Per la copertura degli oneri derivanti derivanti dalla disposizione, quantificati in 2 milioni e mezzo di euro annui a decorrere dall'anno 2017, si prevede una corrispondente riduzione della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica. La norma approvata dispone, altresì, che - con riferimento alla corresponsione di tali benefici - con decreto del Ministro dell'interno, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, siano stabiliti i criteri e le modalità di rimborso delle spese sostenute dai Comuni.
L’equo indennizzo, come noto, consiste in una somma di denaro corrisposta una tantum dall’Amministrazione al dipendente che abbia subito un’invalidità permanente dovuta a fatti di servizio, che abbia determinato una menomazione dell’integrità psico-fisica ascrivibile ad una delle categorie tabellari del testo unico delle pensioni di guerra (Tabelle A e B allegate al DPR 30.12.1981, n. 834, che ha sostituito le tabelle allegate al DPR 23.12.1978, n. 915). La misura dell'indennizzo è pari ad una percentuale (dal 6 al 200%), graduata in funzione della gravità della menomazione subita, dell’importo dello stipendio tabellare in godimento alla data di presentazione della domanda (o alla cessazione dal servizio), con esclusione di tutte le altre voci retributive anche aventi carattere fisso e continuativo. Accanto all'equo indennizzo il personale in questione potrà godere del rimborso delle spese di degenza ospedaliera per infermità o lesioni derivanti da ragioni di servizio.
Dal 6 dicembre 2011, come si ricorderà, la Riforma Fornero ha disposto la soppressione per tutto il personale civile dello Stato dell'accertamento della causa di servizio, dell'equo indennizzo, del rimborso delle spese di degenza e della pensione privilegiata. Dalla scure è rimasto escluso il personale del comparto difesa sicurezza e soccorso pubblico (VV.FF) a cui, tuttavia, non è assimilato il personale delle polizie territoriali. Pertanto per le lesioni o le infermità derivanti da causa di servizio il personale in questione, dal 6 dicembre 2011, non ha più potuto godere di alcuna indennità economica. Ora il passo indietro che, tuttavia, non riporta in vigore la pensione privilegiata nè interesserà il personale della polizia provinciale o di altri enti territoriali.
Positivo il giudizio delle sigle sindacali che da tempo chiedevano una correzione della normativa. Il provvedimento "contiene una prima risposta concreta alle necessità degli operatori della polizia locale per i quali, dopo anni di rivendicazioni, vengono ripristinati gli istituti dell’equo indennizzo e della causa di servizio, in caso di infortunio o aggressione legata all’espletamento dei compiti di istituto, quelle forme di tutela abrogate dal D.L. n. 201/2011, il cosiddetto decreto Monti”. Lo dichiarano in una nota Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl.
Il ripristino di queste tutele "è un risultato importante, segno di una rinnovata attenzione che finora era mancata nei confronti delle donne e degli uomini chiamati ad operare nelle città in condizioni di estrema difficoltà, a fianco delle altre forze istituzionali, al servizio dei cittadini”. I sindacati quindi proseguono: “Di fondamentale importanza - proseguono i sindacati - è lo sblocco del turn over, il quale consentirà di impiegare nuove professionalità e di riequilibrare le dotazioni organiche dopo anni di tagli lineari e la concreta possibilità della connessione alle banche dati riservate, questione rilevante per garantire l’operatività e la sicurezza degli operatori”.
“Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti oggi - concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl -, ma si tratta solo dell'inizio di un percorso. Continueremo a tenere alta l'attenzione sui bisogni di tutta la categoria, per garantire la copertura economica delle tutele ripristinate, anche per il personale di polizia locale di province e città metropolitane; per procedere celermente alla stesura di una nuova legge quadro che sostituisca la Legge 65/86 e riconoscere anche l'istituto della pensione privilegiata. Per avviare infine un confronto per il rinnovo del contratto collettivo e sbloccare la contrattazione integrativa. Solo procedendo in questa direzione si potranno dare quelle risposte decisive che le donne e gli uomini del settore aspettano ormai da tanti, troppi anni”.