Sulle pensioni l'obiettivo è iniziare a "smontare" la Legge Fornero come annunciato dal Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, nei giorni scorsi. Non tutte le misure promesse in campagna elettorale potranno però trovare accoglimento nell'immediato data la scarsità delle risorse e la difficoltà di avere il via libera dall'Ue ad un intervento in deficit. L'ipotesi più accreditata è, quindi, una modifica in più tappe con il prologo già nel 2019.
L'esecutivo ragiona in particolare sulla possibilità di realizzare subito la quota 100, basata su un minimo di età anagrafica e di anzianità contributiva (l'asticella deve essere ancora fissata ufficialmente) e di rinviare l'introduzione del canale di uscita a 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica ad una fase successiva. Per ridurre il numero degli aderenti alle uscite anticipate si studiano una serie di strumenti che indirettamente renderanno meno appetibile l'opzione. Si parte da una penalità sull'importo dell'assegno pensionistico, ad una forma di incentivazione alla permanenza in servizio sino all'età pensionabile nonchè una stretta sulla possibilità di cumulare la pensione con altri redditi da lavoro per tutta la durata dell'anticipo. Sulla quota 41 un'ipotesi circolata nei giorni scorsi in ambienti leghisti proponeva un intervento tampone, consistente nella sterilizzazione del prossimo adeguamento di cinque mesi che porterebbe il requisito contributivo a 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e a 42 anni e 3 mesi per le donne. In attesa che si liberino risorse per un intervento più esteso.
Quasi sicuramente la legge di bilancio racchiuderà una modifica dell'opzione donna, con un ampliamento delle platee più volte annunciato in campagna elettorale. Ancora da comprendere la sorte dell'Ape sociale (che, come noto, scadrà il 31 dicembre 2018) e la possibilità che vada in porto entro la fine dell'anno il taglio alle pensioni d'oro. Il Ministro Di Maio ha promesso l'incardinamento in Senato di un DDL in materia prima della pausa estiva con l'obiettivo di recuperare 500-600 milioni dagli assegni superiori a 4mila euro netti al mese; ma l'iter si preannuncia molto difficile nonostante sulla carta la maggioranza possa contare su numeri abbastanza ampi.
Salgono anche le quotazioni che all'interno della legge di bilancio vengano rafforzate le uscite anticipate con costi a carico delle aziende, come in particolare i fondi di solidarietà settoriale, rilanciati recentemente con il Jobs Act, l'isopensione e più in generale lo schema dell'ape volontario con parte dei costi coperti dal contributo dell'azienda. Moltissime poi le doglianze che giungono dalle parti sociali e da singoli gruppi di lavoratori. Si parte dall'irrisolta questione dei ferrovieri che con la legge Fornero hanno perso le loro specificità, agli invalidi, passando per gli esodati.