E probabilmente anche il momento per fare il punto sulle risorse economiche da investire sul tema nella prossima legge finanziaria. Per il pacchetto previdenza l'esecutivo avrebbe intenzione di stanziare non più di 1,5 miliardi di euro, una somma che appare non sufficiente a recare delle correzioni significative per le quali, secondo la parte sindacale, sarebbero necessari almeno 2,5 miliardi di euro l'anno.
Sulla flessibilità in uscita, la strada indicata dal governo resta quella dell'APE, cioè del prestito, ammortizzabile in vent'anni, i cui oneri però sarebbero caricati su soggetti diversi: lavoratori, imprese e Stato. Riconoscendo apposite detrazioni fiscali per ridurne l'impatto fino ad azzerarlo, in funzione del motivo per il quale si accedere alla flessibilità. In caso di ristrutturazione aziendale che preveda l'uscita di dipendenti, infatti, gli oneri dell'Ape sarebbero sostanzialmente a carico dell'impresa; in caso di dimissioni volontarie, invece verrebbe chiesto un contributo maggiore al lavoratore compensato con una detrazione fiscale modulata in base al reddito; in caso di persone rimaste inoccupate, a poco dalla pensione, l'onere dell'anticipo dovrebbe essere caricato sullo Stato in modo da garantire al lavoratore decurtazioni dell'assegno molto contenute.
Lo schema generale della flessibilità è stato in larga parte anticipato nei giorni scorsi: si parte da un anticipo di tre anni rispetto all'attuale pensione di vecchiaia a partire dal prossimo 1° gennaio 2017 al prezzo di una decurtazione sull'assegno pensionistico tanto più intensa quanto maggiore è l'anticipo chiesto dal lavoratore. Considerando che l'attuale età per il pensionamento di vecchiaia è pari a 66 anni e 7 mesi per gli uomini e per le donne del pubblico impiego; 65 anni e 7 mesi le donne del settore privato e 66 anni e un mese le autonome, il trattamento anticipato dovrebbe essere riconosciuto a partire da 63 anni e 7 mesi per i primi, da 62 anni e 7 mesi per le donne del settore privato e da 63 anni e un mese per le autonome. Dal 2018, dato l'ultimo scalone della Legge Fornero che equiparerà il requisito anagrafico delle donne a quello degli uomini, l'età per l'APE sarebbe fissata per tutti a partire dai 63 anni e 7 mesi. Nannicini ha tuttavia aperto anche ad un anticipo più ricco di altri 7 mesi in modo da sterilizzare gli effetti della speranza di vita intervenuti dal 2013 ad oggi: si potrebbe così uscire dal 2017 a partire dal requisito tondo di 63 anni (62 anni per le donne dipendenti del settore privato e 62 anni e 6 mesi per le autonome). Avvicinandosi così allo schema proposto da Damiano nel 2013.
Oltre all'APE però ci saranno altre misure attese da anni: dal 'bonus' contributivo, di 4 o 6 mesi, per ogni anno di lavoro tra i 14 ed i 18 anni per consentire ai lavoratori precoci di andare in pensione prima della normativa attuale; ai benefici per i pensionati al minimo con un ampliamento della no tax area o un irrobustimento della quattordicesime mensilità; una modifica normativa volta ad ampliare i lavori usuranti (si punta ad includere gli edili, chi svolge lavori in altezza, i macchinisti ferrovieri) ed i relativi benefici (abolizione della finestra mobile e della restrizione che chiede, dal prossimo anno, che il lavoro usurante sia stato svolto per metà della vita lavorativa dell'interessato); il cumulo gratuito dei periodi assicurativi per tutti i lavoratori con contribuzioni in diverse gestioni; una riduzione strutturale della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione, collegati ad un investimento nell'economia reale.
Molto probabilmente si darà il via libera alla proroga dell'opzione donna anche nel 2016 mentre resta da comprendere l'atteggiamento del Governo circa un'ottava salvaguardia, incardinata di recente in Commissione Lavoro, due misure per le quali non sono necessarie ulteriori risorse economiche in quanto già finanziate da provvedimenti specifici. In calendario anche un raffreddamento dell'adeguamento automatico alla speranza di vita dal 2019 ma solo per determinate categorie lavoratori (in particolare usuranti, invalidi e precoci).
La spunta verde evidenzia i temi che saranno oggetto di una modifica normativa secondo le dichiarazioni del Governo. Il punto esclamativo individua quelli in "forse" sui quali il confronto è ancora in corso o non è ancora chiaro il Piano dell'esecutivo. Lo sfondo verde evidenzia quelli contenuti quasi certamente nel primo pacchetto di modifica, entro fine anno, più urgenti. Lo sfondo giallo evidenzia invece quelli che slitteranno, probabilmente, al prossimo anno.
Gli interventi avverranno comunque in due tempi. Secondo quanto affermato da Nannicini una prima parte del pacchetto previdenziale, con le misure più urgenti, sarà pronto per la fine dell'anno in modo da trovare applicazione dal 1° gennaio 2017. Un secondo intervento sarà predisposto nel corso del prossimo anno per dare una risposta ad altri temi sensibili ma comunque meno urgenti come, in particolare, una revisione del sistema contributivo, questione che preoccupa soprattutto i giovani con carriere discontinue, la rivalutazione delle pensioni, gli adeguamenti alla speranza di vita ed altre misure correttive che potrebbero non essere contenute nella prima parte dell'intervento.
Sospeso il giudizio per ora dei sindacati e del Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, che attendono di vedere nero su bianco il programma del Governo. Ma l'ex ministro del Lavoro anticipa: la conclusione del confronto con il sindacato ci dirà dove verrà fissata definitivamente l’asticella delle risorse. Se la flessibilità consentirà di andare in pensione a partire dai 63 anni, vale a dire 3 anni e 7 mesi prima, e se le categorie più svantaggiate (disoccupati, precoci, addetti ai lavori usuranti e invalidi) potranno farlo a costo zero, stiamo andando nella giusta direzione”. “Ci preoccupa invece – prosegue – il fatto che non si senta più parlare della ottava salvaguardia degli esodati e di Opzione Donna, per le quali è prevista, rispettivamente, la conferenza dei servizi attualmente in corso e un monitoraggio a settembre”. “La soluzione a questi due problemi, per i quali le risorse sono già state stanziate, fa parte del ‘pacchetto’ previdenziale: in caso contrario sarebbe difficile dare un giudizio positivo. Per quanto riguarda le risorse riteniamo che siano necessari almeno 2 miliardi di euro, da inserire nella legge di Bilancio, se si vogliono anche affrontare i problemi della NO tax area e della quattordicesima per i pensionati e delle ricongiunzioni gratuite”.