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La deroga in favore delle imprese di piccole dimensioni rischia di non essere applicabile agli studi professionali.

Le imprese di minori dimensioni, fino a 5 dipendenti, possono stipulare sempre un contratto a tempo determinato. È quanto previsto dal decreto legge Poletti (dl 34/2014) entrato in vigore lo scorso 21 marzo. La norma mira a salvaguardare le imprese minori per le quali l'applicazione del limite generale del 20 per cento di organico complessivo non avrebbe consentito altrimenti il ricorso al contratto a tempo determinato.

La nuova disciplina del contratto a tempo determinato ha infatti previsto un tetto massimo di dipendenti assunti con contratto a tempo determinato rispetto al totale degli addetti nell'impresa. Il limite è del 20 per cento. 
Vincolo che chiaramente non poteva essere rispettato per le imprese minori per le quali, se non fosse stata concessa una deroga, non avrebbero potuto assumere nessun collaboratore con contratto a tempo determinato; un'impresa con tre dipendenti infatti se ne avesse assunto un quarto con un contratto a tempo determinato avrebbe sforato immediatamente il tetto del 20%. 

Il Decreto Poletti ha quindi stabilito che le imprese di minori dimensioni, sino a 5 dipendenti, possono sempre assumere un collaboratore con contratto a tempo determinato in deroga al tetto legale.

La norma tuttavia fa riferimento esclusivamente alle imprese ed escluderebbe di fatto i soggetti non imprenditori come per esempio i professionisti, gli studi, le associazioni e fondazioni. Che, in assenza di un chiarimento da parte del Ministero del Lavoro, rischiano di non poter assumere alcun collaboratore a tempo determinato nel caso il loro organico sia inferiore a 5 dipendenti.

Si tratta questo di un punto sul quale l'Ordine dei consulenti del lavoro chiede, in sede di conversione in legge del provvedimento, di chiarire l'applicabilità della deroga anche nei confronti dei soggetti non imprenditori per scongiurare dubbi interpretativi e per evitare di discriminare ingiustamente i professionisti.

È stato siglato a Mestre l'accordo tra azienda e sindacati per prorogare di un anno gli ammortizzatori sociali.

A Mestre Electrolux e i sindacati hanno siglato un accordo per consentire la proroga degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani. L'accordo riguarda il sito di Solaro in provincia di Milano che vedrà gli ammortizzatori sociali partire dal 1° giugno 2014 al 31 marzo 2015, il sito di Porcia in provincia di Pordenone dal 3 agosto 2014 al 2 agosto 2015 e lo stabilimento di Susegana in provincia di Treviso dal 1° aprile 2014 al 31 marzo 2015. 

I contratti di solidarietà riguarderanno 3079 lavoratori impiegati nei tre siti e consentirà di evitare i licenziamenti e ridistribuire il carico di lavoro. L'accordo è stato raggiunto anche grazie alle novità introdotte dal Governo con il Decreto Lavoro che sostiene con incentivi contributivi le imprese che usufruiscono dei contratti di solidarietà per salvaguardare l'occupazione e contestualmente investono in innovazione e ricerca.

Il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia e il sottosegretario Angelo Rughetti studiano un ritorno della legge Brunetta per i dipendenti della pubblica amministrazione.

Tra le ipotesi allo studio del ministro Madia e del sottosegretario Rughetti per gestire gli 85 mila esuberi nelle pubbliche amministrazioni potrebbe affiancarsi quella di riadattare l'istituto dell'esonero introdotto nel 2008 dalla legge Brunetta e poi eliminato con il decreto Salva Italia nel 2011.

La legge 133 del 2008 infatti consentiva a tutti i dipendenti pubblici a cui servivano 5 anni per accedere alla pensione, di essere esonerati dal servizio per dedicarsi ad un volontariato in cambio di uno stipendio diminuito del 30 per cento. Dopo 5 anni si accedeva alla pensione con un assegno e un trattamento di quiescenza identico a quello dei colleghi rimasti in servizio in quanto la contribuzione veniva totalmente coperta dallo Stato.

Secondo il sottosegretario Angelo Rughetti, l'ipotesi Brunetta dell'esonero potrebbe essere riadattata per consentire ai lavoratori pubblici di essere impiegati in un'amministrazione diversa da quella di appartenenza.

L'ipotesi potrebbe essere applicata a quei dipendenti pubblici che lavorano distanti da casa e che ogni giorno devono sostenere costi di spostamento nelle città in cui lavorano. Insomma i pendolari. Per questi, Rughetti immagina la possibilità di essere reintegrati per un periodo di tempo variabile nelle amministrazioni locali. Sempre su base volontaria, come prevedeva la legge Brunetta, per evitare di generare conflittualità sociale.

Il primo passo potrebbe essere quello di lanciare un interpello per raccogliere le adesioni degli eventuali interessati ad incrociarsi con i posti che si sono resi vacanti nelle amministrazioni pubbliche locali.

L'Inps ha diffuso la nuova tabella riepilogativa delle operazioni salvaguardia delle certificazioni inviate ai beneficiari al 7 marzo 2014.

Secondo il rapporto aggiornato allo scorso 7 marzo, l'Inps ha certificato complessivamente N. 83619 posizioni ed ha liquidato N. 38228 pensioni su un totale di N. 130.130 posizioni salvaguardate con i primi tre provvedimenti.

Relativamente alla prima salvaguardia, individuata dal decreto legge 201 del 2011, sono state effettuate N. 62.473 certificazioni e liquidate N. 33.227 pensioni su un totale di 65 mila potenziali interessati.

Ancora bassi i numeri per la seconda salvaguardia in cui sono state effettuate solo N.14.945 certificazioni e sono state liquidate N. 2.400 pensioni a fronte di un totale di 55 mila posizioni salvaguardate. A pesare sono soprattutto le operazioni di salvaguardia dei lavoratori mobilità ordinaria del predetto contingente: su N.40.000 potenziali beneficiari le certificazioni sono state solo N. 5.994. In corso di definizione però ci sono altre 7.392 posizioni.

Relativamente alla terza salvaguardia l'Inps ha certificato 6201 posizioni ed ha provveduto alla liquidazione di N. 2.601 pensioni a fronte di N. 16.130 soggetti salvaguardati. L'Istituto ricorda che le pensioni liquidate sono quelle che hanno decorrenza fino al gennaio 2014 e di conseguenza il numero sarà destinato ad incrementarsi nel corso dei mesi in relazione al raggiungimento della data di accesso al pensionamento da parte dei beneficiari; inoltre, secondo l'Istituto, le certificazioni sino ad oggi effettuate riguardano i soggetti con decorrenza della pensione dal 2013 in poi. 

Complessivamente l'Inps sui primi tre decreti ha certificato il 64 % circa delle posizioni ed ha provveduto alla la liquidazione di quasi il 30 % degli aventi diritto.

Con riferimento alla quarta salvaguardia l'Inps ha provveduto anche a certificare N.183 posizioni relativamente ai lavoratori cessati per risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro ai sensi del DL 102 del 2013.

Il direttore generale dell'Inps Mauro Nori ha precisato che la prossima settimana saranno liquidate le prime pensioni della quarta salvaguardia.

In audizione informale alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, il direttore generale dell'Inps Mauro Nori ha aggiornato i membri della XI Commissione riguardo agli esodati, al possibile intervento sulle "pensioni d'oro" e sui ricongiungimenti pensionistici onerosi.

Sui procedimenti della salvaguardia Nori ha ricordato che sinora sono state liquidate N. 38716 pensioni su una platea di 142 mila lavoratori potenziali interessati alla salvaguardia. Nori ha anche tranquillizzato la Commissione della correttezza delle stime circa la capienza delle salvaguardie indicando che solo in un caso, quello degli esonerati dal servizio di cui alla prima salvaguardia del DL 201 2011, i posti disponibili sono risultati inferiori alle domande pervenute. 

In molti casi infatti, ha osservato Nori, le domande presentate alle direzioni territoriali del lavoro vengono rigettate dall'Inps in quanto i lavoratori non rispettano il paletto della decorrenza della prestazione pensionistica, 6 gennaio 2015, individuata dalle leggi istitutive. Il direttore generale dell'Ufficio pensioni Uselli hai infine affermato che l'Inps potrà procedere già dalla prossima settimana alla liquidazione delle pensioni nell'ambito della quarta operazioni di salvaguardia, se hanno decorrenza 2014.

Interrogato circa la possibilità di ricalcolare con il metodo contributivo le pensioni d'oro cioè oltre a 5 mila euro netti mensili, il direttore Nori ha osservato che l'Inps non è in grado di fornire dati sulle platee interessate in quanto eccessivamente oneroso soprattutto in termini di personale. "La procedura è molto complessa, ma fare i conti non sarebbe impossibile a condizione però che il gioco valga la candela."

Nori inoltre ha dato la disponibilità dell'ente a contribuire per trovare le coperture relative al taglio dell'Irpef qualora arrivasse una richiesta in tal senso dal governo. Qui il video ufficiale dell'audizione.

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