Donne. Il primo intervento riguarda le lavoratrici. Coloro che maturano i 57 anni di età (58 le autonome) e 35 di contributi entro il 31 dicembre 2015 potranno continuare ad esercitare l'opzione donna ed andare in pensione con il ricalcolo contributivo dell'assegno. Si correggono in questo modo le due Circolari Inps del 2012 che avevano occultamente (ed indebitamente) ridotto di oltre un anno la durata di questo canale di uscita. Anche se resta da comprendere ancora la questione della stima di vita si tratta di una notizia importante che pone fine ad una querelle che dura ormai da anni.
Salvaguardie. Gli esodati vedono l'approvazione di una settima salvaguardia per circa 25-26mila soggetti. Come già anticipato da pensionioggi.it i lavoratori interessati sono quelli ricompresi nei profili di tutela della sesta salvaguardia con l'estensione di un anno del termine per la maturazione della decorrenza della pensione, secondo la vecchia disciplina previdenziale, dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017. Nel perimetro di tutela dovrebbero essere ricompresi anche i mobilitati da aziende fallite e quelli provenienti dal settore edile.
Il testo della manovra chiarirà nei prossimi giorni i dettagli precisi dell'intervento. Bisogna infatti comprendere quali misure contenute nella proposta unitaria licenziata dalla Commissione Lavoro della Camera lo scorso 1° ottobre siano state fatte proprie dal Governo. E quali no. Nella proposta elaborata dalla Camera ci sono infatti anche altre misure (si pensi ai quota 96 della scuola, all'estensione della pensione a 64 anni al pubblico impiego, alle norme in favore dei macchinisti ferroviari, allo stop della penalizzazioni per i precoci usciti prima del 2015) che esulano dalla salvaguardia vera e propria. E che potrebbero essere lasciate per strada.
Flessibilità. E' la grande assente. Ma la legge di stabilità contiene una misura tampone, cioè il part-time per chi è vicino all'eta' della pensione, un intervento apripista per la flessibilita' pensionistica vera e propria che arrivera' nel giro di pochi mesi, come annunciato dal premier stesso. Ai lavoratori che dal 2016 al 2018 mancano sino a 3 anni dall'età pensionabile potranno optare per il part-time al 60-40% e tutelare il loro assegno pensionistico. A versare i contributi in busta paga sara', infatti, il datore di lavoro mentre ai contributivi figurativi pensera' lo Stato. L'intervento, che interesserà solo i lavoratori dipendenti del settore privato, è sperimentale e garantisce allo stato un costo di gran lunga ridotto rispetto alla flessibilità in uscita.
Da segnalare anche la conferma della staffetta attraverso la solidarietà espansiva, che passa attraverso accordi aziendali: chi è a due anni dalla pensione di vecchiaia potrà concordare un part-time di almeno il 50%, condizionato a nuove entrate. La pensione integrerà il salario. Secondo il Governo si tratta di una misura che "c'era nella vecchia legislazione, ma che diventerà più appetibile sia perché ci sono gli sgravi per i neoassunti, sia perché sono cambiate le regole su lavoro e pensioni".
Estensione della No Tax Area. Infine sul capitolo pensioni c'è un intervento per estendere la no tax area per i pensionati a tutela del reddito e dell'assegno. Ma solo dal 2017. In particolare la “no tax area” per gli over 75enni passa da 7.500 euro a 8mila euro, equiparandola sia pure su un décalage differente a quella dei redditi da lavoro. Mentre per i pensionati sotto i 75 anni la “no tax area” aumenta da 7.500 euro a 7.750 euro.