Sulla flessibilità in uscita sono sostanzialmente quattro le ipotesi a cui si sta lavorando in Commissione e tra gli uffici governativi. L'ipotesi che registra i maggiori consensi resta il ddl 857, quello che introduce il pensionamento a partire da 62 anni e 35 anni di contributi al prezzo di una penalizzazione dell'8% sull'assegno pensionistico; nel ddl c'è anche l'abbinamento di un'uscita a 41 anni di contributi per i cd. lavoratori precoci. Costo: 8,5 miliardi di euro. La seconda ipotesi è la reintroduzione della pensione di anzianita' basata sulla cd. quota 100 a partire da 62 anni e 38 anni di contributi ma senza l'applicazione di alcuna penalità sull'assegno. Costo: circa 10 miliardi di euro.
Terza soluzione è il ricalcolo dell'assegno in chiave contributiva, ipotesi che piace soprattutto al Governo e all'Inps per via di minori costi ma che non trova i consensi delle forze parlamentari preoccupate da una riduzione dell'assegno eccessivamente penalizzante. Quarta ipotesi è la staffetta generazionale per consentire l'incentivazione delle uscite in cambio dell'assunzione di giovani disoccupati.
Nei ddl all'esame della Commissione ci sono anche altre misure minori ma non meno importanti come il riconoscimento di benefici in favore delle lavoratrici madri e per coloro che assistono in modo continuativo familiari con un'invalidità del 100%. In Commissione si sta discutendo anche della possibilità di sollecitare un intervento normativo che sancisca in via interpretativa la possibilità di cumulare il riscatto dei periodi corrispondenti all'assenza facoltativa dal lavoro per maternità con il riscatto del corso legale di laurea, a fronte dell'applicazione restrittiva da parte dell'Istituto previdenziale competente rispetto alle due opportunità di riscatto.