Stop All'aumento per gravosi e usuranti
La modifica più significativa riguarda la sospensione del prossimo adeguamento alla speranza di vita - per il biennio 2019-2020 - per il conseguimento della pensione di vecchiaia e della pensione anticipata con riferimento, però, alle sole categorie dei cd. lavori gravosi ed usuranti che hanno svolto tali attività per almeno sette anni negli ultimi dieci anni di lavoro unitamente ad un minimo di 30 anni di contributi. Le platee degli esentati nei cd. lavori gravosi sono 15 (le undici dell'ape social più altre quattro: operai agricoli, pescatori, marittimi e lavoratori del siderurgico). Queste categorie di soggetti, circa 14mila secondo le stime del Governo, continueranno sino al 31.12.2020 a poter accedere alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età o con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne). Costo dell’operazione quasi nullo il prossimo anno, poi si sale a 100 milioni nel 2019 fino ad arrivare a quota 300 milioni. L'emendamento è stato approvato senza modifiche rispetto a quanto anticipato nei giorni scorsi da PensioniOggi.it (si vedano i servizi di Sabato 25 novembre 2017 e di Domenica 26 Novembre 2017).
Alla misura si accompagna una revisione del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dal 2021, l'istituzione di due commissioni che dovranno accertare l'incidenza delle professioni svolte sull'aspettativa di vita (con l'obiettivo di ampliare nei prossimi anni le categorie degli esentati dagli adeguamenti) e la separazione della previdenza dall'assistenza.
Previdenza integrativa
La manovra ha imbarcato anche la detassazione della previdenza integrativa per i dipendenti pubblici sulla falsariga di quanto già previsto per i privati che dovrebbe consentire di raddoppiare le adesioni degli statali alle “forme complementari”.
Le novità su APE e Precoci
Con il passaggio alla Camera della manovra le madri guadagnano lo sconto di un anno requisiti contributivi per l'ape sociale per ogni figlio entro un limite di due anni (dai sei mesi previsti in origine dal Governo) e l'apertura dell'ape sociale/beneficio precoci per i lavoratori la cui disoccupazione derivi dalla scadenza di un contratto a termine a condizione che l'interessato nei tre anni precedenti la cessazione del rapporto, abbia avuto periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi. Ok anche alla proroga dell'Ape volontario di un anno, sino al 31.12.2019, ai correttivi sulla RITA che viene resa più flessibile e all'ampliamento dei destinatari del reddito di inclusione, agli incentivi per l'assunzione dei giovani.
Vengono, inoltre, ampliate le categorie dei lavori gravosi che hanno diritto all'Ape sociale e al pensionamento con 41 anni di contributi. La Camera ha incluso nel beneficio anche le altre quattro categorie destinatarie dell'esenzione dall'adeguamento alla speranza di vita Istat (dunque le categorie diventano 15) con l'aggiunta di alcuni ritocchi sui requisiti (qui i dettagli); viene istituito poi il Fondo Speciale per l'Ape nel quale confluiranno i risparmi maturati con l'obiettivo di prorogarlo sino al 31.12.2019 (per la proroga servirà però un provvedimento legislativo). Da segnalare un emendamento in base al quale l'Ape sociale ed il pensionamento con 41 anni di contributi vengono riconosciuti anche ai caregivers che assistono un familiare entro il secondo grado (qui i dettagli).
L'assegno di esodo Fornero passa da 4 a 7 anni
Come già anticipato da PensioniOggi.it nella manovra c'è anche l'ok all'estensione dell'assegno di esodo previsto dall'articolo 4 della legge 92/2012. Nello specifico sale da 4 a 7 anni il periodo di accompagnamento alla pensione (la cd. isopensione) nei casi di eccedenza di personale in imprese con più di 15 dipendenti per ristrutturazione aziendale, fermo restando un accordo sindacale. Si tratta di una misura fotocopia a quella prevista per i bancari che con la scorsa manovra hanno ottenuto l'incremento dell'assegno straordinario di sostegno al reddito pagato dal fondo settoriale da cinque a sette anni. La misura è temporanea: dura dal 2018 al 2020, poi l'assegno torna ad un limite massimo di quattro anni. Nel provvedimento non ha trovato spazio la proroga dell'opzione donna al 2018, la nona salvaguardia pensionistica.