“Il confronto in corso sulla fase due - si legge nel documento, diviso in 11 punti -, pur avendo fatto registrare alcuni, parziali, elementi di avanzamento, al momento sta evidenziando significative distanze, anche su elementi particolarmente rilevanti, distanze che il proseguimento del negoziato ci auguriamo possa far superare”. L’obiettivo dei sindacati “è quello di determinare risultati concreti sui punti fissati nel verbale di sintesi dello scorso anno, che vadano nella direzione indicata dalla piattaforma sindacale, che rimane il riferimento del sindacato per una riforma organica del sistema previdenziale nel nostro Paese”.
Il blocco degli adeguamenti all'aspettativa di vita
Cgil, Cisl e Uil chiedono il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, previsto per il prossimo 2019, e che al contempo si avvii un tavolo di studio per individuare un nuovo criterio che rispetti le diversità e le peculiarità di tutti i lavori. Per sostenere le future pensioni dei giovani, i sindacati propongono l’utilizzo di uno strumento che, valorizzando la storia contributiva dei lavoratori, ne sostenga il futuro reddito previdenziale e, contemporaneamente, che si superino gli attuali criteri previsti nel sistema contributivo, una vera e propria penalizzazione per i lavoratori con redditi più bassi.
Le misure per i giovani
Per quanto riguarda la flessibilità in uscita e il sostegno alle future pensioni dei giovani, la proposta chiede una riduzione dell’importo soglia per l’accesso alle pensioni calcolate con il sistema contributivo (sia per l'uscita a 66 anni e 7 mesi sia per il pensionamento a 63 anni e 7 mesi unitamente a 20 anni di contribuzione) ed un innalzamento sino al 60% della quota di pensione contributiva cumulabile con l'assegno sociale per i lavoratori che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi. La parte sindacale propone poi la valorizzazione dei periodi di discontinuità lavorativa e di formazione qualificata, non coperti da alcuna contribuzione previdenziale, per il raggiungimento del requisito contributo dei 20 anni necessario per l’accesso anticipato alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo.
Stop alla disparità di genere
Inoltre, per Cgil, Cisl e Uil è necessario porre fine alle disparità di genere che ancora penalizzano le donne: “Un intervento sul solo meccanismo dell’Ape sociale è riduttivo, occorre una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio, fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne”, si legge nel documento dei sindacati. Altri punti contenuti nel documento spaziano dal rilancio delle adesioni della previdenza complementare estendendo la fiscalità incentivante, prevista per i lavoratori privati, anche a quelli del settore pubblico. E occorre “operare, finalmente, una separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale al fine di dimostrare che la spesa per pensioni, in Italia, è sotto la media europea”. Bisogna, poi, varare subito una riforma della governance dell’Inps e dell’Inail per realizzare un sistema efficiente, trasparente e partecipato.
Le categorie più deboli
All'interno del documento ci sono anche proposte per ampliare l'ottava salvaguardia, l'opzione donna e l'Ape sociale oltre alla richiesta di rendere pienamente operativo il cumulo dei periodi assicurativi anche in favore dei liberi professionisti, e l'adozione del decreto ministeriale che semplifichi la certificazione di aver svolto lavori usuranti. Tra i punti compare anche l'obiettivo di cancellare lo slittamento nella percezione della buonuscita per i dipendenti pubblici che facciano ricorso all'Ape sociale, alla Quota 41 o alla RITA ed il ritorno ad una piena indicizzazione delle pensioni introducendo un nuovo paniere e recuperando quanto perso in questi anni.
Documenti: La proposta unitaria dei sindacati sulle pensioni