Il menù principale sarà l'APE, l'anticipo pensionistico pagato da banche ed assicurazioni a cui sta lavorando il Sottosegretario Tommaso Nannicini. Progetto che consentirebbe un'uscita anticipata sino a 3 anni e 7 mesi rispetto ai requisiti attuali per la pensione di vecchiaia dal prossimo anno (qui gli ulteriori dettagli sulla misura). Lo stesso Renzi lo ha confermato: "bisogna dare una mano a chi ha la pensione minima", bisogna "trovare il modo di agevolare chi vuole andare in pensione e gli mancano due o tre anni. Una sorta di scivolo". "Tutti quelli che stanno tre anni prima della pensione, se accettano, possono decidere autonomamente se andarsene", ha spiegato il premier. "Loro non tirano fuori una lira. Rinunciano a una quota di venti, trenta euro e vanno in pensione un anno prima", ha spiegato il premier.
Secondo Poletti lo schema generale dell'APE potrebbe essere varato anche prima della legge di stabilita' (che fornirà però la provvista finanziaria) già agli inizi del mese di Ottobre (probabilmente tramite un decreto legge o in un collegato alla Stabilita') in modo da consentire il decollo vero e proprio già dal prossimo primo gennaio. Se finisse nella Stabilità, osservano fonti vicine all'esecutivo, il progetto entrerebbe in vigore il 1° gennaio 2017 e, considerando i tempi tecnici, l'attuazione vera e propria potrebbe slittare alla prossima primavera. Si vedrà cosa deciderà Palazzo Chigi. Accanto all'anticipo è quasi sicuro un intervento sulle carriere discontinue con la possibilità di consentire il cumulo gratuito (e senza limiti) dei periodi assicurativi maturati nelle diverse gestioni della previdenza obbligatoria. Si studia poi un rilancio della previdenza integrativa.
Le altre misure
Il menù dovrebbe imbarcare anche modifiche sui lavori usuranti e sui lavori precoci nonchè sulle pensioni minime con una quattordicesima più succosa e/o un ampliamento della no tax area. Da segnalare anche la possibilità di un intervento sulle partite iva con l'abbassamento delle aliquote di contribuzione nella gestione separata dal 27 al 25%; mentre per i collaboratori (che già pagano un aliquota molto più elevata) il Governo starebbe pensando al loro assorbimento nel fondo pensione lavoratori dipendenti. Con l'estensione di ulteriori tutele. L'entità di questi correttivi dipenderanno in realtà dalla risorse messe a disposizione dall'esecutivo. Che non dovrebbero superare i 2 miliardi di euro.
Sulle pensioni è quasi sicuro tuttavia un secondo round nel 2017 che coinvolgerà proprio quei temi che non potranno essere affrontati nelle prossime settimane. Ad iniziare dai giovani nel contributivo puro. Si punta in particolare a garantire una forma di sostegno per coloro che hanno carriere fortemente discontinue, cioè con lunghi buchi contributivi, derivanti da attività precarie, part time o di lavoro nero. Se non si interviene molti dei giovani di oggi rischieranno di avere una pensione dignitosa dato che il contributivo non consente, a differenza del vecchio sistema retributivo, il recupero dell'importo dell'assegno negli ultimi anni di lavoro. E questi soggetti in futuro avranno pensioni da fame, di poco superiori all'assegno sociale. Per i giovani potrebbe venir meno la condizione che ancora l'uscita a 63 anni e 7 mesi alla garanzia che l'importo dell'assegno risulti non inferiore a 2,8 volte il valore dell'assegno sociale. Una modifica fortemente voluta dal Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano.
Da segnalare che dal 12 settembre la Commissione Lavoro della Camera riprenderà i lavori parlamentari sull'ottava salvaguardia con l'obiettivo di raggiungere un accordo su un testo base e ricevere quindi l'Ok dell'esecutivo. Il disco verde di Palazzo Chigi non è tuttavia scontato dato che il Governo vorrebbe chiudere definitivamente il capitolo scambiandolo con l'APE, l'anticipo pensionistico. Una misura più ampia, non selettiva come le salvaguardie pensionistiche. Sul tavolo c'è infine la questione della proroga dell'opzione donna: entro la fine del mese di Settembre alle Camere dovrebbe essere trasmessa una relazione sull'impiego delle risorse messe a disposizione dall'ultima legge di stabilita': i risparmi, prevede la legge, devono essere impiegati per il finanziamento di una ulteriore proroga della suddetta sperimentazione che, questa volta, potrebbe interessare anche le lavoratrici nate nell'ultimo trimestre del 1958 (e forse si potrebbe andare anche oltre).