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I sindacati protestano contro la possibilità di bloccare la contrattazione del Pubblico Impiego fino al 2020 e sull'ipotesi di conferma del congelamento del turn over fino al 2017.

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I dipendenti del Pubblico Impiego temono le misure annunciate nei giorni scorsi dal premier Matteo Renzi: il rischio è quello di restare senza contratto e con lo stipendio congelato fino al 2020, all'indomani dell'approvazione del DEF che impone nuovi tagli per il settore pubblico.

Il menù presentato in settimana dal Cdm prevede infatti, l'accelerazione dell'introduzione dei costi standard per calcolare i trasferimenti ai Comuni (600-800 milioni nel 2015), la riorganizzazione delle forze di polizia con un occhio alla presenza territoriale, ai corpi specializzati e alla Forestale (il Def parla di 800 milioni nel 2015).

Nell'elenco anche l'estensione della Fatturazione Elettronica a tutta la Pubblica Amministrazione (110 milioni di risparmi per il prossimo anno), la riorganizzazione delle Capitanerie di porto e dei Vigili del Fuoco (300 milioni), mentre dalla riforma delle Comunità montane verranno altri 100 milioni.

In tutto per ora, si tratta di 2,1 miliardi, ai quali se il governo confermerà le linee annunciate nel Documento Renzi-Padoan, si aggiungeranno i risparmi che si otterranno dal blocco della contrattazione del Pubblico Impiego fino al 2020 e dalla conferma del congelamento del turn over fino al 2017.

L’indicazione però non è chiara;il governo si limita infatti ad incrementare leggermente le uscite per il personale a partire dal 2018, per la necessità di provvedere all’indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2018-2020.

Ed è questa circostanza che ha fatto scattare l’allarme dei sindacati: prevedere il versamento dell’indennità suppone appunto che i contratti non siano rinnovati. Va ricordato che il blocco dura per i Dipendenti Pubblici ormai dal 2011: dunque nel caso le cose andassero davvero così, le loro retribuzioni resterebbero inchiodate ai valori nominali per ben un decennio.

Ecco quindi che i rappresentanti sindacali della categoria, lanciano il loro grido d'allarme: «Un ulteriore blocco sarebbe inaccettabile e la nostra risposta non si farebbe attendere», hanno fatto sapere i Segretari generali di Fp-Cgil / Cisl-Fp / Uil-Fpl e Uil-Pa, " Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili".

Mentre per Raffaele Bonnani numero uno della Cisl, «è aberrante spostare in avanti il Contratto dei Dipendenti Pubblici, questo significa mettere a terra completamente la Pubblica Amministrazione».

Stipendi Dirigenti Pubblici - Intanto però c’è da mettere a punto la stretta sugli stipendi dei Dirigenti. Secondo le ultime novità il governo potrebbe accantonare l’idea di un taglio secco e progressivo sul modello delle pensioni alte, per alcuni dubbi di Costituzionalità e lavora ad un intervento sulla parte variabile della retribuzione, in particolare quella legata al risultato, fermo restando l’applicazione di tetti.

La Presidenza del Consiglio sembra essere il laboratorio in cui sperimentare le nuove ricette. Si attende un decreto per la riorganizzazione della struttura, mentre le nomine dei nuovi capi Dipartimento dovrebbero tener conto del nuovo corso, con riduzioni di 15-18 mila euro l’anno. Per i Dirigenti Pubblici è poi prevista l’istituzione di un ruolo unico e la rimozione dei vincoli all’ingresso di esterni.

Il DEF prevede l'introduzione della cosiddetta "busta arancione", importata dal modello svedese;  informerà i lavoratori sulla stima dell'ammontare della pensione che  sarà pagata dalla previdenza pubblica.

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Già da quest'anno l'Inps inizierà ad inviare ai suoi iscritti il documento che consentirà di stimare la pensione attesa. E' quanto si apprende dal Documento di Economia e Finanza (Def) approvato da Renzi, in cui si specifica che «il Ministero del Lavoro progressivamente informerà tutti i lavoratori delle diverse gestioni Inps, sulla loro futura condizione pensionistica attraverso il Progetto Trasparenza sulle pensioni dell'Inps».

Già da molti anni , l'idea circolava senza però essere mai stata attuata. A fine 2013 l'ex ministro del Welfare Enrico Giovannini e l'ex presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua, avevano annunciato che entro pochi mesi i pensionandi italiani avrebbero conseguito maggiore trasparenza sul proprio prospetto pensionistico. Poi con la caduta di Letta e di Mastrapasqua non se ne fece piu' nulla.

Il Def oggi però prevede che nei prossimi mesi l'operazione trasparenza sulle pensioni potrà avere inizio e darà la possibilità a tutti i lavoratori di effettuare simulazioni sulla propria condizione pensionistica futura. Secondo il DEF nel corso del 2014 l'Inps invierà, "inizialmente solo ad alcune categorie di lavoratori, secondo successivi passaggi" la cosiddetta busta arancione (così, chiamata dal colore della lettera che la Svezia spedisce ai lavoratori per informarli sulle stime dell'ammontare della pensione, ndr)".

Si tratta di "uno strumento che darà in tempo reale informazioni sugli anni di contributi versati e mancanti, l'entità della eventuale rendita e quando poter andare in pensione con la possibilità del calcolo della pensione online".

Ma anche questa volta si dovrà vedere se la misura sarà effettivamente attuata. La "busta arancione" dovrebbe aiutare i lavoratori italiani piu' giovani a conoscere l'entità stimata della prestazione pensionistica sulla base del calcolo contributivo, notoriamente molto piu' penalizzante rispetto a quello fruito dai loro padri. Il rischio di allarmare i destinatari o meglio di rappresentare loro la realtà dell'importo che potrà essere conseguito,  secondo la Cgil, ha frenato politicamente l'operazione trasparenza piu' volte annunciata.

Dal 6 Giugno arriva l'obbligo della fattura elettronica verso le Pubbliche Amministrazioni.

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Dal prossimo 6 Giugno scatterà l'obbligo della fattura elettronica verso la Pa senza piu' la possibilità di utilizzo del supporto cartaceo ai sensi di quanto previsto dal Dm 55/2013. Per avere una visione più completa della nuova disciplina, vediamo quali saranno i principali meccanismi che accompagnaranno la novità.

La decorrenza del divieto - Il 6 giugno 2014 scatta l'obbligo di emettere le fatture in modalità elettronica con un determinato formato (XML con sottoscrizione digitale) verso circa i 18.000 uffici della Pubblica amministrazione. Se le fatture perverranno in forma cartacea, il destinatario non potrà gestirle né pagarle fino a che non gli venga spedita in modalità elettronica nel formato Xml.

Il legislatore, ha però concesso un termine di 3 mesi (fino al 6 Settembre 2014) per consentire agli uffici di trattare le fatture emesse in forma cartecea secondo le modalità precedenti e potrà pertanto provvedere al loro pagamento. Se la procedura di liquidazione e di pagamento non si concluderà entro il 6 Settembre la gestione della fattura dovrebbe comunque proseguire normalmente fino alla sua liquidazione ed al pagamento (onde evitare un ulteriore aggravio per il fornitore). 

Qualora invece il fornitore abbia inviato la fattura con modalità cartacea prima del 6 giugno, ma la stessa venga in tutto o in parte rifiutata dall'ente destinatario, il fornitore dovrà procedere all'emissione di una nuova fattura o nota di variazione in formato elettronico ai sensi di quanto stabilito dal Dm 55/2013.

Si sottolinea che, in base alle regole previste dalla legge 244/2007, il fornitore e la Pa, in regime di fatture elettroniche dovranno gestire e conservare i documenti secondo le disposizioni del Codice dell'amministrazione digitale (Dlgs 82/2005).

Si punta a un credito massimo di 380 euro per i «contribuenti incapienti» che hanno redditi annuali fino a 8.200. A erogare il bonus sarà il datore di lavoro che poi recupererà in compensazione le somme erogate al dipendente.

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Le soluzioni sul tavolo di Palazzo Chigi per allargare a circa 15 milioni di contribuenti Irpef la riduzione delle tasse vedrebbero l'introduzione di un credito fino a 380 euro per i lavoratori dipendenti incapienti, cioè quelli che hanno redditi annuali fino a 8.200 euro e per i quali già le attuali detrazioni d'imposta azzerano completamente l'Irpef.

Si tratta di lavoratori, ovviamente, che non avrebbero alcun risparmio fiscale con un intervento sull'aumento delle detrazioni Irpef. Per estendere i bonus anche a questi lavoratori il governo pensa all'introduzione di un credito che sarà erogato mensilmente dal datore di lavoro che , successivamente, potrà recuperare in compensazione le somme erogate in anticipo al lavoratore.

Per i contribuenti fuori dalla no tax area sembra confermato che il bonus fiscale arriverà incidendo sul sistema delle detrazioni attualmente presenti. L'importo della detrazione Irpef, pari a 1.880 euro, sarà applicato in misura fissa per i redditi fino a 24.000 euro (con un aumento già da maggio pari a circa 80-90 euro al mese netti in piu'). La detrazione si ridurrà poi via via al crescere del reddito annuale per esaurire i benefici al raggiungimento dei 55mila euro di reddito annuale.

Dunque salvo modifiche dell'ultima ora il governo, nel decreto del 18 aprile che sarà approvato subito dopo il via libera delle Camere al Def, estenderà il bonus anche in favore dei 4 milioni di lavoratori dipendenti con redditi bassi e spesso titolari di contratti flessibili e discontinui (come Co.co.co e Co.co.pro) che attualmente si vedono azzerare l'Irpef con l'applicazione della detrazione in misura fissa (1.880 euro) e l'applicazione dell'aliquota relativa al primo scaglione della curva Irpef (23%).

Tra le altre misure annunciate da Renzi che dovrebbero vedere la luce il 18 Aprile, c'è poi l'avvio di un processo di digitalizzazione e semplificazione che prevede la migrazione della Pa sulla rete anche con la realizzazione della nuova anagrafe dei cittadini, dell'identità digitale e le norme per la fatturazione elettronica,il taglio agli stipendi dei manager pubblici che dovrebbero essere basati su quattro tetti (quello massimo a circa 238mila euro annui lordi). L'obiettivo è di estenderli da subito ai segretari generali e agli alti funzionari del Quirinale, della Consulta, e delle Camere.

Sulla sanità si attendono interventi per quasi 1 miliardo, agendo sui costi standard e sulle convenzioni ospedaliere e quelle legate agli acquisti di beni e servizi. Dovrebbe anche avviarsi una riorganizzazione delle forze di polizia, senza ridurre i servizi, per ottenere risparmi di circa 800 milioni nel 2015 e 1.700 milioni nel 2016, attraverso un miglior coordinamento, incluso nell'acquisto di beni e servizi, nella presenza territoriale. 

«Entro Aprile si aprirà un tavolo con i ministeri dell'Economia e del Lavoro, l'Inps e gli uffici di presidenza delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, integrati dai capigruppo, per trovare una soluzione rapida.

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Una pausa per la proposta Damiano. Il governo ha dato la disponibilità all'apertura di un tavolo ad hoc entro la fine del mese, al quale parteciperà il ministero dell'Economia, quello del Lavoro, i vertici lnps e una rappresentanza parlamentare.

Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) è soddisfatto “E' un passo avanti" commenta infatti sottolineando come l'Esecutivo punti a trovare “una soluzione rapida e strutturale".

Da mesi in Commissione Lavoro a Montecitorio, i deputati lavorano ad una proposta per estendere le deroghe alla Riforma del 2011, (atteso in Aula per lunedì) che possano dare una risposta agli esodati.

Il testo messo a punto in Parlamento, tuttavia, non è accompagnato dalla relazione tecnica sulle coperture e quindi se si fosse deciso di proseguire l'iter parlamentare si sarebbe corso il rischio di continuare a “girare a vuoto", come evidenzia Damiano. Da qui l'idea di una pausa sulla proposta unificata che sarà integrata con le eventuali coperture che emergeranno dal confronto con Inps e Ministero.

Ora invece, spiega l'esponente Pd, giocheremo tutti a carte scoperte e non ci saranno più rimpalli di responsabilità tra il Ministero dell'Economia e quello del Lavoro, tra il governo e il Parlamento.

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