Ormai ci siamo. Questa settimana il Governo dovrà presentare la NADEF (nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) e tra meno di un mese la LdB e, finalmente, si saprà nero su bianco quelli che sono gli intendimenti che vorrà porre in essere su una problematica che incide violentemente sulla vita dei cittadini.
Dopo quasi un anno dal suo insediamento finalmente si saprà al di là di dichiarazioni in TV o interviste sui giornali le reali intenzioni di un Governo che a parole ha sempre affermato di voler modificare in profondità la troppo rigida legge Fornero e che adesso deve dimostrare con atti concreti quanto promesso.
Sono stati mesi di silenzio nei quali abbiamo assistito all’istituzione dell’Osservatorio sui costi previdenziali che ha programmato quattro incontri su temi specifici della previdenza con le sigle sindacali. Incontri che avrebbero dovuto portare idee e suggerimenti per affrontare un problema che non si può più rimandare e che anche dalla stessa Meloni è stato definito in prospettiva come una futura possibile bomba sociale. Purtroppo, questi incontri non sono stati risolutivi, non hanno portato nulla di concreto con la conseguenza che sono andati perduti altri importanti mesi.
Il fatto è che purtroppo la situazione economica che nel primo trimestre dell’anno aveva dato segnali molto confortanti, anche superiori rispetto ai nostri competitor europei, ha avuto una brusca e non prevista diminuzione nel secondo che, probabilmente, non permetterà di raggiungere quell’1% del PIL rispetto all’anno precedente in cui sperava l’Esecutivo. Anche la stessa stagione turistica da sempre ancora di salvezza dell’azienda Italia non è andata benissimo perché ad un aumento delle presenze straniere ha fatto da contraltare una diminuzione del turismo interno che a causa di un aumento esagerato delle tariffe turistico/alberghiere ha preferito vacanze “mordi e fuggi” con una contrazione dei pernottamenti.
La guerra in Ucraina che alcuni osservatori indicavano potesse perlomeno avere una tregua in questo autunno è lungi dall’essere conclusa e la stessa inflazione nonostante gli interventi a ripetizione della BCE è ancora intorno al 5,4% che costringerà il Governo a perequare le pensioni, al 100% almeno quelle fino a 4 volte il TM, con un esborso quantificato in oltre 10 miliardi. Il costo del Superbonus che viene quantificato in oltre 80 miliardi e la volontà dell’Esecutivo di rinnovare il cuneo fiscale per tutto il 2024 contrae sensibilmente quanto impegnare per la previdenza nella LdB che secondo indiscrezioni ammonterà a meno di due miliardi.
Con una cifra così esigua non si potrà attuare nessuna riforma previdenziale strutturale, che inevitabilmente verrà nuovamente spostata in avanti con la speranza che la situazione economica possa migliorare nei prossimi anni, e si cercherà di attuare dei provvedimenti singoli che non potranno soddisfare i lavoratori.
Pare certo il rinnovo di unanno di Quota 103, che soprattutto per le donne appare un traguardo quasi irraggiungibile, si spera di ampliare l’Ape Sociale, e si varerà forse la staffetta generazionale destinata a personale prossimo alla pensione che continuerebbe a lavorare a tempo parziale fino all’età di 67 anni percependo metà stipendio e metà pensione collaborando con giovani appena assunti come tutor e continuando a versare contributi che permettano al momento del pensionamento di avere una pensione completa. Altre modifiche potrebbero essere attuate all’istituto di Opzione Donna che verrebbe assimilata all’Ape Sociale a partire dai 61 anni anziché ai 63 previsti o in alternativa anticipare a 58 anni l’Opzione Donna con i requisiti attualmente in essere.
Come si può notare una situazione ancora molto incerta e confusa, finalmente tra pochi giorni si sapranno le scelte del Governo e si porrà fine alle troppe ipotesi che portano solo ansia e preoccupazioni a milioni di lavoratrici e lavoratori.