La prima finestra si aprirebbe il 1° aprile 2019 poi ci sarebbero altre due o tre uscite fisse ogni anno (es. 1° luglio, 1° Ottobre e 1° Gennaio), secondo un congegno già sperimentato in passato con la legge delega 243/2004 e rimasto in funzione sino alla fine del 2010. Chi matura i requisiti per la quota 100 non potrà conseguire l'assegno il primo giorno del mese successivo alla maturazione - come di regola accade oggi praticamente per quasi tutte le prestazioni pensionistiche - ma dovrà attendere un periodo temporale di circa tre mesi.
Pronta anche la proroga dell'opzione donna
Come già anticipato su PensioniOggi il Governo punta anche ad un restyling dell'opzione donna, che sino al 31 dicembre 2015 ha consentito il pensionamento con il calcolo contributivo alle lavoratrici con 57 anni (58 le autonome) e 35 di contributi. La soglia di età potrebbe essere però alzata e fissata a 60 anni fermo restando il requisito contributivo di 35 anni. Con questo strumento il Governo tenderebbe una mano a quelle donne che non raggiungono il requisito contributivo di 38 anni necessario per quota 100. Ci sarà anche una stabilizzazione dell'Ape sociale, in vigore dallo scorso 1° maggio 2017, per offrire una via d'uscita alle categorie più disagiate che potrebbe essere agganciata al fondo esuberi per agevolare i pensionamenti nei casi di crisi aziendale. Obiettivo scaricare i costi dell'ape sociale sulle aziende e sulle varie categorie professionali lasciando alle parti sociali e datoriali l'individuazione più puntuale dei possibili beneficiari. L'ape volontario, invero, non dovrebbe per ora subire modifiche restando confermato sino al 31 dicembre 2019. Non ci sarà spazio, invece, per la riduzione a 41 anni e mezzo di contributi dei requisiti per la pensione anticipata. Al suo posto ci sarebbe però il blocco del prossimo scatto della speranza di vita che resterebbero così fermi a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne.
In questo quadro, fortemente incerto, i sindacati chiedono garanzie. In un appello lanciato i giorni scorsi al Governo le parti sociali hanno ribadito la necessità di modificare la Legge Fornero con l'introduzione di una reale flessibilità di accesso alla pensione intorno a 63 anni, attualmente prevista per 15 lavori gravosi, per tutti i lavoratori. Inoltre, secondo i sindacati occorre agire tempestivamente per introdurre dei meccanismi che garantiscano pensioni future e dignitose ai giovani lavoratori, che, in questi anni, a causa della precarietà del lavoro, hanno avuto buchi di contribuzione. Altri capitoli di intervento sono la valorizzazione del lavoro di cura delle donne ai fini contributivi, la proroga dell'opzione donna, il varo di una salvaguardia definitiva sugli esodati, la revisione del meccanismo dell’adeguamento automatico dell’aspettativa di vita, che attualmente prevede una doppia penalità per i lavoratori e rappresenta un autentico disincentivo alla permanenza al lavoro. Proseguendo cioè il confronto attivato con lo scorso Governo. Non a caso le parti sociali hanno ribadito nei giorni passati al Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, la necessità di riaprire il tavolo di concertazione prima di qualsiasi modifica alla legge Fornero. I tempi però sono brevi.