La bozza del contratto di Governo prevede lo stanziamento di 5 miliardi per agevolare l'uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. "Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell'età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100 - si legge - con l'obiettivo di consentire il raggiungimento dell'età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti". Si tratta sicuramente dell'intervento più atteso e più importante anche se resta da comprendere come sarà effettuato. I partiti si tengono alla larga dal precisare quale sarà il requisito anagrafico minimo per centrare la quota 100 (se l'asticella fosse posizionata troppo in alto ad esempio sui 64 anni la portata dell'intervento sarebbe ampiamente svuotata). Per il pacchetto di modifiche l'esecutivo stanzierebbe 5 miliardi di euro.
Tra gli obiettivi anche separare previdenza e assistenza e prorogare l''opzione donna' che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. "Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili" si legge nella bozza del contratto. Attualmente, come noto, l'opzione donna è rivolta solo alle lavoratrici nate entro il 1958 (1957 se autonome) unitamente a 35 anni di contributi. I due partiti punterebbero quindi a prorogare la misura includendo alle coorti delle lavoratrici nate dopo il 1958 sulla base delle risorse già stanziate con la legge di bilancio per il 2016. Per una maggiore equità sociale, Lega e M5S propongono pure un intervento finalizzato al taglio delle cd. pensioni d'oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati (cioè non determinate con il sistema contributivo). Tema caldo che sicuramente farà discutere.
Entra poi nel contratto di Governo la cd. pensione di cittadinanza da corrispondere ai pensionati sprovvisti di altri redditi con un occhio soprattutto alle giovani generazioni impoverite dal sistema contributivo e dalla perdita dell'integrazione al trattamento minimo. L'assegno base sarebbe di 780 euro al mese, il livello minimo per un'esistenza dignitosa. Lo stesso importo avrebbe il reddito di cittadinanza anche se i partiti devono trovare la quadra sulla durata del sostegno (si parla di due anni) con obbligo per il beneficiario di non poter rifiutare più di tre proposte di lavoro.
Il contratto è ancora una bozza, dunque, dovrà essere confermato nei prossimi giorni quando - se l'accordo andrà in porto - i due partiti lo faranno votare alla propria base elettorale.