  Contrario invece il Ministro sulla riduzione da tre a due anni per la durata massima dei contratti.  La disponibilità potrebbe portare anche a rivedere la norma che rende facoltativa la formazione pubblica per l'apprendistato professionalizzante, contro il rischio di incorrere in sanzioni da parte della Ue, senza però compromettere l'obiettivo, che resta quello di semplificarne la disciplina per le imprese.

Dunque alcune delle modifiche che chiede l'ala sinistra del partito, che ha la maggioranza nella Commissione Lavoro della Camera, potrebbero vedere la luce. Poletti però avverte: "se introduci dei vincoli sul numero dei rinnovi, arrivati alla scadenza del contratto l'azienda sostituisce il lavoratore».

Altro punto fonte di attrito tra governo e maggioranza è l'eliminazione dell'obbligo di stabilizzare una quota di apprendisti prima di assumerne nuovi. Per Poletti va confermata la misura contenuta nel Dl, soprattutto a tutela delle piccole imprese, mentre nella discussione si è ipotizzato di differenziare a seconda della dimensione di impresa, distinguendo tra grandi e piccole.

Ieri inoltre, il presidente dell'Isfol Pietro Antonio Varesi, ha mostrato l'incremento dell'incidenza dei contratti a tempo determinato nelle imprese. Secondo Varesi i contratti a termine sono passati dal 62,3% (secondo trimestre 2012) al 67,3% (quarto trimestre 2012): questo incremento ha riguardato in larga parte assunzioni di breve o brevissima durata (oltre sei contratti a termine su dieci durano meno di tre mesi), comunque inferiori ai 12 mesi.

In contemporanea calano i contratti intermittenti (-4%) e di collaborazione (-1,6%), peraltro dotati di minori tutele. Molto negativo anche il trend dell'apprendistato con un calo "progressivo e quasi ininterrotto".

L'Inps ha rideterminato l'importo dell'assegno al nucleo familiare spettante ai pensionati della gestione pubblica dal 1° luglio 2012 al 30 giugno 2013, sulla base dei redditi da pensione e di diversa natura relativi al 2011.

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L'Inps ha provveduto a rideterminare l'importo dell'assegno al nucleo familiare spettante ai pensionati della gestione pubblica dal 1° luglio 2012 al 30 giugno 2013, sulla base dei redditi da pensione e di diversa natura relativi al 2011.

E' quanto ha comunicato l'istituto di previdenza pubblica con il Messaggio 3722/2014. L'assegno per il nucleo familiare ancora l'erogazione della prestazione assistenziale infatti sulla base dei redditi conseguito nell'anno solare antecedente al 1° luglio di ciascun anno. Se, dopo le verifiche, l'importo dell'assegno fruito dagli interessati per il periodo 1° luglio 2012-30 giugno 2013 risulti superiore a quello spettante secondo i termini di legge, l'eccedenza indebitamente erogata verrà trattenuta sulla pensione pagata il prossimo giugno.

L'Inps comunicherà con una lettera l'importo del debito e le modalita di recupero delle somme. Sarà applicata una trattenuta mensile nei limiti di un quinto dell'importo complessivo della pensione, comprensiva anche dell'indennità integrativa speciale se corrisposta come emolumento, al netto delle ritenute Irpef e con un recupero in un massimo di 60 rate. L'interessato potrà chiedere il chiarimento della propria posizione recandosi presso l'ufficio Inps che liquida la prestazione pensionistica.

«Nella prima fase della spending review non ci sarà nessun intervento». Se ne potrebbe parlare nel 2015. Anche perché, si fa notare, un contributo di solidarietà già esiste.

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Secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che sta lavorando in questi giorni alla preparazione del Def e il Programma nazionale di riforma da approvare nel Consiglio dei ministri il prossimo 8 o 9 aprile, il taglio dell'Irpef sarà rispettato.

Il Ministro ha pochi giorni a disposizione, ma è ottimista: «Stiamo lavorando duramente per rispettare l'impegno all'aumento di 80 euro in busta paga da maggio, il tempo è breve, ma non c'è alcuna fibrillazione». Se ne deduce che il decreto sarà definito nei prossimi giorni e comunque in tempo per consentire ai datori di lavoro di calcolarne gli effetti a partire dalle buste paga di maggio, come promesso.

Gran parte del finanziamento dei 6,6 miliardi che serviranno alla manovra sull'Irpef verrà dalla spending review, ma Padoan non ha escluso un intervento sulle pensioni: «Come ha detto chiaramente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, le pensioni non si toccano». Ma alla domanda circa la possibilità di un intervento sulle pensioni d'oro, il Ministro ha risposto che «Dobbiamo ancora discutere i dettagli».

Ma l'intervento non sarà immediato. «Nella prima fase della spending review», dicono fonti della Presidenza del Consiglio, «non ci sarà nessun intervento». Se ne potrebbe parlare nel 2015. Anche perché, si fa notare, un contributo di solidarietà già esiste. Lo ha introdotto il governo Letta e prevede un prelievo del 6% per le pensioni da circa 7 mila fino a 10 mila euro al mese, del 12% per quelle fino a 14.800 euro al mese e del 18% per quelle superiori a questa cifra.

Nei giorni scorsi è circolata l'ipotesi di un intervento sulle pensioni piu' alte che incida solo sul sistema di calcolo. «Sul tema delle pensioni d’oro», spiega il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, «non si può far finta di niente. In questa fase», aggiunge, «è impensabile non andare ad incidere su chi ha dei privilegi, e proprio per questo il meccanismo indicato dal governo Letta deve essere cambiato, perché è iniquo, produce poco gettito e probabilmente non reggerà all’esame della Corte Costituzionale».

Zanetti ha una sua proposta, depositata in Commissione lavoro alla Camera.

L’idea è di non tassare tutte le pensioni d’oro, ma solo quelle calcolate con il metodo retributivo, ossia senza tener conto dei contributi effettivamente versati. «Se una persona ha una pensione da 10 mila euro al mese ma questa è frutto del suo risparmio previdenziale, dei suoi contributi», dice Zanetti, «non vedo perché dobbiamo imporgli un contributo di solidarietà. Diverso -, prosegue,- è il caso di una pensione retributiva, solo in parte coperta dai contributi. Sulla parte non guadagnata», secondo il sottosegretario all’Economia, «può essere ipotizzato un prelievo».

La proposta Zanetti prevede che il «balzello» venga applicato solo sulla differenza tra la pensione che si sarebbe incassata con i contributi versati e la pensione effettiva. Se questa differenza è superiore a 10 mila euro, il contributo sarebbe del 10%; da 10 mila a 50 mila euro del 20%, da 50 mila a 100 mila del 30% e oltre i 100 mila euro il balzello salirebbe al 40%. Zanetti ha intenzione di portare avanti la sua proposta. Anche perché coerente con le indicazioni date dallo stesso Renzi.

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