Riforma Pensioni, Per gli usuranti si punta ad un'uscita anticipata

Bernardo Diaz Mercoledì, 07 Settembre 2016
Nel pacchetto di modifiche allo studio del Governo ci sono alcuni vantaggi per i lavoratori addetti a mansioni particolarmente faticose o pesanti e i lavoratori notturni. 
Tra i correttivi alla Legge Fornero che il Governo potrebbe sostenere ci sono anche alcuni benefici per i lavoratori che svolgono attività definite ai sensi del Dlgs 67/2011 come particolarmente faticose ed usuranti o notturni. Si tratta di uno dei papabili correttivi in arrivo anche se la decisione definitiva sarà presa nei prossimi incontri con la parte sindacale.

Attualmente, come noto, i lavoratori dipendenti addetti a mansioni usuranti o notturni possono andare in pensione con il vecchio sistema delle "quote", cioè la somma di età e contributi (quest'anno la quota dev'essere almeno di 97,6 con un'età minima di 61 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi). In questo modo si ottiene un anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia sino a 5 anni (4 in realtà se si considerano le finestre mobili), ma i paletti da rispettare sono tali da disincentivare questa soluzione, anche perché a volte si arriva prima alla pensione anticipata "standard".

Anche a causa delle presenza, per questa categoria di lavoratori, del sistema delle finestre mobili che sposta l'età di uscita di altri 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti appena citati. Le modifiche in arrivo potrebbero ridurre l'adeguamento dei parametri alla speranza di vita e cancellare le "finestre" di uscita consentendo un anticipo del pensionamento di un anno rispetto ai requisiti attuali. Ad esempio un lavoratore notturno che ha raggiunto il suddetto quorum 97,6 nel maggio 2016 (con 36 di contributi e 61 anni e 7 mesi di età) deve attendere il 1° giugno 2017 per l'accesso alla pensione ai sensi del Dlgs 67/2011. Se la finestra mobile fosse disapplicata (come è accaduto dal 2012 per la generalità dei lavoratori) l'uscita potrebbe agguantata subito, con un anno di anticipo, rispetto alla disciplina attuale. 

Un'altra modifica molto probabile, o almeno sul tavolo dell'esecutivo, è quella di estendere le categorie di lavoratori che possono ricorrere a questo canale di uscita, sino ad ora ampiamente sottoutilizzato (nel 2012 e nel 2013 è stato impiegato un quinto delle risorse che erano state destinate a questo scopo, a fronte di 5.100 pensionati). Attualmente, infatti, sono qualificati lavori usuranti solo quattro categorie di lavoratori: 1) gli addetti a lavori faticosi e pesanti di cui all'articolo 2 del decreto del ministero del lavoro del 19 Maggio 1999 (lavori in galleria, cava o miniera ecc.); 2) i lavoratori addetti alla cosiddetta «linea catena» (alle dipendenze di imprese per le quali operano le voci di tariffa per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro di cui all'elenco n. 1 contenuto nell'allegato 1 allo stesso dlgs 67/2011); 3) i conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo; 4) infine ci sono i lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate l'anno. L'intervento di fine anno potrebbe includere nella categoria anche gli edili, chi svolge attività in altezza (es. gruisti) gli addetti alla condotta dei treni e il personale viaggiante iscritto al soppresso Fondo FS (questi ultimi hanno perso dal 2012 le specificità riconosciute dalla previgente disciplina pensionistica) ed altre categorie di lavoratori ancora da definire. In molti premono per l'attribuzione del privilegio si pensi, in particolare, ai lavoratori invalidi o ai caregivers cioè chi assiste un parente con disabilità gravi. 

Un'altra modifica secondo lo scrivente da sostenere dovrebbe scongiurare la stretta che chiederà dal prossimo anno, ai fini dell'accesso alla pensione, che le attività usuranti o notturne sopra individuate debbano essere state prestate per almeno la metà della vita lavorativa complessiva. Per potere accedere alla pensione la normativa vigente chiede, attualmente, che gli interessati abbiano svolto tali attività per almeno 7 anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi dieci anni di attività lavorativa. Ma per le pensioni che avranno decorrenza dal prossimo 1° gennaio 2018 (i cui requisiti vengono pertanto raggiunti nel 2017) questo criterio cambierà e si guarderà all'intero arco della vita lavorativa. In particolare l'interessato dovrà dimostrare di avere svolto tali attività per almeno metà della vita lavorativa. Un effetto da non sottovalutare perchè il cambiamento di questo parametro potrebbe escludere dal beneficio altri lavoratori. Che dunque potrebbe essere corretto. 



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