Riforma Pensioni, Rischio intervento in due tempi

Bruno Franzoni Giovedì, 18 Agosto 2016
Nella Legge di Stabilità saranno affrontati probabilmente solo i capitoli più urgenti come l'APE, flessibilità in uscita e le carriere discontinue. Le altre misure rischiano di slittare al 2017. 
Rischio spacchettamento per la Riforma della previdenza. Anche se la decisione la prenderà il Governo dopo il 20 settembre quando sarà pubblicata la Nota di Aggiornamento al Def, il Documento di Economia e finanza, che certificherà il quadro di bilancio per il prossimo anno ieri il viceministro all'Economia Enrico Zanetti ha messo in ordine le priorità: prima le misure che aiutano il Paese a crescere, come il blocco degli aumenti Iva ed il taglio dell'Ires, poi gli interventi per chi è senza pensione e senza lavoro e gli aumenti degli statali, in coda gli aumenti ai pensionati. Facendo intendere che una parte delle risorse che servono a rinnovare i contratti della Pa (i sindacati chiedono «almeno» 7 miliardi di euro in 3 anni) potrebbero essere pescate dalle risorse che sino ieri erano assegnate al pacchetto previdenza e che a questo punto verrebbe inevitabilmente diviso in due parti. Prima il varo dell'anticipo pensionistico (l'Ape) e le agevolazioni sui ricongiungimenti e poi, più avanti, nella primavera del 2017, il resto.

Negli ultimi incontri, di fronte al pressing dei sindacati, il Governo si è reso disponibile a dare una soluzione alla questione del pensionamento anticipato per i cosiddetti lavoratori precoci, misura che dovrebbe essere garantita tramite un bonus contributivo per gli anni lavorati nella minore età. Sempre l'esecutivo si è detto pronto a valutare alcune modifi­che mirate per ampliare la platea dei lavoratori usuranti esclusi dai requisiti pensionistici previsti dal­la legge Fornero. Governo e sindacati si sono trovati sostanzialmente poi d'accordo sulla necessità di valutare (compa­tibilmente con le risorse disponi­bili) un ampliamento della no ­tax area, allo stato prevista fino a 8mila euro per i soli pensionati "over 75" e ad affrontare rapidamente il no­do indicizzazioni. In que­st'ultimo caso si punta alla revisione anticipata del dispositivo ­Letta (cinque fasce e copertura solo fino al 50% delle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo) che cesserà di funzio­nare alla fine del 2018. Con conse­guente ritorno, in assenza di nuove misure, alla perequazione su tre fa­sce prevista dalla legge 338/2000. Nella rosa di interventi "necessari" anche il tema delle pensioni minime con l'irrobustimento della quattordicesima e l'ampliamento della no tax area.

Con tutte queste voci il costo del pacchetto previdenza potrebbe valere fino a 2,5 miliardi, risorse difficili da reperire per la prossima stabilità, visto il rallentamento dell'economia alla luce dei recenti dati Istat. Per questo sale l'ipotesi che le misure vengano realizzate in due tempi: una parte con la prossima legge di Bilancio, già a ottobre, per assicurarne l'operatività già da inizio 2017, e l'altra in primavera. Una 'road-map' che sarà oggetto di confronto tra governo e sindacati a inizio settembre, quando dovrebbero prendere una forma definitiva almeno i principali interventi più gettonati: da un lato l'Ape, l'anticipo pensionistico fino a 3 anni, dall'altro il cumulo gratuito dei periodi assicurativi per chi ha versato contributi a più enti previdenziali. Tra gli interventi che, invece, rischiano di slittare al prossimo anno c'è soprattutto la questione della flessibilità per precoci ed usuranti, l'ampliamento della quattordicesima per chi ha una pensione bassa (aumentando l'assegno oppure la platea), l'estensione della no tax area, la revisione delle fasce di rivalutazione delle pensioni, la previdenza integrativa, una modifica ai requisiti di adeguamento della pensioni alla speranza di vita, gli interventi in favore di chi presta attività di cura.

L'ipotesi spacchettamento però non piace al viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini, secondo cui «anche le pensioni minime sono una priorità», né al presidente della commissione del   Lavoro della Camera Cesare, Damiano, che mette in guarda l'esecutivo dal pericolo che si inneschi «una guerra per le risorse ed un conflitto politico e sociale dagli esiti imprevedibili». Il tavolo di confronto Governo-sindacati – ricorda Damiano – ha prodotto importanti approfondimenti su argomenti di vitale importanza: flessibilità pensionistica a costo zero per disoccupati, precoci, addetti ai lavori usuranti e invalidi; su no tax area e incremento della quattordicesima per i pensionati più poveri; su cumulo gratuito dei contributi e cancellazione definitiva delle penalizzazioni per le pensioni erogate prima dei 62 anni”. “Anche Renzi si è speso su questi argomenti e indietro non si può tornare, anche perché nel Paese si è creata una forte aspettativa”.

 

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