In particolare i lavoratori disoccupati senza ammortizzatori sociali, gli invalidi e coloro che assistono un familiare disabile entro il 1° grado convivente dovranno soddisfare un requisito contributivo minimo di 30 anni; chi svolge lavori pesanti o gravosi (categoria che dovrebbe includere gli edili, gli infermieri addetti a sala operatoria, macchinisti ferrovieri, maestre d'asilo, autisti di mezzi pesanti, le categorie non sono state ancora ufficializzate quindi vanno prese con beneficio d'inventario) dovrà soddisfare un requisito contributivo ancora più elevato, pari a 36 anni di contributi. Per tutti sarà necessario soddisfare il requisito anagrafico di 63 anni di età.
Per accedere al beneficio bisognerà, quindi, avere una quota 93 (63 + 30) o una quota 99 (63 + 36) a seconda della categoria del lavoratore. Si tratta di un valore nettamente più elevato rispetto all'APE volontario, quello cioè non assistito dalla garanzia statale, per il quale, invece, sarà sufficiente soddisfare un minimo di 20 anni di contributi. Ma in questo caso il lavoratore dovrà pagarsi interamente di tasca propria l'anticipo.
Chi fruirà dell'APE agevolato potrà chiedere, invece, il prestito senza alcun onere purchè la pensione definitiva non splafoni i 1.500 euro lordi al mese. Il Governo ha fatto, quindi, una parziale marcia indietro rispetto a quanto indicato l'altro giorno durante il vertice con i sindacati (nel quale era stata individuata una soglia inferiore, pari a 1.350 euro). In definitiva a questi soggetti lo Stato ripagherà interamente il prestito anticipato dalle banche per il periodo in cui viene chiesto sino alla maturazione della pensione attraverso detrazioni fiscali e, ove non sufficientemente capienti, anche tramite trasferimenti monetari diretti al pensionato. I lavoratori che dovessero maturare una pensione superiore ai 1.500 euro lordi e che chiederanno l'anticipo dell'intero valore della pensione maturanda dovranno ripagare l'anticipo e gli interessi solo sulla quota eccedente tale soglia, dunque con una penalità molto più contenuta sulla pensione finale rispetto all'APE volontario. Sulle modalità di attuazione della misura si attende comunque la pubblicazione del testo ufficiale del provvedimento.
La tavola sottostante riepiloga il meccanismo di funzionamento del prestito all'indomani delle novità diffuse dal Consiglio dei Ministri.
L'eta' pensionabile resta quella della Legge Fornero
Occorre ricordare che l'intervento sarà effettuato senza mettere in discussione la Legge Fornero del 2011. Quindi l'età regolare per il pensionamento, per chi si trova nel sistema misto, resta pari a 66 anni e 7 mesi per la generalità dei lavoratori uomini dipendenti ed autonomi e per le lavoratrici del pubblico impiego, 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti del settore privato e 66 anni ed un mese per le autonome e le parasubordinate (pensione di vecchiaia). In alternativa l'accesso resterà possibile, a prescindere dall'età anagrafica, con la pensione anticipata al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne). Non si tornerà indietro verso la pensione di anzianità.
Gli altri temi
L'APE non è l’unico strumento di flessibilità contenuto nella manovra. Misure specifiche dovrebbero riguardare i lavoratori precoci, gli usurati (cave, miniere, torbiere, catene di montaggio, ecc.) e quelli con storie contributive ripartite tra più gestioni pensionistiche (per i quali ci sarà il cumulo gratuito dei periodi assicurativi, senza vincoli di contribuzione minima alla singola gestione). È in discussione anche un’ ottava salvaguardia che dovrebbe completare il novero dei lavoratori derogati dalla riforma “Fornero” e la proroga della sperimentazione dell'opzione donna oltre il 31 dicembre 2015. Ma su queste misure si attende la pubblicazione definitiva del testo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni.
Il ministro Poletti ha dichiarato che occorrono alcuni approfondimenti sul tema delle pensioni prima dell’incontro del 27 settembre con i sindacati. Siamo convinti che questa scelta sia utile per definire nel miglior modo possibile i contenuti di una eventuale intesa, importante e delicata per i temi ad alta sensibilità sociale che contiene”. Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. “In particolare – prosegue – vogliamo evidenziare alcune criticità: la prima riguarda i cosiddetti lavoratori precoci, cioé coloro che hanno cominciato a lavorare in una eta’ compresa tra i 14 e i 18 anni. Per questi lavoratori non possiamo immaginare una misura di sconto ‘simbolica’ (di un paio di mesi) rispetto all’attuale tetto dei 42 anni e 10 mesi di contributi”.
“La seconda criticità- spiega Damiano – riguarda gli esodati: riteniamo indispensabile che l’ottava salvaguardia sia quella definitiva, anche perché le risorse sono già state stanziate”. “Infine, mentre per le categorie maggiormente disagiate (disoccupati, addetti ai lavori usuranti e pesanti e invalidi) l’accesso all’anticipo pensionistico è a costo zero, per gli altri la penalizzazione può arrivare al 7% per ogni anno: un sacrificio difficilmente sostenibile che renderebbe la misura poco utilizzabile, come è capitato con il Trattamento di Fine Rapporto in busta paga”, conclude l'ex ministro del Lavoro.
Dopo l'incontro del 12 Settembre, le parti dovranno concordare ora una bozza di verbale con diversi punti all'ordine del giorno da attuare nelle settimane successive nella legge di stabilita' o in un collegato alla stessa (ipotesi più probabile per consentire il decollo dell'APE già dal prossimo 1° gennaio 2017). La lista degli argomenti da trattare parla da sola. Sul tavolo oltre all'Anticipo pensionistico ci sono molti altri temi che attendono risposta: ricongiunzione; usuranti; lavoro di cura; esodati; lavoro precoce; impatto del contributivo sui giovani; investimenti dei fondi pensione nell'economia reale; rivalutazione della pensioni; separazione tra previdenza e assistenza; riforma dell'Inps.
Naturalmente se si dovesse arrivare a un accordo tra governo e sindacati si tratterebbe di un vero e proprio Patto sociale destinato a condizionare le politiche economiche e di welfare dei prossimi anni. Solo che l'intesa parte davvero in salita. I sindacati non vogliono sentir parlare di prestito né di penalizzazioni. Chiedono che i lavoratori possano lasciare da 63 anni in poi senza tagli, perché c'è già l'effetto del contributivo pro rata, dicono. O con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica. E chiedono uno stanziamento di almeno 2,5 miliardi di euro. Ma si scontrano con la decisione del governo di non riformare la Fornero, caposaldo di credibilità in Europa.