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- Roma, 11 giu. - "Enrico Berlinguer e lo sguardo degli artisti" e' la mostra che verra' inaugurata domani, giovedi' 12 giugno, alle ore 16:00, presso la Sala del Cenacolo di Vicolo Valdina, con foto e ritratti di vari artisti contemporanei italiani, promossa dal Gruppo del partito Democratico della Camera dei Deputati. Presente la Presidente Laura Boldrini. Alla mostra saranno esposte opere di trenta artisti contemporanei (Gianni Asdrubali, Luigi Bolle, Pietro Bortolotti, Ennio Calabria, Vincenzo Caputo, Erio Carnevali, Michele De Luca, Stefano Di Stasio, Fernando Falconi, Andrea Fogli, Flavia Franceschini, Giorgio Galli, Gianfranco Goberti, Mara Guerrini, Alexander Jakhnagiev, Giacomo Lusso, Claudio Marini, Giuseppe Modica, Franco Mulas, Gianfranco Notargiacomo, Anna Ottani, Mirko Pagliacci, Giampaolo Parini, Emilio Patrizio, Salvatore Pupillo, Giuseppe Salvatori, Jimena Sanchez, Carlo Sipsz, Giovanna Sposato, Stella Tundo) che hanno voluto dare, con generosita' e passione, un loro contributo per ricordare e "disegnare" la figura del grande uomo politico. La mostra nasce, nella sua prima espressione di dieci opere, nel maggio del 2012, in occasione del novantesimo anniversario della nascita di Enrico Berlinguer, quando l'Associazione Berlinguer rivolse a diversi artisti contemporanei un appello affinche' il sentimento popolare e le testimonianze di stima e di affetto espressi nei confronti del leader, trovassero una reinterpretazione viva ed originale. A quell'invito ha risposto un primo nucleo di artisti, le cui opere hanno seguito un percorso di mostra itinerante, un work in progress, che nel suo tragitto in varie citta' d'Italia - quali Savona con la Fondazione Centofiori e Bologna con la Fondazione Duemila -, si e' arricchita del contributo di artisti locali. Nel suo approdo romano, realizzata dal nostro Gruppo e ospitata dalla Camera dei Deputati, la mostra si e' ulteriormente arricchita di prestigiose opere di nuovi artisti. La mostra, realizzata nell'allestimento da Metamorfosi, sara' aperta al pubblico dal 13 al 25 giugno, con ingresso libero da Piazza Campo Marzio 42 dalle 10 alle 18, esclusi il sabato e la domenica. .

In attesa del via libera dell'esecutivo il prossimo 13 Giugno alla Riforma della Pubblica Amministrazione ieri sono circolate le prime bozze dei provvedimenti che saranno sottoposti Giovedì all'attenzione dei sindacati.

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Spicca la marcia indietro del governo sulla reintroduzione dell'«esonero dal servizio», cioè il pensionamento anticipato di chi è vicino alla fine della carriera per aprire nuovi spazi ai giovani. Doveva essere la chiave per la famosa «staffetta generazionale» ma il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, secondo quanto anticipato da Pensioni Oggi, si è dimostrato scettico su tale possibilità in quanto ciò avrebbe determinato una disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. La norma dunque rischia di essere stralciata dal provvedimento per poi essere ripresentata dopo il via libera - si spera - della Camera al progetto di legge Damiano sugli esodati.  Il "ritorno economico", secondo la Madia, sarebbe stato peraltro marginale ed avrebbe comportato nuove distorsioni.

Dovrebbe restare in piedi la cosiddetta proroga dell'opzione donna, cioè la possibilità di andare in pensione con i requisiti antecedenti alla legge 247/07 per le lavoratrici che scelgono il regime contributivo. Un'idea che potrebbe portare il regime, in scadenza nel 2015, sino al Dicembre 2016 o al 2017. 

Probabile poi la cancellazione del trattenimento in servizio, cioè la possibilità di continuare a lavorare per due anni dopo l'età della pensione. Il governo potrebbe liberare così circa 10 mila posti, ma coinvolgendo anche altri settori — come giustizia, sanità e università — si potrebbe arrivare anche a 15 mila. Sul piatto c'è anche l'ipotesi di un ammorbidimento del blocco del turnover, oggi limitato al 20% con un nuovo ingresso ogni cinque uscite. Non ci sono dubbi, invece, sul dimezzamento dei permessi sindacali. La spiegazione del ministero, nel documento inviato agli stessi sindacati, è l'unica che non arriva nemmeno ad una riga: «Il governo ritiene la misura necessaria».

Piu' chiare anche le regole anche della nuova mobilità. Viene eliminata, per gli spostamenti volontari, la necessità del nullaosta da parte dell'amministrazione di provenienza e del consenso del lavoratore interessato (a condizione tuttavia che sia conservato lo stesso stipendio e il trasferimento avvenga entro certi limiti geografici).

Resta invece da sciogliere il nodo del numero delle Prefetture da ridurre: l'ipotesi iniziale era di portale a 40, una per regione con qualche deroga al Sud nelle zone a più alto rischio criminalità.

- Roma, 10 giu. - Nel giorno in cui il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, richiama l'obiettivo primario di rinnovare il Paese, liberandolo dagli schemi del passato e lancia un appello per le riforme, anche istituzionali, il ministro Maria Elena Boschi si dice ottimista: " siamo vicini ad un accordo e siamo nei tempi previsti". Ma, in Senato, scoppia il caso Mauro.

Dopo la tensione registrata nei giorni scorsi sul ddl del Governo per le posizioni critiche dell'ex ministro della difesa sul ddl del Governo, i senatori di 'Per l'Italia', a maggioranza, hanno votato la sostituzione di Mario Mauro in Commissione Affari costituzionali. Al posto dell'ex ministro il capogruppo Lucio Romano. Lo hanno fatto in una riunione, in cui sarebbero coppiate scintille fra il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini e lo stesso Mauro: io non mi fido di te, avrebbe detto l'uno. Per ottenere in tutta risposta: io neanche mi fido di te. Per Mauro la decisione e' una purga staliniana: Renzi chiede e Casini esegue, e' l'accusa del leader dei Popolari per l'Italia, che ha convocato una conferenza stampa a stretto giro di posta per contrattaccare. "In pieno stile di purga staliniana un gruppo di senatori di per l'Italia ha disposto la mia rimozione dalla commissione Affari costituzionali", ha osservato a caldo Mauro, "arrivando a un voto formale preteso da Pierferdinando Casini nonostante abbia fatto mettere a verbale la mia disponibilita' a votare secondo le indicazioni del gruppo". "Gia' questa mattina il sottosegretario Delrio aveva anticipato a membri del mio gruppo il contenuto di questa imboscata parlamentare", ha osservato, "che grave errore da parte del governo pretendere l'uniformita' di opinioni, su una materia delicata come quella costituzionale. Che grave errore per quello che poteva essere il governo della speranza trasformarsi in un soviet da quattro soldi". Poi, incontrando i giornalisti, ha rincarato la dose ("Se non ci si concepisce come il Dudu' di Renzi difficilmente si puo' partecipare a questo lavoro") parlando di imboscata parlamentare. Sconcerto arriva dal senatore democratico Vannino Chiti per la rimozione. E solidarieta' da Forza Italia per "l'epurazione". Non cosi' il renziano Marcucci: "Il collega deve aver fatto indigestione di fantascienza, penso che il premier Renzi abbia ben altro di cui occuparsi" dice. Ma non e' detto che nel Pd, nei giorni a venire, si possa riaprire anche la questione del senatore Corradino Mineo, in commissione Affari costituzionali al posto del sottosegretario Minniti. Mineo in dissenso con la maggioranza del partito, sulle voci circolate nei giorni scorsi a proposito di una sua possibile sostituzione, ha confermato che votera' gli emendamenti al ddl che ha firmato e ha spiegato ai cronisti: "non capirei, non accetterei". .

- Shanghai, 10 giu. - Coraggio e curiosita'. E' questo il messaggio del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, alla comunita' italiana presente allo Shanghai Italian Center dell'Expo di Shanghai del 2010. Shanghai e' la seconda tappa della missione asiatica del premier, che ieri e' stato a Hanoi e domani sara' a Pechino, prima di ripartire per Astana, capitale del Kazakistan.

Maroni: "Il governo si svegli, rischiamo di non finire le opere"

Ricordando la sua prima visita al padiglione italiano nei giorni dell'Expo di quattro anni fa, Matteo Renzi ha notato l'assenza di una scultura che ritrae Pinocchio. Il popolare burattino creato dalla penna di Carlo Collodi e', per il presidente del Consiglio, "una metafora straordinaria", che "ci racconta che se ciascuno di noi prova a mettersi in gioco e a cambiare, anche il mondo fuori cambia. Ecco perche' Pinocchio credo ce l'abbia dentro ciascuno di voi che e' qui oggi". Salutato dalle massime autorita' italiane in Cina, tra cui l'ambasciatore italiano Alberto Bradanini, Renzi si e' rivolto alla comunita' imprenditoriale dell'area di Shanghai e nell'area della citta' di Suzhou, che e' il centro fuori dall'Italia con la maggiore concentrazione di imprese italiane, circa duecento.

Renzi ha parlato della presenza delle aziende italiane fuori dai confini nazionali. "Si e' dato della delocalizzazione un messaggio esclusivamente negativo", spiega il presidente del Consiglio, che definisce "comprensibili" le critiche agli "eccessi della delocalizzione". Come effetto, pero', queste critiche, hanno avuto quello che "si e' sostanzialmente scoraggiata l'apertura al mondo del nostro Paese e la volonta' di navigare in mare aperto". Il messaggio di Renzi alla business community italiana di Shanghai e' chiaro. "Noi non siamo qui per riportare a casa le aziende - spiega ancora il capo del governo italiano - siamo qui per dire che occorre piu' Italia all'estero". Renzi si e' poi soffermato sul disavanzo nella bilancia commerciale italiana con la Cina di tredici miliardi di dollari, un divario che definisce "impensabile", e dell'occasione che rappresenta l'Expo di Milano del 2015 e "la volonta' di costruire un progetto Italia, una volonta' che portera' il nostro Paese a essere sempre piu' competitivo".

Secondo le ultime stime l'Italia e' il 15esimo partner commerciale della Cina e il quarto in Europa, ed eccelle soprattutto in alcuni settori di punta, citati dallo stesso premier, come l'agro-alimentare e quello delle tecnologie per l'ambiente. Renzi ha poi fatto cenno all'importanza delle riforme in Italia per "scrivere una pagina nuova" in alcuni settori del rapporto tra lo Stato e i cittadini, come quelli del fisco e della burocrazia. Renzi ha infine citato l'esempio dei due grandi esploratori: Marco Polo e di Matteo Ricci. "Se c'e' una caratteristica che li accomuna non puo' che essere il coraggio e la curiosita'" che li ha mossi. "Dobbiamo scrivere una pagina nuova" spiega Renzi, per spiegare che "tutto quello che vedete" all'interno del padiglione italiano di Expo 2010 "e' collegato alla volonta' di innovare" tipica dei grandi capolavori.

Il premier ha poi ringraziato i rappresentanti cinesi del China Corporate United Pavillion, il terzo padiglione presente all'Expo di Milano, dopo quello governativo e quello gestito dal gruppo immobiliare Vanke, e non ha mancato di rimproverare un eccesso di pessimismo nel nostro Paese. "Il loro investimento e' significativo - spiega Renzi riguardo agli investimenti cinesi a Expo Milano 2015 - perche' sanno bene cosa significa potere ospitare un expo, e lo sanno molto meglio di molti nostri professionisti del pessimismo". L'Expo di Milano, ha concluso Renzi "non e' solo un'opportunita' per alcuni, ma e' una gigantesca opportunita' per tutti". .

- Roma, 10 giu. - Sulla vicenda Mose arriva anche la precisazione di Niccolo' Ghedini: "Se dovesse essere provato, ma e' impossibile, che un solo euro mi fosse pervenuto per la mia attivita' politica per la quale, e' fatto notorio, ho sempre pagato personalmente, sono pronto a dimettermi immediatamente da senatore". Ghedini' inoltre respinge come "diffamatoria" quella che definisce come "la prospettazione contenuta in un articolo de Il Fatto Quotidiano ove, pur dando correttamente conto che non vi e' alcuna indagine nei miei confronti, si afferma che Colombelli sarebbe stato il mio 'uomo nero' e che vi fosse anche un collegamento con il presidente Berlusconi". Nel corso di una precisazione per smentire alcune ricostruzioni di stampa sul caso Mose, il senatore FI, legale di Silvio Berlusconi, sottolinea tra l'altro che "ovviamente cosi' non e'". Respinge "le millanterie narrate dalla signora Minutillo, utilizzate all'evidenza per ottenere in allora indebiti vantaggi e da questa riportate agli inconsapevoli dott. Baita e Ing. Mazzacurati, che - sottolinea - mai, come dagli stessi dichiarato hanno avuto contatti con me, sono smentite dalle indagini e da alcune precise e dettagliate intercettazioni ambientali". Niccolo' Ghedini anticipa che "si procedera' ad adire l'autorita' giudiziaria" e confessa che "resta l'amarezza che i giornalisti non abbiano sentito l'esigenza di fare almeno una minima verifica o ricercare un qualche contradditorio creando una gravissima delegittimazione poiche' questo tipo di diffamazione e' irrimediabile rimanendo nei lettori sempre il sospetto che fosse vera la falsa notizia." Il senatore FI interviene sulla vicenda Mose con un'articolata nota che prende le mosse da alcune ricostruzioni giornalistiche. "Sul quotidiano la Repubblica - osserva allora il parlamentare, e legale di Silvio Berlusconi - sono riportate notizie, addirittura virgolettate, del tutto inventate e che mi riguarderebbero. Nei suoi verbali, il dott. Baita MAI ha prospettato che direttamente o indirettamente mi sia stato fatto pervenire del denaro. E cosi' tutti gli altri dichiaranti ivi compresi la signora Minutillo, l'ing. Mazzacurati e il signor Colombelli. Tant'e' che non solo non vi e' alcuna indagine nei miei confronti ma non e' stata ritenuta alcuna incompatibilita' con la difesa dell'On. Galan nello stesso procedimento". "E' evidente che per la portata gravemente diffamatoria dell'articolo si procedera' nelle sedi competenti", annuncia. "Parimenti diffamatoria - scrive ancora Ghedini - e' la prospettazione contenuta in un articolo de Il Fatto Quotidiano ove, pur dando correttamente conto che non vi e' alcuna indagine nei miei confronti, si afferma che Colombelli sarebbe stato il mio 'uomo nero' e che vi fosse anche un collegamento con il presidente Berlusconi. Ovviamente - sottolinea - cosi' non e'". "Con il signor Colombelli che - riprende - mai ho accreditato e che ha casualmente conosciuto a casa mia la signora Minutillo, con cui ha intrapreso un autonomo rapporto, vi e' stata in anni lontani una frequentazione trattandosi di persona gradevole, simpatica e con la comune passione per i motori. Ma - precisa Ghedini - non vi era con questi nessun collegamento ne' politico ne' economico come risulta dagli stessi atti di indagine. Parimenti risulta che nel 2010 interruppi, come confermato dagli atti, ogni rapporto amicale con Colombelli la cui frequentazione del resto gia' dal 2005, e anche cio' consta documentalmente, e' stata assai sporadica". L'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, commenta la notizia, riportata dalla stampa, del suo coinvolgimento (anche se non indagato) nell'inchiesta sul Mose. "Ci vuole proprio molta fantasia per trasformare un normale e doveroso 'contatto istituzionale' in una richiesta o, peggio, in un versamento, e inventare cosi' una 'favola' come quella attribuita alla Signora Minutillo. E non basta che lo stesso Baita in qualche modo precisi o smentisca, sia pure con fatica: meglio raccontarla quella 'favola'". "Ma come si fa a smentire una favola? - Prosegue Letta - Basta dire che non c'e' nulla di vero? E che e' tutta una fandonia? Di certo, c'e' solo che, nella realta', non esistono ne' richieste ne' versamenti. Non sono mai esistiti, mai pensati e neppure immaginati. Per fortuna non sono io a doverlo dire, dal momento che prima di me, l'ha scritto con chiarezza il GIP di Venezia". L'ex sottosegretario poi cita la pagina 499 della "famosa" Ordinanza sul MOSE, dove il magistrato riconosce esplicitamente che quei contatti sono "del tutto privi di rilievo penale, non risultando alcun tipo di richiesta, ma risultando esclusivamente un interessamento rispetto ad un importante opera quale il MOSE, rientrante nella fisiologia dei rapporti politico-istituzionali". "Peccato - scrive Letta - che qualche giornale si sia fermato alla prima stazione e non sia arrivato al capolinea dell'Ordinanza. L'avessero fatto, avrebbero dovuto rinunciare al gioco perverso della insinuazione maliziosa, o della suggestione subdolamente allusiva per 'tirarmi dentro' vicende che non mi riguardano. E questo evidentemente dispiaceva. Come tante volte era gia' successo in passato". "Non e' la prima volta - ricorda ancora Letta -, infatti, che il mio nome viene evocato o citato in una delle tante inchieste che riempiono le cronache di questi mesi. Ed e' ovvio che lo sia, perche' negli anni di Governo, mi sono occupato di tante vicende, certo di tutte le piu' importanti, ma solo per dovere di ufficio e per le responsabilita' connesse alla funzione ed al ruolo. Ma l'ho sempre fatto - conclude - con spirito rigorosamente istituzionale, nella piu' assoluta correttezza e trasparenza, senza mai venir meno ai principi di onesta', di lealta' e di responsabilita', nel pieno rispetto della legge e dell'ordinamento". .
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