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Renzi gela Berlusconi non e' ora di parlare di presidenzialismo
- Roma, 18 giu. - Il timore di essere messo da parte sul fronte riforme ed essere sostituito da Grillo e Lega proprio quando incombe la spada di Damocle del processo Ruby in secondo grado (questa volta scattano le manette, dice sconsolato ai vari interlocutori) induce Silvio Berlusconi a lanciare segnali piu' che concilianti al premier Renzi. Che pero' lo gela: "Ora bisogna completare il percorso su cui c'e' accordo" dice il premier e per questo "aprire la questione del presidenzialismo e' inopportuno e intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, inutile infilarci in un dibattito sul presidenzialismo".
L'ordine di scuderia dettato agli azzurri e' di chiudere l'intesa sull'elezione dei senatori. Non solo. Il leader azzurro evita accuratamente, nella conferenza stampa alla Camera - dove rimette piede dopo circa 4 mesi, confessando che non gli e' affatto mancata - di usare toni forti o ultimativi. Al contrario, il messaggio rivolto a Renzi e' quasi da alleato: le riforme le facciamo insieme, "sono certo che l'accordo si fara'". E poco importa se l'atteso - da Berlusconi - nuovo faccia a faccia con il presidente del Consiglio non ci sara' (si vedranno Boschi e Romani). L'importante, adesso, per Berlusconi e' restare in campo da coprotagonista delle riforme, non ricadere nel cono d'ombra. Di fatti, l'ex premier si guarda bene dal legare a doppio filo l'accordo finale con Renzi sul Senato alla campagna pro elezione diretta del Capo dello Stato, lanciata in pompa magna oggi ma che non e' in alcun modo una conditio sine qua non per ottenere l'appoggio di Forza Italia sulle riforme costituzionali.
E se il messaggio non fosse chiaro, ci pensa Berlusconi stesso a ribadire, piu' e piu' volte, che il suo partito "mantiene gli impegni". Ne consegue, che Renzi puo' benissimo fare a meno di Grillo. Anzi, il premier - e' il consiglio implicito contenuto nelle parole del Cavaliere, ma che per diversi azzurri e' stato anche fatto recapitare direttamente a palazzo Chigi - non si lasci attrarre dalle sirene dell'ex comico genovese, perche' "Grillo fa solo paura, non pensiamo possa portare avanti nessun progetto serio". Insomma, l'elezione diretta del Capo dello Stato e' piu' una sorta di escamotage per tornare sotto i riflettori e ricompattare il partito - fortemente in ebollizione, soprattutto al Senato, sul capitolo riforme ma anche per le divisioni sulla linea da tenere nei confronti del governo e sulla ripartenza di Forza Italia - che una vera e propria battaglia sulla quale spendere soldi ed energie.
D'altra parte, e' lo stesso Cavaliere a riconoscere che la strada del referendum propositivo e' lunga e perigliosa e, per questo, rivolge un appello a Renzi, al governo della sinistra e al Parlamento affinche' appoggi la proposta. Per il resto, Berlusconi e' pressoche' concentrato sui suoi guai giudiziari, sempre piu' convinto - lo ripete da giorni ad ogni interlocutore - che il processo Ruby sara' molto veloce e che questa volta nulla lo salvera' dal carcere. Ad acuire la sofferenza, viene riferito, l'impossibilita' di difendersi pubblicamente, di attaccare quella procura di Milano che ormai vede come il vero e unico 'nemico'. Non posso parlare, ha detto anche oggi ai parlamentari forzisti che gli si sono fatti attorno dopo la conferenza stampa, mi hanno messo il bavaglio. Non posso neanche andare a trovare il mio amico Marcello (Dell'Utri), sono praticamente gia' a un passo dall'arresto, avrebbe osservato scuotendo la testa. E nei ragionamenti privati, viene ancora riferito, nel mirino finisce nuovamente il Capo dello Stato, 'reo' per l'ex premier di non aver mosso un dito.
Qualche sassolino dalla scarpa, pero', Berlusconi prova a toglierselo e, seppur senza fare nome e cognome, nello spiegare i motivi della necessita' di introdurre in Italia l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, dice senza giri di parole: "Abbiamo un Capo dello Stato che e' passato al di la' della sua funzione prevista dalla Costituzione", un passaggio "che e' diventato fisiologico, anzi patologico per noi". Solo un accenno di straforo, invece, alla situazione del partito: "Il risultato elettorale alle europee lo ritengo miracoloso dopo il male che ci siamo fatti da soli". Nessun riferimento al nuovo scontro tra vertici azzurri, 'cerchio magico' e Fitto, sulla doppia manifestazione a Milano, che per la seconda volta l'ex governatore pugliese si trova costretto, "con pazienza e senso di responsabilita'", a rinviare "l'appuntamento per risparmiare ai nostri elettori uno spettacolo che non meritano".
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Berlusconi a Renzi io ci sono, non fidarti di Grillo
Il voto sull'Irpef divide Sel, all'orizzonte un nuovo gruppo
Lavoro, Censis: è boom di disoccupati over 50. I precari crescono del 146% dal 2008
E' quanto ha rilevato il Censis, secondo cui oggi l'insicurezza economica determinata dalla crisi, l'erosione oggettiva dei redditi, la necessaria compressione dei consumi spingono molti over 50 a cercare di entrare nel mercato del lavoro. Se si somma il numero delle persone in cerca di occupazione e quello di chi, pur inattivo, si dichiara disponibile a lavorare, la pressione esercitata sul mercato del lavoro da parte degli over 50 supera il milione di individui. Tra i bocconi avvelenati della crisi, sottolinea il Censis, c'e' il conflitto latente fra le generazioni sul mercato del lavoro. Avere un impiego non e' mai stato cosi' difficile, soprattutto per i giovani.
Ma si e' ridotto l'orizzonte di opportunita' anche per le persone piu' avanti nell'eta', a partire da chi ha oggi 50 anni. Per molti di loro e' scattata la ricerca affannosa del mantenimento dei livelli di benessere raggiunti e comportamenti conservativi che riflettono la riduzione oggettiva degli spazi di iniziativa e alimentano un egoismo difensivo. Il segmento degli adulti di 50-70 anni sembra in buona parte abbandonato al triste destino di esuberi, prepensionati, esodati, staffettati, senza alcun meccanismo utile per conservare almeno una porzione di quell'importante capitale umano. Le politiche attive del lavoro e la Cassa integrazione si sono orientate in questi anni ad affrontare le condizioni dei lavoratori piu' anziani in difficolta'. Fra il 2010 e il primo semestre del 2013 tra i beneficiari degli interventi (escludendo dal totale gli apprendisti) aumentano proprio gli over 50, che passano dal 12,4% al 15,5% (circa 100mila persone). "Il vuoto della generazione adulta" e' l'argomento di cui si e' parlato oggi al Censis, a partire da un testo elaborato nell'ambito dell'annuale appuntamento di riflessione di giugno "Un mese di sociale", giunto alla XXVI edizione, dedicato quest'anno al tema "I vuoti che crescono".
Zedde
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Esodati, Pini (Ln): il governo ci prende in giro
La Lega nord ha abbandonato la conferenza dei capigruppo e minaccia di non partecipare ai lavori d'aula alla Camera, finchè non verrà fatta chiarezza sulle misure per risolvere definitivamente il problema degli esodati. E' quanto ha annunciato il vicepresidente del gruppo, Gianluca Pini, lasciando infuriato la conferenza dei capigruppo poichè, ha riferito, maggioranza e governo si rimpallano la soluzione del problema. Kamsin
"Questa mattina il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano ci aveva fornito i numeri e le coperture necessarie. Ma poi qui in capigruppo è stato rimandato nuovamente tutto e il provvedimento non è stato calendarizzato. Nella maggioranza -ha concluso- la mano destra non sa cosa fa la sinistra sostengono che le discussioni parlamentari sono inutili. Per questo lasciamo i lavori della capigruppo e non parteciperemo ai lavori d'aula". Tutto questo, ha infine attaccato Pini, nel silenzio della presidente: "La Boldrini ormai è totalmente nelle mani della maggioranza di governo".
Dalla conferenza dei capigruppo erano attese indicazioni concrete da parte dell'esecutivo sulle risorse da stanziare alla proposta di legge unificata in materia di esodati, la pdl 224, che sarà discussa a partire dal Lunedì' prossimo in Aula a Montecitorio.
Sul punto proprio l'onorevole Cesare Damiano ha avvertito il governo sulla necessità di sciogliere entro questa settimana il nodo relativo alle coperture: "il Governo questo lo deve sapere. Se non si troverà una strada per compiere un ulteriore passo avanti, c’è il rischio che esploda una vera e propria “questione previdenziale” e che venga meno la parola data dal Governo e dal Premier Matteo Renzi di voler risolvere il problema. La situazione di questi lavoratori rimasti senza alcun reddito è socialmente inaccettabile. Quello che è più grave è che le cinque “salvaguardie”, per un totale di 162.000 lavoratori, hanno a disposizione 11 miliardi di euro che corrono il rischio di non essere totalmente utilizzati. Trattandosi di un Fondo esclusivamente destinato agli “esodati”, chiediamo che le cifre non spese nella seconda salvaguardia vengano utilizzate per allargare la platea dei lavoratori che possono andare in pensione con le regole ante-Fornero. Infatti, dei 55.000 lavoratori previsti, meno di 20.000 beneficeranno della tutela. Vorrei che anche il ministro Padoan fosse informato dello stato dell’arte per poter agire di conseguenza" ha detto Damiano.
Zedde
Berlusconi 'chiama' Renzi sul presidenzialismo e critica il Colle
- Roma, 18 giu. - "Siamo ancora li', al punto che dobbiamo trovare un accordo" sul Senato. Silvio Berlusconi riavvolge anche il nastro dei suoi contatti con Renzi e anticipa che lo sblocco della situazione sul fronte riforme e' a portata di mano. Se ne occuperanno gli sherpa, Boschi e Romani, e solo nel caso in cui ministro delle Riforme e capogruppo FI al Senato non trovassero la quadra, tocchera' allo stesso ex premier e all'attuale inquilino di palazzo Chigi mettersi d'accordo e vedersi. Berlusconi, dopo quattro mesi, torna a varcare il portone di Montecitorio per rilanciare la sfida del presidenzialismo, anche se chiarisce che non e' una conditio sine qua non per fare le riforme: "Assolutamente no, perche' noi abbiamo preso un impegno sul titolo V, riforma Senato e legge elettorale e noi gli impegni li manteniamo".
E infatti passa a riepilogare il 'film' dei suoi contatti con Matteo Renzi, rivendicando che "noi siamo sempre stati coerenti e responsabili e quindi, pur sapendo prima che qualcuno avrebbe criticato la nostra posizione e detto 'non siete carne ne' pesce', abbiamo detto si' a queste riforme. E visto il punto in cui siamo, francamente, non avremmo potuto fare diversamente". "C'e' stato un primo incontro con Renzi - ricorda infatti - e abbiamo definito i primi 4 punti, e - sottolinea - non siamo entrati nel merito dell'elezione dei senatori. Il ddl del governo, dopo averlo esaminato, lo abbiamo ritenuto non accettabile e io ebbi parole anche un po' scortesi, dicendo che diventava un dopolavoro dei sindaci rossi in gita a Roma". "Ci vedemmo di nuovo con Renzi - prosegue - e lui si disse disponibile a un tavolo in cui discutere in particolare sull'elezione di secondo grado dei senatori, e fu affidato incarico a Boschi e al nostro capogruppo: si sono visti diverse volte ma - ricorda ancora l'ex premier - non hanno trovato un sistema che trovasse d'accordo entrambi". Ora si passa alla fase del nuovo confronto, mentre a Renzi arriva una tirata d'orecchie per la legge elettorale: "Da quando e' nato, il governo Renzi continua ad annunciare di voler fare le riforme, siamo pero' ancora ai preliminari", pungola Berlusconi.
"La legge elettorale che doveva, secondo il governo, essere approvata entro il 25 maggio, si e' insabbiata", e' l'affondo. E una stoccata arriva fino al Colle, quando ricorda, sia pure retrospettivamente e parlando del bilanciamento dei poteri visto da FI, che "abbiamo un Capo dello Stato che e' passato al di la della sua funzione prevista dalla Costituzione", un passaggio "che e' diventato fisiologico, anzi patologico per noi". Quanto al merito del provvedimento sulle riforme, il ddl approdera' in Aula al Senato giovedi' 3 luglio. Lo ha deciso, a maggioranza, la Conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. "Ritengo - ha detto il capogruppo Pd, Luigi Zanda - che la commissione per allora avra' terminato il suo lavoro e che l'Aula potra' dunque iniziare il suo".
Berlusconi: Renzi ci dia ascolto, gli italiani vogliono il presidenzalismo
- Roma, 18 giu. - L'Italia "non e' governabile dal '48" i cittadini "hanno il diritto di eleggere il presidente della Repubblica". Lo ha sottolineato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi che chiede al Parlamento e al governo di avere il coraggio di dare al Paese una soluzione all'ingovernabilita'. "Se la politica non ha il coraggio di risolvere questo problema - ha scandito - almeno si permetta agli italiani di decidere su questa proposta votando un referendum costituzionale propositivo" sull'introduzione del presidenzialismo.
"La riforma complessiva deve avere un perno, e il Presidente della Repubblica eletto direttamente, a suffragio universale, deve essere questo perno" e deve fungere anche da "contrappeso necessario". "Vogliamo le riforme ma vogliamo delle buone riforme. La nostra strategia comporta tre percorsi paralleli: ripresentazione in Senato dei nostri emendamenti per l'elezione diretta del Capo dello Stato. Secondo: presentazione di una proposta di legge costituzionale. Terzo: un referendum con cui chiedere ai cittadini se approvano la scelta presidenzialista" ha spiegato Berlusconi in conferenza stampa, "Se il Parlamento" non dovesse accogliere e fare sua "la nostra proposta almeno ci consentano di fare il referendum" propositivo di una legge "che ora non e' previsto dalla Costituzione".
"Occorre una riforma globale", perche' le riforme istituzionali ora all'esame del Senato "da sole non bastano", perche' "le riforme senza il presidenzialismo non risolvono i problemi. Ho detto forse troppe volte, stancandolo, a Renzi che vogliamo le riforme". "Anche il presidente Renzi in un'intervista ha detto: 'il sistema semipresidenzialista e' un punto di riferimento di larga parte della sinistra'. Io ho avuto modo di accennarne a Renzi in due occasioni e lui non ha escluso, ha detto 'forse non e' il momento adesso'".
"Renzi e il governo di sinistra accolgano questa nostra proposta, allora noi ripresenteremmo gli emendamenti gia' presentati. Se ci fosse accordo su questi emendamenti, che si possono anche cambiare, si darebbe al Paese un sistema snello".
Pensioni, il Csm lancia l'allarme contro l'uscita anticipata dei giudici
Cresce l'allarme nelle alte magistrature per il taglio, annunciato da Renzi, dell'età pensionabile per i magistrati. Il decreto Renzi uscito dal Consiglio dei ministri lo scorso venerdì prevede infatti l'abrogazione del trattenimento in servizio, una norma che consente ai giudici di restare sul posto di lavoro sino ai 75 anni. Kamsin.
Ma dal Csm si levano gli scudi: "se sarà approvata così com'è uscita dal Consiglio dei ministri, sarà un terremoto". A rischio, secondo l'organo di autogoverno degli ermellini, sarebbe l'operatività di molti distretti giudiziari come Milano (a superare la soglia dei 70 anni, ci saranno ben 14 magistrati con incarichi direttivi, tra cui il capo della procura Edmondo Bruti Liberati), e poi Venezia, Torino, Napoli e Roma.
Rispetto al progetto originario di far scattare la tagliola del pensionamento a 70 anni, senza alcuna gradualità, il testo in Consiglio dei ministri è stato però temperato in parte. Infatti i magistrati che, alla data di entrata in vigore della legge di conversione, avranno compiuto 70 anni potranno rimanere in servizio fino al 31 dicembre del 2015, e non fino al 31 Ottobre 2014 come prevede la regola generale. Ma il bonus varrà solo nel caso in cui ricoprano incarichi direttivi e semidirettivi. Ed è proprio questa norma che è al centro delle polemiche perchè riservare un trattamento diverso ai magistrati ultra-settantenni, a seconda che ricoprano o meno incarichi di vertice, fanno notare da Palazzo dei Marescialli, sarebbe in contrasto con il principio costituzionale per cui i magistrati si distinguono solo per diversità di funzioni.
Secondo i numeri del Csm sono ben 445 le toghe vicine alla pensione su 9.410 in servizio; 308 avranno i requisiti entro il 31 dicembre prossimo e altri 137 nei due anni successivi. Tra i colpiti c'è anche la Suprema Corte di Cassazione: qui sarebbero 68 le toghe che sarebbero chiamate a lasciare l'incarico tra cui il Presidente Giorgio Santacroce. Il drastico abbassamento dell'età limite per lasciare l'incarico sta dunque mettendo in allarme l'organo di autogoverno delle magistrature. Su sollecitazione di Riccardo Fuzio, presidente della sesta sezione, il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha aperto infatti una pratica che sarà discussa oggi al plenum.
Zedde
Jobs Act, Poletti: ci saranno meno tutele passive sul lavoro, sono tossiche
Ridurremo sempre di più le tutele passive, che sono tossiche". E' quanto ha precisato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, aggiungendo che questo è "il cambiamento radicale da produrre". Kamsin
Poletti ha poi sottolineato che "siamo intenzionati a produrre" questo cambiamento, che sarà realizzato con gradualità. "Lo faremo nel tempo - ha aggiunto - distinguendo da situazione a situazione. Nulla cambia in trenta secondi". Il ministro del Lavoro ha inoltre spiegato che il nuovo sistema sarà costruito con la delega sul lavoro. "Tratteremo la materia lì dentro", ha affermato. Uno dei capisaldi sarà la "riforma degli ammortizzatori", che introdurrà un "profondo cambiamento" attraverso la "chiara idea" di passare dalle politiche passive del lavoro a quelle attive. "Questo percorso - ha rimarcato Poletti - lo faremo coerentemente". L'intenzione è di attrezzarsi affinché "siano rispettate le regole che saranno stabilite".
Il ministro non è entrato nel merito delle modifiche alle attuali tutele passive, per esempio Aspi, mobilità o cassa integrazione, ma ha precisato che "nel momento in cui ci sono gli obblighi, ci saranno anche le sanzioni. Altrimenti non sono obblighi, ma inviti".
Zedde