Completa il pacchetto il taglio, ancora tutto da decifrare, delle pensioni d'oro indicate nel documento negli assegni superiori a cinquemila euro netti mensili ove non maturate sulla base dei contributi versati e dei vitalizi dei politici. Ed una pensione di cittadinanza di 780 euro al mese per i pensionati più poveri.
Il nodo risorse
Il diavolo però si annida nei dettagli. Resta, infatti, il rebus su come declinare l'asticella per accedere alla quota 100 definendo quel minimo di età e contribuzione necessaria per centrare la combinazione richiesta (es. 60 anni e 40 anni di contributi, 62 anni e 38 anni di contributi, 64 anni e 36 anni di contributi). E il nodo risorse dato che nel programma di Governo i due partiti hanno messo sul piatto meno risorse di quanto indicato dall'Inps per il finanziamento di alcuni identici disegni di legge poi rimasti nel cassetto.
Nel famoso DDL 857 a prima firma Damiano presentato nel 2013 (nel quale era prevista l'ipotesi di uscita a 41 anni di contributi o per la pensione a partire dai 62 anni con la penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto all'età di 66 anni) l’Inps stimò un costo di 8,5 miliardi per i primi 3 anni, che decresceva a 4 miliardi per gli anni successivi; conto ancora più salato per la Quota 100 presentato nel 2015 sempre dall'ex Ministro del Lavoro, Cesare Damiano (per il quale era stato previsto il pensionamento di anzianita' con 62 anni e 38 anni di contributi ma senza penalizzazioni). L'Istituto guidato da Tito Boeri arrivò a ipotizzare un costo per quest'ipotesi di oltre 10,5 miliardi di euro.
Nel contratto solo 5 Mld per la flessibilita' in uscita
Il contratto di Governo M5S-Lega prevede, invece, uno stanziamento di 5 miliardi di euro con i quali si dovrebbero realizzare ‘Quota 100’ e l’andata in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. I conti, quindi, rischiano di non tornare. A meno che non si introduca una qualche forma di penalizzazione per i futuri beneficiari. E ciò anche se, oltre alle risorse stanziate, il Governo giallo-verde riuscisse a recuperare 0,5 miliardi dal ricalcolo delle pensioni d'oro e dei vitalizi dei parlamentari.
Va detto che per mantenere il vincolo di bilancio l'intervento potrebbe essere declinato in modo diverso da quanto ipotizzato sino ad oggi, partendo dall'estensione dell'ape sociale. Questa misura, introdotta dal 1° maggio 2017 dal Governo Renzi consente, come noto, ad alcune categorie di lavoratori in particolare difficoltà di ottenere un assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia da 63 anni e 30 o 36 di contributi entro un massimo di 1.500 euro lordi al mese. Un'ipotesi di studio potrebbe essere di generalizzare l'accesso all'ape sociale al raggiungimento della quota 100 (es. 62 anni e 38 di contributi) per tutti i lavoratori a prescindere dalla condizione di difficoltà. L'ipotesi avrebbe certamente un costo inferiore al ripristino della pensione di anzianita' anche se comprimerebbe gli assegni superiori a 1.500 euro al mese sino al raggiungimento della pensione di vecchiaia.
Da segnalare che nella bozza del contratto di Governo manca del tutto un accenno al blocco dei futuri adeguamenti alla speranza di vita Istat. Dal prossimo anno, quindi, lo scatto della speranza di vita di cinque mesi già certificato dall'Istat resterebbe confermato ed il pensionamento di vecchiaia schizzerebbe da 66 anni e 7 mesi a 67 anni tondi.