La prima è quelle delle persone che hanno una preferenza ad andare in pensione prima, ad esempio la nonna dipendente pubblica che vuole accudire i nipotini. La seconda è quella di chi ha necessità di andare in pensione anticipatamente, in quanto ha perso il lavoro e non ha ancora i requisiti d'uscita. La terza categoria sono i lavoratori che l'azienda vuole mandare in pensione prima per ristrutturare l'organico aziendale. Secondo Nannicini si potrebbe provare a creare un mercato di anticipi pensionistici, che oggi non c'è, coinvolgendo governo, Inps, banche, assicurazioni". Il coinvolgimento delle banche e delle assicurazioni private in realtà è ancora tutto da vedere, si tratta solo di una ipotesi anche se potrebbe interessare solo l'Inps e il mondo del credito e non, quindi, direttamente il lavoratore. Da segnalare, inoltre, che i tre interventi potrebbero coesistere e non escludersi a vicenda anche se molto dipenderà dai costi e dalle decisioni politiche.
Di tutte e tre le ipotesi la seconda, quella che prevede un intervento selettivo sulle categorie più a rischio, come disoccupati e lavori usuranti appare quella più probabile anche per via del prossimo superamento dell'indennità di mobilità e dello speciale trattamento di disoccupazione dell'edilizia, dal 1° gennaio 2017. Senza contare che in questo modo si punterebbe a mettere fuori gioco un'ottava salvaguardia.
Capitolo a parte per il discorso sulle penalizzazioni. Il primo caso, quello dell'intervento generalizzato, chiederebbe ai lavoratori una riduzione dell'assegno pari almeno al 3% per ogni anno di anticipo anche se non è da escludersi un ricalcolo interamente con il sistema contributivo dell'assegno, un pò come accade attualmente per le lavoratrici che esercitano l'opzione donna. Per i lavoratori disoccupati la penalità invece sarebbe minore o forse del tutto assente, in modo da non colpire il reddito pensionistico di soggetti con redditi particolarmente bassi.
Nel terzo caso, quello dei prepensionamenti, saranno le aziende a coprire una parte dei costi dell'anticipo, con un'assicurazione a garanzia del rischio morte pagato dallo Stato. Si vedrà. Anche perchè, almeno per ora le idee appaiono ancora parecchio confuse. La misura dovrà essere infatti raccordata con quelle già attualmente a disposizione delle imprese, in primis la cd. isopensione che consente di spedire a casa la forza lavoro in esubero pagando un assegno pari all'importo della pensione sino ad un massimo di quattro anni. E il Jobs Act ha introdotto di recente la possibilità di utilizzare la solidarietà espansiva per mettere a riposo parziale i lavoratori più anziani in cambio dell'assunzione di giovani. A cui di recente si è aggiunto anche il part-time agevolato.
Maggiori dettagli saranno resi noti nel documento che il Governo formulerà a Maggio. La linea temporale di questi interventi resta comunque quella della fine dell'anno, un tempo non troppo lontano considerando che per portare queste modifiche nella legge di Bilancio per il 2017 i tavoli tecnici devono chiudersi entro settembre.
Soddisfatto per ora Cesare Damiano, presidente pd della Commissione Lavoro della Camera ed ex ministro, pur con qualche distinguo: "Per chi come me, assieme ad altri parlamentari, si batte dal 2013 per avere la flessibilità delle pensioni, il fatto stesso che esista una proposta del governo è una vittoria del buon senso. Finalmente il tema è al centro della discussione. Un bel passo avanti, se consideriamo che fino a poco tempo fa non era una priorità per il governo.