Non ci sarà dunque nessun taglio dell'1,5% per ogni anno di anticipo rispetto all'età di vecchiaia, ipotesi rilanciata tempo fa da alcune testate nazionali, nè il calcolo dello spezzone 96-2011 con il contributivo per coloro che avevano 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, ipotesi formulata la scorsa primavera da Antonio Brambilla, consulente della Lega per contenere i costi delle uscite. «Per quello che riguarda la legge Fornero - a seconda di quanti sceglieranno di andare in pensione nel 2019 - la spesa varia tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. Abbiamo scelto il provvedimento per smantellare la legge Fornero senza paletti, senza penalizzazioni senza limiti di reddito», ha assicurato ieri il leader leghista.
Il dossier a cui sta lavorando l'esecutivo prevederebbe dunque un'uscita con 62 anni e 38 di contributi per il raggiungimento dei quali potranno valere anche i contributi figurativi, come disoccupazione indennizzata, periodi di integrazione salariale, contratti di solidarietà e mobilità. In primavera, come si ricorderà, aveva fatto discutere l'ipotesi di apporre un tetto massimo di 2 anni ai figurativi, una misura che avrebbe penalizzato fortemente coloro che hanno avuto carriere con diverse interruzioni o sospensioni dell'attività lavorativa. Nulla di tutto questo. Dovrà essere sciolto, invece, il nodo circa la facoltà di cumulo dei periodi assicurativi ai fini della quota 100. Dal 2017, come noto, i lavoratori con carriere miste possono mettere assieme la contribuzione in diverse gestioni previdenziali, tra cui anche le casse professionali, per ragguagliare il requisito per la pensione anticipata o per la pensione di vecchiaia. Se tale facoltà non fosse estesa anche ai fini del raggiungimento di 38 anni di contributi, cioè il minimo richiesto per la quota 100, i lavoratori con carriere miste dovranno ricorrere alla ricongiunzione onerosa per guadagnare l'uscita, come accadeva in passato.
Slitta l'uscita a 41 anni di contributi
La pensione con 41 anni di contributi senza vincoli anagrafici slitta, invece, al prossimo anno. "Non mando in pensione tutti l'anno prossimo, l'obiettivo finale è quota 41 anni di contributi per uscire dal lavoro" ha detto ieri Salvini. Oggi, con il solo requisito contributivo, per andare in pensione sono necessari 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Con la manovra non ci sarà «tutto e subito, per carità, mi arrendo. Siamo qui da 4 mesi, ma c'è un sostanzioso smontaggio della Fornero. L'anno prossimo avranno diritto alla pensione prima circa 400mila italiani ed i posti liberati saranno a disposizione dei ragazzi di 20 e 30 anni. Ci sarà anche una riduzione forte per le partite Iva, con un risparmio medio di 10mila euro all'anno e l'aumento delle pensioni di invalidità» ha concluso Salvini. Nel pacchetto di modifiche alla Legge Fornero si lavora anche la sospensione del prossimo adeguamento alla speranza di vita, la proroga del regime sperimentale donna ed una stabilizzazione dell'Ape sociale. Complessivamente per le modifiche alla Legge Fornero la nota di aggiornamento al DEF presentata ieri alle Camere prevede uno stanziamento di 7 miliardi di euro contabilizzando l'uscita di 400mila lavoratori. Altri 9 miliardi sono previsti per il reddito e la pensione di cittadinanza di importo pari a 780 euro al mese.