Se passasse questa ipotesi chi assiste parenti con disabilità (o risulta egli stesso disabile) potrebbe godere di una uscita anticipata dal 2017 dai 63 anni (con uno sconto, dunque, sino a tre anni e 7 mesi sulla pensione di vecchiaia) ed ottenere un assegno senza notevoli decurtazioni grazie alla leva fiscale che compenserà, in sostanza, la restituzione della rata una volta raggiunta la normale età pensionabile. La decurtazione si dovrebbe, infatti, azzerare o ridurre al minimo per alcune categorie di lavoratori meritevoli di tutela tra cui, pare, saranno inclusi anche i soggetti coinvolti in lavoro di cura familiare e gli invalidi. In questi casi la detrazione fiscale andrebbe a compensare l'intero (o quasi) importo della rata. Si tratterebbe di una tutela minima ma, comunque, un primo passo per aiutare questi lavoratori.
Il problema per chi assiste familiari con disabilità si è fatto particolarmente sensibile dopo il 2011 con il forte allungamento dell'età pensionabile. Chi ha in casa un invalido non autosufficiente conosce bene l'impossibilità di conciliare le esigenze di accudimento continuo e costante del malato con le proprie esigenze lavorative. Del resto, molto spesso, la presa in carico del disabile da parte della famiglia è dettata non solo da ragioni puramente affettive, ma anche economiche, soprattutto per i nuclei familiari che non versano in condizioni economiche tali da potersi permettere l'aiuto di professionisti del settore o semplicemente un aiuto esterno anche non qualificato. Questo con l'andare del tempo provoca, sicuramente, il logoramento fisico e psichico delle persone a cui è affidata la cura del disabile.
Questa situazione era stata in parte attutita con la quarta e sesta salvaguardia che ha spedito in pensione con le vecchie regole circa 5mila lavoratori che nel 2011 avevano in cura parenti con disabilità. O che erano loro stessi disabili. Ma poi non è stata più riproposta con la settima salvaguardia nè lo sarà con l'ottava. Assolutamente inesistente la tutela previdenziale offerta dall'attuale ordinamento. Ad eccezione di limitati e tassativi periodi di contribuzione figurativa riconosciuta per le assenze dal lavoro per accudire il disabile, il nostro ordinamento è uno dei peggiori in Europa in ordine al riconoscimento della figura del caregiver familiare. Eppure di proposte in questi anni per cambiare la situazione non sono mancate.
C'è da sperare dunque che non si perda l'occasione per mettere mano a questa materia. L'agevolazione dei requisiti per il pensionamento per i caregiver potrebbe avvenire anche con l'abbinamento di altre misure. Si pensi al riscatto dei periodi non lavorati o di studio con oneri parzialmente coperti dallo stato grazie, ancora una volta, al fattore fiscale.