Il Documento stressa il fatto che le modifiche approvate non hanno messo a rischio i conti pubblici avendo solo operato "interventi di manutenzione e razionalizzazione senza un sostanziale impatto sull’equilibrio del sistema previdenziale". Gli interventi operati tra il 2017 ed il 2018 in materia pensionistica risultano sostenibili per il bilancio pubblico ed il linea con le richieste europee di contenimento nel medio periodo della spesa pensionistica nonchè con l'ampio processo di riforma avviato nel 1993 con la Riforma Amato e proseguito nell'ultimo decennio. La scarsa incidenza delle modifiche delle ultime due leggi di bilancio - che hanno dato una parziale risposta al tema della flessibilità in uscita con l'introduzione dell'ape sociale, del prestito pensionistico e delle misure per i precoci nonchè della facoltà di cumulo dei periodi assicurativi - sono esposte chiaramente nella tavola sottostante. L'andamento della spesa pubblica connessa alle pensione è ampiamente al di sotto dell'intervento antecedente alla riforma Fornero del 2011 confermando, pertanto, come il settore della previdenza stia continuando a contribuire fortemente al risanamento dei conti statali
L'ultima legge di bilancio ha introdotto ulteriori piccoli correttivi in materia pensionistica confermando comunque l'impianto generale.
Tra i vari aspetti che il DEF anche quest'anno non affronta c'è in particolare la questione relativa alla richiesta Ue di uniformare i requisiti di accesso alla pensione anticipata tra uomini e donne. Attualmente la legge Fornero ha previsto una diversificazione di un anno (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini). L'Ue ha raccomandato all'Italia di cancellare la discriminazione equiparando i requisiti per entrambi i sessi. Naturalmente la questione è politica in quanto il livellamento può avvenire alternativamente al rialzo, portandolo a 42 anni e 10 mesi, oppure al ribasso, portandolo a 41 anni e 10 mesi.