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Si punta a un credito massimo di 380 euro per i «contribuenti incapienti» che hanno redditi annuali fino a 8.200. A erogare il bonus sarà il datore di lavoro che poi recupererà in compensazione le somme erogate al dipendente.

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Le soluzioni sul tavolo di Palazzo Chigi per allargare a circa 15 milioni di contribuenti Irpef la riduzione delle tasse vedrebbero l'introduzione di un credito fino a 380 euro per i lavoratori dipendenti incapienti, cioè quelli che hanno redditi annuali fino a 8.200 euro e per i quali già le attuali detrazioni d'imposta azzerano completamente l'Irpef.

Si tratta di lavoratori, ovviamente, che non avrebbero alcun risparmio fiscale con un intervento sull'aumento delle detrazioni Irpef. Per estendere i bonus anche a questi lavoratori il governo pensa all'introduzione di un credito che sarà erogato mensilmente dal datore di lavoro che , successivamente, potrà recuperare in compensazione le somme erogate in anticipo al lavoratore.

Per i contribuenti fuori dalla no tax area sembra confermato che il bonus fiscale arriverà incidendo sul sistema delle detrazioni attualmente presenti. L'importo della detrazione Irpef, pari a 1.880 euro, sarà applicato in misura fissa per i redditi fino a 24.000 euro (con un aumento già da maggio pari a circa 80-90 euro al mese netti in piu'). La detrazione si ridurrà poi via via al crescere del reddito annuale per esaurire i benefici al raggiungimento dei 55mila euro di reddito annuale.

Dunque salvo modifiche dell'ultima ora il governo, nel decreto del 18 aprile che sarà approvato subito dopo il via libera delle Camere al Def, estenderà il bonus anche in favore dei 4 milioni di lavoratori dipendenti con redditi bassi e spesso titolari di contratti flessibili e discontinui (come Co.co.co e Co.co.pro) che attualmente si vedono azzerare l'Irpef con l'applicazione della detrazione in misura fissa (1.880 euro) e l'applicazione dell'aliquota relativa al primo scaglione della curva Irpef (23%).

Tra le altre misure annunciate da Renzi che dovrebbero vedere la luce il 18 Aprile, c'è poi l'avvio di un processo di digitalizzazione e semplificazione che prevede la migrazione della Pa sulla rete anche con la realizzazione della nuova anagrafe dei cittadini, dell'identità digitale e le norme per la fatturazione elettronica,il taglio agli stipendi dei manager pubblici che dovrebbero essere basati su quattro tetti (quello massimo a circa 238mila euro annui lordi). L'obiettivo è di estenderli da subito ai segretari generali e agli alti funzionari del Quirinale, della Consulta, e delle Camere.

Sulla sanità si attendono interventi per quasi 1 miliardo, agendo sui costi standard e sulle convenzioni ospedaliere e quelle legate agli acquisti di beni e servizi. Dovrebbe anche avviarsi una riorganizzazione delle forze di polizia, senza ridurre i servizi, per ottenere risparmi di circa 800 milioni nel 2015 e 1.700 milioni nel 2016, attraverso un miglior coordinamento, incluso nell'acquisto di beni e servizi, nella presenza territoriale. 

«Entro Aprile si aprirà un tavolo con i ministeri dell'Economia e del Lavoro, l'Inps e gli uffici di presidenza delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, integrati dai capigruppo, per trovare una soluzione rapida.

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Una pausa per la proposta Damiano. Il governo ha dato la disponibilità all'apertura di un tavolo ad hoc entro la fine del mese, al quale parteciperà il ministero dell'Economia, quello del Lavoro, i vertici lnps e una rappresentanza parlamentare.

Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) è soddisfatto “E' un passo avanti" commenta infatti sottolineando come l'Esecutivo punti a trovare “una soluzione rapida e strutturale".

Da mesi in Commissione Lavoro a Montecitorio, i deputati lavorano ad una proposta per estendere le deroghe alla Riforma del 2011, (atteso in Aula per lunedì) che possano dare una risposta agli esodati.

Il testo messo a punto in Parlamento, tuttavia, non è accompagnato dalla relazione tecnica sulle coperture e quindi se si fosse deciso di proseguire l'iter parlamentare si sarebbe corso il rischio di continuare a “girare a vuoto", come evidenzia Damiano. Da qui l'idea di una pausa sulla proposta unificata che sarà integrata con le eventuali coperture che emergeranno dal confronto con Inps e Ministero.

Ora invece, spiega l'esponente Pd, giocheremo tutti a carte scoperte e non ci saranno più rimpalli di responsabilità tra il Ministero dell'Economia e quello del Lavoro, tra il governo e il Parlamento.

Il Ministero della Funzione Pubblica fornisce ulteriori chiarimenti circa i periodi di contribuzione non utili ai fini della sterilizzazione delle penalità previste per l'accesso alla pensione anticipata entro il 31.12.2017 per i lavoratori che non hanno compiuto i 62 anni.

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Il Ministero della Funzione Pubblica, ha fornito ulteriori chiarimenti circa i periodi utili per evitare l'applicazione delle penalità previste nei pensionamenti anticipati con età anagrafiche inferiori a 62 anni ai sensi di quanto previsto dall'art. 6 - comma 2- quater del Dl 216/2011 convertito con legge 14/2012 e successive modifiche ed integrazioni.

Si ricorda infatti che dal 2014 il pensionamento, indipendente dall'età anagrafica, è pari a 41 anni e 6 mesi per le donne, 42 anni e 6 mesi per gli uomini e qualora la decorrenza della prestazione pensionistica dovesse avvenire prima che il soggetto abbia compiuto i 62 anni, le quote di pensione retributive in possesso dal soggetto al 31.12.2011 subirebbero un taglio dell'1% per ogni anno di anticipo e del 2% per ogni ulteriore anno rispetto ai 60 anni.

Con l'intervento del Dl 216/2011 tuttavia gli effetti della penalizzazione sono stati congelati sino al 31.12.2017 a condizione però, che la contribuzione risulti composta da versamenti effettivi da lavoro, da altri periodi figurativi quali l'astensione obbligatoria per maternità, l'assolvimento degli obblighi di leva, i periodi d'infortunio, di malattia e di Cigo, i giorni fruiti per la donazione di sangue e di emocomponenti, i congedi parentali di maternità e paternità previsti dal relativo testo unico e i congedi e i permessi di cui all'articolo 33 della legge 104/92.

L'Inps, con il messaggio 219/13, ha ritenuto utili anche i «periodi lavorativi riscattati» finalizzati alla costituzione di rendita vitalizia.

Secondo le precisazioni fornite dal Ministero, l'elencazione dei periodi indicati nell'art. 6 - comma 2 - quater del Dl 216/2011, ha carattere tassativo e pertanto nel concetto di prestazione effettiva di lavoro sembra potersi ritenere compreso l'insieme di tutti i periodi effettivamente lavorati, includendo solo gli istituti esplicitamente citati nella norma; fanno eccezione le ferie, in quanto istituto a fruizione obbligatoria per il lavoratore.

Secondo il Ministero restano esclusi dal concetto giuridico di prestazione effettiva, i periodi che si collocano al di fuori del rapporto di lavoro in quanto la disposizione fa espresso riferimento ai periodi d'astensione e, presuppone l'esistenza del rapporto lavorativo, nonché i periodi di anzianità maturati in virtù di norme speciali che accordano particolari benefici.

In altri termini, una maternità verificatasi al di fuori del rapporto di lavoro e richiesta in accredito figurativo ai sensi dell'articolo 25 del Dlgs 151/01, farebbe scattare la penalità; parimenti, il servizio militare reso quando il lavoratore non risultava assicurato in alcun attività.

Non possono essere utili ai fini del computo dei periodi da conteggiare come «prestazione effettiva di lavoro», tutti quei periodi inerenti la fruizione di istituti facoltativi per il dipendente non espressamente menzionati come ad esempio: la licenza matrimoniale, il congedo per cure termali, l'astensione dal lavoro per giorni di sciopero, nonché i periodi riscattati non connessi ad attività effettivamente resa come quelli relativi ai periodi di studio.

In arrivo tagli alla spesa e un miliardo dalle banche per garantire 80 euro in busta paga a 10 milioni di italiani. Tra i possibili beneficiari anche gli incapienti.

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L’operazione che consegnerà 80 euro al mese per i redditi sino a 25mila euro lordi annui si dovrebbe allargare anche agli incapienti, le persone che non pagano le tasse perché restano al di sotto della soglia minima di 8 mila euro lordi l’anno. E' quanto annunciato dal premier Renzi nella conferenza sul DEF, che contiene fondamentalmente solo le linee guida della politica economica del Paese, con i numeri sulle prospettive dell’economia italiana, e il cosiddetto «Piano Nazionale delle Riforme».  

Insomma il famoso taglio delle tasse che porterà fino ad 80 euro netti in più nelle buste paga di lavoratori dipendenti ed assimilati, come i co.co.co., a partire dallo stipendio di maggio dovrebbe interessare, in qualche misura, anche coloro che, avendo dei redditi troppo bassi, dall’aumento delle detrazioni non avrebbero alcun vantaggio. E' stato lo stesso Renzi a dire che nel decreto legge che il governo dovrebbe approvare il 18 aprile ci sarà un intervento a favore di questa categoria.

Quanto alle coperture i 6,6 miliardi necessari per i restanti 8 mesi del 2014 saranno trovati tagliando la spesa pubblica attraverso la spending review di Carlo Cottarelli, con il gettito Iva aggiuntivo, ma anche togliendo 1 miliardo alle banche che beneficiarono della rivalutazione delle quote di Bankitalia. 

Nello stesso decreto su Irpef e incapienti ci sarà lo sconto dell’Irap per le imprese: del 5% quest’anno e poi, si legge nel Def, di «almeno il 10%» a partire dall’anno prossimo. L’operazione sarà finanziata con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (Bot esclusi) che dal primo luglio di quest’anno dovrebbe passare dal 20 al 26% .

Coinvolgendo gli incapienti però il numero delle persone coinvolte salirebbe da 10 a 14 milioni con ulteriori risorse da individuare a meno che non si decida di spalmare in modo diverso i fondi già trovati per l’aumento delle detrazioni Irpef. Quanto alle modalità di erogazione del bonus agli incapienti il governo studia un eventuale ammontare anticipato dal datore di lavoro che poi lo recupererebbe a sua volta sotto forma di credito d’imposta. Ma restano in piedi anche l’ipotesi del taglio dei contributi Inps, comunque versati anche da chi è nella no tax area, o del contributo diretto pagato sempre dall’Inps.

Il governo conferma la riduzione dell'Irap sulle imprese e professionisti in un decreto legge che sarà approvato Venerdì 18 Aprile. Le risorse arriveranno dall'aumento del prelievo sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% a partire dal 1° luglio

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Dopo settimane di calcoli e analisi il Governo ha confermato il doppio intervento per provare a ridurre la pressione fiscale che oggi grava su imprese e lavoratori autonomi. L'intervento messo a punto dall'Esecutivo prevederà un taglio del 5% per l'anno in corso e del 10%, come più volte promesso dallo stesso Premier Matteo Renzi, per il 2015.

Per conoscere i dettagli dell'operazione comunque, sarà necessario attendere il provvedimento annunciato per il 18 Aprile e indicato dallo stesso Piano nazionale delle Riforme approvato a Palazzo Chigi con il via libera al Documento di Economia e Finanza. Ma è ormai chiaro che a beneficiare della riduzione delle aliquote saranno circa 3,1 milioni di contribuenti Irap (1,7 milioni persone fisiche - 675 mila società di persone - 682 mila le società di capitali - 31mila enti non commerciali ).

Al netto di possibili limature dell'ultima ora le nuove aliquote Irap subirebbero per il 2014 un taglio del cinque per cento: dal 3,9% al 3,7% quella Ordinaria che poi diventerà 3,5% dal   2015 con una riduzione del 10%; dal 5,9% al 5,6% (5,3% dal 2015) per le Assicurazioni; dal 4,2% al 4% per i Concessionari (3,8% nel 2015); dal 4,65% al 4,4% per Banche e Istituti di Credito (4,2% al        2015); dall'1,9% all'1,8 e poi all'1,7% per l'Agricoltura.

Per quanto riguarda le addizionali Irap che possono essere deliberate dalle Regioni, il Governo avrebbe deciso di lasciare invariato l'attuale tetto dello 0,92% che si andrà a sommare alle nuove aliquote in vigore per gli anni d'imposta 2014 e 2015.

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