Riforma Pensioni, Dall'APE ai Precoci. I sei punti del Confronto

Bruno Franzoni Lunedì, 26 Settembre 2016
Le agevolazioni destinate ai lavoratori precoci restano però quelle più in bilico dell'intero pacchetto previdenza a cui stanno lavorando Governo e Sindacati.
Rush finale per il confronto tra Governo e sindacati sugli interventi in materia previdenziale da inserire nella manovra di bilancio. Per le misure dovrebbero essere stanziati nel complesso poco più di due miliardi ma si stanno affinando i conti sui vari capitoli in vista dell'incontro previsto per le prossime ore. 

Sei le misure su cui si concentrerà il progetto dell'esecutivo. La misura centrale sarà l'Ape, cioè un prestito erogato da banche ed assicurazioni a cui potranno accedere tutti i lavoratori, sia dipendenti che autonomi, dai 63 anni con obbligo per il lavoratore di restituire il prestito mediante un prelievo ventennale sulla rata di pensione graduato in funzione del reddito pensionistico e della condizione lavorativa. La misura sarà sperimentale: durerà due anni e poi potrà essere prorogata sulla base dei risultati della sperimentazione. Nannicini ha garantito una penalità molto favorevole, quasi assente per chi versa in condizioni di bisogno attuata mediante specifiche detrazioni fiscali. A beneficiare della decurtazione ridotta saranno in particolare i lavoratori che hanno esaurito la durata degli ammortizzatori sociali, Naspi e mobilità continuando a versare in stato di disoccupazione. Per queste fasce di soggetti anticipare l'uscita di tre anni costerà, in sostanza molto poco, meno dell'1% per ogni anno di anticipo. Un progetto che, se confermato, sarebbe persino più favorevole rispetto al disegno di legge Damiano (che reca un taglio del 2% per ogni anno di anticipo). 

Precoci 
Accanto all'anticipo pensionistico dovrebbe essere abbinato uno sconto per i lavoratori precoci, il tema più controverso dell'intero capitolo che sarà discusso nelle prossime ore perché rischia di essere la misura più costosa. Al momento tra le ipotesi sul tavolo del Governo c'è quella di dare vantaggi per l'uscita anticipata solo a coloro che hanno cominciato a lavorare prima dei 16 anni rispetto agli sconti (tre mesi per ogni anno lavorato prima dei 18 anni) per tutti coloro che hanno hanno lavorato prima della maggiore età. Un perimetro, dunque, ancora più ristretto rispetto alle prime elaborazioni circolate nei giorni scorsi, un'ipotesi assolutamente non condivisibile. Non a caso i sindacati chiedono sconti ulteriori.

Meglio sarebbe, a questo punto, garantire l'APE anche ai lavoratori precoci riconoscendo una contribuzione figurativa utile al raggiungimento del diritto alla pensione anticipata. Che resterebbe ancorata alla Legge Fornero. Se si allargasse il prestito pensionistico anche ai precoci il vantaggio sarebbe di tutta evidenza: un lavoratore con 41 anni di contributi ma con solo 60 anni di età potrebbe chiedere l'APE per un anno e 10 mesi ed attendere i 42 anni e 10 mesi di contributi utili per accedere alla pensione anticipata. Resterebbe comunque il problema della restituzione del prestito nei successivi venti anni ma non si comprende come mai se questa ipotesi va bene per chi matura la pensione di vecchiaia non possa essere applicata anche sulla pensione anticipata. Con un piccolo sforzo finanziario. La platea degli interessati dovrebbe aggirarsi sulle 25mila persone (con una pensione media di 1800-1900 euro al mese ed un'età di pensionamento intorno ai 60 anni. Dunque con maggiori garanzie di restituzione del prestito rispetto al pensionamento di vecchiaia.

Carriere Discontinue e Mansioni Usuranti
Terza misura su cui dovrebbe esserci l'accordo riguarda la possibilità di cumulare gratuitamente i periodi assicurativi maturati nelle diverse gestioni previdenziali obbligatorie al fine di conseguire sia la pensione di vecchiaia sia la pensione anticipata. Quarto punto del capitolo allo studio riguarda un ampliamento dei lavori usuranti estendendo l'attuale disciplina di favore anche nei confronti di ulteriori mestieri attualmente fuori dal perimetro di tutela del decreto legislativo 67/2011.

Pensioni Basse
Sulle pensioni basse ci saranno, molto probabilmente, due interventi. Il Governo punta, da un lato, ad estendere la platea di coloro che percepiscono la cosiddetta 'quattordicesima' (ora 2,2 milioni di persone) incrementando anche l'importo per coloro che la percepiscono già. Si dovrebbe comprendere nel beneficio coloro che hanno un reddito personale complessivo e non solo pensionistico tra 1,5 (circa 750 euro al mese) e due volte il minimo (circa 1.000). La platea dovrebbe incrementarsi di poco più di 1,1 milioni. La quattordicesima vale tra i 336 euro per chi ha meno di 15 anni di contributi e 504 per chi ha oltre 25 anni di contributi ed è erogata una volta l'anno a luglio. Questa misura dovrebbe costare circa 600 milioni. Un terzo delle risorse dovrebbe servire ad aumentare gli importi per coloro che percepiscono la somma aggiuntiva già ora. L'altro intervento sulle pensioni basse dovrebbe essere l'equiparazione della no tax area dei pensionati con i lavoratori dipendenti sino a 8.145 euro. L'esecutivo punta a stanziare circa 250 milioni di euro eliminando la distinzione ora esistente tra under e over 75.

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