E sarà fatta con prestiti da parte di banche e assicurazioni attraverso l'Inps, che dovranno poi essere restituiti a rate dagli interessati. Il meccanismo studiato dal Governo, a differenza delle altre proposte elaborate da Inps e da diversi gruppi politici, si basa, infatti, su un prestito che deve essere restituito una volta raggiunta l'età pensionabile attraverso un prelievo sulla rata della pensione, applicato direttamente dall'Inps, per i successivi venti anni. Sino al completo rimborso del capitale e degli interessi alle banche che hanno fornito la "provvista" per l'anticipo. Il sistema sarà sperimentale, durerà cioè due anni, dal 2017 al 2018 e poi, analizzati i risultati potrà essere prorogato o reso strutturale.
Molti i tasselli ancora da comporre in vista del vertice politico del 21 Settembre o comunque entro la fine del mese quando si dovrebbe chiudere, in modo definitivo l'accordo quadro. In particolare la rata di restituzione dell'assegno sarà completamente azzerata per i lavoratori che si trovano in condizioni di bisogno (es. disoccupati di lungo periodo, invalidi, lavoratori con carichi familiari, chi assiste i disabili, le categorie vanno ancora definite in modo puntuale) il cui reddito pensionistico non splafoni un valore superiore a tre volte il trattamento minimo inps, 1.500 euro lordi circa al mese, cioè 1.200 euro netti. Grazie alla presenza di specifiche detrazioni fiscali. Per gli altri il peso della restituzione del prestito sarà molto intenso, sicuramente superiore a quello delle altre proposte sino ad oggi formulate dai partiti politici. Il taglio oscillerà tra il 5 ed il 7% per ogni anno di anticipo potendo quindi raggiungere facilmente il 20% del valore dell'assegno in occasione del massimo anticipo richiesto (3 anni e 7 mesi). La parte sindacale ha chiesto al Governo di intervenire coprendo totalmente la rata del rimborso sino alle pensioni con un lordo almeno fino a 1600 euro mensili, poiché questo consentirebbe di coinvolgere una platea più ampia di lavoratori.
Ancora da sciogliere i nodi sugli altri correttivi in arrivo. A parte le pensioni minime sulle quali ci sarà sicuramente un intervento (probabilmente irrobustendo la quattordicesima mensilità ed incrementando la no tax area) la parte che secondo i sindacati deve essere ulteriormente approfondita è quella che riguarda il pensionamento dei lavoratori precoci e di coloro che hanno svolto lavori usuranti: "Occorre definire meglio la platea e il bonus contributivo" hanno indicato i sindacati al termine dell'incontro precisando che per i precoci è necessario mettere un tetto a 41 anni di contributi. Fonti sindacali hanno confermato che potrebbero rientrare all'interno dei lavori usuranti anche i lavoratori dell'edilizia, le infermiere di sala operatoria, le maestre d'infanzia e i macchinisti, attraverso un allargamento della normativa esistente. Accordo quasi raggiunto sul cumulo gratuito dei periodi assicurativi accreditati in gestioni previdenziali diverse, questione che interessa soprattutto chi ha carriere lavorative discontinue. Questi lavoratori, in sostanza, potranno unire i contributi versati nelle diverse gestioni previdenziali senza più rischiare di lasciare sul terreno parte dell'assegno o tramite il pagamento di forti oneri di ricongiunzione. Si rafforzano inoltre le probabilità dell'approvazione di una ottava salvaguardia pensionistica e della proroga dell'opzione donna, misure già finanziate a legislazione vigente.
Damiano: Bene progetto del Governo. Accordo il 21 Settembre
Il confronto tra Governo e sindacati sul tema della previdenza ha fatto ulteriori passi avanti. Sembrano ormai consolidati alcuni punti importanti: la quattordicesima per i pensionati ricalcherà il modello del 2007 e ne godranno coloro che percepiscono fino a 1.000 euro di pensione al mese (il tetto attuale è di circa 700 euro). L’erogazione sarà differenziata in base ai contributi versati e non sarà, quindi, assistenziale ma previdenziale. Un buon risultato per le pensioni più basse”. Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
“L’anticipo pensionistico – spiega- sarà di 3 anni e 7 mesi e partirà quindi dai 63 anni. Sarà gratuito per chi appartiene a particolari categorie più esposte (disoccupati, inabili e addetti a lavori usuranti e con un assegno non superiore ai 1.200 euro netti mensili. Sugli usuranti, ricorda Damiano, potranno essere inclusi nell’anticipo le categorie dei cosiddetti lavori pesanti, per i quali con il crescere dell’età aumentano i rischi di infortuni e di malattie professionali: ad esempio, come da noi richiesto da tempo, operai dell’edilizia, macchinisti, infermieri e insegnanti di scuole materne”. “Molte altre misure sono ancora da precisare e saranno definite entro il 21 settembre, quando ci sarà l’incontro conclusivo: per il momento si sta comunque andando sulla strada giusta. Saranno decisive le soluzioni che verranno adottate per i precoci e per gli esodati dell’ottava e ultima salvaguardia per dare una valutazione complessivamente positiva a queste importanti correzioni all’attuale sistema pensionistico”, conclude.