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L'Ex ministro del Lavoro Cesare Damiano torna a chiedere al primo ministro Matteo Renzi di mettere mano all'agenda sulle pensioni. "Questo silenzio è assordante.

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Se parte il piano “sblocca Italia” voluto da Renzi per procedere lungo la strada delle semplificazioni burocratiche, il Premier non tralasci il tema delle pensioni e sblocchi un’assurda ingessatura del sistema che costringe a lasciare il lavoro a 67 anni. In questo modo stiamo impedendo l’ingresso al lavoro di una intera generazione di giovani. La legge Fornero va profondamente cambiata introducendo un criterio di flessibilità o tornando al precedente sistema delle quote. Il PD ed il Governo non devono sottovalutare il referendum promosso dalla Lega per abolire la legge Fornero, che sta trovando la condivisione di molti elettori ed iscritti del centrosinistra" ha detto Damiano.

Proprio ieri tra il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera e il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan c'è stata una querelle sulla revisione dell'età pensionabile. Il titolare di Via XX Settembre aveva infatti dichiarato di non essere favorevole ad una diminuzione dell'età pensionabile, ma di un graduale aumento. "Mi chiedo cosa succederà in Germania dove sono andati nella direzione opposta" ha detto Padoan. Che poi sulla possibilità di un aumento dell'età per il collocamento a riposo ha smentito: "No, assolutamente no. In Italia ci sono già strumenti che indicizzano l'età della pensione all'aspettativa di vita della popolazione, la cd. speranza di vita" ha concluso il Ministro.

Due settimane di tempo per versare l'acconto Tasi. E' infatti fissata per il 16 Giugno la prima scadenza dell'acconto Tasi per i comuni che hanno pubblicato le delibere sul sito del ministero dell'Economia entro il 31 Maggio.

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A conti fatti dunque la proroga dell'acconto Tasi che il Governo sta preparando dovrebbe riguardare 5.760 Comuni, cioè il 71,5% dei municipi italiani, quelli che ancora, per vari motivi, non hanno approvato in tempo le delibere.

Mentre l'acconto Imu dovrà essere versato da tutti i contribuenti titolari di immobili, con l'esclusione di quelli adibiti ad abitazione principale, saranno tenuti a pagare la Tasi solo coloro che possiedono immobili e aree edificabili nei comuni che hanno adottato le delibere entro il 23 maggio. Per tutti gli altri la prima rata dovrebbe slittare al 16 ottobre. Ieri il governo ha presentato alle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato l'emendamento per lo slittamento del pagamento Tasi. Si tratta dello slittamento ad ottobre per i comuni che non hanno ancora deliberato l'aliquota. Lo stesso provvedimento dovrebbe essere anche varato dal Cdm in settimana per renderlo immediatamente esecutivo. Ancora resta il dubbio se verrà prorogato al 16 ottobre anche l'acconto per le abitazioni principali. La norma di legge attualmente in vigore prevede che la mancata deliberazione delle aliquote, entro il 23 maggio, comporti automaticamente la proroga del pagamento, in un'unica soluzione, al 16 dicembre. Per chiarire questi dubbi si attende un chiarimento dall'esecutivo entro questa settimana.

Il problema - Nei giorni scorsi, per evitare il rischio di errori nel pagamento degli acconti il governo ha anticipato la volontà di prorogare al 16 settembre la data di pagamento dell'acconto fissata dal decreto legge Salva Roma Ter (16/2014) al 16 giugno, data poi spostata "a voce" con una dichiarazione del Premier al 16 Ottobre sotto la richiesta del presidente dell'Anci, Piero Fassino. Il differimento riguarda solo i titolari di immobili ubicati nei comuni che entro il 23 maggio non hanno deliberato.

Negli altri comuni, c.d. puntuali, perchè hanno approvato per tempo le delibere, la scadenza per il pagamento della prima rata Tasi resta il 16 giugno. Per tale ragione i contribuenti dovranno verificare le decisioni assunte dai municipi per conoscere se è stata pubblicata una delibera in materia: se non è presente, il pagamento dell'acconto slitta ad una data che dovrà essere precisata nei prossimi giorni, se è stata pubblicata il contribuente dovrà comprendere con quali aliquote dovrà essere calcolato il tributo e presentarsi alla cassa entro il 16 Giugno.

Arrivano diverse novità dalle Commissioni Finanze del Senato che hanno dato l'ok unanime oggi agli emendamenti al decreto Irpef. In primo piano c'è l'accoglimento della proposta di Ncd che chiedeva l'estensione dei famosi 80 euro in busta paga anche in favore delle famiglie monoreddito. 

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Secondo il relatore Antonio D'Alì, del Nuovo Centrodestra, intervenuto a margine dei lavori, "l'estensione ci sarà" anche se l'esponente di Ncd non ha rivelato i termini dell'ampliamento; comunque la misura in discussione dovrebbe coinvolgere le famiglie monoreddito con due o tre figli a carico. Per questa operazione "si sta ragionando su un plafond di 60-70 milioni di euro" per la copertura, ha poi aggiunto il senatore. D'Alì ha rimarcato che questo consentirà di realizzare "l'80% di quanto proposto da Ncd e di venire incontro alle fasce di famiglie monoreddito con figli a carico con una 'scalettatura' secondo le risorse disponibili".

Tra gli altri emendamenti approvati al testo di legge ce n'è anche uno che riguarda le società partecipate dallo Stato, che dovranno procedere a tagli ma più "flessibili" rispetto all'impianto originario del decreto: è quanto prevede la modifica dei relatori, Cecilia Guerra (Pd) e D'Alì a Palazzo Madama. Si dispone infatti che i tagli ai costi operativi (fissati nel 2,5% per il 2014 e 4% nel 2015) avverranno con modalità parzialmente o totalmente alternative rispetto a quelle più stringenti previste dall'articolo 20 del provvedimento. Andranno però mantenuti gli obiettivi di risparmio previsti. In seguito a un emendamento del M5S, invece, le amministrazioni pubbliche dovranno pubblicare sul proprio sito internet i dati relativi ai compensi percepiti dai componenti del cda in quanto componenti di organi di società o fondi controllati o partecipati.

Slitta il pagamento dei canoni di concessione per le spiagge. Stop agli affitti d'oro delle Pa.

Slitta invece al 15 settembre il termine per il pagamento del canone per le concessioni della spiagge. Il nuovo termine riguarderà non solo il 2014 ma é da considerarsi a regime. Lo stabilisce un altro emendamento al decreto Irpef approvato dalle commissioni. Rinviata al 15 ottobre la riforma del settore che doveva vedere la luce entro lo scorso 15 maggio.

Grazie ad un emendamento M5s riscritto dai relatori e approvato dalle commissioni, il Dl Irpef accoglie anche la norma già prevista dal decreto Salva-Roma per bloccare gli affitti d'oro. La proposta di modifica prevede che le amministrazioni pubbliche e gli organi costituzionali, nell'ambito della propria autonomia, possano comunicare entro il 31 luglio 2014 il preavviso di recesso dai contratti di locazione di immobili in corso alla data di entrata in vigore del decreto. Il recesso potrà essere perfezionato dopo 180 giorni dal preavviso

- Roma, 3 giu. - I sindacati hanno scritto alla Commissione di Garanzia per l'Attuazione della Legge sullo Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali confermando lo sciopero di tutti i dipendenti del gruppo Rai, per l'intera durata di ciascun turno di lavoro, su tutto il territorio nazionale, per mercoledi' 11 giugno. Lo riferisce in una nota la Slc Cgil, precisando che a sostegno della conferma, i sindacati indicano che "non risulta alle predette organizzazioni che la sigla Usn abbia una consistenza rappresentativa tale da integrare, nella successione degli scioperi dei giorni 11 e 19 giugno, la violazione di cui all'art.2, comma 2 della l.n.146/1990".

Nessuna marcia indietro dunque, in particolare da Cgil e Uil, sulla mobilitazione Rai contro il Dl 66 dell'aprile scorso, con accuse a Renzi di aver preso una "cantonata" e di essere in questa circostanza "un pessimo amministratore", oltre al fatto che il governo "chiede il pizzo, la tangente all'azienda con quei 150 milioni in meno da darle". Ma e' la Commissione di Garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali a fermarli: lo sciopero dei dipendenti Rai non si fara' l'11 giugno, perche' e' illegittimo, "non conforme alla legge". In particolare - dice la motivazione - non rispetta la regola - "ben nota alle organizzazioni sindacali", e' scritto nel comunicato diffuso dall'Authority - dell'intervallo dei 10 giorni tra due scioperi che insistono sullo stesso settore". Infatti era gia' prevista l'azione di sciopero del sindacato Usb per il 19 giugno e in precedenza comunicata al Garante.

Quindi diffida dallo scioperare l'11.Codacons e Associazione Utenti Radiotelevisivi, dopo il parere espresso dall''Autorita' di garanzia per gli scioperi, avvisano oggi i giornalisti e i dipendenti Rai: in caso di sciopero l'11 giugno, sara' inevitabile una denuncia nei loro confronti per interruzione di pubblico servizio. La decisione del Garante e' arrivata mentre si spegnevano i riflettori sulla conferenza stampa tenuta nel teatro delle Vittorie dai leader di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Luigi Angeletti, e dal segretario della Fistel Cisl, Vito Vitale (era assente il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni) e da cui era emersa la volonta' sindacale di non recedere dalle proteste contro il taglio governativo dei 150 milioni dalle competenze a favore dell'azienda derivanti dal canone e contro la vendita di quote, sia pur minoritarie, di Rai Way, strategico asset perche' riguarda le torri di trasmissione. E anzi i toni sindacali erano stati durissimi contro Renzi e il suo operato. "Noi insistiamo, uno sciopero si fa o meno - ha detto Susanna Camusso - se cambiano le condizioni. Al momento non credo che queste condizioni previste dal decreto siano cambiate". Camusso ha anche definito "grave" che il premier Renzi abbia parlato dello sciopero dei dipendenti Rai come di uno "sciopero umiliante". Il segretario generale della Cgil si e' chiesta "cosa umilia? I lavoratori manifestano con lo sciopero il loro dissenso". Camusso ha detto anche che "il governo in questo caso e' la controparte".

E ancora: "Sulla Rai c'e' chi ha mangiato molto e c'e' chi invece ha fatto tanti sacrifici, e penso in particolare ai precari. Le ragioni dello sciopero sono tutte ragioni sindacali e noi ci aspettiamo che la controparte dovrebbe rispondere su questi aspetti specifici". Non da meno Luigi Angeletti: "Questa volta il nostro emerito presidente del Consiglio ha preso una cantonata...". Per il segretario generale della Uil il presidente del Consiglio "avrebbe dovuto affrontare i problemi Rai come un vero capo di governo. C'e' una questione governance e quindi, per esempio, dirci come i partiti, compreso quello di cui lui e' il segretario, non devono metterci bocca sulle questioni Rai". Angeletti ha aggiunto "non e' che siccome ha preso voti, tutti devono stare zitti e non si deve dire se fa una cavolata...". Per Angeletti, il premier "si sta comportando come un pessimo amministratore d'azienda, il peggiore che ho avuto modo di conoscere". E i 150 milioni in meno alla Rai dalle competenze del canone sono "un pizzo chiesto all'azienda, il governo chiede una tangente con quei 150 milioni", la frase forte detta da Angeletti, per il quale quei 150 milioni in meno riducono la capacita' produttiva dell'azienda Rai. Si' al dibattito, nessun "diniego allo sciopero ed assunzione di responsabilita'", la posizione della Fistel Cisl, come ha spiegato il segretario generale della federazione, Vito Vitale. E mentre con una nota il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella, fa sapere "vogliamo si apra una discussione seria con il governo e con l'azienda sul futuro della Rai", domani pomeriggio e' in programma in commissione di vigilanza Rai l'audizione dell'intero Cda di viale Mazzini, a cominciare dalla presidente Anna Maria Tarantola. E il presidente della commissione, Roberto Fico, intanto dice "i soldi del canone si trovano all'Agenzia delle entrate che, con decreto di governo non versera' piu' 150 milioni alla Rai. Questo per far capire che i cittadini che pagano il canone non risparmiano un euro", ribadendo anche che "il governo, con la scusa della revisione della spesa pubblica, vuole far cassa subito con la cessione delle quote di Rai Way". Infine l'Adrai, l'associazione dei dirigenti Rai: "nessuna paura dei tagli e dei cambiamenti, faremo la nostra parte, ma senza concedere nulla a disegni privi di progettualita' o a narrazioni deformate, sprezzanti, diffamatorie e grottesche". .

- Roma, 3 giu. - La maggioranza del Pd sembra stringere, secondo quanto si apprende, sul modello francese per la riforma del Senato. Lo fa nel corso di un'assemblea degli eletti a Palazzo Madama che si sta svolgendo ora. Dopo l'emendamento Marcucci- Mirabelli che ha aperto all'ipotesi sostenuta dai riformisti, c'e' chi non esclude che in questa direzione si possa arrivare anche a un emendamento del relatore di maggioranza. Sul tappeto resta pure l'ipotesi dell'elezione di secondo grado dei nuovi senatori attraverso un listino separato, contestualmente ai consiglieri regionali.

Nel Pd si discute, sempre secondo quanto si apprende, della definizione dell'elettorato passivo e dell'elettorato attivo. Se l'assemblea degli elettori sara' costituita, questo e' il ragionamento, da consiglieri comunali, consiglieri regionali e deputati di ogni Regione, bisogna confrontarsi su chi costituira' la platea degli eletti: solo i consiglieri regionali o anche i sindaci di capoluogo di provincia? E se si decidera', invece, che tutti possono essere eletti, chi avra' in capo l'indennita' nell'eventualita' di un sindaco di un piccolo Comune scelto per palazzo Madama? Stamane, intanto, il ministro Boschi ha incontrato la presidente della commissione Affari costituzionali e relatrice con il leghista Roberto Calderoli, del ddl sulle riforme. Lo stesso ministro dovrebbe vedere oggi Forza Italia e le regioni in vista del termine per le proposte di modifica al testo che scade alle 18. Intanto, i democratici, avrebbero chiuso la partita sui 21 senatori di nomina del presidente della Repubblica: non piu' 21 ma 5 sarebbe l'orientamento sulla proposta da avanzare. Resta comunque il fatto che il senatore Vannino Chiti ha preparato i suoi emendamenti firmati dagli ex M5S e che la Lega ha annunciato una mole enorme di proposte di modifica se non si arriva all'accordo, pronta, in caso contrario, a depositare solo le proposte a firma congiunta dei due relatori al provvedimento, Finocchiaro-Calderoli.

FI, IL MODELLO FRANCESE E' INACCETTABILE

"La riforma del Senato 'alla francese' e' inaccettabile". E' questa la posizione di Forza Italia, espressa dal capogruppo al Senato, Paolo Romani. Sul modello francese oggi si e' confrontato il gruppo Pd di palazzo Madama, con una proposta dei 'Riformisti democratici' su cui c'e' stata anche l'apertura dei senatori Marcucci e Mirabelli, che hanno presentato un documento in questa direzione. .

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