Tornano, quindi, sul tavolo una serie di proposte e di combinazioni. L'ultima avanzata è una quota 102 con 64 anni e 38 anni di contributi eventualmente accompagnata da un ricalcolo contributivo dell'assegno pensionistico. L'ipotesi però non piace ai sindacati che premono per mantenere un'età di pensionamento (di anzianità) non superiore a 62 anni con un requisito contributivo inferiore e con la valorizzazione dei periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura. La parte sindacale ha inoltre anticipato che nel corso dei prossimi incontri con l'esecutivo sarà rispolverata dal cassetto la proposta della pensione anticipata a 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica (attualmente i requisiti sono fissati a 41 anni e 10 mesi per le donne e a 42 anni e 10 mesi per gli uomini con l'aggiunta di una finestra mobile di 3 mesi). Il tema dei precoci è, del resto, particolarmente sensibile per il mondo del lavoro ma non piace al Governo per gli alti costi di finanziamento. Altra ipotesi sul tavolo è estendere l'ape sociale, l'assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, erogabile dai 63 anni unitamente a 30 anni (36 anni di contributi) ad ulteriori categorie di beneficiari che l'ultima legge di bilancio ha esteso sino al 31 dicembre 2020.
Dare all'Italia un sistema pensionistico più equo e flessibile "è una delle priorità massime" del governo ha detto il ministro Nunzia Catalfo: "L'obiettivo è superare la legge Fornero, come lo decideremo sulla base dei dati e di uno studio concreto e reale. Con la legge di Bilancio abbiamo istituito due commissioni, una sui lavori gravosi e una sulla separazione tra previdenza ed assistenza, che insieme a quella di esperti a livello nazionale - che nominerò entro fine mese - accompagneranno questo processo".