Si parte dalla richiesta di Cgil, Cisl e Uil di congelare “la scala mobile” che automaticamente sposta in là l’uscita, per ripensare tutto il meccanismo, magari con diverse finestre a seconda del lavoro svolto. Una posizione appoggiata dal Parlamento, con uno schieramento bipartisan che ha visto insieme i due presidenti delle commissioni Lavoro, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi che più di un blocco propongono di saltare un giro o rimandare l’aggiornamento, diluendolo ogni 5 anni invece che 2. Secondo Damiano si potrebbe proseguire nel solco dell'ultima legge di bilancio che ha temporaneamente congelato il blocco nei confronti dei lavori usuranti e dei notturni estendendolo alle platee che svolgono lavori gravosi, cioè dalle maestre d’asilo agli infermieri, dagli operai edili ai macchinisti agli operatori ecologici, agli edili.
Il secondo argomento in agenda è la rivalutazione degli assegni previdenziali. Un tema inserito nel verbale di incontro dell'anno scorso dopo il blocco dell'indicizzazione biennale della legge Fornero. In realtà già secondo la legislazione vigente dal 1° gennaio 2019 si tornerà al sistema di rivalutazione della legge 388/2000 più favorevole per i pensionati, soprattutto per quelli con classi di assegni medio-alte, ma l'obiettivo dei sindacati sarebbe quello di introdurre un indice di rivalutazione maggiormente rappresentativo del potere d'acquisto dei pensionati. “Stiamo cercando di definire un nuovo meccanismo diverso da quello attualmente in vigore per sostenere veramente il potere d'acquisto dei pensionati” ha scritto alla vigilia dell'incontro il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti sul suo profilo Facebook: “È una questione molto rilevante che riguarda la vita di milioni di persone che da tempo attendono delle risposte”.
La questione delle Donne e dei giovani
All'esame del Governo c'è la proposta di abbassare il requisito contributivo per l'accesso all'APe sociale di due o tre anni per le donne riconoscendo il lavoro di cura ai fini previdenziali (i sindacati chiedono uno sconto di un anno per ogni figlio nato). Il confronto con la parte sindacale dovrà anche sciogliere l'eventuale irrobustimento del plafond di risorse attualmente previste per l'accesso all'Ape sociale (300 milioni di euro per quest'anno e fino a 609 milioni di euro per il 2018) e all'anticipo pensionistico dei lavoratori precoci (360 milioni nel 2017 e 505 l'anno prossimo) sulla base del boom di domande arrivate all'lnps: oltre 66mila. Il problema si pone soprattutto ove il monitoraggio che l'Inps completerà entro metà ottobre non determini una bocciatura significativa delle domande per mancanza di sussistenza di tutti i requisiti richiesti: in tale ipotesi molti aspiranti all'Ape social, in primis quelli più lontani dalla soglia di vecchiaia, rischierebbero di rimanere a lungo in lista d'attesa.
C'è poi il rilancio della previdenza complementare con la parificazione tra pubblico e privato e l'obiettivo di rendere più agevole l'accesso alla RITA, la rendita integrativa temporanea anticipata, più conveniente per il pensionando rispetto all'APe volontario. Sulla pensione di garanzia dei giovani si è già discusso la scorsa settimana. In tale occasione l'esecutivo ha illustrato l'ipotesi di un assegno minimo di 675 euro al mese (qui ulteriori dettagli) ed una riduzione dell'importo di garanzia per chi è nel contributivo (si punta ad abbassare il vincolo sulla misura della pensione non inferiore a 1,5 volte l'assegno sociale per chi esce a 66 anni e 7 mesi).