Entro la fine del mese di ottobre la manovra di bilancio per il 2022 sarà ufficialmente presentata in Parlamento. All'interno ci saranno alcune misure sul capitolo pensioni. Le più probabili per ora sono una proroga ulteriore dell'opzione donna, cioè la possibilità per le lavoratrici di lasciare con 58 anni (59 le autonomi) unitamente a 35 anni di contributi a condizione di accettare il ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo. La data di maturazione dei predetti requisiti sarebbe spostata di un anno (cioè dal 31.12.2020 al 31.12.2021) includendo, pertanto, le nate nel 1963.
Ape Social
In arrivo anche una proroga dell'ape sociale, lo scivolo pensionistico per i lavoratori in determini profili di tutela (disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose) a partire dai 63 anni unitamente a 30 di contributi (36 per i lavori gravosi). La misura scade a fine anno, sarà prorogata almeno di un anno (o forse anche più, almeno sino al 2026) con l'ampliamento delle categorie dei lavori gravosi (attualmente 15) ed alcuni ulteriori aggiustamenti.
Contratto di Espansione
A guadagnare una proroga anche il contratto di espansione, in scadenza a fine anno. Si tratta dell’uscita anticipata dal lavoro fino a 5 prima dal momento in cui si maturano i requisiti di legge (67 anni o 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, uno in meno per le donne). Il contratto di espansione prevede la possibilità di risolvere anticipatamente il rapporto di lavoro per il personale che si trova fino a cinque anni dal raggiungimento della pensione. Durante questo periodo il datore di lavoro corrisponde un’indennità mensile di accompagnamento alla pensione. Dopo varie modifiche, il contratto di espansione è stato finanziato per tutto il 2021 e reso disponibile per le aziende da 100 dipendenti in su. Si discute anche su una ulteriore possibile riduzione della soglia dimensionale per ampliarne l'uso. Sembra invece destinata a non essere prorogata la pace contributiva, cioè la facoltà di riscatto agevolato dei vuoti contributivi tra un lavoro e l'altro per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31.12.1995; introdotta dal dl n. 4/2019 è durata un triennio, dal 2019 al 2021. Chi se ne voglia avvalere, pertanto, è bene che presenti la domanda entro fine anno. Poche chances, invece, per il riscatto gratuito della laurea.
Post "Quota 100"
Partita ancora aperta per il post quota 100. La proposta per ora sul tavolo è quella elaborata dal Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che consentirebbe l'erogazione anticipata della quota contributiva della pensione da 63 o 64 anni. Si tratta cioè della parte di assegno riferita alle anzianità contributive successive al 31.12.1995 (che ormai rappresentano una larga parte dell'assegno pensionistico). La parte retributiva, invece, sarebbe corrisposta al compimento dell'età di vecchiaia, 67 anni. Una sorta di pensione a formazione progressiva.
Il prossimo anno non ci saranno modifiche agli altri requisiti per il pensionamento. Si uscirà a 67 anni con la vecchiaia oppure a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne) unitamente ad una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti (41 anni per i precoci). Si rammenta che chi ha maturato i requisiti per quota 100 entro il 31.12.2021 potrà comunque andare in pensione (principio della cristallizzazione del diritto) anche dopo il 31.12.2021, in qualunque momento.
Rivalutazione
Dal 2022 si ritornerà alle vecchie fasce di perequazione delle pensioni anteriori alla legge fornero, più generose in presenza di inflazione soprattutto per gli assegni più elevati. Sul punto, tuttavia, non è ancora detta l'ultima parola, più volte negli anni passati il Governo ci ha abituato al rinvio all'ultimo momento per reperire risorse da destinare ad altri capitoli di spesa previdenziale. A fine anno scadrà, comunque, il contributo di solidarietà sugli assegni d'oro dopo la censura della Corte Costituzionale dello scorso anno che ha ridotto il prelievo dal quinquennio 2019-2023 al triennio 2019-2021.