Per gli altri lavoratori l'ipotesi più accreditata è un'uscita a 63 o 64 anni di età con 37 o 38 anni di contributi probabilmente accompagnata da una penalizzazione sulla misura dell'assegno pensionistico. Si punta anche ad una conferma dell'ape sociale nel 2021 (lo scivolo di accompagnamento alla pensione per le categorie più disagiate) ed in una proroga ulteriore dell'opzione donna. Non sembrano all'orizzonte modifiche per la pensione anticipata: resterebbe fissata a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne; 41 anni i c.d. lavoratori precoci) più finestra mobile tre mesi con esclusione degli adeguamenti alla speranza di vita sino al 31 dicembre 2026.
Il nuovo schema pensionistico entrerà in vigore il 1 gennaio 2022 con quota 100 confermata sino al 31 dicembre 2021. Il nodo, per il Governo, è quello di rendere meno rigido e allo stesso tempo sostenibile, il sistema pensionistico italiano. L'ipotesi però non piace ai sindacati che premono per mantenere un'età di pensionamento (di anzianità) non superiore a 62 anni con un requisito contributivo inferiore e con la valorizzazione dei periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura. Il nuovo schema, peraltro, confermerebbe uno "scalino" per la classe 1960-1961 che, in tal caso, dovrebbe attendere uno o due anni per la maturazione del requisito anagrafico di 63 o 64 anni.